“Te
lo ricordi Oscar, una
volta stavamo per annegare qui...”
“Come potrei dimenticarlo,
tu avevi 6 anni ed io 5...”
Mi sto annoiando, oggi non ho niente da fare, gironzolo per casa aspettando che André possa venire a giocare con me, è in punizione, la governante lo ha punito dopo averci scoperto a fare qualcosa che non dovevamo, lui è in castigo, io ho avuto 2 biscotti, una punizione grandissima la mia che di solito ho diritto a ben 6 biscotti!
Passo davanti alle cucine
per spiare la governante e André, lei gentile mi dice
“da brava
Oscar, vai a giocare con le tue sorelle”, non mi piace
giocare con
le mie sorelle, mi fanno sedere sulla sedia e mi posano sulle gambe
delle bambole, cosa posso farci con delle bambole? Niente,
assolutamente niente dico io gettandole a terra, e così mi
mandano
via, strattonandomi per un braccio.
Mi sto annoiando
tremendamente, “tremendamente” è una
delle nuove parole che ho
imparato questa settimana, mia madre la dice sempre... “ah,
siete
tremendamente noioso conte”... “questo abito
è tremendamente
brutto”... “la contessa ieri era tremendamente
sfacciata e
volgare”... “volgare” anche questa mi
sembra una bella parola,
dovrò farmi spiegare il significato, volgare, volgare,
volgare, ha
un bel suono.
Mi sto annoiando.
Passo ancora davanti alle
cucine, André è in piedi con la faccia contro un
angolo, non si
muove, è immobile da tantissimo tempo, e se fosse morto? Mi
avvicino
alla governante, le tiro la sottana, lei si avvicina al mio viso
“Cosa vuoi bambina?”, la guardo preoccupata
“André forse è
morto!”, lei ride forte, mi sento arrabbiata, non
è bello quando
qualcuno ride così di te, “Oscar, bambina,
André non è morto,
sta benissimo, è solo in punizione perché si
è comportato male”,
io non sono convinta, “Sei sicura? Secondo me è
morto, guarda, non
si muove”, “André muovi la mano e fai
vedere a madamigella Oscar
che stai bene”, la governante ha una voce strana, seria come
quando
ci sgrida ma ogni tanto sento una piccola risata uscirle dalla bocca.
Finalmente vedo la mano di André muoversi, ah meno male,
è vivo,
ora ne sono convinta e Nanny mi invita a lasciare le cucine.
Sbuffo, metto le mani
dietro
la schiena e cammino avanti e indietro, come fa mio padre.
Mi annoio.
Penso che la punizione di
André è troppo lunga, da quando è
venuto a vivere qui da noi è
già stato punito tantissime volte.
Mi annoio, voglio uscire a
giocare con André ed ho trovato un modo per liberarlo. Entro
nelle
cucine, tiro di nuovo le sottane di Nanny, lei mi si avvicina dolce
come sempre e io muovo velocemente le labbra e il mento, faccio
un'espressione bruttissima e inizio ad urlare, faccio finta di
piangere, in questo sono brava.
“Oscar, piccola,
cosa
succede?” mi chiede la governante preoccupata, io continuo a
piangere, sempre più forte, sempre più disperata
“Sono
così tristeeeeee,
mi sento così TREMENDAMENTE sola... voglio giocare con
Andrè”,
Nanny cerca in tutti i modi di farmi smettere di piangere, mi porge
un biscotto, mi promette una torta al cioccolato, ma io non smetto di
urlare, la vedo mettersi le mani tra i capelli “Madamigella
Oscar
non piangere, smetti di urlare, ti prego... se il generale ti sente
saranno guai per te e per me”, io la guardo con gli occhioni
azzurri e il fidato mento tremolante e scoppio di nuovo
“voglio
giocare con André, mi sento solaaaaaa!” e
finalmente la governante
concede ad André di poter uscire con me a giocare. Lo vedo
voltarsi,
sorride, lui sa che le mie lacrime sono false, e forse ora lo sa
anche Nanny perchè mi guarda con occhi bruttissimi quando
smetto di
piangere un istante dopo che André mi si è
avvicinato. La sento
dire qualcosa, ma siamo già lontani, prendo la mano del mio
amico e
corriamo fuori dal palazzo.
“Grazie
Oscar”, la voce
del mio amico è così lieve, è sempre
stata così fin dal primo
giorno, io invece ho una voce “tremendamente
forte”, così dice
mia madre.
“Tua nonna ti
punisce
troppo e ci rimetto io” sbuffo.
“Grazie per
avermi fatto
punire di nuovo, Oscar” André si ferma davanti a
me con le braccia
sui fianchi, sembra quasi Nanny in quella posizione.
Sono arrabbiata. Ma ho
più
voglia di giocare così decido di non fare la
“cattiva” con lui.
“Scusami
André” quando
voglio riesco a fare una vocetta lieve, proprio come lui.
“Non fa
niente”, sono
felice, “Dai André andiamo al fiume”, lo
vedo sbuffare e
camminare velocemente lontano da me, e sbuffare ancora
“Andréééééééééééé”.
“Mi farai punire
ancora
Oscar, sai che non possiamo andare al fiume da soli”, ma io
non lo
ascolto, salgo sul mio piccolo pony e mi allontano, lo so che mi sta
seguendo, lo fa sempre, il mio amico.
Arrivo al fiume, scendo dal
pony, non lo potrei usare fuori dal palazzo, mio padre mi sgrida e mi
schiaffeggia quando lo faccio, ma sono una testona, me lo dicono
tutti.
Mi tolgo le scarpe, le
calze
e inciampo cercando di togliere i pantaloni, rotolo sull'erba, rido,
da sola e poco dopo sento ridere anche André, lo guardo e
poi corro
verso la riva del fiume.
“Oscar
no!” sento André
che mi chiama, brrr l'acqua è gelata, mi manca il respiro ma
entro
fino alla pancia e poi saluto André con le mani, saltellando
“vieni
anche tu André” gli grido, fa cenno di no con la
testa, “Sei un
fifone” è la mia risposta e lo vedo correre con i
pugni stretti,
entra nel fiume tutto vestito, che stupido, penso.
“Contenta?”
gli tremano
le labbra, che fifone, penso ancora.
Si sono contenta,
finalmente
posso giocare con il mio amichetto, con lui mi diverto tanto,
giochiamo ad acchiapparci, ci esercitiamo con le spade proprio come i
grandi, come mio padre, ma le nostre spade sono di legno, e facciamo
tantissimi scherzi e troviamo un sacco di bellissime cose strane a
palazzo, che non si possono toccare, ed ogni volta che lo facciamo
veniamo scoperti e puniti, però è divertente
comunque, ci sentiamo
come gli esploratori delle storie di avventura.
Mi piace giocare con
André
perchè fa tutto quello che gli ordino di fare.
“André
facciamo una gara,
vediamo chi nuota più lontano”
“No!”
mi risponde con
una faccia scurissima.
“Sei uno stupido
fifone”
“Tu sei stupida Oscar”
“Tu sei stupida Oscar”
“E tu sei una
femminuccia”
“Tu sei una
femmina Oscar”
“E tu allora sei
brutto,
stupido, fifone, femminuccia e... e... e...” non conosco
altre
brutte parole, sono troppo piccola, ma non voglio perdere e allora
sputo l'unica nuova parola che conosco.
“...e
volgare” lo dico
facendo il vocione, cerco di imitando mio padre, André
scoppia a
ridere, non smette, sta diventando tutto rosso, non respira, non
capisco, sono arrabbiata.
“Sei uno spasso
Oscar...
dai piccoletta, vediamo chi nuota più lontano...”
non sono più
arrabbiata, sorrido, faccio un grosso respiro e inizio a nuotare
davanti a me e André fa lo stesso, ma quando non sento
più il fondo
del fiume sotto i piedi e le braccia iniziano a farmi male scivolo
giù, bevo acqua, bleah non ha un buon sapore, tossisco e
cado di
nuovo sul fondo, cerco di chiamare il mio amico e sento che lui
chiama me “Oscar”, mi giro e vedo la sua testa
scura apparire e
scomparire nell'acqua. Ho paura. Mi viene da piangere. Sento una mano
che mi afferrà, è André, tossisce,
scivola nell'acqua e mi chiama,
con la manina stringo il suo braccio e insieme riusciamo a
raggiungere la riva del fiume.
Siamo sull'erba, sputo
l'acqua schifosa del fiume, tossisco ancora, André mi guarda
e ride
a me viene da piangere, ma non lo faccio perchè non
è vero che sono
una piccoletta, sono un soldatino, come mi ripete sempre mio padre, e
i soldatini non piangono.
“André...”
“Si
piccoletta?”
“Non sono una
piccoletta!”
“Si che lo sei...
piccoletta”
“E tu sei uno
stupido”
“Si, si...
piccoletta”
“Sei un brutto
stupido che
non sa nuotare”
“Neanche tu sai
nuotare...
piccoletta”
“Sei uno stupido
André.
Torno a casa. Sei antipatico e io ti odio.”
“Piccoletta...
piccoletta... piccoletta...”
“Me la
paghi” glielo
dico a denti stretti mentre gli pizzico un braccio, lui mi passa una
mano sui capelli, me li mette in disordine “certo, certo,
piccoletta...” è proprio antipatico quando fa
così, sbuffo e
cammino veloce veloce davanti a lui quando un pizzicore al naso mi fa
fermare.
“etciù...
etciù!” rido, mi giro e guardo il mio amichetto
con occhi biricchini.
“Mi sono ammalata
e dirò
che è colpa tua André... anzi corro subito a
dirlo a tua nonna!
Fifone!”
“Oscar,
fermati!... la
nonna no ti prego! Oscar!”
“Me lo ricordo perfettamente quel giorno, André... non eravamo così bravi a nuotare”
“Direi di no...
soprattutto tu... piccoletta”