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Autore: ArduaScelta    08/02/2010    1 recensioni
I robot, si sa, non hanno cervello per pensare. Per questo, Aireen –così l’aveva chiamata- ogni volta che gli veniva posta una domanda, per lo più ripeteva.
Genere: Drammatico, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta, un signorotto piuttosto ricco con tanto tempo e poco da fare. Aveva molte idee geniali per la testa, ma quella che gli parve più accettabile, fu quella di aprire un Pub. “Pub Paradiso”.

Molti erano incuriositi da quell’insegna, e in poco tempo, divenne discretamente popolare. Non abbastanza soddisfatto, il signorotto riuscì a costruire un androide, dalle sembianze di una bellissima donna.

I robot, si sa, non hanno cervello per pensare. Per questo, Aireen –così l’aveva chiamata- ogni volta che gli veniva posta una domanda, per lo più ripeteva.
Ti piace il vino, Aireen?” “Mi piace il vino!
Continuamente. Non cambiava mai risposta.

Le persone, sentendo parare di Aireen, vennero attratte in massa, e il padrone, si accorse che il vino stava finendo, e che comprarne sempre di nuovo, costava davvero molto, anche se infondo era ricco.
Decise così di riprendere il vino dentro ad Aireen che non aveva subito nessun cambiamento “riciclandolo” e ridandolo ai clienti.
Divenne un abitudine, comoda ed economica.

Belle serate, risate tra compagni, il karaoke che ospitava tante persone e la radio che costantemente all’ora di chiusura salutava tutti con un “Arrivederci e Buonanotte spettatori!”.
Un giorno, un ragazzo molto giovane incuriosito dalla storia della donna fantastica in quel pub, decise di passarvici una notte. Inutile dire che si innamorò follemente di Aireen.
Ogni sera, lui era lì, semplicemente per offrire da bere alla sua bella, e vederla. Spendeva cifre esorbitanti e creava debiti con il pub, che continuava a non pagare, troppo preso dalla robot.

Un giorno, tornato a casa, il padre lo sgridò con forza. Gli diede gli ultimi soldi, ordinandogli di andare al bar notturno per ridare il denaro al proprietario. E gli doveva promettere di non andarci mai più.
Affranto, si diresse nuovamente verso il pub, restituendo i soldi e parlando per l’ultima volta alla ragazza.

Non ci vedremo mai più, Aireen. Sei triste?
Sì, sono triste!
Quanto triste?
Triste!
Vuoi morire?
Sì, voglio morire!
Il ragazzo, le fece prendere il veleno, e se ne andò definitivamente. Il liquido, naturalmente non sortì alcun effetto su di lei.

Il padrone, come ogni sera, riprese il liquido dentro di lei, scambiandolo naturalmente con il vino.

Alzò un bicchiere sorridente.
Offro da bere a tutti! Alla salute!”

[..]

Il pub è ancora aperto, ai giorni nostri. Le persone non si avvicinano, scambiandolo per un deposito abbandonato. Si dice che nessuno sia mai uscito da quella fatidica sera.
Le belle serate finite, qualche eco di una risata nostalgica, il karaoke vecchio ed impolverato, e la radio che ancora continua ad andare avanti esclamando:

Arrivederci e buonanotte, telespettatori!
Buonanotte!” esclama Aireen nell’ombra, con un gran sorriso sulle labbra.






Angolo dell'Autrice
E' una favola o una storia giapponese che mi ha raccontato stamattina una mia compagna. Ne sono rimasta impressionata e mi ha incuriosito davvero tanto, così ho pensato di scriverla.
Il nome vero di Aireen sarebbe Bocchan, l'ho cambiato e non sò nemmeno il perché. Il titolo è inventato x°
Credo che se potesse, Aireen ora si starebbe disperando, ed è questo che fa paura in questa storia. Lei non può. Non può pensare, lei ripete sistematicamente. Me la immagino completamente impolverata che cerca di parlare con i cadaveri delle persone con il suo dolce sorriso in faccia.
  
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