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Autore: Mrs C    10/02/2010    7 recensioni
Merlino non aveva mai rivelato i suoi poteri ad Artù. Per quanto lo considerasse come il suo migliore amico non gli aveva rivelato il più grande segreto che avesse mai tenuto nascosto e forse era questo che faceva più male, al principe. Eppure, nonostante questo, Arthur era venuto a conoscenza che, svariate volte gli aveva salvato la pelle senza che lui minimamente lo sospettasse. Merlino era stato il suo servo, il suo confidente e la sua guardia del corpo... gli veniva da ridere solo al pensiero che quel ragazzetto mingherlino potesse proteggere un maestro di spada com'era lui eppure, a conto del drago, a conto di Gaius e di Lancillotto, Merlino aveva rischiato la sua vita per lui fin troppe volte e l'Erede, invece di ringraziarlo gli aveva sempre dato dell'idiota per la sua goffaggine. Erano passate due settimane dal giorno in cui aveva scoperto tutto... e di Merlino non c'era più alcuna traccia.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Morgana, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Merlin Spazio autrice

Che bello, dopo un periodo assurdo sono riuscita a completare [o almeno a metà] la oneshot su Merlin. Peccato che mi sia dilungata troppo e abbia deciso di dividerla in due parti... beh, tanto meglio, avrò più da scrivere. Spero vi piaccia, è la mia prima shot su questo telefilm che amo tantissimo.
Ringrazio come sempre tutte le persone che leggono, recensiscono e aggiungono ai preferiti e alle seguite le mie storie, ne sono davvero felice.

Discaimer: i personaggi qui citati non sono miei ma di chi ne detiene i copyright. Questa shot non è scritta a scopo di lucro ma solo per far divertire me e coloro che leggono [spero], quindi questi ultimi non sono violati.



Dove sei, Merlino?
{Parte prima}





«
Mio signore...»
«Merlino...»
«Per favore... perdonatemi se potete.»
«Merlino!»


Merlino non aveva mai rivelato i suoi poteri ad Artù. Per quanto lo considerasse come il suo migliore amico non lo aveva messo al corrente del più grande segreto che avesse mai tenuto nascosto e forse era questo che faceva più male, al principe.
Eppure, nonostante questo, Arthur era venuto a conoscenza che, svariate volte gli aveva salvato la pelle senza che lui minimamente lo sospettasse. Merlino era stato il suo servo, il suo confidente e la sua guardia del corpo... gli veniva da ridere solo al pensiero che quel ragazzetto mingherlino potesse proteggere un maestro di spada com'era lui eppure, a conto del drago, a conto di Gaius e di Lancillotto, Merlino aveva rischiato la sua vita per lui fin troppe volte e l'Erede, invece di ringraziarlo gli aveva sempre dato dell'idiota per la sua goffaggine. Erano passate due settimane dal giorno in cui aveva scoperto tutto... e di Merlino non c'era più alcuna traccia.
Il principe s'era recato persino da Gaius per avere sue notizie, abbattendo il muro del suo ostinato orgoglio, ma anche il cerusico aveva scosso la testa, affranto forse quanto l'Erede. Lui non sapeva che fine avesse fatto Merlino, poteva benissimo essersi cacciato in chissà quale guaio e nessuno ne avrebbe mai saputo niente.
Artù sospirò, rigirandosi la spada fra le mani e guardando fuori dalla finestra. Tutti avevano continuato la loro vita tranquillamente... persino Gaius s'era arreso a non rivedere più il suo figlioccio. Morgana, che sembrava provare qualcosa per Merlino, era partita per una destinazione ignota il giorno successivo alla sparizione del valletto e Gwen, la migliore amica del mago non aveva più parlato di lui, come se stesse cercando di dimenticarlo.
Voltò il capo verso la porta e sospirò ancora. Non avrebbe mai immaginato di stare così a terra senza Merlino. Era il suo migliore amico... avevano condiviso tante avventure insieme e, finalmente, dopo tanto tempo non era più solo. Era arrivata una persona che gli tenesse testa e, specialmente, che gli volesse bene aldilà dell'essere o meno l'Erede di Uther Pendragon. E ora, per colpa delle stupide leggi di suo padre, quella stessa persona era dovuta scappare via. Il principe si morse il labbro, furioso, alzandosi in piedi e brandendo la spada, ruppe tutto ciò che gli capitava sotto tiro, sfogando la sua rabbia che fino a quel momento era rimasta sopita dentro di lui, troppo sconvolto per accettare quello che stava succedendo.
E' assurdo, è dannatamente ingiusto. Solo io posso dare il permesso a Merlino di sparire, nessuno deve cacciarlo se non lo dico io.
Ripeteva a sé stesso quella frase, cercando di porre fino a quello strazio, al dolore atroce che stava provando. Era di nuovo solo... e questa volta non sarebbe arrivato nessun valletto (nessuno amico) a salvarlo dal baratro in cui stava cadendo.
Lanciò la spada contro il muro, cadendo in ginocchio sul pavimento, ansimante. Le lacrime gli pungevano gli occhi per uscire. Avrebbe tanto voluto urlare, imprecare, prendere a calci chiunque gli capitasse sotto tiro. Ma no. Non poteva. Lui era l'Erede, non poteva soffrire così per la mancanza di un servo.
Si morsicò le labbra e imprecò sottovoce, asciugandosi gli occhi lucidi..
«Maledizione, maledizione. Ti odio, Merlino.» Ma odio ancora di più me stesso per averti lasciato andare via.
Arthur alzò lo sguardo, sentendo il rumore della porta che si apriva. Lady Morgana attraversò la stanza lentamente, con ancora indosso il mantello di quando era sparita. Il cappuccio dello stesso che faceva intravedere un timido sorriso e le gote arrossate per il freddo. Artù si alzò in piedi, stravolto, attraversando a grandi falcate la sua stanza. Non può essere realmente Morgana, è impossibile, continuava a ripetersi il giovane principe ma, ad ogni passo che faceva la figura della ragazza si faceva sempre più chiara e distinta e, quando finalmente fu ad una spanna dal suo viso, Morgana si tolse il cappuccio rivelando i profondi occhi chiari sorridergli accompagnati dalle labbra anch'esse piegate in un sorriso fraterno. Artù sospirò pesantemente, tendendosi verso di lei e stringendola forte in un abbraccio. Non l'aveva mai fatto in tutti quegli anni in cui avevano vissuto insieme e si conoscevano... però, in quel momento, dopo due settimane ch'era rimasto nell'angoscia più pesante che avesse mai provato, tristemente solo, senza notizia alcuna, Artù pensò seriamente che abbracciare Morgana non fosse poi quel grande sacrilegio per il suo ostinato orgoglio
«Ti vedo in forma, Arthur.» La risata cristallina di Morgana lo fece scostare leggermente da lei, facendo in modo che tornasse il solito algido principe di sempre. Tossì per riprendere contegno e incrociò le braccia al petto.
«In forma?» Ripeté assottigliando gli occhi «Tu nemmeno immagini cos'ho passato io in queste due settimane, Morgana.»
Il sorriso si spense automaticamente sulle labbra della fata, lasciando spazio ad un'espressione cupa. Eppure, pensò il principe, lo scintillio negli occhi della ragazza lo convinceva poco... c'era qualcosa che gli teneva nascosto. Anche lei come Merlino. Un brivido freddo gli percorse la schiena. Il suo servo gli aveva tenuto nascosto il suo segreto e poi era sparito senza dirgli nemmeno una parola. Possibile che Morgana stesse facendo la stessa cosa? Il principe scosse la testa. No, lei non l'avrebbe mai fatto.
«Dove sei stata per tutto questo tempo? Mio padre è preoccupato da morire, dobbiamo andare immediatamen-»
Morgana fece un cenno di diniego con la testa, facendogli cenno di tacere. Arthur Pendragon capiva sempre meno di ciò che stava succedendo... forse erano gli effetti di due settimane di insonnia perenne. O forse era davvero perché tutto ciò che accadeva intorno a lui era ridicolo e senza un senso logico. Forse tutti e due a pensarci bene.
«Ascoltami Artù. Non abbiamo molto tempo.» Disse a bassa voce la giovane ragazza dando un'occhiata alle sue spalle. Arthur sentì dei rumori di passi provenire dal corridoio, sembrava piuttosto affrettati in verità.
«Ora non posso spiegarti ma devi fidarti di me!» Proseguì, allarmata, Morgana «Non dire a nessuno che mi trovo qui, hai capito bene? A nessuno.»
Artù fece appena in tempo a vederla sparire dentro il suo armadio quando la porta della sua stanza si aprì con uno scatto secco e, al suo cospetto comparve Uther Pendragon con al suo seguito due o tre guardie. Il re diede un rapido sguardo alla stanza, regolarizzando il respiro accelerato per poi guardare suo figlio.
E, in quel momento Arthur capì. La sua quasi-sorella gli stava veramente nascondendo qualcosa.  
«Alcune guardie hanno detto di aver visto Morgana venire da questa parte!» Proferì il re, entrando nella stanza e scrutandola da cima a fondo «Tu l'hai vista?»
Gli occhi di Uther erano quasi fiammeggianti. Non era collera e, quando rispose, Artù si sentì quasi in colpa verso suo padre... ma, in fondo, Morgana dopo avrebbe avuto tante cose da spiegare. E, questa volta, non l'avrebbe lasciata andare via senza che tutta la situazione fosse stata chiara.
«Se l'avessi vista ti avrei avvertito, padre.» Rispose il principe, cercando di avere un tono indifferente.
Uther squadrò suo figlio per un secondo. E, in quel secondo Artù pensò di essere stato scoperto, suo padre avrebbe aperto l'armadio e avrebbe scovato Morgana e quindi anche la bugia del biondo, sbattendolo immediatamente nelle segrete o, peggio per il suo orgoglio, alla gogna pubblica. La stessa in cui lui sbatteva sempre Merlino quando non obbediva agli ordini o quando faceva di testa sua, portando a termine un lavoro diversamente da come gli era stato ordinato di fare. Un rivolo di sudore freddo gli imperlò la tempia sinistra, aspettando qualche altra parola dal parte del re. Uther, per tutta risposta, sbuffò esasperato, facendo un lieve cenno alle guardie di lasciarlo solo con suo figlio e così fecero mentre Artù poté tirare un sospiro di sollievo. Non erano stati scoperti. Per ora.
«E' che ho paura le sia successo qualcosa. Morgana non è mai sparita in questo modo.» Disse il re, passandosi una mano guantata sulla tempia.
«Morgana non è una stupida. Sta bene.» Rispose il principe, lanciando una lieve occhiata allo sportello, aperto per un tratto, del suo armadio.
«E tu come lo sai?» Domandò il re, inarcando le sopracciglia.
«La conosco.» Fu la risposta criptica e schietta del ragazzo.
Uther annuì lievemente, anche se la preoccupazione del re non calava. Prese a passeggiare avanti e indietro per la stanza, facendo congetture su congetture, interpellando sporadicamente il principe che, nel frattempo, s'era seduto sul letto attendendo che lo sproloquio di suo padre finisse. Secondo i suoi calcoli non ci doveva mettere ancora molto prima di uscire dalla porta e tornare a farsi gli affari suoi. Erano due settimane che quella farsa andava avanti, Artù non ne poteva proprio più. Si buttò all'indietro, coricandosi sul letto a baldacchino, aspettando che il re smettesse di arzigogolare discorsi senza senso quando una sua frase attirò l'attenzione del principe.
«E se quel tuo servo straccione l'avesse rapita?»
Per qualche secondo la domanda aleggiò nell'aria come se nessuno dei due ne avesse colto il pieno significato. Uther si fermò in mezzo alla stanza, strofinandosi il mento pensoso, poi annuì a sé stesso.
«Sì, dev'essere andata per forza così! Quello stregone ha rapito Morgana, l'ha portata con sé per avere un lasciapassare nel caso qualcuno l'avesse riconosciuto mentre scappava!»
Le parole di Uther Pendragon avevano sempre l'effetto di far imbestialire il figlio. Che gli chiedesse di chiamare le guardie, che gli chiedesse se stava bene, che gli chiedesse qualunque cosa, Artù Pendragon era estremamente irritabile quando suo padre gli parlava. Perché il modo in cui glielo diceva era da re e non da padre. Lui imponeva che gli venisse detto non chiedeva niente. Un Pendragon non domanda mai niente, era il suo motto e col tempo anche Arthur s'era convinto che fosse la verità, semplicemente ignorando l'atteggiamento bisbetico del padre. Solitamente riusciva a contenere il malumore che le sue parole provocavano, mettendosi la maschera di ghiaccio che aveva imparato a costruirsi con gli anni ma, quando il re aveva nominato Merlino e aveva messo nella stessa frase il suo servo, "Morgana" e "rapimento", per poco non gli saltò addosso dalla rabbia. Si alzò dal letto con un colpo di reni, stringendo i pugni furiosamente.
«Merlino non ne sarebbe mai capace.» Sillabò a denti stretti verso il padre «Merlino è una brava persona, vuole bene a Morgana. E a me.» Cosa che tu non hai mai fatto, aggiunse mentalmente ma che non disse.
Uther alzò gli occhi verso suo figlio, inarcando le sopracciglia scure in un moto di stizza.
«Stiamo parlando di un dannato stregone, Artù, mettiti in testa che ti ha sempre preso in giro fin dall'inizio.» Mormorò, alzando di un tono la voce e puntando il dito verso il principe.
«Merlino non mi ha mai preso in giro!» Urlò quest'ultimo, furioso per le accuse che il re stava rivolgendo al suo servo.
«E perché non ti ha detto che possedeva poteri magici? Me lo sai spiegare il perché, Artù?»
Il biondo schiuse le labbra pronto a replicare ma le parole gli morirono in gola esattamente come si aspettava il re che storse le labbra in una smorfia. Uther Pendragon non aveva la minima idea di come le sue parole avessero trafitto il petto del figlio... ma, in effetti, il re non si accorgeva mai di quando Artù stava male a meno che non fosse lui stesso a farglielo notare... il che non succedeva mai.
Uther voltò le spalle ad Artù, uscendo dalla sua stanza sbattendo la porta con forza, urlando alle guardie di riprendere le ricerche di Morgana da dove erano state interrotte o a pagarne sarebbero state le loro teste.
Per qualche rimbombò nell'aria solo il rumore dei passi frettolosi del re poi, solo il silenzio. Artù imprecò sottovoce, passandosi una mano fra i capelli, al limite della sopportazione. Gli faceva male la testa e non riusciva più ad articolare un pensiero decente. Era impossibile, quell'incubo doveva finire. Merlino sarebbe tornato a casa, con le buone o con le cattive.
Morgana aprì lentamente le ante dell'armadio, senza fare il minimo rumore per poi avanzare lentamente verso Arthur. Gli posò una mano sulla spalla, facendolo irrigidire di colpo e lui, per tutta risposta, si allontanò di qualche passo, sbuffando sonoramente. Non riusciva a dare un senso a tutto ciò che stava accadendo, anche se erano passate già due settimane. Se Merlino non lo avesse salvato... se lui non avesse mostrato i suoi poteri a tutto il regno solo per proteggerlo, in quel momento sarebbe stato lì con lui, a pulire la sua armatura magari e a lamentarsi di quanto fosse un asino, sì, ma reale. Gli sfuggì un lieve sorriso, massaggiandosi le tempie, scosso. Era dura ammetterlo, eppure gli mancava. Gli mancava il solito Merlino, quel ragazzo divertente che, pur andando quasi ogni giorno alla gogna per motivi più che futili, non perdeva mai il sorriso contagioso che, il principe si trovava a contraccambiare senza saperne bene il motivo. Era impossibile che gli mancasse così tanto.
«Perché non mi ha detto niente, Morgana?» Sussurrò l'Erede, lanciando una flebile occhiata alla ragazza «Non merito forse la sua fiducia? Non ho sempre cercato di difenderlo? Perché ha fatto di tutto per tenermelo nascosto?» Domandò, come un fiume in piena, riversando tutti i suo dubbi, la sua stanchezza, su Morgana che strinse i denti e socchiuse gli occhi per non permettere alle lacrime di uscire. Artù si fermò di botto, notando l'espressione malinconica della ragazza e si morse la lingua. Anche lei ci sta male. Anche lei soffre per la sua mancanza. Artù si sedette sul letto, più stanco di quando aveva iniziato a parlare.
«Chissà... forse mi ha davvero sempre mentito. Forse non è mai stato mio amico.» Sussurrò il principe, mentre un forte nodo allo stomaco gli impediva di continuare. Era troppo doloroso, tutto quello che stava accadendo non era giusto, per nessuno. Si prese la testa fra le mani, stringendo i pugni così forte da conficcarsi le unghie nella carne. Morgana inclinò la testa da un lato, avanzando verso il principe ed inginocchiandosi davanti a lui gli fece alzare la testa per poterlo guardare negli occhi con un accenno di sorriso sulle labbra.
«Se ti dicessi che so dove si trova Merlino e che voglio portartici... tu smetteresti di pensare queste stupidaggini?»
Artù sgranò gli occhi, mentre le labbra si piegavano in una smorfia di stupore. Con il cuore che batteva frenetico e l'ansia che cresceva man mano che Morgana  riuscì a balbettare qualche parola per chiedere spiegazioni ma Morgana lanciò un'altra occhiata alla porta. Di nuovo rumore di passi, forse le guardie.
Si voltò verso Arthur e lo abbracciò in uno slancio di affetto.
«Ti aspetto stanotte fuori dalle mura del castello. Non mancare.»
Detto ciò, si alzò velocemente, aprendo la finestra della camera di Artù e, sorridendo nella sua direzione, si lanciò nel vuoto senza alcuna esitazione. Arthur sbiancò alzandosi dal letto per correre alla finestra, il cuore che batteva a mille per l'agitazione, ma quando si affacciò di Morgana non c'era traccia. Artù sospirò. Non poteva far altro che aspettare quella notte per rivedere Merlino e sapere finalmente tutta la verità.
   
 
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