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Autore: Nisi    14/07/2005    37 recensioni
Harry Potter da solo non ce la può fare a sconfiggere Voldemort. E neanche i Grifondoro da soli ce la possono fare. L’unica possibilità è che le quattro case dimentichino i loro contrasti e si uniscano. Così, almeno, dice una profezia vecchia di secoli. Nel frattempo, Voldemort ed i suoi Mangiamorte raccolgono le forze. Ma chi sarà a dare una mano ad Harry? Che strano legame magico si creerà tra i componenti del gruppo e perché? Tinte fosche, situazioni tragicomiche, un amore difficile e la nascita di un’amicizia alquanto improbabile. Ginny/Draco, ma anche altre coppie.
Genere: Avventura, Commedia, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Luna Lovegood, Neville Paciock | Coppie: Draco/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hey, sentite, leggete un attimo qua, prima di iniziare.

Me lo fareste un piacerino piccolino piccolino?

so che ogni capitolo della profezia lo leggono circa 300 persone.

Tanti di voi che leggete non vi ho mai incontrato.

visto che non vi conosco e mi piacerebbe sapere chi ha letto la mia storia, mi scrivereste un pensiero, dicendomi se questa storia vi è piaciuta o meno ed il perché? se chiedo troppo, magari scrivete solo “Ciao Nisi!”; sono una persona curiosissima e vorrei conoscervi, anche solo di nome.

Grazie per la vostra gentilezza.

* * *

Harry fece qualche passo lungo il corridoio che si snodava dallo spiazzo nel quale, solo pochi minuti prima, aveva infuriato la battaglia.

Il bene schiaccia il Male, ricordò Harry pensando per l’ennesima volta alla profezia.

Ritornò sui suoi passi e si accostò al cadavere di Bellatrix, la strega che aveva ucciso Sirius.

Nella morte, i suoi lineamenti contorti si erano distesi ed il suo viso era ritornato ad essere quello di una donna non più giovanissima, ma di grande bellezza.

I capelli corvini le incorniciavano il volto alabastrino e la bocca, non più distorta da un ghigno crudele, era rossa e piena.

La guardò ancora una volta, lanciò uno sguardo a quello che era stato il corpo di Lucius Malfoy e considerò che forse, entro qualche minuto o qualche ora, sarebbe stato anche lui in quella condizione.

Morto stecchito, ecco la verità.

Sospirò, più per esasperazione che per rassegnazione al suo destino, ed ancora una volta, infilò la galleria stretta.

Non era diversa da quelle che aveva percorso assieme ai suoi amici: era fredda, gelida ed umida. Le scarpe d Harry facevano cik ciak sul suolo bagnato.

La bacchetta faceva luce appena sufficiente per illuminare il cammino di Harry.

Ogni tanto, Harry calpestava qualcosa che faceva un rumore strano, ma non si dava pena di controllare su cosa appoggiassero i suoi piedi.

Sospettava che, qualunque cosa fosse stata, non gli sarebbe piaciuta per niente.

Percorreva quel corridoio solitario con un misto di impazienza, paura ed esasperazione.

“Sono solo, ora. I miei amici sono tornati ad Hogwarts, a casa, al sicuro” e, ancora una volta, Harry maledisse il proprio destino che lo aveva voluto prescelto tra tanti.

“Come sconfiggerò Voldemort?” si chiedeva incessantemente ed il suo cervello passava in rassegna tutti gli incantesimi che aveva memorizzato durante quei sei anni di scuola ad Hogwarts, senza trovarne uno adatto, tranne, forse l’Avada Kedavra.

Ma non voleva usarlo, anche perché non credeva ci avrebbe messo tutto l’odio, tutto il rancore per renderlo davvero efficace.

Intanto, un piede davanti all’altro, oramai non sentiva neanche più la fatica.

Ma aveva sete, tanta sete.

Si diede dello stupido una volta ancora:”Sono un’imprudente. Vado ad ammazzare il mago più crudele di tutti i tempi con la mia bacchetta e basta… la magia degli elementi non funzionerebbe con lui. Ed il corno è andato distrutto…”.

Quante speranze riposte in quel corno! Era l’arma segreta, l’asso nella manica che avevano per fare piazza pulita della magia oscura nel mondo magico.

Ma ormai era perduto, letteralmente polverizzato ed Harry si apprestava a combattere il mago più potente che fosse mai esistito, armato solamente della sua bacchetta e della sua forza di volontà.

Un passo dopo l’altro, un passo dopo l’altro… ed un topo squittì sotto il suo piede.

Topi e pipistrelli erano le uniche creature che popolavano quello sterminato sotterraneo, a quanto sembrava.

Forse, anche qualche ragno.

Ron. Ron aveva paura dei ragni.

Al pensiero del suo amico, Harry sorrise, ma si impose di scacciare il pensiero di lui dalla sua mente: Voldemort poteva presentarsi davanti a lui in qualsiasi momento e lui doveva farsi trovare pronto.

Continuò ad avanzare, cautamente lungo la galleria, ogni tanto incespicando nei sassi.

Si avvolse meglio nel mantello e proseguì per quello stretto corridoio.

Si trovò davanti ad un bivio e ricordò le parole di Hermione:”Non importa che strada scegliamo”, per cui Harry si incamminò stancamente.

Ancora pipistrelli che stridevano, ancora strani insetti che non aveva voglia di identificare, ancora cose viscide e molli sotto ai piedi, ed una sensazione di stanchezza che veniva dall’anima.

Sete.

Tanta sete.

la sua gola bruciava.

Non sapeva cosa avrebbe dato per un calice di succo di zucca fresco.

Allo stesso tempo, il freddo partiva da dentro di lui e si diffondeva lungo le sue membra di uomo non ancora fatto e di bambino ormai lontano.

Ancora, scricchiolii e rumori, sudore che raccoglieva in un’unica goccia e scendeva lentamente lungo la schiena ad aumentare il malessere.

Il pensiero di tutte quelle vittime: i suoi genitori, i genitori di Neville, i Prewett, i Bones, Frank Bryce, Sirius, Cedric, Bertha Jorkins e tutte quelle persone che avevano avuto a che soffrire per colpa di quella maledetta creatura.

La rabbia lo invase ancora una volta ed Harry raddrizzò la schiena che gli si era incurvata, forse sotto il peso di quei pensieri.

Non aveva la benché minima idea di dove si trovava e se si trovasse ancora nei sotterranei della Gringott.

Ma al momento, la cosa non gli faceva né caldo, né freddo. Quello che contava, era trovare Voldemort.

Ed in fretta.

Non sapeva quanto tempo avrebbe potuto reggere con quella tensione in corpo.

Ancora una volta, si trovò davanti ad un bivio ed Harry rimase fermo davanti ad esso per qualche secondo, cercando di decidere che strada fosse meglio prendere.

Un rumore assordante dietro di lui, lo fece sussultare: il corridoio che aveva appena finito di percorrere, era improvvisamente franato ed Harry rimase ancora una volta impalato a fissare i massi che gli impedivano di tornare indietro.

Ma poi, voleva davvero tornare indietro?

Un’altra frana improvvisa ed uno dei corridoi davanti a lui sparì.

Era rimasta solo una via da percorrere.

Evidentemente, Voldemort aveva scelto quel modo per condurlo a sè.

Senza pensarci ulteriormente, Harry si incamminò lungo il sentiero.

Successe parecchie volte: non appena Harry si trovava davanti ad un bivio, uno dei due sentieri veniva reso inutilizzabile da una frana, mentre dietro di lui un’altra frana gli rendeva impossibile fare marcia indietro.

Il tempo scorreva, lento o veloce che fosse.

Harry stappò con i denti una fiala di pozione rinvigorente e la bevve tutta d’un fiato.

Una benefica sensazione di vigore pervase il suo essere, ma fu di breve durata in quanto il sentiero dietro di lui franò ancora e questa volta così vicino a lui da farlo trasalire, dei piccoli sassi lo colpirono sulle braccia, mentre un dolore profondo, a lui così familiare, partiva dalla sua cicatrice e si propagava lungo le membra.

“Paura, Potter?” Harry udì quella voce stridula che conosceva così bene e sentì un brivido gelido percorrergli la schiena e lasciarlo senza fiato.

“Vieni avanti, Potter. Vieni avanti, ti aspettavo”.

Alla sua destra, Harry notò un debole chiarore provenire da una rientranza della roccia.

Raccogliendo tutto il suo coraggio da Grifondoro, Harry si diresse in quella direzione.

E dopo pochi passi, se lo trovò davanti.

Lui.

Il Signore Oscuro.

Quella creatura che tempo prima era stata Tom Orvosolon Riddle ed ora era il mago più temuto del mondo magico.

VOLDEMORT.

Era seduto su uno strano trono di pietra: sembrava un uomo accartocciato su sè stesso.

Alla sua destra il serpente che Harry conosceva fin troppo bene, Nagini.

Alla sua sinistra un'altra vecchia conoscenza: Codaliscia, precedentemente conosciuto con il nome di Peter Minus, ora considerato poco altro che uno sporco traditore. Stava accanto all’Oscuro Signore e il suo viso era impassibile.

Solo i suoi occhi tradivano appresione ed ansimava leggermente.

La piccola stanza era stata ricavata dalla roccia. Alle pareti delle fiaccole che creavano delle ombre sinistre sul pavimento.

Gli occhi verdi di Harry incontrarono quelli rossi del Signore Oscuro, il quale volto era parzialmente celato da un cappuccio nero che però evidenziava il color bianco gesso della sua carnagione.

Ma non c’era più niente di umano in quell’essere: il ragazzo avvenente che era stato un tempo Tom Riddle non era che un pallido, indistinto ricordo.

Ancora un dolore lancinante, da spaccargli il capo ed Harry cadde in ginocchio, ma si rialzò subito, faticosamente.

Un sorriso sinistro stirò le labbra del signore Oscuro.

“Molto bene. Ci rincontriamo, Potter”

“Non sono felice di incontrarti” rispose Harry stringendo convulsamente tra le mani la sua bacchetta, ed ansimando pesantemente.

Ancora un sorriso agghiacciante:”Avete ucciso tutti i miei Mangiamorte” osservò lui, oziosamente “dovrò trovare altri seguaci”.

Harry lo guardò inorridito:”Non ti dispiace per nessuno di loro? Neanche Bellatrix, neanche Lucius Malfoy?”

“Cosa ti aspettavi, Potter? Mi sono stati utili, non lo nego. Ma ora non ci sono più ed è necessario rimpiazzarli… Bellatrix? Troppo impulsiva. Malfoy? era troppo accecato dall’ambizione per essere di una qualche utilità. L’ambizione è buona cosa, se non annebbia il cervello e la capacità di ragionamento. Malfoy non ha trovato la profezia a causa delle sue manie” con una risatina ironica, Voldemort continuò:”Aveva dimenticato che quando si opera nell’oscurità non si deve avere timore di sporcarsi le mani con i peggiori elementi.”

Voldemort si alzò lentamente dal suo scranno.

“Dunque, Potter… le nostre due bacchette non possono affrontarsi, concorderai con me, vero?”

Un cenno del Signore Oscuro e all’improvviso, Harry si sentì strappare di mano la bacchetta.

Nagini.

Era stato il Serpente che era strisciato lungo la parete di roccia e gliel’aveva tolta di mano, avvolgendola con il suo corpo viscido.

Ad un altro pigro cenno della mano del signore Oscuro, il Serpente aveva cominciato ad avvolgere le sue spire attorno ad un Harry completamente inerme.

Codaliscia, tremando, si era nascosto dietro al sedile di pietra di Voldemort e spiava la scena in un bagno di sudore.

La stretta del serpente attorno al corpo del ragazzo era sempre più soffocante.

“Allora, Potter, dimmi: cosa si prova a vedere la morte in faccia?”

La stretta di Nagini si serrò ancora di più ed Harry emise un gemito involontario.

“Non ho capito bene, Potter. Puoi ripetere?”

Il serpente avvolse Harry ancora più strettamente nel suo abbraccio mortale.

Harry si impose di non gemere più, nonostante il dolore lancinante che gli attraversava il capo, nonostante Nagini lo stesse piano piano stritolando.

“Hai coraggio, Potter” sussurrò Voldemort avvicinandosi lentamente “Soffri? Fa male? sarei tentato di farti stritolare dal fedele Nagini, ma mi voglio togliere la soddisfazione di ucciderti io stesso. Hai intralciato troppo i miei piani. Lascialo andare!” comandò Voldemort rivolto al serpente.

un attimo dopo Harry cadde pesantemente a terra, tossendo convulsamente e cercando di inalare quanta più aria possibile.

“Alzati, Potter. Alzati. ti voglio guardare in faccia mentre ti uccido!”

Harry continuava a tossire violentemente e non si mosse. “Codaliscia!” urlò Voldemort.

L’Animagus non rispose subito alla chiamata del suo padrone. Esitò un momento.

“Codaliscia! Sei diventato sordo? Vieni subito qui!”

“Tiralo su!” comandò, mentre Codaliscia si affaccendava attorno ad Harry.

Gli occhi dei due si incontrarono. Harry fu sorpreso di leggere negli occhi del vecchio amico di suo padre un sentimento di pietà, ma distolse gli occhi da quelli dell’Animagus, velocemente.

Si era sbagliato, tutto qui: Codaliscia non poteva avere certo pietà di lui! Non aveva il coraggio per farlo. Voldemort gli si avvicinò:”Dimmi, Potter… Dov’è Silente? Perché non viene ad aiutarti? Ha forse paura?”.

Harry vide che Codaliscia era comparso alle spalle di Voldemort.

“Addio, Potter. i tuoi genitori saranno lieti di rivederti.” sussurrò Voldemort con un sorriso gelido, poi impugnò la bacchetta ed il suo urlo stridulo risuonò tonante:”Avara Kedavra!!!”

ed una grande luce verde inondò quella piccola stanza.

Di nuovo, quella maledizione senza perdono era stata lanciata contro Harry Potter.

Proprio come 15 anni prima.

E come 15 anni prima, qualcuno si era frapposto tra il signore Oscuro ed il corpo indifeso di Harry Potter.

Codaliscia.

Lui.

Harry sentì la testa esplodere, poi cadde a terra e poi il nulla.

* * *

“Dove sono?” fu il primo pensiero di Harry, parecchio tempo dopo.

aprì faticosamente gli occhi e vide due corpi riversi, ormai senza vita.

“Merlino…” sussurrò a mezza bocca.

Ora ricordava: Codaliscia, forse memore dell’intervento di Harry che gli aveva salvato la vita, si era frapposto tra lui e Voldemort e la maledizione si era ritorta contro di lui e lo aveva annientato.

Si alzò faticosamente in piedi.

allora, Voldemort era morto… e poco lontano, Nagini, creatura del signore Oscuro giaceva senza vita.

Accanto al serpente la sua bacchetta.

stancamente, Harry si trascinò per raccoglierla.

Harry era lì in piedi e fissava le due sagome immobili di Voldemort e di Codaliscia non capacitandosi ancora di quello che era accaduto, la bacchetta nella mano penzoloni lungo i fianchi.

Basta.

Era finita.

L’incubo era ormai terminato.

Si sentiva girare la testa.

Sentì un fruscio dietro di sé e girando lentamente su sé stesso vide la sagoma segaligna di Albus Silente che era comparsa dietro di lui.

“Professore..” mormorò appena il ragazzo.

Silente abbozzò un sorriso, mentre i suoi occhi chiari brillavano come non avevano mai brillato.

“Cosa fa qui, come ha fatto a trovarmi?” domandò Harry ancora scosso.

“Il Professor Piton. Ha sentito un fortissimo dolore all’avambraccio. Quando ha alzato la manica per vedere cosa avesse causato quel dolore, ha visto che il Marchio Nero era sparito senza lasciare traccia. E’ corso subito da me ed io ho pensato che ci fossi di mezzo tu.” Ridacchiò della sua risata maliziosa “e a quanto pare, avevo proprio ragione. ”.

Harry ricambiò il sorriso ed annuì con il cuore leggero.

“Con la morte di Voldemort, tutti i Marchi Oscuri devono essere svaniti… Torniamo a casa, Harry, torniamo ad Hogwarts” il braccio di Silente si posò sulle spalle del giovane Grifondoro.

“Un momento, professore; un momento solo, per favore.”

Rimase un momento immobile, poi si diresse verso il corpo senza vita di Peter Minus e gli si inginocchiò accanto.

Con il pollice e l’indice, Harry gli chiuse gli occhi che erano ancora spalancati per effetto dell’Avara Kedavra lanciato da Voldemort, poi ricompose alla bell’e meglio il cadavere di quello che era stato uno dei migliori amici di suo padre.

“Addio, Codaliscia. E grazie. Hai avuto coraggio. In fondo, anche tu eri un Grifondoro”.

Harry si girò verso Silente, che tendeva un braccio verso di lui.

Il Preside estrasse la bacchetta dalla tunica e l’agitò nell’aria rarefatta dell’antro “MMMhhh… incantesimo antismaterializzazione. Suppongo sia opera della brillante signorina Granger. E suppongo anche che la signorina ti abbia dotato anche di una passaporta, anche se non è legale, non è così, Harry?”

“E’ così, professore…”

“Bene, ora andiamo, fra poco arriveranno gli Auror e qui non c’è più niente da fare per noi”.

Silente prese il finto galeone dalle mani di Harry ed i suoi occhi ebbero un guizzo malizioso ed un sorriso ammirato.

Poi, la solita, familiare sensazione dello strattone all’ombelico ed Harry e Silente sparirono all’improvviso.

* * *

Flashback: Hogwarts, stanza delle necessità, 20 minuti prima.

Luna era crollata.

“Oh Merlino! Luna! Luna!!!!!”

Ginny si precipitò al suo fianco mentre Ron ed Hermione stavano già facendo del loro meglio per rianimare la ragazza.

Hermione guardò Ron in faccia, la disperazione le si leggeva in volto:”Ron! E’ successo qualcosa ad Harry, qualcosa di brutto!”

Susan era accorsa subito accanto alla compagna di Corvonero e stava controllando i segni vitali dell’amica.

Prese in mano il polso di Luna e sentì che le pulsazioni erano alle stelle.

Toccò la fronte di Luna, con espressione corrucciata e sentì che aveva febbre, ma quello non la preoccupò più di tanto.

Riprese ancora in mano il polso di Luna e sentì che le pulsazioni erano rallentate e stavano ritornando normali.

Studiò per qualche minuto il viso dell’amica, poi si girò verso gli altri.

“Sentite..” cominciò Susan, esitante:”Io… non vorrei darvi false speranze: Luna è solo svenuta, il polso è a posto.. secondo me, Harry sta bene. Lasciamola tranquilla, teniamola al caldo, si riprenderà presto”

Tutti nella stanza tirarono un sospiro di sollievo. Susan sistemò meglio le coperte attorno a Luna e fece una carezza su quei capelli biondi e scarmigliati.

“Ora dobbiamo solo aspettare, vero, Susan?” chiese Neville.

“Già”, alitò Ron appoggiando la testa contro al muro e sospirando pesantemente.

Harry, il suo migliore amico. Merlino, fallo tornare sano e salvo.

Dopo qualche minuto, Luna si mosse sotto le coperte.

Sbattè gli occhi e sorrise, Ginny e Susan comparvero subito al suo fianco.

“Luna, come va?” chiese Ginny, preoccupata.

“Io..” rispose Luna con voce gracchiante “ho un po’ di mal di testa, ma sto bene; ma che cosa…?”

Evidentemente, la ragazza non si ricordava niente.

Prima che qualcuno potesse risponderle, si sentì un rumore improvviso e proprio dietro a loro comparve Harry in compagnia di Silente.

Un momento di silenzio e poi Ginny, Neville, Ron, Susan ed Hermione corsero loro incontro ed Harry scomparve sotto il loro abbraccio.

“Harry! Come va! Cosa è successo, racconta!!” chiedevano ridendo, senza smettere di abbracciarlo.

Harry si sentì arrossire sotto quell’abbraccio comunitario, ma si divincolò gentilmente, vedendo che Luna non c’era tra quelli che lo avevano assalito.

Il suo sguardo girò inquieto per la stanza e vide colei che cercava, avvolta nelle coperte, il viso più pallido del solito.

Corse verso di lei e la strinse in un goffo abbraccio, timoroso di farle male:”Luna, Luna… ho mantenuto la promessa”, e la baciò molto meno delicatamente di quanto non volesse; poi si staccò da lei e la guardò con un sorriso.

Il sorriso di Luna morì sulle sue labbra ed il viso si atteggiò ad una espressione di immenso stupore.

Posò le mani tremanti sul viso di Harry:”Harry” sussurrò lei “la tua cicatrice è sparita!”

* * *

Da quando Luna ebbe finito di pronunciare questa frase a quando tutti gli si fecero attorno passarono solo pochissime frazioni di secondo.

Nella stanza comparve un enorme specchio ed Harry vi si avvicinò. Scostò lentamente i capelli che gli ricadevano sulla fronte e, per la prima volta dopo tanti anni, vide la pelle intatta e senza segni, come quella di un bambino.

Aveva ragione Luna: la cicatrice, quel segno che lo legava a Voldemort, era sparita, proprio come l’oscuro signore.

Stranamente, fu questo fatto che ruppe l’autocrontrollo che si era imposto Harry.

Il ragazzo cadde pesantemente sulle ginocchia e le sue spalle sussultarono in preda ad un attacco di panico.

“Harry!” Urlò Ron, muovendosi per andare verso l’amico, ma Silente lo fermò:”Signor Weasley…”

Ron lo guardò, gli occhi azzurri negli occhi azzurri ed annuì: Harry in quel momento doveva rimanere solo “Signorina Lovegood, credo che per noi tutti sia ora di fare un buon sonno: è stata una giornata pesante. Le affido il signor Potter, credo che avrà piacere ad averla vicino”.

Luna si limitò ad annuire, girò le spalle e prese Harry tra le braccia.

senza una parola, tutti gli altri infilarono la porta e se ne andarono alla spicciolata

* * *

Completamente stordita dagli ultimi avvenimenti, Ginny rimase in fondo al gruppo che stava lasciando la stanza delle necessità per tornare ai dormitori.

Era tarda notte ed i ragazzi barcollavano sotto il peso degli ultimi avvenimenti e delle ultime emozioni.

Ginny di emozioni, stava analizzando le proprie.

Cosa mai era successo?

Quella parte di ombra che aveva sentito dentro di sé a partire dalla fine del primo anno, causata dagli avvenimenti fin troppo noti della camera dei segreti.

Quel dolore persistente che aveva portato dentro di sé per quattro lunghi anni, era sparito, come volatilizzato.

Ginny sospettava che non fosse solamente perché si era vendicata di Lucius Malfoy… forse era il corno che aveva operato quella misteriosa guarigione sul suo animo ferito.

I suoi passi erano lenti, tanto che Neville, l’ultimo della fila, la precedeva di un paio di centinaia di metri.

Ma non importava.

Conosceva la strada che portava alla sua torre e non aveva paura.

Ormai non aveva più paura.

Però trasalì quando si senti afferrare improvvisamente per un braccio.

Si girò ed incontrò lo sguardo grigio di Draco Malfoy.

Un dolore nuovo aveva fatto posto a quello antico.

Draco aveva detto di amarla, ma sospettava che lo avesse detto per fare ripicca a suo padre. Infatti, poco dopo, quando lei gli si era avvicinata, l’aveva respinta senza alcuna spiegazione.

“Cosa vuoi, Draco?” sospirò Ginny, troppo stanca per pensare ad una risposta acida.

“Non puoi restare sola questa notte” le rispose evitando il suo sguardo.

La bocca di Ginny si piegò in un sorriso amaro. Si avvicinò al ragazzo e piantò gli occhi castani negli occhi grigi:”Sono settimane che sono da sola e non ti sei mai preoccupato di questo. Perché stasera, Draco? Perché proprio stasera?”

Draco si strofinò le mani nella veste, in un insolito gesto di disagio:”E va bene, nanerottola… sono io che non voglio restare solo stanotte…” ammise incrociando poi le braccia sul petto e guardandola con aria spavalda, quasi sfidando la Grifondoro a contraddirlo.

Nel vedere la sua espressione, la rossa prese fuoco:”Beh, se hai voglia di sesso, perché non vai da Pansy? Lei sarebbe molto felice di aprirti le braccia ed anche qualcosa d’altro!!!” rispose la ragazza con veemenza nascondendo il fatto che lui l’aveva ferita. Ma per chi l’aveva presa?

Ginny girò sui tacchi e si avviò lungo il corridoio, ma si sentì afferrare il braccio ancora una volta da Draco.

“Non voglio fare sesso con te…. “ le sue guance pallide presero un colorito roseo “Cioè, almeno, non stasera…”

Ginny lo guardò, col viso in fiamme: Draco aveva un’espressione imbarazzatissima e a disagio e sfuggiva il suo sguardo. Evidentemente, gli era costato molto farle quella richiesta.

“quello che io… quello che ho detto laggiù nel sotterraneo, davanti a mio…. A Lucius era vero… Non ti ho mentito, GinnyWeasley.”

Ora Draco bilanciava il peso da un piede all’altro.

Ma Ginny non gli credeva:”E allora, se è vero che mi ami, perché mi hai respinto?”

Ginny cominciava a sentire le lacrime pungerle gli occhi e le ricacciò indietro con uno sforzo.

“io non sono… abituato.. ad esprimere quello che provo…. È difficile, per me”

Ora Draco stava chiudendo ed aprendo le dita della mano.

Ma Ginny non mollava, ora voleva sapere.

“Perché mi hai tenuto lontana tutto questo tempo?”

Draco fece un respiro profondo prima di rispondere:”Avevo paura che Lucius scoprisse che io e te… e che ti facesse del male….”

Ginny sentì una rabbia incredibile montarle dentro.

Improvvisamente, lo schiocco forte di uno schiaffo risuonò nel corridoio deserto.

Ora la guancia di Draco portava chiaramente l’impronta delle dita di una mano. Ma lui non reagì.

Ginny, infuriata, lo apostrofò con parole dure:”Non sarebbe stato meglio se me ne avessi parlato, se ne avessimo parlato insieme? Potente Merlino! Non ti fidavi di me? Magari avremmo potuto trovare un’altra soluzione. Ma no, lui, il signor Serpeverde non si abbassa a chiedere a nessuno, troppa fatica, troppo orgoglio.” Ora Ginny stava piangendo di rabbia “Non devi proteggermi, non te l’ho mai chiesto! E non sono più una bambina, lo volete capire tutti quanti o devo urlare per farmi ascoltare una buona volta?” Ginny stava urlando veramente, ora.

Draco le sorrise:”No, non sei più una bambina… è per questo che ti voglio con me… Ginny. Vuoi stare con me, stanotte?”

A quelle parole, le guance di Ginny divennero del color del fuoco, così come le sue orecchie.

Draco scoppiò a ridere di gusto:”Ahhhh, sei così buffa…. Ti sei imbarazzata!”

Ginny gli diede uno schiaffo sul braccio:”Sciocco!” e si unì alla risata di lui, le guance ancora rosse per l’imbarazzo.

Quando smisero di ridere, Draco le tese la mano:”Allora, andiamo?”

Improvvisamente a corto di parole, Ginny rispose a fatica:”Ma devo fare la doccia…”

“non ti preoccupare, la puoi fare nella mia stanza.”rispose Draco tranquillo.

“non ho il pigiama..” obiettò ancora Ginny.

“Non ti serve”

Ginny divenne di porpora ancora una volta e Draco subito dopo di lei:”Cioè”, corresse lui “ti posso prestare qualcosa di mio…”

Ma poi lui capì: forse lei aveva non se la sentiva di andare subito da lui, per cui, ghignò del suo solito ghigno grondante malizia ed annuì:”Però mi piacerebbe vedere con che pigiami dormi…. “ e scoppiò a ridere, mentre Ginny arrossiva ancora una volta.

“Lo sai fare un incantesimo di localizzazione, vero? ti aspetto in camera non appena puoi”.

E si incamminò verso i sotterranei.

“Hey, Draco? Mi dici la parola d’ordine per camera tua?”

Draco arrossì:”La parola d’ordine è: nanerottola”

Ginny ridacchiò e gli si avvicinò:”Non ti pare di dimenticare qualcosa?”

Draco ricambiò il sorriso:”No, non credo… che cosa?”

“Questo!” Ginny si alzò sulle punte dei piedi e le labbra dei due si unirono in un bacio lungo ed appassionato.

Draco si staccò dalla ragazza gentilmente ed improvvisamente un tonfo.

Al solito, Ginny aveva qualche problema di stabilità alle ginocchia:”Hey, ma dimmi un po’… ma dovrò sollevarti da terra tutte le volte che mi salta in mente di darti un bacio?”

Chiese Draco aiutandola ad alzarsi e reggendola per la vita.

“Beh, per il momento pare di sì…”

Draco, assicuratosi che Ginny riuscisse a stare in piedi da sola, la lasciò andare:”A più tardi, allora….”

* * *

Ginny sbucò nella sala Comune: era deserta, come era presumibile.

Dormivano tutti, per cui in punta di piedi, sia per non disturbare i compagni che dormivano.

Salì nel dormitorio, recuperò pigiama e quello che poteva servirle e tornò sui suoi passi.

“Ginny!”

La ragazza si girò di scatto nell’udire il suo nome e sulla poltrona accanto al fuoco vide Hermione.

“Dove stai andando” le chiese dolcemente l’amica.

Ginny non trovò di meglio da fare che arrossire.

“Vai da Malfoy, vero?”

Ginny annuì, ma poi spiegò con veemenza:”No, non è quello che pensi tu, Hermione. Lui vuole…”

Hermione scosse il capo:”Ho capito… volevo solo dirti di non farti beccare da Ron” e le sorrise “Lo sai come è fatto, vero?”

Ginny le sorrise di rimando:”Si, lo so, Hermione. Buonanotte”

Ed uscì lentamente dal ritratto mentre Hermione la guardava allontanarsi.

* * *

Ginny entrò al buio, la bacchetta che illuminava di una luce fioca solo quello che si trovava immediatamente accanto a lei.

“Vieni, Ginny” sussurrò la voce calma di Draco.

Nell’udirla, Ginny si sentì rizzare i capelli in testa e lo stomaco stringersi in una morsa.

Non aveva mai dormito con un ragazzo, era la prima volta per lei.

Ginny seguì la voce fino a che le gambe urtarono contro il letto.

Senza dire una parola, si tolse le pantofole e si infilò nel letto accanto a Draco. Era supina e si era sistemata il più lontano possibile da lui.

Le lenzuola erano fresche e di raso.

Ginny rimase immobile con gli occhi spalancati per qualche momento, il cuore che le martellava nel petto, il silenzio tra loro due.

Poi, lo sentì avvicinarsi e lo sentì chinarsi su di lei, mani di Draco posate ai lati delle spalle per sostenerlo.

Fu come se il tempo si fosse fermato per Ginny che chiuse gli occhi in preda all’emozione, mentre sentiva che qualcosa di caldo stava nascendo dentro di lei.

Sentì Draco sospirare e Ginny avvertì il suo capo che si posava lentamente sul suo seno.

Ginny lo accolse tra le sue braccia e le spalle del ragazzo tremarono sotto le sue dita.

Draco stava piangendo.

* * *

La mattina dopo, quando gli studenti di Hogwarts scesero a colazione, trovarono la sala grande addobbata in maniera sfarzosa.

Qualche voce, come al solito, era trapelata, ma nessuno sapeva cosa fosse successo veramente.

Si diceva in giro che Harry Potter avesse ucciso Voldemort.

Nella sala grande tutti vociferavano, tutti facevano supposizioni.

C’erano tutti in sala, tranne lo stesso Harry Potter, Ron e GInny Weasley, Hermione Granger, Neville Paciok. Poi mancavano anche Luna Lovegood, Draco Malfoy e Susan Bones.

Si sapeva che Malfoy e la Bones erano diventati amici, magari la loro assenza non era casuale.

Quando Silente fece il suo ingresso in sala grande, tutte le chiacchiere si azzittirono di colpo ed il preside cominciò il suo discorso in un silenzio attento.

“Buongiorno a tutti. certamente vi chiederete il perché di queste decorazioni.” Silente si girò a sorridere alla professoressa McGranitt che ricambiò il sorriso, dimenticandosene della sua severità che le era propria.

“Sono felice di annunciarvi che questa notte Voldemort è stato ucciso da Harry Potter”

Silente fece una pausa per permettere a tutti di cogliere il significato delle sue parole e, come previsto, un “oh” generale partì dai tavoli delle quattro case.

“..e d’accordo con il Ministero della magia, il giorno di oggi è stato nominato festivo per tutto il mondo della magia. Alle ore 19,00 inizierà la serata di gala qui ad Hogwarts, per cui vi prego di indossare i vostri vestiti più belli… e per oggi le lezioni sono sospese” concluse Silente ridacchiando mentre la professoressa McGranitt lo guardava storto.

* * * Avevano passato una notte tranquilla. Ginny arrossì al pensiero: aveva dormito abbracciata a Draco Malfoy e le era sembrata una cosa estremamente naturale.

Ma a partire dalla mattina seguente, tutti ed otto erano stati travolti da un turbine e tutto sembrava stesse accadendo a velocità folle.

ora, per esempio, si trovavano in Sala Grande, vestiti con gli abiti più lussuosi che avrebbero mai potuto immaginare – tutti pagati dal Ministero della Magia – a partecipare alla serata di gala in loro onore.

Al Momento, Caramell stava leggendo uno dei discorsi che gli piacevano tanto. Lei e gli altri sette avevano ricevuto l’Ordine di Merlino di Prima Classe, mentre gli altri membri dell’Ordine della Fenice avevano ricevuto quello di Seconda Classe.

Per la prima volta, tutta Hogwarts aveva visto il viso di Piton illuminato da un qualcosa di almeno lontanamente simile ad un sorriso autentico.

Harry era seduto accanto a Silente e gli stava riferendo tutto quello che era successo; non solo gli avvenimenti del giorno prima, ma anche tutto quello che aveva preceduto quella drammatica notte.

Un pensiero improvviso attraversò la mente di Harry:”Professore.. i Mangiamorte quando hanno perso il Marchio Nero sono morti. Ma perché Piton no?”

Gli occhi del Preside scintillarono di malizia:”Vedo con rammarico che non corre ancora buon sangue tra te ed il Professor Piton”.

la bocca di Harry si piegò in un’espressione inorridita.

Silente ritornò serio:”Non ho una spiegazione precisa, Harry: posso solo ipotizzare che il male costituisse quasi completamente l’essenza vitale dei Mangiamorte e per questo sono morti quando hanno perso il marchio Nero: è stato strappato loro il soffio vitale. il professor Piton, invece, è sopravvissuto forse perché il Male ha già lasciato da tempo la sua anima”

Harry storse il naso e non rispose

* * *

Draco stava parlottando con Susan ed entrambi stavano ridendo. Ginny scosse il capo.

“Ieri notte si è compiuto un miracolo, questi ragazzi hanno vissuto momenti memorabili…”

Draco diede di gomito a Susan:”Per quanto mi riguarda, Bones, l’unico momento davvero memorabile è stato sentirti imprecare come uno scaricatore di porto babbano”.

Susan arrossì lievemente e gli diede di gomito:”Oh, smettila, dai…”

Draco sogghignò:”E la treccia che fine ha fatto?” chiese Draco accennando ai capelli di Susan, ora tagliati alla paggetto.

“Bruciata. Ho dovuto tagliarmi i capelli..” rispose acida Susan. Le era venuto da piangere quando Hermione aveva dato il primo colpo di forbice.

“E’ vero quello che si dice in giro?” chiese Draco con fare insinuante.

“E cioè?” Susan lo guardò dubbiosa.

“Che tu hai deciso di lasciar perdere la professione di Medistrega e di diventare un Auror”

Susan arrossì violentemente:”E con ciò?” protestò lei sulla difensiva.

“no, no, niente da dire, non ti preoccupare… solo curiosità” rise Draco.

“Mi spiace solo che Madama Chips non abbia più un apprendista…” mormorò Susan sinceramente dispiaciuta.

“Errore, l’apprendista ce l’ha!”

Susan lo guardò stupita:”E chi sarebbe?”

“Io!” rispose Draco con orgoglio.

“Tu!?!?!?!? e da dove viene questa idea?”

Con aria fintamente annoiata, Draco spiegò:”Non ho bisogno di lavorare, ma non voglio starmene a casa con le mani in mano. Allora, fare l’Auror non mi attira un granchè: non sono così coraggioso da mettermi a combattere contro qualcuno che vuole uccidermi e beccarmi un Avara Kedavra; non vorrei fare l’insegnante: tutti quei ragazzini mi irritano; alle pubbliche relazioni con i babbani non mi ci vedo… Mi rimane fare il Medimago, anche perché a lavorare con te mi sono divertito”.

Susan si limitò a scuotere il capo sogghignando.

* * *

Ron stava cercando inutilmente di calmare un’Hermione furiosa: ascoltare le parole del Ministro l’avevano irritata moltissimo:

“Ma che buffone!!! Momenti memorabili, dice lui… avrei voluto vederlo, quel pallone gonfiato, a combattere con Bellatrix… AH, si, ha ragione, le maledizioni che mi ha lanciato non me le scorderò mai più! Quando sarò io Ministro della Magia…”

Le sopracciglia di Ron scattarono verso l’alto:”Hermione… tu… tu vorresti diventare Ministro della Magia?”

Hermione si fece di brace:”Beh, non subito, ovviamente… sarebbe carino se una donna diventasse Ministro della Magia, no?”

Ron le sorrise con tenerezza ed allungò una mano per sistemarle un ricciolo che le era sfuggito dall’acconciatura:”Saresti bravissima, Hermione…”

“Meglio di quel buffone, sicuramente..” borbottò Hermione piccata. “Ma tu, tu cosa farai dopo Hogwarts? Non ne abbiamo mai parlato”

Questa volta fu Ron ad arrossire:”Sono stato contattato dai Kenmare Kestrels… non volevo dirtelo prima di….”

“Oh, Ron, ma è fantastico!!!!” esclamò Hermione entusiasta.

“Sei tu che sei fantastica…” sussurrò Ron stringendola a sé.

“Come, Ron?” chiese Hermione “Mi è sembrato mi stessi dicendo qualcosa.”

“No, no…” e passò le mani tra i capelli della ragazza.

* * *

“Luna, cosa c’è?” Harry guardò Luna che, stranamente, aveva un’aria tra l’infastidito e l’irritato.

“Quella Madama McClan… donna senza gusto” ringhiò Luna irritata.

Harry trattenne una risata:”Cosa è successo?”

“E’ successo che abbiamo litigato sul colore dell’abito di Susan…”

“E?”

“Ha vinto lei” mugugnò Luna.

“Mi spiace, Luna…” sussurrò Harry accarezzandole una mano.

“Gliela farò pagare: anche io aprirò una casa di mode! peccato che quando farai il corso di Auror non mi potrai fare da modello”.

“Già, un vero peccato” rispose Harry, visibilmente sollevato. Affrontare Voldemort ci poteva stare, ma fare il modello, proprio no!

* * *

Caramell aveva finito il suo discorso ed era ritornato al suo posto accompagnato da un applauso poco convinto.

Anche i nuovi membri dell’Ordine di Merlino si avviarono al loro tavolo.

“Signor Paciok!” chiamò Silente.

Neville si bloccò sul posto e si girò verso il Preside:”Si, professore?”

Con un gesto ampio della mano, Silente invitò Neville a mettersi accanto a lui.

Poi, cominciò a parlare a tutti i presenti:”Vi abbiamo raccontato come sono andate le cose ieri sera. Però non vi abbiamo detto tutto”

tutti nella sala si guardarono perplessi.

dopo una pausa, Silente riprese a parlare, sorridendo:”Pare che il corno abbia agito in altri modi, oltre ad aver dato la serenità a chi lo ha impugnato. E’ stato una specie di…. guaritore”.

Silente battè le mani due volte ed il portone di legno massiccio di aprì, lasciando entrare due persone magre, con i capelli grigi.

Magri, ma in perfetta salute.

Erano Frank ed Alice Paciok.

“Mamma! Papà!” esclamò Neville.

Silente passò un braccio attorno alle spalle di Neville:”Uccidendo Bellatrix con il corno, avete annullato gli effetti delle Maledizioni Cruciatus che aveva lanciato ai tuoi genitori”

Neville rimase per un lungo momento incapace di muoversi, il suo sguardo incatenato a quello dei genitori.

Alice apriì le braccia:”Neville!” e Neville le corse incontro e vi ci si rifugiò, mentre Frank abbracciava entrambi.

Nella sala era calato un silenzio di tomba e tutti guardavano quella scena, annichiliti.

Non si sentiva il minimo rumore.

Improvvisamente, una panca venne spostata.

In quel silenzio, Susan Bones si alzò in piedi lentamente e dopo un momento, cominciò a battere le mani.

Una.

Due.

Tre.

Tante volte.

Ginny Weasley si alzò.

Ed anche Ron.

Ed Hermione.

Harry Potter.

Draco Malfoy.

Luna Lovegood.

Tutto il tavolo di Grifondoro.

L’Ordine della Fenice al completo.

Tutta la sala ora batteva le mani.

Si sentiva solamente il frastuono assordante di quei battimani, al quale venne aggiunto un pestare di piedi ritmato.

sembrava che il soffitto stesse per crollare.

tutti erano presi dalla commozione e la Professoressa McGranitt singhiozzava tra le braccia materne di Molly Weasley.

Neville si guardò attorno con aria stranita ed incontrò gli occhi di Susan. La ragazza gli stava sorridendo felice.

Senza parlare, Neville le tese la mano, invitandola a raggiungerli.

Timidamente, Susan si avvicinò.

“Mamma, papà… questa è Susan Bones, la mia ragazza”.

Alice le sorrise con tenerezza:”Oh, sei una Bones… cara, cara figliola”

Silente si schiarì la voce:”Abbiamo un’altra sorpresa per voi…”

e nella sala si fece ancora silenzio.

“Abbiamo saputo che a qualcuno avrebbe fatto piacere andare ad un certo concerto… Allora, vi annuncio che le Sorelle Stravagarie questa sera suoneranno per noi!”

Un urlo di gioia.

Era stata Ginny Weasley.

ed un momento dopo, il concerto cominciò e la voce sensuale di Warren Banshee invase la stanza.

* * *

“Alla fine, ce l’hai fatta a vedere il concerto delle Sorelle Stravagarie” ghignò Draco Malfoy.

“Certo, anche se ho due biglietti per quello del mese prossimo e tu verrai con me!” ridacchiò Ginny.

“Grazie per avermelo chiesto, nanerottola!” ribattè Draco con aria fintamente offesa. poi, dopo un attimo di riflessione riprese:”Forse se tua madre ti avesse comprato il biglietto, tutto questo – voglio dire, io e te, la profezia e tutto quanto – non sarebbe successo”

“Probabilmente no. Ti avrei detestato sempre e non quasi sempre, come accade adesso.” mormorò Ginny mentre cercava sul tavolo del buffet i suoi amati biscotti alla crema di nocciola.

Non c’erano e Ginny sospirò di disappunto.

Draco, allora, trasfigurò dei lecca lecca al sangue e dopo un attimo porse a Ginny i suoi adorati biscotti.

Con aria fintamente inorridita, Ginny esclamò:”Ma non eri tu a dirmi che se mangiavo i biscottini mi veniva il didietro grosso?”

Draco ridacchiò:”Ero io, sì. Ti ho detto che avevi solo il didietro grosso, ma non ho mai detto che non fosse bello!”

GInny, non sapendo cosa dire, tacque, mentre arrossiva visibilmente.

“Vederti dimenare il tuo fondoschiena al ritmo di musica è piaciuto un sacco ai miei ormoni, sai?”

Ginny gli diede un pugno nello stomaco mentre diventava ancora più rossa.

Draco si chinò a baciarla appassionatamente.

dopo un attimo lei lo respinse:”Ma non eri anche quello che non voleva mostrare i suoi sentimenti in pubblico?”

con aria virtuosa Draco le bisbigliò all’orecchio:”Certo che sì! ma l’idea di far venire un bel travaso di bile alla tua famiglia di Grifondoro babbanofili è troppo bella per non essere sfruttata! Val bene un sacrificio, ti pare?”

Ginny si guardò in giro:”Spiacente deluderti, Draco, ma non ci sta guardando proprio nessuno!” e scoppiò in una risata.

Fingendosi serissimo, Draco rispose:”Beh, allora continuerò a baciarti fino a che qualcuno se ne accorgerà!”

Ginny lo abbracciò ridendo e lo strinse forte a sé.

Dall’altra parte della stanza, c’erano Neville e Susan che parlavano fitto fitto con Frank ed Alice.

poi Hermione e Ron che ballavano allacciati.

ed infine, Harry e Luna. Harry era chinato su di lei e lei lo stava baciando nel punto esatto in cui, fino al giorno prima, c’era stata la sua cicatrice.

Fine

* * *

E così ci siamo.

Questo finale non da tutte le spiegazioni alle questioni lasciate in sospeso dalla nostra beneamata JKRowling. E può darsi che molti di voi non siano d’accordo con il sacrificio di Codaliscia.. o sulla guarigione dei Paciok: sono semplicemente mie teorie, liberi di essere d’accordo o meno…

Comunque, è ora di salutarvi.

Confesso che ho un po’ di magone e sono commossa.

Era il mese di novembre 2003 quando ho aperto il file che ha ospitato questa storia. Voleva essere solo una piccola Ginny/Draco, ma poi, vedendo buchi da tutte le parti, ho cominciato ad aggiungerci elementi su elementi e la storia che avete letto è il risultato finale di tutte queste aggiunte.

E’ un po’ dura scrivere, la parola fine. La profezia dell’unicorno mi ha fatto compagnia per un anno e mezzo di pause pranzo, ma, soprattutto, è stata la mia prima fanfiction e per me ha significato molto, anche perché è da qui che sono partita con la scrittura.

Ringrazio anche voi, che con i vostri commenti ed incoraggiamenti mi avete fatto pensare che quella che stavo scrivendo fosse una bella storia.

volevo ringraziare in particolare:

Annina e Sara, le prime persone “in carne ed ossa” che hanno letto la profezia.

Hermione4ever: che non è stata la prima a leggere questa storia, ma è stata la prima persona a dirmi quanto le piacesse per mezzo di una recensione.

Ele aka Eleanor Black o Neera: è stata la seconda; la ringrazio per le sue idee ed i suoi suggerimenti preziosi, ma soprattutto per avermi confortato nei momenti di blocco dello scrittore (per il terzultimo capitolo. Per intenderci, la battaglia con i Mangiamorte. Mi ha messo in ginocchio).

Maho: che mi ha seguito praticamente dall’inizio ed ha fatto il tifo per me, aiutandomi inconsapevolmente quando pensavo di non valere niente.

e grazie a tutti voi, che avete letto e commentato. Mi avete fatto un piacere immenso.

Magari, quando leggerò il principe mezzosangue (e cioè fra un paio di giorni! Evvivaaaaa), mi verrà l’ispirazione per un’altra storia, chissà. in ogni caso, prometto di non postare niente prima di un mese dalla pubblicazione della versione italiana.

Grazie e, spero, a presto.

Nisi Corvonero

   
 
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