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Autore: NeverThink    08/02/2010    8 recensioni
«Citando Shakespeare: è tutta colpa della luna, quando si avvicina troppo alla terra fa impazzire tutti.» mormorai abbozzando un sorriso.
«Amami, Selene.» mormorò con voce gonfia d’emozione.
«Oh, Josh… io ti amo già, da sempre.» mormorai.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My eyes are on you

 

 

Osservai la mia figura snella riflessa nello specchio. La vita stretta, i capelli neri che morbidi mi sfioravano le spalle nude. La maglia che mi fasciava l’addome.
Mi passai una mano sul collo e sorrisi.
Sullo stipite della porta, con le braccia conserte, mia madre mi fissava. 
Avevo diciannove anni e la vita non poteva essere più dolce.
Quella sera avevamo una cena di beneficienza, mia madre ne era l’organizzatrice. E se non fosse stata per una ragione ben precisa, sarei rimasta volentieri a casa. Ma lei sapeva giocare sporco e soprattutto, come convincermi ad andare con lei.
Verrà Josh, mi disse. E cedetti, mio malgrado.
«Oggi metto questa.» dissi voltandomi verso mia madre, una mano poggiata sul comodino.
«Quale?»
«Un secondo, permettimi di mostrartela.» ridacchiai prima di voltarmi verso il portagioie.
L’aprii e presi la catenina d’oro giallo al quale vi era attaccato un ciondolo che probabilmente aveva settant’anni. Osservai il piccolo Cammeo arancione, la piccola Venere sopra disegnata. Sfiorai al sua superficie con il polpastrello sorrisi fra me.
Sì, era fuori moda, ma non importava. Non importava perché me lo aveva donato lui. Sospirai al ricordo, il cuore palpitante e trepidante d’amore.
«E’ bellissimo.» disse mia madre dalla porta.
«Lo so.» risposi osservando i bordi dorati e passandoci sopra il polpastrello, quasi a voler aver conferma che fosse vero, reale.
Mi voltai verso la mamma, e fui frastornata dal suo sguardo. Era un misto di dolcezza e comprensione, come se comprendesse a fondo ciò che indissolubilmente mi legava a lui.  Il desiderio di vivere per lui, di essere sua e di nessun altro; il desiderio di vivere ogni istante della mia vita accanto a lui; bearmi della sua immagine, del suo respiro sulla mia pelle, del suo tocco sul mio viso; il mio animo agonizzante per la sua assenza.
«Deve volerti bene.» disse.
E’ riduttivo, mamma, pensai. «Sì.» mi limitai però a rispondere, senza smettere di osservare il ciondolo.
«E anche tu.» aggiunse, e la sua voce risultò una leggere e dolce carezza.
«Credo sia molto di più, mamma.» ammisi dopo un sospiro, alzando lo sguardo. Mia madre mi guardava comprensiva e quasi… orgogliosa.
«Sono fiera di te, bambina mia.»
Strabuzzai gli occhi, colta di sorpresa. «Cosa?» chiesi.
«Sono fiera di te. E questo è l’ennesima dimostrazione che ho fatto un buon lavoro.»
«Non capisco…»
Mamma sospirò. «Dopo che tuo padre ci abbandonò… ecco… avevo paura che non conoscessi mai l’amore, ciò che una donna, o un uomo, possono provare. E invece… guarda lì, bella ed innamorata. Adulta. Ci credi. Non vi è cinismo. Questo, mia dolce Selena, è il regalo più grande che tu possa farmi.»
Scioccata, la fissai avvicinarmi e circondami le gracili spalle con le braccia. Mi strinse forte a sé in un dolce abbraccio, il momento perfetto fra madre e figlia, quello che una volta nella vita arriva, devastante ed inaspettato.
Sorrisi, con le guance che avvampavano di rossore.
Il campanello suonò. La mamma sospirò e si allontanò. «Arrivo.» sospirò.
Quando mia madre fu uscita dalla camera tornai ad osservare la mia figura riflessa nello specchio e sorrisi, inconsciamente. Allungai le mani dietro il collo per agganciare la catenina.
«Posso aiutarti?»
Ciò che provai in quel momento è difficile da descrivere. Un tempesta di emozioni e sensazioni si abbatterono sul mio animo ed il cuore accelerò i suoi battiti. Martellavano contro il mio petto tanto forte che credetti dovesse librarsi da un momento all’altro nella calda aria della stanza. Lo stomaco sembrò attorcigliarsi su se stesso e un grosso buco nero, al centro del mio ventre, risucchiare tutta la mia linfa vitale.
Tutto questo solo udendo la sua voce e scorgendo la sua immagine riflessa nello specchio.
«Ne sarei felice.» sussurrai con la bocca secca. Lui sorrise in tutta la sua immensa bellezza e si avvicinò a me. Mi beai della sua immagine snella, le spalle larghe e i muscoli del braccio scoperti dalle maniche della camicia bianca, arrotolata appena. Il suo viso era illuminato dalla fioca luce della piantana all’angolo della camera e i suoi occhi azzurri era tanto chiari da sembrare ghiaccio, nettamente incontrasto con i capelli neri, corti e ribelli. Era bello… ed era solo riflesso nello specchio.
Sentii le gambe molli e dovetti reggermi al comodino per non cadere.
Mi sorrideva, come solo lui sapeva fare, facendomi scordare ogni preoccupazione, ogni proposito per il futuro, ogni progetto, il passato travagliato e devastante. Riflessa nei suoi occhi azzurri ero felice, e questo bastava.
Sorrisi, quando mi baciò i capelli e prese la catenina dalle mie mani. Spostai i capelli e me l’allaccio, sfiorandomi la pelle con le dita, lasciando su essa una scia bollente. Il mio torace si muoveva troppo velocemente per essere controllato.
«Hai deciso di indossarla.» mormorò al mio orecchio, guardandomi negli occhi attraverso lo specchio.
«Sì.» risposi sfiorandola. «Grazie.»
«Te l’ho donata… come il mio cuore.» soffiò affondando il viso fra i miei capelli e chiudendo gli occhi. Mi baciò l’incavo del collo e poi la spalla e faticai per mantenere la concentrazione.
«Lo porto nel mio, Josh.» aggiunsi cercando la sua mano poggiata sul mio ventre.
Lui alzò lo sguardo e mi sorrise, poi prese la mia mano e mi trascinò attraverso la porta della veranda aperta. Con la coda dell’occhio vidi mia madre osservaci dalla porta del bagno.
Al riparo da sguardi indiscreti, sulla veranda gli gettai le braccia al collo e lo strinsi forte a me, facendo combaciare alle perfezione i nostri corpi. Sentivo le sua mani premere sulla mia schiena, stringendomi a lui, quasi a volerli forgiarli insieme.
Mi allontanai appena per poterlo guardare negli occhi e presi il viso fra le sue mani. Avvicinai il suo viso al mio posando le mie labbra sulle sue. Erano morbide e calde, ed ogni volta era quasi una sorpresa per me. Lui avanzò ed io mi ritrovai ad indietreggiare fino a sedermi sul divano, mentre le nostre labbra ancora si muovano insieme con dolcezza. Sembravano essere create per incastrarsi fra loro, e sorrisi.
Allontanai il mio viso dal suo, circondando il suo collo con le braccia strofinai la mia guancia sulla sua.
Seduta sul divano, il suo corpo fra le mie gambe, lo tenni stretto a me per attimi che mi parvero infinito, lasciandomi cullare dal suo respiro.
Sì, in quel momento nulla contava. Mi sentivo appagata, mi sentivo solo Selene.
Ogni fibra del mio essere era proiettata verso di lui, dall’amore che egli nutriva, per oscuri motivi, nei miei confronti.  Quasi fossi un satellite  e lui il mio pianeta.
«Stai tremando.» dissi sorridendo, gli occhi ancora chiusi. Lo sentivo tremare contro il mio petto, fremere, stretto a me.
«Anche tu.» soffiò.
«Sì, lo so.» risposi. Poi, lentamente, allontanai il mio viso dal suo, facendo allontanare anche i nostri petti e lo guardai in volto. Gli presi il viso fra le mani e puntai i miei occhi color della notte del ghiaccio del suoi.
«Citando Shakespeare: è tutta colpa della luna, quando si avvicina troppo alla terra fa impazzire tutti.» mormorai abbozzando un sorriso.
«Amami, Selene.» mormorò con voce gonfia d’emozione.
«Oh, Josh… io ti amo già, da sempre.» mormorai.
E poi le sue labbra furono sulle mie, ed il mondo era perfetto.

 

   
 
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