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Autore: Hi Ban    08/02/2010    1 recensioni
Non era più divertente, non c’era più niente di ‘mistico’ o ‘utile’, come lo aveva definito Ino agli albori di quell’iniziativa.
La Hyuga alzò lo sguardo, per incontrare quello delle coetanee che non avevano dato più segni di vita, ma oltre ai loro incontrò anche due occhi ametista che la osservavano ironici.
“Buh!”
Hinata gridò con tutte le forze che aveva in corpo.

Hinata stava con Naruto da poco tempo quando la morte, causata da un brutto incidente, glielo portò via.
E se Hinata fosse vittima dei sensi di colpa, ritenendosi la causa della prematura dipartita dell'Uzumaki? E se Ino e Sakura decidessero di darle una mano?
Hidan/Hinata - Naruto/Hinata
Genere: Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hidan, Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Sakura Haruno
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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A good mistake




Un’indaffarata Ino – l’aggraziata e fine Ino –, si accinse ad aprire con un calcio la porta del piccolo appartamento di Hinata, dal momento che le mani erano occupate da uno scatolone, contenente solo Ino sapeva cosa. E Sakura, la stessa Sakura che si era piazzata a casa sua alle dieci e mezza di sera, svegliandola a suon di pugni sulla porta senza un qualcosa che si potesse definire preavviso, blaterando qualcosa a riguardo di un imminente arrivo di Ino, stava rovistando per casa sua alla ricerca... di candele?
Alla domanda di perché tanto nervosismo e del perché si fosse messa alla ricerca di candele in casa sua aveva sbuffato e, alla scoperta che non vi erano candele giallo chiaro, aveva chiamato Ino e il tono concitato con cui parlavano le due era tutto tranne che rassicurante.
Aveva sentito Ino sbuffare e dire che doveva sempre pensare a tutto lei e poi doveva aver chiesto a Sakura qualcosa su di lei, poiché l’Haruno si volto verso di lei, con sguardo preoccupato e indagatore, dopodiché esclamò un ’peggio’ con fare critico. Sì, doveva senza dubbio preoccuparsi, sia per se stessa, giacché avere quelle due in casa insieme era una cosa tutt’altro che sicura, sia per la loro sanità mentale. Era sicura che Ino avesse chiesto a Sakura come stesse, poiché lo faceva in continuazione, ma lei stava bene. Cioè, non proprio bene come stava prima che accadesse, ma si era già ripresa in confronto ai primi giorni... mesi.
Circa tre mesi fa il suo neo fidanzato, Naruto, era morto in un incidente d’auto. Hinata ne era rimasta distrutta e per le settimane che seguirono aveva pianto ad ogni minimo accenno che poteva ricollegarsi a lui. Non ce l’avrebbe fatta a sopravvivere senza di lui, ne era certa. Da allora aveva fatto dei passi avanti, come smettere di piangere. Beh, qualche volta piangeva, ma non ogni volta che metteva piede in casa perché gli ricordava lui. Ino e Sakura, dal canto loro, si erano premurate di non farla stare sola più del necessario, preoccupate che potesse avere un collasso.
Ovviamente esageravano: Hinata ormai aveva razionalizzato la cosa, rendendosi conto che era la verità e che sarebbe dovuta andare avanti.
Si poteva dire che erano diventate un po’ più apprensive, ma solo perché erano preoccupate per lei. Ogni tanto si chiedeva se non dovessero preoccuparsi più per Sakura che per lei, dal momento che Naruto era un grande amico di Sakura, ma non demordevano: Hinata era a rischio di cedimento, perciò era meglio fare il possibile per tenerla in vita.
Almeno era quello che aveva sentito dire a Ino una sera. Hinata sperò con tutte le sue forze che o fosse ubriaca o che stesse scherzando. Non tentò neanche di protestare dinnanzi alle loro richieste assurde: le conosceva da talmente tanto tempo che sapeva che sarebbe stato inutile. Ecco perché non aveva fatto più domande sul perché servissero le candele alle undici di sera e perché Ino fosse entrata sfondando la porta a quell’ora.
“Ciao, Hinata-chan! Come stai oggi?”
Dopo aver buttato, letteralmente, addosso a Sakura lo scatolone che doveva essere piuttosto pesante, visto che Sakura cadde all’indietro sul divano, lei si buttò al collo di Hinata, strangolandola quasi con uno dei suoi abbracci.
“B-bene, Ino-chan, grazie.”
La solita solfa da molto tempo, poiché l’antifona ogni volta che s’incontrava con la Yamanaka, era basata su ’come stai?’ e varianti.
Sembravano non accorgersi che il tempo era passato.
Ricevuta la sua risposta, la Yamanaka si diresse verso lo scatolone e iniziò a tirane fuori le famigerate candele che Sakura non aveva trovato in casa sua, seguite da una tovaglia bianco immacolato e una scatola di medie dimensioni che, andando per esclusione, a occhio e croce, poteva contenere qualsiasi cosa.
“Vieni Hinata, abbiamo una sorpresa per te!”
Dicendo così, Ino non si aspettava di certo che Hinata si muovesse con le sue gambe, infatti si era prodigata di trascinarla per un braccio verso la sua camera. Invero, la Hyuga era rimasta ferma a osservare le due amiche, non avendo la più pallida idea del perché avessero portato candele, tovaglie e quant’altro. Stavano combinando qualcosa e sicuramente avrebbe portato guai.
Arrivate alle scale, Hinata convenne mentalmente che forse era meglio se le faceva di sua spontanea volontà, o in cima non vi sarebbe arrivata viva.
All’interno della sua camera, Sakura aveva spostato il letto a due piazze, accantonandolo in un angolo alla bene e meglio e ricavando abbastanza spazio da poter adagiare per terra la tovaglia che ora stava poggiando sul pavimento.
Ok, forse era il caso che indagasse, magari avrebbe avuto modo di fermare quell’imminente catastrofe prima che la situazione degenerasse.
“R-ragazze… cosa state facendo?”
Il sorriso della Yamanaka non era rassicurante come voleva essere e fece insospettire di più la Hyuga che si chiese se non fosse stato meglio scappare o, in alterativa, minacciare di buttarsi giù dalla finestra. Ci avrebbero anche creduto: la credevano ancora in fase di stabilimento. Ino la prese per le spalle, scuotendola leggermente, il tutto coronato da quel delizioso sorriso che si addiceva più ad una serial killer.
“Hinata… Abbiamo notato che sei ancora triste, perciò… abbiamo deciso di aiutarti.”
“A-aiutarmi?”
Solitamente, i loro concetti differivano da quelli dei comuni mortali, solitamente più tendenti al disastroso, perciò il loro concetto di ‘aiuto’ comportava una catastrofe. Come se già non ne avessi subite abbastanza, si ritrovò a pensare la Hyuga, tutt’altro che felice di farsi aiutare.
“Certo! Sappiamo che ti senti in colpa per...”
Una candela si schiantò contro il muro, ma la sua vera meta era la testa della bionda, che osservava allibita l’artefice del tiro, ovvero Sakura che la fissava in cagnesco.
“Sakura! Santo Kami, sei impazzita?”
Ed eccole che si lanciavano in un’infervorata conversazione, centrata su offese reciproche delle due interlocutrici, completamente dimentiche di Hinata.
“Hai il tatto di una foca con le convulsioni, Ino!”
Ino, comunque, tatto o non tatto, aveva ragione: si sentiva in colpa, per la sua morte. In tanti le avevano detto che si sbagliava, che non c’entrava niente con la sua morte. Anche Neji, dall’alto del suo orgoglio, aveva provato a consolare la cugina, ma con scarsi – praticamente inesistenti – risultati. Si sentiva in colpa perché Naruto, quel giorno, era uscito in macchina per lei.
Anche se lei quel giorno non sapeva che era uscito per lei, era per lei comunque! Per andare a comprare un mazzo di fiori che aveva intenzione di regalarle! Non si sarebbe mai riuscita a togliere di dosso quella sensazione di colpevolezza e, per quanto il tempo potesse lenire il dolore e richiudere le ferite, era convinta della sua colpevolezza riguardo. Nessuno sarebbe riuscito a far cambiare la situazione, tanto meno il piano che avevano architettato le due. Tra l’altro, le due ragazze lì presenti non avevano ancora finito la loro colorita discussione, infatti erano passate alla tattica in cui si dava fondo a tutte le proprie conoscenze sul passato imbarazzante della nemica.
Perfetto, pensò Hinata, la cosa sarebbe andata avanti per nemmeno lei sapeva quanto e, sebbene si fosse guadagnata un mal di testa gratis, il piano diabolico era passato loro di mente.
Si sedette sul letto, nella vana speranza di riuscire a riposare con tutto il casino che facevano Ino e Sakura. Si lasciò completamente cadere sopra, senza fare caso alla busta bianca che si era fusa perfettamente con la coperta chiara del letto, al cui interno vi era la famosa scatola. La prese e la tolse dalla busta, curiosa di sapere cosa vi fosse al suo interno.
Non lo avesse mai fatto.
Dovette far ricorso a tutta la sua calma per non lasciar cadere la scatola di legno che teneva tra le mani tremanti.
Sopra vi era inciso ’Tavola Ouija’ e sotto, sempre inciso nel legno, ’Famiglia Yamanaka’.


***


Salve!^-^
Questa che vi sto rifilando, oltre ad essere la mia ennesima fan fiction, è una long di non molti capitoli, credo massimo cinque, forse di meno.
Era nata come una One Shot e l'idea di base mi era venuta in mente per il 'One Hundred Prompt Challenge', ma poi la cosa stava andando troppo per le lunghe, in quanto arrivata neanche a metà storia ero già a nove e rotte pagine. Non volendo far subire a nessuno al tortura di leggersi una storia così lunga, se po è anche la mia, ho deciso di farne una long!
Premetto subito che è una Hidan/Hinata scritta da me perciò non so quale cavolata ne possa uscire fuori.
Questo capitolo è corto, ma spezzettando ciò che avevo già scritto ho tentato anche di darci un senso.
Beh, spero che vi piaccia!^^
Bye!=3
  
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