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Autore: Gondolin    10/02/2010    6 recensioni
Ce n'erano molti, di modi per perdere le ali, ma non si era mai certi; comunque era un processo lungo ed estremamente doloroso. Non c'erano leggi scritte, precise. La volontà divina, quella era perfetta e immutabile, ma a noi semplici angeli non era dato conoscerla. Certo, mettere un cartello col regolamento interno all'ingresso avrebbe facilitato le cose a tutti, ma non è che si potesse andare da Dio -il Dio onnipotente dei monoteisti- a lagnarsi di simili quisquilie. Ogni tanto ne avevamo parlato con Atena, che anche se era in pensione restava una con cui si poteva ragionare, una che sapeva cosa voleva dire Giustizia.
[Sì, è esattamente quello che sembra: una AU allucinante e un po' blasfema in cui si parla di angeli e diavoli][Aphrodite/Death Mask]
Genere: Dark, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cancer DeathMask, Pisces Aphrodite
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La rabbia di amare'
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Parte: 1/2
Genere: drammatico, sovrannaturale
Avvertimenti: AU in cui Aphrodite è un angelo e Diemme un diavolo, WTF all'ennesima potenza, yaoi, blasfemume vario, litri di sangue, linguaggio da portuali (un giorno o l'altro taglio la lingua a Cancer), narrato prima persona alternativamente dai due (ribadisco la mia intenzione di tagliare la lingua a quel dislessico di Cancer. Giuro, io non scrivo così! Ma da quando [info]levyrasputin mi ha detto che il mio Death Mask è quasi pulp ho dato di matto, e poi è stato Novecento di Baricco a farmi iniziare questa storia assurda, quindi capitemi...), variazione di POV
Coppia: Aphrodite/Death Mask
Conteggio parole: 8386 (totale dei due capitoli)
Note: Doveva essere solo una PWP per il p0rnfest #3 @ [info]fanfic_italia col prompt Saint Seiya, Aphrodite/Death Mask, la rabbia di amare, ma si è trasformata in questo mostro di dodici pagine, un parto di una settimana. Gracious God! *faints*
L'angelo a cui fa riferimento Deathy all'inizio è una cosa di questo genere.
Colonna sonora: direi quasi obbligatoria, visto che senza tutti questo non sarebbe mai nato: Cirque du Soleil - Alegria (è cantata in spagnolo, inglese ed italiano).



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Lui, il cretino coi capelli azzurri, era stato un angelo una volta. Non si capiva chi cazzo gliel'avesse fatto fare ad uno così di strapparsi le ali. Voglio dire: era bello, bello come... be', un angelo. E da una faccia -e un corpo, eterni dei, che corpo!- così ti aspetteresti tutto il bene del mondo. Invece no: quello poteva avere il paradiso e se n'è andato pur di poter fare il bastardo in santa pace. Mi piace credere che l'abbia fatto anche per me, ma chi cazzo lo capisce a quel cretino coi capelli azzurri?

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Ce n'erano molti, di modi per perdere le ali, ma non si era mai certi; comunque era un processo lungo ed estremamente doloroso. Non c'erano leggi scritte, precise. La volontà divina, quella era perfetta e immutabile, ma a noi semplici angeli non era dato conoscerla. Certo, mettere un cartello col regolamento interno all'ingresso avrebbe facilitato le cose a tutti, ma non è che si potesse andare da Dio -il Dio onnipotente dei monoteisti- a lagnarsi di simili quisquilie. Ogni tanto ne avevamo parlato con Atena, che anche se era in pensione restava una con cui si poteva ragionare, una che sapeva cosa voleva dire Giustizia.
Fatto sta che mi ero stufato. Mi ero già stufato prima ancora di conoscere quello stupido diavolo, ma fu proprio lui a darmi la spinta definitiva.
Bisogna dire che ci eravamo proprio trovati: lui che ne aveva abbastanza dell'inferno e io del paradiso. Non che non fosse un emerito stronzo, beninteso: diavolo era nato e diavolo sarebbe morto -se fossimo stati mortali. Era solo che torturare le anime dei peccatori aveva iniziato a dargli sui nervi, forse proprio perché si comportava come loro.
“Sono solo dei poveracci, staminchia”, mi diceva sempre, “Per qualche scopata di troppo, qualche abbuffata o dei soldi spesi male bisogna tormentarli così in eterno?”
Ero d'accordo.
Insomma, eravamo sin troppo umani per i nostri ruoli. Ma non è sempre stato tutto facile; non furono, come si suol dire, tutte rose e fiori.

Alegria
I see a spark of life shining
Alegria
I hear a young minstrel sing
Alegria
Beautiful roaring scream
Of joy and sorrow,
So extreme
There is a love in me raging
Alegria
A joyous, magical feeling

[Allegria
Vedo luccicare una scintilla di vita
Allegria
Sento cantare un giovane menestrello
Allegria
Meraviglioso ruggente grido
Di gioia e dolore
Così estremo
C'è amore in me che infuria
Allegria
Una sensazione gioiosa, magica]


#


Ricordare il nostro primo incontro sembra proprio una roba da checche melense, ma devo ammettere che fu una gran figata. Una cosa che vale la pena raccontare, insomma.
Avete presente quegli angeloni della scultura barocca, armati come antichi greci con tanto di gonnellino di pelle, schinieri, spadone in mano e sguardo non proprio pacifico? Ecco, Phro era esattamente così. Uno spettacolo. Ed era venuto giù per me: stavo facendo casino sulla Terra, e il suo Capo aveva mandato lui. Che poi a pensarci bene, se Dio è onnisciente avrebbe anche dovuto saperlo come sarebbe finita fra noi. E allora perché minchia ha mandato proprio lui, eh? Si vede che o non è poi così onnipotente o era quello che voleva. Ma onestamente la seconda mi pare piuttosto improbabile. Far finire uno dei suoi preziosi angioletti nelle grinfie -e nel letto- di un diavolo? Naaa, non ci credo neanche se me lo viene a raccontare Lui in persona. Insomma, mi sa che il Vecchiaccio perde colpi. Sarebbe da far sapere a Zeus, magari ci fa un pensierino sull'idea di detronizzarlo come ha fatto con suo padre Crono. Così chiudono l'inferno, che è una vera merda, e riaprono l'Ade, i Campi Elisi e compagnia bella. Non che ci fossi già, all'epoca: sono giovane, io. Ma da quello che racconta Proserpina sembra un posto interessante. Ok, forse lei non è propriamente obbiettiva, visto che è innamorata del re di quel posto -e non me la smenate con la sindrome di Stoccolma: alla fine si è innamorata davvero, fine della storia.
Ma sto di nuovo divagando. Sono secoli -secoli, non scherzo- che non metto insieme un discorso coerente. Mi sa che tutto quel torturare anime in pena deve avermi urtato i nervi. Era anche divertente, all'inizio, solo che tutto alla lunga stanca. Cioè, quasi tutto: Phro non mi ha ancora stufato.
Comunque, tornando a noi. Il nostro primo incontro. Io ero in giro a spargere pestilenze, in Sicilia se non ricordo male, e tutt'a un tratto mi trovo davanti 'sto pezzo di ragazzo tutto luccicante di grazia divina -a guardarlo bene mi sarei accorto che iniziava già ad incrinarsi- che, giuro, sembrava glitter spalmabile, di quello che trovi in quelle rivistacce tipo Top Girl. C'aveva un sorriso angelico che però tendeva al ghigno, e una rosa fra i capelli. Invece di preoccuparmi, che uno così a lasciarglielo fare mi riempiva di mazzate, la prima cosa che feci fu mettermi a ridere. Non era pazzia -cioè, forse sì, ma in misura limitata. E poi non si dice che chi sa di essere pazzo non può essere veramente pazzo? Comunque, lasciando perdere i ragionamenti che si mordono la coda, il fatto era che quella fottutissima rosa era indegnamente ridicola. Voglio dire: ti ritrovi davanti uno armato di tutto punto con tanto di spadone a due mani, pronto a combattere per l'ancestrale scontro fra Bene e Male... con una rosa rossa fra i capelli?
Ma la cosa più assurda fu che il cretino in questione non si offese minimamente per il mio scoppio di ilarità. Se ne stette fermo sbuffando appena un po'.
- Fa' ritorno all'inferno che ti ha vomitato, o demonio! - esclamò. Ma nella sua voce c'era qualcosa che non tornava: era come se stesse ripetendo una cantilena ormai venutagli a noia. - In nome del Signore, lascia vivere questi innocenti!
- Ma chi ti credi di essere? L'arcangelo Gabriele?
Non ho mai scoperto se fosse vero, ma dalle mie parti Gabry era conosciuto come il più cazzuto delle schiere celesti, quello che ti faceva a fette in meno di un battito di ciglia con una mano mentre con l'altra sgranava il rosario. Il classico nemico che non vorresti ma incontrare, insomma.
- Tsk, figurati se scomodano un Arcangelo per uno come te!

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Quello che mi annoiava tanto era la mancanza di nemici alla mia altezza. Un angelo come si deve in realtà ama la pace, e lotta solo quando è strettamente necessario.
Dopo il primo assaggio dell'eccitazione della battaglia però io non avevo più potuto farne a meno. Mi piaceva combattere. Forse proprio per questo venivo sempre mandato in missioni che somigliavano a scampanate per la Terra più che a scontri con il Maligno. Altri angeli tornavano su coperti di sangue e ferite, ossa rotte, ali strappate; io niente, fresco come una rosa. Fu per quello che iniziai a mettermi quel fiore fra i capelli ogni volta che scendevo. I miei nemici non riuscivano neppure a spettinarmi. E poi commettere un po' il peccato di vanità era una cosa che aveva il suo fascino, all'epoca. Ero come un ragazzino alle soglie dell'adolescenza, che si bea delle prime minuscole ribellioni, inconsapevole delle vere stronzate che compirà poi in vita sua.
Ah, sì, ogni tanto mi scappa qualche parolaccia. Ovviamente è tutta colpa della pessima influenza di Death.
Dunque il giorno in cui lo incontrai lo credetti un nemico come gli altri, inutile.
- E' diventata un'abitudine far combattere le ragazzine o ci sei solo tu così, lassù? - mi sbeffeggiò, per nulla intimorito. Non che avessi mai visto un diavolo dar segni di paura.
Comunque, tecnicamente, noi angeli -gli angeli, maledizione, gli angeli!, parlo ancora come se fossi uno di loro- non avrebbero sesso, ma per muoversi nel mondo terreno hanno bisogno di un corpo, che viene assegnato appena nati, e al quale spesso l'anima si lega, soprattutto se trascorrono giù molto tempo. Era per quello che spesso le ferite riportate sulla Terra erano così profonde da lasciare cicatrici vere.
Essere chiamato 'ragazzina' allora non mi colpiva più di tanto. Ero abbastanza certo di non essere una femmina, ma in via del tutto teorica il mio corpo non avrebbe dovuto contare molto. In effetti era più che altro una questione di abitudine, credo: non erano cose su cui riflettevo molto, in quel periodo.
- A dire il vero, - risposi - di così bello ci sono solo io.
Prima ancora di finire la frase, mi gettai in avanti per colpire, e una parte di me fu felice di sapere che sarei stato l'ultima cosa sulla quale quegli occhi si sarebbero posati.
Ebbi una sorpresa.
- Ah ah ah! Hai i riflessi di un putto! - ghignò il diavolo, ora a distanza di sicurezza dalla mia spada, che gli aveva solo sfiorato il petto bruno e muscoloso.
Invece di prendermela gli sorrisi con aria di sufficienza. Almeno era in grado di schivare qualche colpo. Chissà che magari non mi ci sarei potuto divertire per qualche minuto.

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Insomma, il cretinetto non fa altro che sorridermi. 'Fanculo ai suoi sorrisi! Io volevo combattere, e lui non mi prendeva sul serio! Mi era montata una rabbia assurda in meno di un secondo, il che non era neanche tanto strano, ma insomma, ero pronto a massacrarlo come si deve.
Feci roteare pigramente il forcone come fosse stato il bastone da passeggio di un qualche dandy londinese per mostrare che nemmeno io lo stavo prendendo troppo sul serio. Ma poi scattai in avanti mirando al petto. Mi sarebbe piaciuto giocare un po' al gatto e il topo, ma avevo imparato che è molto stupido non colpire un avversario quando se ne ha l'occasione, per quanto debole questo ci sembri. E Aphrodite non mi sembrava nemmeno un combattente da quattro soldi.
Infatti tutto quello che riuscii a fare fu di lasciare un graffio sulla sua corazza, mentre l'aria bruscamente spostata dalle sue ali mi schiaffeggiava la faccia.
Ringhiai piano, mentre la sua spada fischiava a pochi millimetri dal mio orecchio. Dover evitare i colpi così in fretta da non avere il tempo di rispondere o bloccare l'arma del nemico è snervante. Tentai di attaccare da sotto, ma il mio tridente incontrò fragorosamente la sua spada.
- Tsk. - fu lo spregiativo commento dell'angelo. Ma una luce selvaggia brillava dietro il sorriso di superiorità, in fondo ai sottili occhi azzurri.
- “Tsk” un bel paio di balle! Continuo a pensare che tu sia lent-
- Dicevi? - mi prese in giro comparendomi improvvisamente vicinissimo. Ma che, si era teletrasportato? Beh, peggio per lui, pensai, emanando una fiammata.
Lui se la prese in pieno. E non gli lasciò un graffio. Immobile, mi guardava sorridendo, e faceva no no con l'indice. - Il Maligno dev'essere a corto di guerrieri se manda gente come te.
Pareva divertirsi come un bambino a prendermi in giro. Si vede che era uno a cui piaceva giocare col fuoco. Interessante: non pensavo che ci fosse gente come lui nell'alto dei cieli.
Riprovai ad attaccarlo, sogghignando di soddisfazione. Feci per muovermi verso destra, ma poi scattai a sinistra. L'angelo rimase disorientato per meno di un secondo, e parò ancora il colpo con la spada, trovandosi però in una posizione alquanto scomoda. Allora gli scatenai le mie fiamme in pieno viso. Riuscì a scansarsi appena in tempo. O quasi. La parte sinistra del suo viso era appena annerita dal fumo, mentre la rosa che mi aveva fatto tanto ridere era bruciata insieme a qualche ciocca dei suoi capelli. Nel complesso però non sembrava uno che stava combattendo con me. Insomma, di solito i miei avversari dopo tutto quel tempo erano come minimo stremati e mezzi morti!
Senza contare la fastidiosa flemma di quell'angelo. Si pulì la guancia con una mano, poi si risistemò i capelli dietro l'orecchio, volando a distanza di sicurezza. Però a guardarlo bene sembrava incazzato. Non era mica per quella stupida rosa?
Fatto sta che meno di un secondo dopo mi ritrovai a dover scansare una saetta, seguita immediatamente dalla spada di Aphrodite che mi lasciò un graffio sul collo.
- Se il primo in molti anni che riesce a colpirmi. - ammise. Poi cercò di staccarmi di netto la testa.
Ovviamente non ci riuscì. Ma si prese un'unghiata in un braccio, e il suo preziosissimo sangue macchiò la manica candida della tunica.
- Ti toccherà passare in lavanderia. Uh, come mi dispiace!
- Tu invece non ci passi da una vita, vero? Secondo me una volta anche i tuoi pantaloni erano bianchi. Poi te la sei addosso quando ti hanno detto che dovevi combattere.
Insomma, per farla breve, visto che la nostra forza era pari, finimmo a tentare colpi qua e là senza convinzione, insultandoci nei modi più idioti del mondo. A ripensarci mi chiedo come sia stato possibile. Voglio dire: a rigor di logica, se eravamo entrambi tanto forti, avremmo dovuto ridurci male a vicenda, e a quest'ora forse non sarei qui a raccontarla.
E anzi, per ulteriore insulto ad ogni logica, alla fine ci fermammo pure, stremati. Restammo a guardarci negli occhi senza più voglia di fare niente.
- Di solito gli esseri umani quando incontrano un nemico degno alla fine dello scontro si stringono la mano. - proposi infine, tanto per dire una cazzata provocatoria. Però sarebbe stato divertente stringere davvero la mano ad un angelo. In realtà ogni contatto in teoria era severamente proibito, ma vedi mai che facevo cadere quello strano tipo e lo facevo diventare uno dei nostri. Se era successo una volta, poteva capitare ancora, no? Non dovevamo essere fatti di materia tanto diversa, in fondo.
- Non si può. - rispose lui senza convinzione.
- In culo alla legge.
Aphrodite scosse il capo. - Non è questione di legge, intendo proprio che non si-
Imprudentemente, gli tranciai a metà la frase e gli afferrai una mano. Bruciò. Bruciarono. Le nostre mani, intendo. Un dolore atroce. Gridai e scattai indietro. - Stronzo! Pensavo che il combattimento fosse finito!
L'angelo sbuffò. - Non sono stato io. - spiegò con invidiabile pazienza, reggendosi la mano ustionata con l'altra ma senza la minima espressione di sofferenza nella voce - E' quello che ti stavo dicendo prima. Non può esserci alcun contatto fra noi e voi. È per questo che anche se siamo creature immortali ci possiamo uccidere a vicenda. E grazie alla tua stupidità sarà un miracolo se non mi resteranno cicatrici sulla mano.
- Tanto a voi i miracoli li danno un tanto al chilo come le mele, no? - sbottai, immaginando Dio come un gigantesco fruttivendolo e deprimendomi per non essere riuscito a sconfiggere il dipendente di un fruttivendolo. Comunque, si dice “saperne una più del diavolo”, ma posso assicurarvi che Phro ne sapeva sempre più di me. Su tutto.
- Voi di mele non dovreste neanche parlarne. - ribatté Aphrodite sarcastico - Quella serpe del tuo capo ha combinato con una sola più guai di quanti tutti voi messi insieme non ne combinerete mai.
Non potei trattenermi dal ridere, e alla fine ce ne andammo entrambi pressoché illesi.

#


Ma credete che su me l'abbiano fatta passare liscia? Eh, no. Le mie stranezze erano tollerate, ma superati certi limiti iniziavo a diventare un pericoloso sovversivo. E non era tanto il fatto di non aver sconfitto il mio nemico, che era obbiettivamente forte, quanto l'inconfondibile bruciatura sulla mia mano destra.
Temetti persino di non poter più tornare sulla Terra, ma fortunatamente la mia punizione non durò a lungo. Quando mi ci rimandarono però non fu per combattere, ma per annunciare ad un vecchio religioso dalla vocazione ormai arrugginita che la grazia divina era con lui. Normale amministrazione, insomma, ma sempre meglio che restarmene lassù per il resto dell'eternità. Ora, è necessaria una precisazione: c'è un motivo se il paradiso è il paradiso e l'inferno è l'inferno, e certamente casa mia era un posto meraviglioso, o almeno così mi era sempre parso; il fatto è che se stavo fermo troppo a lungo iniziavo a sentirmi prigioniero. Era per questo che amavo tanto scendere sulla Terra, non perché la trovassi obbiettivamente più bella del Cielo.
Quando giunsi al convento dove si trovava l'anziano frate però avvertii subito che c'era qualcosa di sbagliato. Puzza di zolfo. Avrei dovuto essere preoccupato e invece non potei trattenere un sorriso: forse avrei avuto occasione di combattere.
Mi precipitai verso la cella del frate, nella quale proprio in quel momento stava entrando un demonio. Ah-ah, credeva di avermi battuto sul tempo!
- In nomine Patris, vade retro, servus Satanae! - gli gridai. Un essere umano forse avrebbe esitato chiedendosi se colpirlo alle spalle o meno, ma nella mia mente quell'opzione semplicemente non esisteva. Un angelo non è autorizzato ad essere sleale nemmeno se il suo avversario è un diavolo; a me poi l'idea ripugnava come guerriero oltre che come servo del Signore.
Il diavolo in questione si voltò stupito.
Se fosse stata mia abitudine avrei imprecato pesantemente: era lo stesso con cui avevo combattuto anni prima, colui che mi aveva fruttato un lungo esilio dalla Terra. Coincidenza bizzarra e sfortunata, se si fosse venuto a sapere. Di tutti i demoni che l'inferno poteva vomitare, perché proprio lui?
Poco male, mi dissi, stavolta l'avrei sconfitto in men che non si dica.
Perché l'avrei sconfitto, vero?
Ecco, esatto: no. Un altro nulla di fatto che però distrusse per il nostro divertimento un'intera ala del monastero. E ovviamente a chi toccò rimettere a posto tutto, dopo? Chi dovette ricostruire le mura e manipolare le menti perché dimenticassero quello spettacolo?
Comunque in un modo o nell'altro riuscii persino a portare a termine la mia missione originaria, e stavolta senza bruciature imbarazzanti. Sperai che quella fosse l'ultima volta in cui vedevo Death Mask. Pregai che fosse l'ultima.
Ma quando mai le preghiere vengono esaudite? Giuro che se non l'avessi visto coi miei occhi avrei iniziato a dubitare dell'esistenza di Dio; mi limitai a dubitare della sua utilità quando rividi quel diavolo per la terza volta.
Ero in cima ad una montagna, sulle Alpi. Non avevo un particolare motivo per essere lì, avevo appena sconfitto un diavolo nelle vicinanze ed avevo pensato di trattenermi a godermi lo spettacolo. Adoravo i picchi rocciosi che emergevano cupi in mezzo al bianco della neve, troppo scoscesi perché questa avesse potuto depositarvisi.
Stavo fissando una cima in lontananza, quando un rumore sotto di me mi distrasse, e mi accorsi di una valanga che si stava staccando proprio dal costone che sorvolavo in quel momento, accompagnata dal sempiterno odore di zolfo. Non crediate che tutte le disgrazie siano causate da un demone in agguato: era semplicemente la mia sfortuna -o fortuna?- a farmi capitare sempre in presenza degli emissari di Lucifero.
- Ma porcaccia di una miseria! Non c'è rimasto secco nessuno in 'sta cazzo di valanga! E allora che l'ho staccata a fare? - stava urlando una voce poco sotto di me. Una voce ormai preoccupantemente familiare.
- Ancora tu? - sbottai planando verso il picco sul quale si era bellamente appollaiato, simile ad un uccello rapace con le grandi ali nere ripiegate quasi a guisa di mantello.
Mi scoccò uno sguardo appena un po' sorpreso. - Io? Sei tu che sei sempre fra le palle.
- Bontà divina! - esalai - Credo di aver sentito più parolacce ora che negli scorsi duecento anni.
- Che c'è, vuoi lavarmi la bocca col sapone? - ghignò lui.
- Vorrei disintegrartela, la bocca, insieme a tutto il resto. Ma sembra disgustosamente difficile. - non era codardia, la mia, ma il sapere che saremmo finiti di nuovo in parità mi sembrava quasi più noioso che il non combattere affatto.
- Non è che in realtà non vuoi?
Lo fissai sbigottito. Perché mai io non avrei dovuto desiderare la morte di un diavolo?
- Magari ti sto simpatico. - ghignò Death Mask.
Fu allora che mi resi conto del fatto che quello era completamente matto. Curiosamente però quella frase mi si installò in testa con fastidiosa insolenza, quasi fosse stata vera.
- Beh, senti angioletto, mi piacerebbe molto restare qui a parlare con te, ma ho degli innocenti da sterminare, delle anime da comprare e altre commissioncine per il Capo. Una noia, sai, ma mi tocca. - spiegò le ali, e mentre se ne andava -mentre io, più pazzo di lui, lo lasciavo andar via- si voltò per gridarmi, ridendo: - Ah, comunque io mi chiamo Death Mask, in caso volessi venire a cercarmi.
- E io mi chiamo Aphrodite, in caso volessi sapere il nome di quello che ti farà la pelle!
See, come no. Basta guardare come siamo finiti.

  
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