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Autore: Rota    11/02/2010    1 recensioni
Non è per nulla facile fare affidamento sugli altri, non è per nulla facile concedersi il lusso di riporre le proprie aspettative sull’altrui persona. E’ una cosa che richiede una certa propensione allo spirito di gruppo, nonché una notevole fiducia nel prossimo.
Per un condannato a morte – per un criminale che ama uccidere sopra ogni cosa – ciò è davvero, davvero molto difficile.

[Sokaro- centric; leggerissimo SokaroMarian]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if?, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Like a monster'
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come un ossesso Premessa, per favore leggete prima di fiondarvi sulla ff.
Dunque, io seguo il manga dell’edizione italiana, per altro mi sono fermata per ora al numero 17 per cui considerate che io non ho a disposizione tutte le informazioni possibili sui personaggi che muovo.
Detto questo, a me è piaciuto un personaggio in particolare, ovvero il signor Winters Sokaro. E’ uno stronzo, è un bastardo… e io lo amo da impazzire **.
E’ un accenno di CRACK PAIRING, quello che sto per proporre. Non voglio rogne per questo, sono libera di accoppiare chi cavolo mi pare quando cavolo di pare. Per cui, evitate di esprimere risentimento in tal senso – lo trovo infantile e basta, sinceramente.
Detto questo, spero possiate godere del mio piccolo lavoro ^^
Buona lettura **


Dedico questa cosuccia a Kicchina, a oceanredwhite, a retsu89, a Serenity, a yaoilove, a Ermellino e a TUTTE le altre lettrici e commentatrici (scusate se non vi chiamo a una a una, sappiate che però SO che ci siete) che con la loro semplice presenza mi riempiono il cuore di gioia.
Grazie mille, a tutte voi ^^
Spero di non deludervi neanche questa volta :3






Come un ossesso





“Sono solo dei perdenti. Non ho parole da sprecare per loro”



Non è per nulla facile fare affidamento sugli altri, non è per nulla facile concedersi il lusso di riporre le proprie aspettative sull’altrui persona. E’ una cosa che richiede una certa propensione allo spirito di gruppo, nonché una notevole fiducia nel prossimo.
Per un condannato a morte – per un criminale che ama uccidere sopra ogni cosa – ciò è davvero, davvero molto difficile.
Per questo la tua faccia non può far altro che inasprirsi in espressioni di pura cattiveria, a ricordare un disprezzo profondo e radicato, quando qualcuno dei tuoi sottoposti si fa uccidere come il più misero dei vermi. E’ qualcosa di incredibilmente irritante per te, Sokaro. Quasi un’offesa alla tua persona.
Non concedi l’errore, neppure minimo, perché vuol dire entrare nella categoria dei perdenti. E tu non lo sei.
La tua forza è la più alta espressione di vitalità che tu conosca – solo chi è forte vive, il resto è misera spazzatura.
La maschera che porti addosso, così abilmente a celare l’intero tuo volto, nasconde ognuno di questi turpi sentimenti. Il tuo modo ossessivo di fare a brandelli i tuoi avversari, godere della loro sofferenza, è un modo come un altro di appropriarsi della vita altrui e farla tua – sentirsi vitali come quando si fa l’amore, in egual misura e in egual intensità.

Forse ti sarai chiesto alcune volte se la tua intransigenza possa risultare fastidiosa o opprimente, un ostacolo a quello che dovrebbe essere un gruppo unico e compatto.
Balle, in verità. Stai combattendo una guerra, e in una guerra contano i vivi più dei morti – solo loro possono fare la differenza, chi cade è drammaticamente perso per sempre.
Non vuoi, non vuoi proprio, concedere il minimo pezzo di te a simili individui. Perché vorrebbe significare morire assieme a loro. E tu vuoi vivere, continuare a farlo fintanto che hai energie.
E’ la morte altrui che disprezzi, perchè debole e viscida, da commiserare tutt’al più come la più bassa di tutte le cose che un essere umano può concepire.
Scampato alla morte, non puoi che continuare a rifuggirla come un ossesso.

Per quello che ogni volta che, con le tue rudi mani da assassino, tocchi Marian Cross non puoi far altro che gioire incredibilmente, quasi in preda a convulsioni di piacere.
Non è una carezza gentile quella che concedi così come lui non ricambia con espressioni aggraziate e piene di commozione. E’ qualcosa di veloce – che passa per non tornare più – qualcosa di vigoroso e che si impone – per non dover chiarire il concetto in altra forma.
Sei sicuro che sotto la tua mano Marian non si spezzerà, mai. Che non morirà se non per fare una strage dei nemici – come tu faresti e come hai sempre fatto. Vende cara la sua pelle, non crolla con facilità.
E questo ti piace, ti piace da impazzire.
Baciare un tal uomo, godere di quanto più piacevoli le sue mani possano dare, potersi dichiarare senza mezzi termini il suo amante… è qualcosa che eleva il cuore in alto e lo fa vibrare, sicuramente.

Come un ossesso, Sokaro, hai cercato per tutto questo tempo qualcosa – qualcuno – che potesse personificare la tua sete estrema di vita.
L’hai trovato, finalmente. In una chioma rossa e in una faccia da prendere a cazzotti in ogni momento.
   
 
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