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Autore: Rota    12/02/2010    2 recensioni
Il fruscio del tessuto che sfrega su altro tessuto – una giacca scura sopra una camicia candida e ordinata – si sentì distintamente nonostante forti rumori schiamazzanti irrompessero dall’esterno alterando in tal modo la sensibilità dell’udito.
Nella periferia delle grandi città la vita cominciava presto, e con essa la gente urlava senza farsi troppi problemi o domande di sorta. Così, ogni basso suono era attutito e celato da tutta quella marmaglia di grida e strepiti. Un gran vantaggio, in realtà, specialmente per chi nel rumore doveva nascondersi.

[SokaroMarian]
[A yaoilove e XShade, che apprezzano incredibilmente il generale Sokaro **]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altro personaggio , Marian Cross
Note: What if?, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Like a monster'
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come un amante Un'altra SokaroMarian *-*
Questa coppia mi sta prendendo sempre di più xD
E' per yaoilove, questa piccina ^^ E anche per XShade, che mi ha detto di amare Sokaro **
Per voi, signore mie ^^
Che possiate apprezzare ^^






Come un amante








Il fruscio del tessuto che sfrega su altro tessuto – una giacca scura sopra una camicia candida e ordinata – si sentì distintamente nonostante forti rumori schiamazzanti irrompessero dall’esterno alterando in tal modo la sensibilità dell’udito.
Nella periferia delle grandi città la vita cominciava presto, e con essa la gente urlava senza farsi troppi problemi o domande di sorta. Così, ogni basso suono era attutito e celato da tutta quella marmaglia di grida e strepiti. Un gran vantaggio, in realtà, specialmente per chi nel rumore doveva nascondersi.
Marian Cross amava le uscite di scena discrete – scomparire prima che la coscienza altrui potesse anche solo intenderlo, qual grande e nobile arte  – gli permettevano di muoversi più velocemente senza porsi la questione di sentimenti traditi o amanti che pretendevano sentimenti commossi per le proprie disgrazie. Insomma, una capacità simile arrecava solamente vantaggi.
Purtroppo però Marian non era sempre accompagnato da tali sprovveduti che si lasciavano incantare da sorrisi gentili e parole piene di sentimento. Ogni tanto capitava che, a condividere il letto con lui, ci fosse qualcuno che di femminile non aveva molto, così come forme morbide erano assenti dal suo corpo e la minima traccia di gentilezza quasi bandita da un viso fin troppo spesso celato.
Per questo, quando la voce gutturale del Generale Sokaro gli arrivò alle orecchie – in tutta la sua infinita grazia – lui non poté far altro che sorridere.
-Ehi, Marian… te ne vai via così?-
Cross si voltò appena, giusto per vedere la bocca di quella bestia nera curvarsi in un ghigno.
-Non mi saluti neanche?-
Era irrisorio, Sokaro. Perché sapeva di poterlo essere – sapeva bene fin dove poteva tirare la corda.
Per quanto Marian sorridesse, per quanto il tono che usava persino nei suoi confronti arrivasse a essere niente di meno che gentile, Sokaro sapeva fin troppo bene di cosa quel bastardo era capace.
Non che ne avesse paura – questo mai – ma stuzzicare una simile arma semovente lo esaltava, quasi riuscisse a vedere in lui uno dei pochi avversari degni di tale nome.
E tutto quello era eccitante all’inverosimile.
Marian sorrise, sistemandosi meglio la giacca sopra le spalle.
-Non volevo disturbare il tuo sonno, tutto qua…-
Sokaro rise senza pudore – non lo conosceva proprio, gli era impossibile praticarlo – e si alzò a sedere sul materasso tendendo le forti braccia.
Lo prese, circondando la sua vita, attirandolo a sé senza tanti complimenti: era abbastanza vicino al letto perché gli fosse possibile prenderlo così.
-Non è così che ci si congeda… non te l’hanno insegnato?-
Stuzzicare, ancora stuzzicare.
Quel barbaro aveva ricevuto un’educazione che non poteva essere paragonata – minimamente – a quella di un fine ed educato scienziato qual’era Cross. Ma proprio per questo Winters si divertiva a individuare tutte le pecche in quello che avrebbe dovuto essere il “perfetto stile di un nobiluomo inglese”, quasi che a Cross importasse qualcosa davvero.
Era un gioco e lui semplicemente si attendeva a quello.
Marian si limitò a sorridere, superiore a certe frecciatine, così come si limitò a lasciarsi trascinare contro il corpo muscoloso dell’altro Generale – senza porre la minima resistenza.
Ghignò, quando considerò d’essere troppo vicino all’altro.
-E a te non l’hanno insegnato che non si mettono le mani addosso alle persone?-
Con un gesto, semplice e preciso, si liberò di quella stretta che lo teneva imprigionato, facendo sorridere Sokaro – la sua faccia si deformava in maniera quasi piacevole ogni volta che lo faceva, ma restava di fondo sempre la solita bestia.
E, giusto per vedere per un fugace istante quell’espressione di stupore sul suo viso – così rara quanto apprezzabile – si chinò su di lui velocemente, prendendo il suo viso con le mani già coperte dai guanti.; lo baciò, quasi tenero.
Il secondo passò veloce, tanto che Cross non si stupì affatto di sentire ancora una volta le braccia di Sokaro prenderlo con forza e baciarlo con foga, quasi dovesse mangiare la sua bocca e le sue labbra.
Dio, quanto era brutale anche in quelle cose.
Sembrava quasi che gli desse fastidio una parola dolce, una carezza gentile. Da quando si era concesso a lui – semplice spontaneità, era stato un caso come un altro – aveva potuto constatare che quello che appariva di Sokaro come guerriero era la stessa cosa che appariva di Sokaro come amante.
Passionale quasi a sfiorare la brutalità.
Eppure quelle spalle forti – proprio quelle spalle su cui la Sorte aveva fatto gravare la stessa angoscia della Morte inesorabile – erano semplici ancore a cui aggrapparsi. Perché Sokaro cadeva sempre in piedi, se proprio doveva cadere. E avere un amante con cui non dover preoccupare il cuore era una soddisfazione incredibile.
Sokaro non sarebbe stato vinto dalla guerra: sarebbe rimasto lì, imperturbabile nella sua folle pazzia, a sorridergli come solo una bestia ferina poteva fare.
Si liberò, alla fine, dalla sua presa, allontanandosi da Winters non senza una certa difficoltà. Quando voleva sapeva essere peggio di una piovra.
Sorridendo senza più nulla dire, si avviò all’attaccapanni e prese la sua divisa, indossandola con lentezza.
E prima di sparire dietro la porta, lasciandosi dietro solo un ghigno strafottente, poté sentire nuovamente un ringhio provenire da quella gola rude.
-Vedi di non farti aspettare tanto la prossima volta…-
   
 
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