ACCEPT
YOURSELF.
L’auto
di Rosalie si allontanò velocemente. Lei, Esme e Alice
avrebbero passato la
giornata a fare shopping, Edward e Carlisle a caccia.
Nella
grande e confortevole dimora dei Cullen rimasero solo Jasper ed Emmett.
Jasper diede un’occhiata
fintamente distratta alla finestra. Aveva fatto di
tutto perché Alice, maniaca della moda e dello shopping, non
rinunciasse a
quella che per lei sarebbe stata sicuramente una piacevole e divertente
occasione
in compagnia della madre e della sorella adottive,
ma…….
Trasse
le ginocchia al petto, le strinse a sé e vi
affondò il viso.
Emmett, in salotto, scorreva
distrattamente i canali della TV, quando sentì
un rumore proveniente dal piano superiore.
Sembravano….erano
singhiozzi…
Il
sopraffino udito vampiresco di Emmett non lasciava alcun dubbio in
proposito!
Qualcuno piangeva….
Resosi
improvvisamente conto che in casa non c’era nessuno oltre a
lui e Jasper lasciò
il telecomando sul divano e corse immediatamente di sopra.
Bussò
alla porta della stanza che Jasper divideva con Alice.
“Jazz……Jazz va tutto bene?”
chiese, preoccupato.
“Sto
bene!” rispose una voce soffocata.
“A
me non sembra proprio!” ribatté Emmett afferrando
la maniglia della porta.
“È
chiusa a chiave!!! Logico! Potevo forse
aspettarmi qualcosa di diverso da Jasper?!” pensò, irritato e preoccupato.
“Jasper
apri la porta!” intimò con decisione.
“Sto
benissimo! Lasciami in pace!” ribatté Jasper.
“Jasper
apri questa porta!”
“No!”
“Jasper
apri questa porta o giuro che la butto giù!”
Jasper
non rispose, ma pochi secondi dopo Emmett entrò con un urto
fragoroso ed una
moltitudine di pezzi di legno sparsi tra la stanza ed il corridoio.
“Non
credo che Esme sarà contenta” gli disse,
laconicamente, sapendo quanto la loro
madre adottiva amasse quella casa e con quanta cura avesse predisposto
ogni
singolo particolare.
“Credi
che me ne importi?” domandò Emmett, per tutta
risposta.
“A
giudicare dal tuo atteggiamento direi di no”
“Io
credo, invece, che ne sarebbe contenta. Senza la porta non potrai
isolarti!”
Jazz
rivolse ad Emmett i suoi grandi e angosciati occhi dorati.
“Perché?”
chiese con innocenza.
Emmett
scosse la testa, esasperato, e si sedette sul letto accanto a lui.
“Perché??? Credi davvero che ci sia
qualcuno, in questa
famiglia, che non ha notato il tuo atteggiamento e non si preoccupa per
te?
Ciascuno di noi ha un passato e se siamo ciò che siamo non
è bello,
ma…..nessuno di noi si isola come fai tu. È
sbagliato soprattutto per chi ha
ancora…si, insomma…qualche
difficoltà…..”
“Quindi
pensi che abbia bisogno di un cane da guardia o forse addirittura di
una
babysitter perché non sono in grado di controllarmi e di
badare a me stesso?”
scattò Jasper.
“Penso
solo che stare sempre da solo non ti aiuterà a risolvere i
tuoi problemi!”
“Come
fai a dirlo? Parli forse per esperienza?”
Emmett
ringhiò, frustrato.
“No, Jasper, sto solo
usando il buon senso. Cosa ci
guadagni a rimanere rinchiuso da solo tutto il giorno, ogni giorno,
rifiutando la
compagnia di chiunque non sia Alice?! Anche un idiota si accorgerebbe
che non
stai bene come continui a ripetere!”
s’infuriò Emmett.
"Chi sei tu per giudicarmi? Chi sei per dirmi che quello che faccio
è
sbagliato….quando…quando non hai la minima idea
di quello che ho passato!”
gridò Jasper
Emmett, sorpreso dalla rabbia, davvero insolita per lui, nella voce di
Jasper
rispose, con un pizzico di tristezza nella voce "Un amico. O almeno
così
mi piace credere. Forse un giorno, penserai a me come un fratello,
proprio come
io penso a te ".
Jasper guardò Emmett stupito dalle sue parole, incapace di
parlare.
Emmett passò un braccio intorno alle spalle di Jasper,
lentamente, con cautela.
"Jazz - disse con
tono rassicurante
- Mi dispiace. Non volevo ferire i tuoi sentimenti ".
Jasper non rispose.
"Quello che volevo dire è che non è normale
comportarsi così….stare sempre
per conto proprio…e…e tutto il resto".
"Ti è mai venuto in mente che io non sono normale?"
"Jasper!".
"Cosa?"
"Che dici?!”
"Guardami! Sono un mostro, uno sfigurato, un killer assetato di sangue!
Un
essere terribile che non è degno dell’affetto di
nessuno! " gridò Jasper.
Emmett sentì
ancora una volta la rabbia
bollire in se, ma si sforzò di mantenere la calma e chiese:
“Che persona pensi
che sia io? Chi pensi che siano gli altri della famiglia?”
Jasper si accasciò, prostrato dagli improvvisi sbalzi
d’umore di Emmett.
“Io…io
non bado
ai vostri piccoli difetti….non
so…non….”farfugliò confuso.
“Pensi
davvero
che ti avremmo accolto in famiglia se fossi come ti descrivi? Pensi che
Alice
sarebbe tanto innamorata di te, se, davvero, fossi un mostro? Se lo
facesse ci
dovrebbe essere qualcosa di serio che non va in lei”
affermò Emmett.
Jasper
non poteva pensare a
un unico difetto in Alice. Per lui, era la persona più
perfetta del mondo,
perciò non rispose, disorientato dalle parole di Emmett.
"Sai, Jazz - continuò
Emmett - Ogni
giorno, quando vedo le tue cicatrici mi chiedo quanto dolore devi aver
provato.
So che dev’essere stato terribile, ma tu l’hai
superato. Hai superato tutto. Non
hai mai raccontato molto su di te, ma posso immaginare che si passato
attraverso esperienze terribili, ma sei ancora qui a raccontarlo Io non
sarei
mai stato in grado di sopravvivere, e Edward dice che nemmeno lui ce
l’avrebbe
fatta. Tu….tu devi essere la persona più forte
dell'universo! "
Jasper scosse la testa. "In un certo senso sono forte, ma in tanti
altri ancora,
sono debole….. A volte mi ... "la voce di Jasper si ruppe,
cercando, con
difficoltà di trattenere i singhiozzi.
Emmett mise la mano sulla spalla di Jasper. “Stà
calmo” gli disse, sorridendo.
Dopo un paio di false partenze, Jasper riuscì a riprendere
il discorso: "A
volte è ... è difficile non
crollare…..Sono così stanco: mentalmente,
fisicamente ed emotivamente. Mi sento completamente privo di
energia….e pieno
di dolore. Le mie cicatrici mi fanno male, ogni tanto
e……. e……..a volte mi
sembra di non riuscire a sopportare l'angoscia mentale ed emotiva ! Io
... io
sono ossessionato da ricordi che io preferirei dimenticare. Ricordi di
dolore,
di battaglia, di morte, distruzione, violenza, paura,
pregiudizio,dolore e
disperazione. E ho paura…… La mia paura
più grande è che Maria, un giorno,
possa trovarmi. Ho paura che la gente sia spaventata dal mio aspetto,
ho paura
di cedere alla mia sete vorace, ho paura di deludere Alice e tutta la
famiglia
... tanta paura. E sono terrorizzato dagli specchi….. Ogni
volta che vedo una
delle mie cicatrici….ricordo come me la sono
procurata…..
E….sentire
le
emozioni d tutti….. a volte….è un
fardello insopportabile….
Vorrei solo
dormire e dimenticare
tutto, ma so che
se anche potessi farlo, avrei incubi. Così….vedi?
Non c’è via di scampo ...”
Alla fine del
discorso Jasper si accasciò singhiozzando.
Emmett lo abbracciò sussurrando “Ehi, va tutto
bene…Si sistemerà tutto”
"Sono così stanco di essere forte", Jasper
singhiozzò.
"Allora smetti di esserlo - disse Emmett - tutti
hanno bisogno di essere vulnerabili di
tanto in tanto, persino tu. Lasciati andare, piangi, grida, se ti
va….. Lo so
che è dura, ma so che puoi farcela. "
"Ci proverò".
"So che lo farai”
I due fratelli rimasero
abbracciati fino
a quando Jasper, finalmente, smise
di
piangere"Mi dispiace, Emmett, non volevo…si
insomma…..tutto
questo….." borbottò tra le lacrime.
«Che cosa t ho appena detto?" chiese Emmett.
"Lo so, lo so. È solo che io sono un caso
disperato…non sarò mai normale!".
Emmett ridacchiò. "Jasper, se c'è una cosa che ho
imparato, è che la
normalità è un mito. Ognuno ha i propri pregi e i
propri difetti. Io, per
esempio, sono odioso, enorme,immaturo, agisco prima di pensare e penso
(ma
nemmeno sempre!) solo dopo aver agito, ho il cervello nei
pantaloni…."
Sia Jasper che
Emmett risero . "Tu sei l'empatico silenzioso, che suona la chitarra, un genio che
può controllare le emozioni dei popoli ,
è vero, hai un tragico passato
e tante, troppe, cicatrici da mostrare. Siamo entrambi un
po’... strani, ma
questo è ciò che ci rende interessanti.
È per questo che andiamo d'accordo!
".
Jasper rise; era un grande conforto sapere che qualcun altro lo capiva,
anche
se non completamente. "Sì, suppongo che tu abbia ragione."
disse
Emmett sorrise, a sua volta e poi aggiunse: “Pensa ad Alice. Lei è una persona
così speciale. Aveva bisogno
di qualcuno di altrettanto unico e speciale che la completasse e ha
trovato te
"
Jasper rifletté un attimo, in silenzio, quindi
dichiarò “Se una persona
fantastica come Alice si è innamorata di
me…bhè forse non sono poi tanto male!”
"Questo è esattamente ciò che cercavo di farti
capire! Vedi? Era così difficile?
"
"Sì, in realtà, lo era" ammise Jasper. "Non credo
che sarò mai
in grado di pensare a me stesso come una persona bella e meravigliosa,
ma
sapere che vado bene per Alice e per il resto della famiglia
è già tanto per
me."
"Ho aspettato per anni di sentirtelo dire" disse Emmett .
Jasper sorrise. "Sono contento che m abbia costretto a parlare con te."
Emmett fece una leggera pressione sul braccio di Jasper
"Ehi! Io sono qui per te, in qualsiasi
momento. Non importa quello che sto facendo e dove sono, se hai bisogno
arrivo
in un attimo, ok? Spero solo di non dover usare la forza, la prossima
volta
"
I due sedettero in silenzio per un po’, poi Jasper
mormorò “ Uhm…..
Emmett?"
"Sì, Jasper?"
"Che cosa diremo a Esme quando ci chiederà che fine ha fatto
la porta?"
"Non lo so. Che cosa hai intenzione di dirle? "
"Che cosa vuoi dire, scusa? Sei tu quello che l’ha buttata
giù, ricordi?
"Vero, ma tu sei molto più intelligente di me. È
il tuo compito pensare
alle cose, il mio è di non pensare "
"Che cosa ...? Che senso ha? "
"Ha un senso perfetto, fratellino,"
"Fratellino? Sono quasi 100 anni più vecchio di te! "
"Ma tu sei stato cambiato quando eri più giovane di me"
"Io credo che 100 anni contino ben più di qualche mese!".
"Scommettiamo?” scherzò Emmett
"Argh, Emmett, sei impossibile!"
Esclamò Jasper, esasperato e divertito.
Emmett sghignazzò e arruffò i disordinati
capelli di Jasper.
"Va bene, Emmett. Te lo chiedo di nuovo: Che cosa raccontiamo a Esme?
" domandò Jasper disse, guardando dritto negli occhi di
Emmett.
Emmett vide i capelli di Jasper dritti in tutte le direzioni e
sghignazzò di
nuovo.
"Emmett!
Sono serio! "
Emmett smise di ridere e chiese, semplicemente, “Che ne dici
della verità?”
"Quale verità? Che l’hai buttata giù
per entrare qui?”
"No. Che l’ho buttata giù perché volevo
proteggerti da te stesso "
"Credo che tu abbia ragione."
Nella stanza cadde di nuovo silenzio.
"Uhmhm,
Jasper?" borbottò Emmett, dopo un po’
Jasper sorrise. "Sì, Emmett?"
"Prima quando ti ho parlato di me… Ti ho detto che sono
odioso, enorme,immaturo,
agisco prima di pensare e penso (ma nemmeno sempre!) solo dopo aver
agito, ho
il cervello nei pantaloni…. Tu hai risposto….
'Sì, credo tu abbia ragione.'
…bhè volevo solo sapere se quello è
ciò che pensi realmente di me…” disse
Emmett, con un’inusuale tristezza nello sguardo.
Jasper spalancò gli occhi per la sorpresa e passò
un braccio sulle ampie spalle
di Emmett.
"No,
ovviamente no – rispose - Mi
dispiace tanto. Giuro che non volevo ferire
i vostri sentimenti. Ho appena ... "
Un sorriso
diabolico si disegnò sul volto di Emmett e Jasper
sentì le onde del
divertimento e del il trionfo provenire da lui.
"Emmett!"
Jasper gridò. "Io ti ammazzo!"
Emmett saltò fuori del letto e si fermò sulla
soglia. Jasper alzò in piedi e lo
avvertì, "Faresti meglio a correre."
Emmett corse
fuori dalla stanza, nel corridoio, fino al piano inferiore e al
giardino.
“Puoi
essere più
forte – gridò Jasper -
ma io sono più
resistente!”
I due si
rincorsero per un po’, finché
Jasper
riuscì ad acchiappare Emmett e si lanciarono in una specie
di lotta corpo a
corpo sul terreno.
“Ho vinto!
Non
puoi farcela contro di me!!!”
Jasper non rispose.
"Jasper ...?" Emmett ha detto preoccupato dalla possibilità
di aver
fato del male al
fratello, sia pure
involontariamente.
"Sì?"
Emmett sospirò di sollievo. "Che c'è?"
"Niente."
"Che cosa ti ho detto sul nascondere la sofferenza?" lo
rimproverò
Emmett.
"Emmett, sono serio. Mi sento più felice di quanto non lo
fossi da molto ,
troppo tempo. Parlare e passare del tempo con te mi ha fatto sentire
libero,
come se…..non avessi più il peso del mondo sulle
spalle. Mi chiedo solo
perché…..perchè ho sempre voluto star
solo "
"Te l'ho detto: le persone non sono fatte per stare da soli, siamo
animali
sociali per natura ".
"Me ne sono reso conto solo ora….Grazie Emmett, grazie fratello "
disse Jasper.
"Benvenuto!" Esclamò Emmett commosso.
"Come potrò mai ringraziarti?"
chiese Jasper.
"Passa un po’ di tempo
con noi, con
la tua famiglia, invece che solo con i tuoi libri e la tua chitarra.
Non sto
dicendo di eliminare del tutto queste cose, ma solo di farle con
moderazione.
Tutti noi aspettiamo da sempre il giorno in cui imparerai a fidarti di
noi, ad accettare
il nostro affetto…... Partecipa alle nostre conversazioni, e
divertiti con noi.
È tutto quello che ti chiedo. Solo essere parte della nostra famiglia " dichiarò
Emmett.
"Hai ragione. Hai fatto tanto per me….il minimo che possa
fare io
è…provarci... Mi spiace di essere stato
così
stupido…fino…bhé… fino ad
ora
".
"Nessun problema, fratellino. Non preoccuparti per il passato "
Jasper sorrise. "Va bene, farò come dici "
Jasper si sentì fiducioso.
Aveva una famiglia che lo amava, nonostante il suo passato, che gli avrebbe dato compagnia, cura, conforto….e tutto ciò che gli fosse servito per andare avanti.