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Autore: Saorio    09/02/2010    7 recensioni
Bella torna a Forks dopo dieci anni. Cosa l'ha portata a prendere quella decisione? E Qahla cosa significa?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è una follia, una vera follia. Ho infranto il patto e adesso sono qua. Nascosta dietro la sagoma di questo grande albero aspettando di vederti. So benissimo che questo non è il posto dove dovrei trovarmi, quello è ben lontano adesso. Dovrei solo sperare di non essere scoperta eppure inconsciamente forse non aspetto altro. Finalmente potrei ricevere la giusta punizione per il mio eterno egoismo. Ho mentito ad Edward ed ho infranto un patto secolare che potrebbe sconvolgere tutti gli equilibri che erano stati creati con il tempo, eppure non riesco a pentirmene.

Nonostante tutto so che il mio errore era nato già il giorno in cui ho abbandonato con i Cullen Forks. Non sono stata capace di lasciarmi tutto alle spalle neanche allora. Ricordo che tornai nella mia vecchia casa mentre Charlie non c’era. Volevo darle un ultimo saluto. Ero entrata nella mia stanza e mentre mi guardavo intorno il mio sguardo finì su quel piccolo cerchietto legato alla spalliera del mio letto. “Acchiappa i brutti sogni” mi avevi detto il giorno che me lo regalasti per il mio diciottesimo compleanno. Il mio ultimo compleanno. Non ebbe senso quello che feci, ormai per me era impossibile sognare eppure lo staccai e lo portai via con me. Fu l’unico oggetto che mi portai dietro nella mia nuova vita. Per anni è stato nascosto in una vecchia scatola assieme ai miei sentimenti. Eppure quando pochi giorni fa ritrovandomela tra le mani l’ho aperta è stato come far straripare un fiume dai propri argini. Tutto ciò che avevo seppellito è tornato a insinuare in me sensazioni e voglie proibite portandomi di nuovo a Forks. Portandomi di nuovo a te.

Egoista, egoista, egoista, continua ad urlare la mia mente. Vattene, vattene via. Questo non è il tuo posto. Non più. Quando dieci anni fa hai preso la tua decisione sapevi cosa avresti perso, lo avevi visto, ma non ti era bastato. Come puoi anche solo sentirti in potere di provare malinconia e questa profonda voglia di vederlo adesso? Non puoi. Vattene e sparisci. Per sempre.

È vero. Sono pessima. Che diritto ho io di trovarmi qua? Che diritto ho di concedermi un regalo così grande? Nessuno.

Devo andarmene, immediatamente. Guardo un’ultima volta verso la spiaggia deserta e chiudo gli occhi. Mi sto di nuovo impossessando della ragione e anche il mio corpo sembra rispondere mentre mi volto verso l’oscurità del bosco.

Eppure proprio in quell’istante il mio udito così sviluppato mi gioca un brutto scherzo. Sussulto. Questa è la tua voce. Mi volto repentina mentre spalanco gli occhi in direzione della spiaggia. Non ti vedo ma sento la tua voce sempre più distintamente. Non sei solo. Finalmente inizio ad intravedere due sagome lungo la battigia. Una grande e imponente che cammina poco distante dall’altra, piccola e esile che corre.

Aspetto impaziente che la troppa distanza diminuisca per lasciare ai miei occhi il piacere di scorgere i lineamenti del tuo viso. I tuoi occhi scuri come carboni che sapevano infiammarsi ma trasmettere anche tanta dolcezza. Il tuo sorriso. Un sorriso che ha sempre avuto una sorta d’incantesimo su di me. Sì, perché ogni volta che mi sorridevi perdevo il senso delle cose e qualsiasi cosa potessi provare fino ad un attimo prima svaniva lasciandomi in balia di quello smarrimento tanto piacevole.

Sì, mi sei mancato. Infinitamente.

Ed ecco che la foschia sparisce lasciando che un turbine di emozioni sconosciute si impossessino di me. Ti vedo e tutto prende colore. Il mio sole che non ho mai dimenticato torna a splendere in questa giornata grigia.

Non sei cambiato. Sei come ti ricordavo e mi frulla un idea strana in testa a questa constatazione: l’eternità ti donerebbe tantissimo. Scuoto la testa per scacciare l’idea e sorrido. Che sciocchezza.

Torno a fissare nella tua direzione e ti vedo sorridere dolcemente mentre avanzi e fissi il bambino che corre poco lontano da te. La mia attenzione allora si sposta su di lui. Avrà tre, quattro anni al massimo. I capelli corvini e gli occhi nocciola. Mi accorgo solo adesso che guida un aquilone alto nel cielo. Lo guardo e poi guardo te e vedo quanto ti somiglia.

Ad un certo punto inciampa e cade per terra. Ti affretti a raggiungerlo ma non noto preoccupazione sul tuo volto.

Vedo il volto del bambino diventare tutto rosso e le labbra si imbronciano pericolosamente.

“Ti sei fatto male?” sento domandarti con voce dolce mentre ti accucci di fronte a lui.

Sembra che le lacrime siano ormai inevitabili eppure quando percepisce la tua presenza vicina apre gli occhi e ti guarda fisso per qualche secondo. Lo sento rumorosamente tirare su con il naso mentre poi si alza, anche se un po’ traballante.

“No. Non mi sono fatto niente.” La sua vocina cerca di far trapelare fermezza.

Tu gli sorridi in quel modo che ho sempre amato tanto.

“Allora che aspetti. Fa volare ancora più alto il tuo aquilone, Qahla.”

“Sì, papà.” Ti sorride e torna a correre felice.

Eccola la certezza che aspettavo. È tuo figlio. Qahla. E mentre pronuncio quel nome nella mia mente i ricordi mi fanno visita in un attimo.

 

Quel giorno avevo fatto una delle mie tante stupidaggini. Mi ero gettata dalla scogliera nella speranza che le visioni di Edward mi tornassero a trovare. Ma non avevo messo in conto la forza del mare contro le rocce e mi ero ritrovata inerme, in preda delle onde. Persi conoscenza convinta che non avrei più rivisto la luce, il sole. Ma mi sbagliavo. Anche in quel occasione eri riuscito a salvarmi da me stessa. Mi stavi riaccompagnando a casa mentre guidavi il mio pick up. Avevo ancora gli abiti bagnati e un brivido di freddo mi fece sussultare. Te ne accorgesti e come al solito ti prendesti cura di me offrendomi il tuo caldo corpo.

“Se vuoi qui puoi trovare quarantadue gradi.”

Non ci pensai nemmeno un attimo, il mio corpo si avvicinò istintivamente al tuo. Non dimenticherò mai quel tepore.

“Grazie Jake. Di tutto.” Mi strinsi ancora più forte a te. “Tu sei come il sole… il mio sole personale.”

Mi guardasti sorridendo mentre con le mani impugnavi saldamente il volante. Poi tornasti a guardare la strada.

“Qahla.”

“Come scusa?” Ti guardai perplessa. “Cosa significa?”

“Sole, nella mia lingua.”

“Qahla.” Ripetei. “Mi piace.”

“Oh bene, vorrà dire che questa sarà solo la prima delle mie lezioni di quielute.”

Scoppiammo a ridere. Ero felice. Quella però fu la prima e ultima parola che mi insegnasti.

 

Una voce urla i vostri nomi e istintivamente volgo lo sguardo nella direzione da cui ho sentito provenire quel richiamo.

È una donna. Non è vicinissima ma riesco a vederla bene. Ha un viso bellissimo incorniciato da lunghi capelli neri. Sorride mentre fa un gesto con la mano. Vedo poi che le sorridi anche tu ma non credo se ne accorga. Torno a fissarla mentre continua a guardarvi. Eccola. Colei che ha preso il mio posto. Quante domande mi appaiono nella testa divorandomi dalla voglia di sapere. Dove vi siete incontrati? Ti conosce come ti conosco io? Le hai svelato tutti i tuoi segreti? Le hai mai parlato di me? Avrai avuto l’imprinting? O forse è il tuo cuore che l’ha scelta? Forse a questa domanda non vorrei mai una risposta definitiva. Già, perché se fosse stato il tuo cuore a sceglierla forse significherebbe che hai spazzato via me. E questo fa terribilmente male perché io al contrario ti porterò per sempre dentro di me. Per un attimo la mia fervida immaginazione fa il suo lavoro e il volto di quella donna cambia. I capelli non sono più neri ma marroni e i lineamenti del viso cambiano completamente come del resto la corporatura. La riconosco; mi riconosco. Eppure quella Bella non esiste più.

“Ehi, Qahla. La mamma ci sta chiamando, che ne dici di tornare a casa?”

“Domani torniamo però?”

“Certo.”

Nel momento stesso in cui ti volti il sole fa capolino tra le nuvole e forse per farmi un dispetto colpisce il punto in cui mi trovo.

Come se se ne fosse accorto vedo tuo figlio guardare verso di me. È un attimo, ma vengo immobilizzata da quegli stessi occhi che tanto tempo prima tu hai posato su di me. Vedo lo stupore dipingersi sul suo volto. Sta vedendo il mio vero aspetto eppure non riesco a spostarmi di un millimetro. Sto rischiando di essere scoperta. Sto rischiando che sia proprio tu a scoprirmi.

“Papà, papà!” Vedo il bambino correrti incontro.

“Uhm? Che c’è? chiedi voltando a malapena la testa nella sua direzione.

“Luccica.”

“Cosa luccica?”

“La signora, laggiù.” Indica il punto in cui mi trovavo fino a pochi istanti prima. Tu guardi ma ovviamente io non ci sono più. Se non fosse stata per la mia agilità adesso sarei stata scoperta. La chioma di quest’albero mi sembra un ottimo nascondiglio per il momento.

“Qahla, ma non c’è niente laggiù.”

Vedo il bambino perplesso. “Era bellissima,” pronuncia infine.

Ancora il tuo sorriso caldo e rassicurante. “Forse hai visto un angelo.”

“Ma gli angeli hanno le ali!”

Scoppi a ridere divertito.

“Papà hai mai visto un angelo tu?” E adesso sei tu quello sorpreso. Non rispondi subito ma sposti lo sguardo in alto verso la chioma della grande quercia dove mi sono nascosta. Sussulto. Possibile che tu ti fossi accorto della mia presenza?

“Forse… ma è successo tanto tempo fa.” Il tuo volto è serio ma un mezzo sorriso ti si dipinge sulle labbra.

“Davvero?”

Torni a fissare tuo figlio e gli sorridi.

“È tardi. La mamma ci sgriderà se tardiamo ancora.” Ti abbassi e lo prendi in braccio mettendolo a cavalcioni sulle spalle.

“Papà, adesso l’aquilone è altissimo.”

“Facciamo una corsa allora?Volerà più veloce.”

“Sììì.”

Il presente ha ormai completamente calpestato il passato. Ti guardo e mi accorgo di quanto tu sia felice. Non credevo di poter provare dei sentimenti tanto vili. Dovrei sentirmi sollevata nel sapere che finalmente hai trovato la tua felicità ma non ci riesco fino in fondo. Se dieci anni fa avessi dato retta al mio cuore forse oggi sarei stata io a venirti a chiamare al giungere del tramonto mentre ti divertivi con nostro figlio. E forse anche io sarei stata felice. Che pensieri ignobili. Sorrido amaramente mentre vedo finalmente la tua famiglia riunita. Ti guardo un’ultima volta mentre prendi la mano di colei che è riuscita a darti ciò di cui io non sono stata capace. Adesso anche tu hai il tuo sole personale. A me non resta che sparire portandomi dentro il rimpianto di sapere come sarebbe stato tra di noi.

 

 

 

 

 

 

 

Ringraziamenti:

Un grazie speciale a Erica per l’aiuto che ha saputo darmi anche stavolta… sei super J

Un grazie a chi leggerà questa storia e magari impiegherà qualche minuto per lasciare la sua opinione.

Colgo l’occasione anche per ringraziare tutti coloro che hanno recensito le mie ff fino adesso. Specialmente Marpy e Leah. Sono davvero contenta che le mie storie vi siano piaciute e spero che continuerà ad essere così. Vi mando un bacio e alla prossima.

   
 
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