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Autore: DeAnna     13/02/2010    6 recensioni
Dopo FORGIVE YOURSELF....su richiesta di qualche altro/a matto/a come me ho deciso di continuare la serie "Jasper in the Cullen family "... In questa fic Emmett e Jasper.... Spero vi piaccia e spero milascerete qualche commento. Baci e buona lettura :)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emmett Cullen, Jasper Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ACCEPT YOURSELF.

 

 

L’auto di Rosalie si allontanò velocemente. Lei, Esme e Alice avrebbero passato la giornata a fare shopping, Edward e Carlisle a caccia.

Nella grande e confortevole dimora dei Cullen rimasero solo Jasper ed Emmett.

 

Jasper diede un’occhiata fintamente distratta alla finestra. Aveva fatto di tutto perché Alice, maniaca della moda e dello shopping, non rinunciasse a quella che per lei sarebbe stata sicuramente una piacevole e divertente occasione in compagnia della madre e della sorella adottive, ma…….

Trasse le ginocchia al petto, le strinse a sé e vi affondò il viso.

 

Emmett, in salotto, scorreva distrattamente i canali della TV, quando sentì un rumore proveniente dal piano superiore.

Sembravano….erano singhiozzi…

Il sopraffino udito vampiresco di Emmett non lasciava alcun dubbio in proposito! Qualcuno piangeva….

Resosi improvvisamente conto che in casa non c’era nessuno oltre a lui e Jasper lasciò il telecomando sul divano e corse immediatamente di sopra.

Bussò alla porta della stanza che Jasper divideva con Alice.

 

“Jazz……Jazz  va tutto bene?” chiese, preoccupato.

 

“Sto bene!” rispose una voce soffocata.

 

“A me non sembra proprio!” ribatté Emmett afferrando la maniglia della porta.

 

“È chiusa a chiave!!! Logico! Potevo forse aspettarmi qualcosa di diverso da Jasper?!” pensò, irritato  e preoccupato.

 

“Jasper apri la porta!” intimò con decisione.

 

“Sto benissimo! Lasciami in pace!” ribatté Jasper.

 

“Jasper apri questa porta!”

 

“No!”

 

“Jasper apri questa porta o giuro che la butto giù!”

 

Jasper non rispose, ma pochi secondi dopo Emmett entrò con un urto fragoroso ed una moltitudine di pezzi di legno sparsi tra la stanza ed il corridoio.

“Non credo che Esme sarà contenta” gli disse, laconicamente, sapendo quanto la loro madre adottiva amasse quella casa e con quanta cura avesse predisposto ogni singolo particolare.

 

“Credi che me ne importi?” domandò Emmett, per tutta risposta.

 

“A giudicare dal tuo atteggiamento direi di no”

 

“Io credo, invece, che ne sarebbe contenta. Senza la porta non potrai isolarti!”

 

Jazz rivolse ad Emmett i suoi grandi e angosciati occhi dorati.

 

“Perché?” chiese con innocenza.

 

Emmett scosse la testa, esasperato, e si sedette sul letto accanto a lui.

 

“Perché???  Credi davvero che ci sia qualcuno, in questa famiglia, che non ha notato il tuo atteggiamento e non si preoccupa per te? Ciascuno di noi ha un passato e se siamo ciò che siamo non è bello, ma…..nessuno di noi si isola come fai tu. È sbagliato soprattutto per chi ha ancora…si, insomma…qualche difficoltà…..”

 

“Quindi pensi che abbia bisogno di un cane da guardia o forse addirittura di una babysitter perché non sono in grado di controllarmi e di badare a me stesso?” scattò Jasper.

 

“Penso solo che stare sempre da solo non ti aiuterà a risolvere i tuoi problemi!”

 

“Come fai a dirlo? Parli forse per esperienza?”

 

Emmett ringhiò, frustrato. “No, Jasper, sto solo usando il buon senso. Cosa ci guadagni a rimanere rinchiuso da solo tutto il giorno, ogni giorno, rifiutando la compagnia di chiunque non sia Alice?! Anche un idiota si accorgerebbe che non stai bene come continui a ripetere!” s’infuriò Emmett.

"Chi sei tu per giudicarmi? Chi sei per dirmi che quello che faccio è sbagliato….quando…quando non hai la minima idea di quello che ho passato!” gridò Jasper

Emmett, sorpreso dalla rabbia, davvero insolita per lui, nella voce di Jasper rispose, con un pizzico di tristezza nella voce "Un amico. O almeno così mi piace credere. Forse un giorno, penserai a me come un fratello, proprio come io penso a te ".

Jasper guardò Emmett stupito dalle sue parole, incapace di parlare.


Emmett passò un braccio intorno alle spalle di Jasper, lentamente, con cautela. "Jazz -  disse con tono rassicurante - Mi dispiace. Non volevo ferire i tuoi sentimenti ".

Jasper non rispose.

"Quello che volevo dire è che non è normale comportarsi così….stare sempre per conto proprio…e…e tutto il resto".

"Ti è mai venuto in mente che io non sono normale?" "Jasper!".

 "Cosa?"

"Che dici?!”

"Guardami! Sono un mostro, uno sfigurato, un killer assetato di sangue! Un essere terribile che non è degno dell’affetto di nessuno! " gridò Jasper.

Emmett  sentì ancora una volta la rabbia bollire in se, ma si sforzò di mantenere la calma e chiese: “Che persona pensi che sia io? Chi pensi che siano gli altri della famiglia?”

Jasper si accasciò, prostrato dagli improvvisi sbalzi d’umore di Emmett.

“Io…io non bado ai vostri piccoli difetti….non so…non….”farfugliò confuso.

 

“Pensi davvero che ti avremmo accolto in famiglia se fossi come ti descrivi? Pensi che Alice sarebbe tanto innamorata di te, se, davvero, fossi un mostro? Se lo facesse ci dovrebbe essere qualcosa di serio che non va in lei” affermò Emmett.


Jasper non poteva pensare a un unico difetto in Alice. Per lui, era la persona più perfetta del mondo, perciò non rispose, disorientato dalle parole di Emmett.


"Sai, Jazz -  continuò Emmett - Ogni giorno, quando vedo le tue cicatrici mi chiedo quanto dolore devi aver provato. So che dev’essere stato terribile, ma tu l’hai superato. Hai superato tutto. Non hai mai raccontato molto su di te, ma posso immaginare che si passato attraverso esperienze terribili, ma sei ancora qui a raccontarlo Io non sarei mai stato in grado di sopravvivere, e Edward dice che nemmeno lui ce l’avrebbe fatta. Tu….tu devi essere la persona più forte dell'universo! "

Jasper scosse la testa. "In un certo senso sono forte, ma in tanti altri ancora, sono debole….. A volte mi ... "la voce di Jasper si ruppe, cercando, con difficoltà di trattenere i singhiozzi.

Emmett mise la mano sulla spalla di Jasper. “Stà calmo” gli disse, sorridendo.

Dopo un paio di false partenze, Jasper riuscì a riprendere il discorso: "A volte è ... è difficile non crollare…..Sono così stanco: mentalmente, fisicamente ed emotivamente. Mi sento completamente privo di energia….e pieno di dolore. Le mie cicatrici mi fanno male, ogni tanto e……. e……..a volte mi sembra di non riuscire a sopportare l'angoscia mentale ed emotiva ! Io ... io sono ossessionato da ricordi che io preferirei dimenticare. Ricordi di dolore, di battaglia, di morte, distruzione, violenza, paura, pregiudizio,dolore e disperazione. E ho paura…… La mia paura più grande è che Maria, un giorno, possa trovarmi. Ho paura che la gente sia spaventata dal mio aspetto, ho paura di cedere alla mia sete vorace, ho paura di deludere Alice e tutta la famiglia ... tanta paura. E sono terrorizzato dagli specchi….. Ogni volta che vedo una delle mie cicatrici….ricordo come me la sono procurata…..

E….sentire le emozioni d tutti….. a volte….è un fardello insopportabile….

Vorrei solo dormire e  dimenticare tutto, ma so che se anche potessi farlo, avrei incubi. Così….vedi? Non c’è via di scampo ...”

 

Alla fine del discorso Jasper si accasciò singhiozzando.

Emmett lo abbracciò sussurrando “Ehi, va tutto bene…Si sistemerà tutto”

"Sono così stanco di essere forte", Jasper singhiozzò.

"Allora smetti di esserlo - disse Emmett -  tutti hanno bisogno di essere vulnerabili di tanto in tanto, persino tu. Lasciati andare, piangi, grida, se ti va….. Lo so che è dura, ma so che puoi farcela. "

"Ci proverò".

"So che lo farai”

I due fratelli  rimasero abbracciati fino a quando Jasper, finalmente,  smise di piangere"Mi dispiace, Emmett, non volevo…si insomma…..tutto questo….." borbottò tra le lacrime.

«Che cosa t ho appena detto?" chiese Emmett.

"Lo so, lo so. È solo che io sono un caso disperato…non sarò mai normale!".

Emmett ridacchiò. "Jasper, se c'è una cosa che ho imparato, è che la normalità è un mito. Ognuno ha i propri pregi e i propri difetti. Io, per esempio, sono odioso, enorme,immaturo, agisco prima di pensare e penso (ma nemmeno sempre!) solo dopo aver agito, ho il cervello nei pantaloni…."

Sia Jasper che Emmett risero . "Tu sei l'empatico silenzioso, che suona la chitarra,  un genio che  può controllare le emozioni dei popoli , è vero, hai un tragico passato e tante, troppe, cicatrici da mostrare. Siamo entrambi un po’... strani, ma questo è ciò che ci rende interessanti. È per questo che andiamo d'accordo! ".

Jasper rise; era un grande conforto sapere che qualcun altro lo capiva, anche se non completamente. "Sì, suppongo che tu abbia ragione." disse

Emmett sorrise, a sua volta e poi aggiunse: “Pensa ad Alice.  Lei è una persona così speciale. Aveva bisogno di qualcuno di altrettanto unico e speciale che la completasse e ha trovato te "

Jasper rifletté un attimo, in silenzio, quindi dichiarò “Se una persona fantastica come Alice si è innamorata di me…bhè forse non sono poi tanto male!”

"Questo è esattamente ciò che cercavo di farti capire! Vedi? Era così difficile? "

"Sì, in realtà, lo era" ammise Jasper. "Non credo che sarò mai in grado di pensare a me stesso come una persona bella e meravigliosa, ma sapere che vado bene per Alice e per il resto della famiglia è già tanto per me."

"Ho aspettato per anni di sentirtelo dire" disse Emmett .

Jasper sorrise. "Sono contento che m abbia costretto a parlare con te."

Emmett fece una leggera pressione sul braccio di Jasper  "Ehi! Io sono qui per te, in qualsiasi momento. Non importa quello che sto facendo e dove sono, se hai bisogno arrivo in un attimo, ok? Spero solo di non dover usare la forza, la prossima volta "

I due sedettero in silenzio per un po’, poi Jasper mormorò “ Uhm….. Emmett?"

"Sì, Jasper?"

"Che cosa diremo a Esme quando ci chiederà che fine ha fatto la porta?"

"Non lo so. Che cosa hai intenzione di dirle? "

"Che cosa vuoi dire, scusa? Sei tu quello che l’ha buttata giù, ricordi?

"Vero, ma tu sei molto più intelligente di me. È il tuo compito pensare alle cose, il mio è di non pensare "

"Che cosa ...? Che senso ha? "

"Ha un senso perfetto, fratellino,"

"Fratellino? Sono quasi 100 anni più vecchio di te! "

"Ma tu sei stato cambiato quando eri più giovane di me"

"Io credo che 100 anni contino ben più di qualche mese!".

"Scommettiamo?” scherzò Emmett

"Argh, Emmett, sei impossibile!"  Esclamò Jasper, esasperato e divertito.

Emmett sghignazzò e arruffò i  disordinati capelli di Jasper.

"Va bene, Emmett. Te lo chiedo di nuovo: Che cosa raccontiamo a Esme? " domandò Jasper disse, guardando dritto negli occhi di Emmett.

Emmett vide i capelli di Jasper dritti in tutte le direzioni e sghignazzò di nuovo.

 

"Emmett! Sono serio! "

Emmett smise di ridere e chiese, semplicemente, “Che ne dici della verità?”

"Quale verità? Che l’hai buttata giù per entrare qui?”

"No. Che l’ho buttata giù perché volevo proteggerti da te stesso "

"Credo che tu abbia ragione."

Nella stanza cadde di nuovo silenzio.

 

"Uhmhm, Jasper?" borbottò Emmett, dopo un po’

Jasper sorrise. "Sì, Emmett?"

"Prima quando ti ho parlato di me… Ti ho detto che sono odioso, enorme,immaturo, agisco prima di pensare e penso (ma nemmeno sempre!) solo dopo aver agito, ho il cervello nei pantaloni…. Tu hai risposto…. 'Sì, credo tu abbia ragione.' …bhè volevo solo sapere se quello è ciò che pensi realmente di me…” disse Emmett, con un’inusuale tristezza nello sguardo.

Jasper spalancò gli occhi per la sorpresa e passò un braccio sulle ampie spalle di Emmett.

 "No, ovviamente no – rispose -  Mi dispiace tanto. Giuro che non volevo ferire i vostri sentimenti. Ho appena ... "

 

Un sorriso diabolico si disegnò sul volto di Emmett e Jasper sentì le onde del divertimento e del il trionfo provenire da lui.

 

"Emmett!" Jasper gridò. "Io ti ammazzo!"

Emmett saltò fuori del letto e si fermò sulla soglia. Jasper alzò in piedi e lo avvertì, "Faresti meglio a correre."

Emmett corse fuori dalla stanza, nel corridoio, fino al piano inferiore e al giardino.

 

“Puoi essere più forte – gridò Jasper -  ma io sono più resistente!”
 

I due si rincorsero per un po’, finché  Jasper riuscì ad acchiappare Emmett e si lanciarono in una specie di lotta corpo a corpo sul terreno.

 

“Ho vinto! Non puoi farcela contro di me!!!”

Jasper non rispose.

"Jasper ...?" Emmett ha detto preoccupato dalla possibilità di aver fato del  male al fratello, sia pure involontariamente.


"Sì?"

Emmett sospirò di sollievo. "Che c'è?"

"Niente."

"Che cosa ti ho detto sul nascondere la sofferenza?" lo rimproverò Emmett.

"Emmett, sono serio. Mi sento più felice di quanto non lo fossi da molto , troppo tempo. Parlare e passare del tempo con te mi ha fatto sentire libero, come se…..non avessi più il peso del mondo sulle spalle. Mi chiedo solo perché…..perchè ho sempre voluto star solo "

"Te l'ho detto: le persone non sono fatte per stare da soli, siamo animali sociali per natura ".

"Me ne sono reso conto solo ora….Grazie Emmett, grazie fratello "  disse Jasper.

"Benvenuto!" Esclamò Emmett commosso.

"Come potrò mai ringraziarti?"  chiese Jasper.

"Passa un po’ di  tempo con noi, con la tua famiglia, invece che solo con i tuoi libri e la tua chitarra. Non sto dicendo di eliminare del tutto queste cose, ma solo di farle con moderazione. Tutti noi aspettiamo da sempre il giorno in cui imparerai a fidarti di noi, ad accettare il nostro affetto…... Partecipa alle nostre conversazioni, e divertiti con noi. È tutto quello che ti chiedo. Solo essere parte della nostra famiglia " dichiarò Emmett.

"Hai ragione. Hai fatto tanto per me….il minimo che possa fare io è…provarci... Mi spiace di essere stato così stupido…fino…bhé… fino ad ora ".

"Nessun problema, fratellino. Non preoccuparti per il passato "

Jasper sorrise. "Va bene, farò come dici "

Jasper si sentì fiducioso.

Aveva una famiglia che lo amava, nonostante il suo passato, che gli avrebbe dato compagnia, cura, conforto….e tutto ciò che gli fosse servito per andare avanti.

  
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