Note della
storia:
Autrice: serpeverde_18
Beta: saturnocontro che ringrazierò all'infinito. In
questa shot, non si è limitata a correggere gli errori,
ma ha dato consigli molto utili e ha praticamente riscritto alcune parti.
Grazie, davvero.
Raiting: R
Pairing: Harry/Lucius
Premesse La mia carissima Beta, dopo aver letto la prima parte di questa one shot, mi ha fatto
notare (e soprattutto leggere) una fic tradotta, An Eye For
An Eye - by Isis. Vi sono alcuni punti somiglianti, in effetti, ma la
mia idea non era assolutamente quella di copiarla. Stavo leggendo una vecchia
intervista della Rowling riguardo la vita dei Malfoy dopo lo scontro finale e
la trama ha iniziato ad imprimersi nel mio cervello. Messo in chiaro questo,
posso andare oltre.
Dedica: The Heir, è una storia che ho scritto e che dedico a
Daniela, Lyrael. Se Harry Potter è il Bambino Che è Sopravvissuto,
allora lei è la Ragazza Nata Per Salvarmi. Abbiamo tradotto una fic insieme, ha betato tanti miei
scleri, mi ha dato preziosi consigli e con i suoi "segni
gialli" mi fa sempre prendere un infarto. Ebbene, cara Dany, l'unico modo per sdebitarmi per tutto quello che fai
per me, è dedicarti una fic. Italiana, e non di
quegli angloamericani con il fetish per le
"e". xD Adesso capisci il significato
della domanda sulle Harry/Lucius ? xD Buona lettura.
The Heir
Capitolo Unico
Era passato solo un anno dalla sconfitta di Voldemort,
nel bene e nel male, molte cose erano cambiate. Era stata dura
ricostruire il Mondo Magico Britannico, cacciare i ricordi della battaglia
dalle menti dei ragazzi e anche da quelle degli adulti, era stata dura tornare
a sperare in una vita serena, non perché non la volessero, no, ma perché
sembrava troppo bello per essere vero e per durare.
Kingsley era diventato il nuovo Ministro della Magia, la Umbridge era stata
processata e portata ad Azkaban per i crimini commessi verso i Babbani, la
Skeeter non scriveva più i suoi menzogneri articoli - si era data alla
scrittura della biografia di Harry Potter - , Hogwarts aveva come Preside la
professoressa McGonagall, Olivander e Fortebraccio
avevano riaperto per la felicità di adulti e bambini e finalmente si poteva
andare a passeggio per le vie del villaggio di Hogsmeade.
Questa, era la parte positiva.
Quella negativa stava nelle perdite che, ad un anno di distanza, la gente
piangeva ancora. Nessuno sembrava essere stato risparmiato, né vinti né
vincitori. Della nobile casata dei Malfoy, Lucius era l'unico che la guerra
aveva risparmiato: Narcissa, dopo aver mentito a Voldemort
per amore del figlio, era rimasta uccisa durante la battaglia di Hogwarts
mentre Draco si era confinato in un'ala isolata del Maniero, impazzito, secondo
alcuni, per la morte della madre.
I Weasley erano ancora sconvolti per la scomparsa di Fred, mentre Harry non
riusciva ad accettare quella di Remus e Tonks, anche se le sue visite
giornaliere ad Andromeda e Teddy, gliela ricordavano ogni volta. Ma la
vita doveva andare avanti e così, dopo aver ufficializzato il loro
fidanzamento, Hermione aveva intrapreso una carriera all'Ufficio per la
Regolazione ed il Controllo delle Creature Magiche, mentre Ron aveva iniziato a
lavorare nel negozio dei Tiri Vispi con George. Harry, dal canto suo, stanco di
dare la caccia a maghi oscuri, aveva iniziato il corso di Medimagia al San
Mungo.
Proprio quest'ultimo, in quel momento si trovava stravaccato sul divano nel suo
appartamento a Londra, quando un gufo prese a picchiettare insistentemente alla
sua finestra.
Non ne sapeva il motivo ma, la vista di quell'uccello sconosciuto gli fece
venire uno strano presentimento.
Prese la lettera dalla zampina dell'uccello e notò il sigillo in ceralacca che
la chiudeva: verde, con una grossa M al centro, la M di Ministero della Magia.
Cosa volevano? Aveva già fatto tutto quello che poteva e detto qualunque cosa
sapesse: cos'altro doveva fare?!
La aprì e fece scorrere frettolosamente gli occhi sulla scrittura piccola e
obliqua, giusto per farsi una vaga idea del contenuto. Quella, però, bastò per
farlo cadere in un profondo stato di shock.
Quando Hermione apparve nel caminetto di casa sua, trovò Harry seduto al tavolo
della cucina, gli occhi sbarrati, le mani strette a pugno e il labbro inferiore
che tremava.
"Harry? Harry che succede?" gli chiese preoccupata.
Invece di
risponderle, lui le passò la lettera ricevuta un'ora prima per fargliela
leggere.
Signor Potter,
come ben sa, alla morte di Narcissa Black Malfoy, il debito di vita nei suoi
confronti è passato alla famiglia. Stamattina il marito, Lucius Malfoy, ne ha chiesto
il riscatto. Lei è tenuto a presentarsi a Malfoy Manor
domani alle 11.00 per tenere fede al suo debito.
Ossequi,
Agatha Wendell
(Responsabile dell' Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia)
"Oh."Fu tutto quello che la ragazza riuscì a dire. Poi, notando che
lo sconforto dell'amico andava aumentando, aggiunse, cercando di essere un po'
incoraggiante "Vedrai che non succederà niente. Passerà anche questa,
tranquillo."
**
"COSA?!?!"
- esclamò il ragazzo tra l'incredulo e il nervoso.
Oh, certo, le
rassicurazioni di Hermione erano davvero un talismano contro la sfiga. Come
aveva detto? "Non succederà niente"! E per fortuna, perché se no,
Harry avrebbe valutato l'opzione di lanciarsi un Avada
Kedavra da solo.
Come poteva Lucius Malfoy - quel Lucius Malfoy - fargli una proposta del
genere? Che, poi, non era neanche una proposta, era praticamente un ordine
visto che lui doveva estinguere il debito.
"Suvvia Potter, hai capito benissimo. Non mi piace ripetere le cose,
soprattutto quando non se ne richiede la necessità." Il bastone con la
testa di serpente argentata batté un colpo sul pavimento di marmo rosa della
sala dei ricevimenti del Manor, a sottolineare
l'irritazione del padrone di casa.
"Ma, signor Malfoy, non può! Io non posso!" disse in preda
all'agitazione. Si era immaginato molte cose, ma quella, proprio, no! Poteva
capire la situazione dell'uomo, ma.. non poteva pretendere che fosse lui a
risolverla. Era gay e lo sapevano tutti, d'accordo, ma non si era mai
vista una cosa del genere. O forse, con la magia, era possibile?
"Potter, non ti ho chiesto di sposarmi - anche se per te sarebbe un grande
onore. Ti ho solo detto di recarti da Severus domani mattina alle dieci per
ritirare una semplice Pozione e di venire qui per.. assumerla in modo
adeguato." Tipico dei Malfoy giocare con le parole. Certo, un quarto d'ora
prima l'aveva esposta in maniera diversa, dichiarando, con una naturalezza
disarmante, che voleva un erede da lui. Ovviamente il fatto che Harry fosse uno
dei maghi più potenti del mondo, non aveva pesato per nulla su quella scelta!
"Non mi ha ancora detto, però, che diritti avrei io sul bambino. Se
permette, vorrei saperlo." Lucius schioccò la lingua, probabilmente
infastidito dalle sue continue domande.
"Nessuno, Potter. Nessuno." Gli rispose.
Harry annuì
concorde. L'ultima cosa che voleva era avere un figlio da quell'essere ma, non
potendo rifiutarsi, almeno non sarebbe stato costretto a prendersene cura.
"Perfetto. Ora ti spiego come funziona la Pozione: dopo che l'avrai ingerita,
si dovrà consumare l'amplesso. Rimarrai automaticamente...incinto? Sì,
incinto. La gravidanza durerà relativamente poco, solo quattro settimane.
E' sottointeso che vivrai qui al Manor per tutta la
durata del mese. Una volta nato - spera sia maschio - prenderai le tue cose e
te ne ritornerai a casa tua. Da quel momento, il bambino non sarà più affar
tuo."
"D'accordo. Ora, se non le spiace, andrei a preparare i bagagli per
domani." Salutò con un cenno del capo il padrone di casa che ricambiò con
un arricciarsi del labbro superiore, in un chiaro segno di disgusto.
A quel punto, ad Harry, passò per la testa un pensiero: se gli faceva così
schifo, perché diamine l'aveva cercato?!
*
Appena arrivato a casa, pranzò e mise in ordine la casa: visto che per quattro
lunghissime settimane sarebbe stato lontano, almeno l'avrebbe lasciata in
ordine e, al suo ritorno, ci sarebbe stata molta meno polvere.
Terminò di fare le pulizie che erano le sei del pomeriggio. Si ricordò di dover
preparare la valigia e, con immensa tristezza, iniziò a scegliere la
biancheria, i pantaloni, le magliette e qualche libro di Medimagia da poter
studiare nel periodo della "gravidanza".
Soddisfatto del suo operato, si svestì, spense la luce accanto al letto e si
coricò. Inutile dire che quella notte fu una delle più agitate della sua breve
vita.
**
La mattina arrivò con estrema lentezza ed Harry, teso come una corda di
violino, si preparò ad uscire. Si vestì con un semplice paio di jeans lunghi
fino al ginocchio ed una canotta nera e scese in cucina per mangiare del bacon
con le uova e bere del succo d'arancia
Se la prese con calma: masticò lentamente e fissò le pareti verdoline di casa
come un soldato che va in guerra. I quadri appesi in cucina, seppur poco
interessanti visto che raffiguravano semplici cesti di frutta, gli sembrarono
una delle cose più importanti del mondo, così come il microonde messo accanto
ai fornelli a gas. Tutta la sua casa Babbana gli sarebbe mancata, ma purtroppo,
non poteva opporsi agli ordini di Lucius.
Erano le nove e cinquanta quando lasciò la sua abitazione, entrando nel camino
e pronunciando ad alta voce la destinazione.
"Casa Snape, Spinner's End!"
Turbinò per alcuni minuti, pochi visto la breve distanza, finché non atterrò in
un salotto piccolo, pieno di libri, arredato semplicemente con un caminetto e
una poltrona. Harry pensò che il suo ex professore fosse un minimalista.
"Buongiorno professore" disse, con la voce un po' strozzata. Snape
era in piedi, di fianco a lui, con in mano, tra l'indice e il pollice,
un'ampollina piena di un liquido a metà tra l'azzurro e il grigio. Harry
l'afferrò titubante e iniziò ad ascoltare le raccomandazioni dell'uomo. Queste
coincidevano con ciò che gli aveva detto Lucius, salvo per alcuni dettagli
"L'amplesso va consumato subito dopo aver assunto la Pozione, al massimo
entro un'ora e, trascorse due settimane esatte, dovrà farsi accompagnare qui
per una visita." Il tono di Snape era freddo e distaccato: qualsiasi cosa
pensasse di tutta quella faccenda era ben nascosto dietro i suoi soliti modi
bruschi e sbrigativi.
Ad ogni
precisazione dell'uomo, Harry rispondeva con un cenno affermativo della testa.
Quando anche l'ultima istruzione fu data, il ragazzo si girò per andare via ma
l'uomo lo fermò, trattenendolo per un braccio.
"Potter si
ricordi, la Pozione può essere presa solo una volta ogni sei mesi. Quindi
le conviene sperare che nasca subito un bel maschietto, se non vuole essere
costretto a ripetere l'esperienza."
Quell'ultima
rivelazione, fu un piccolo shock per Harry. Sei mesi. Se non fosse nato un
maschio, sarebbe stato costretto a vivere con Lucius Malfoy altri sei mesi.
Il ragazzo,
come un automa, tornò nel camino e si recò al Malfoy Manor.
*
"Bene, Potter. Hai ascoltato tutto quello che Severus aveva da
dirti?" domandò con tono inquisitorio Lucius.
"Sì, certo." - rispose il ragazzo.
Erano nella
camera personale di Lucius, al secondo piano. Appena arrivato, era stato
trascinato su per una rampa di scale di marmo bianco, aveva percorso un lungo
corridoio con le pareti prive di quadri - dettaglio che gli era rimasto
particolarmente impresso nella sua mente- ed era stato spinto in una stanza
grande quanto il suo appartamento, con un piccolo salottino a destra, un bel
caminetto, qualche scaffale con ninnoli e libri vari e un enorme letto a
baldacchino con le lenzuola di pregiata seta bianca.
Aveva capito subito che era la sua stanza, tutto gridava "Lucius!".
In quel momento erano seduti sui divanetti del piccolo salottino a bere
del Whisky Incendiario Odgen Stravecchio,
giusto per avere qualche pensiero in meno più tardi.
"Bene, bene. Allora saprai anche dirmi quanto tempo abbiamo." gli
chiese con fare distratto, annoiato, come se quella fosse una cosa abituale.
"Un'ora, non di più. Non mi dispiacerebbe, però, metterci meno tempo,
sa?" cercò di usare un tono freddo e distante, come quello dell'altro, ma
risultò irritato. Lucius sogghignò compiaciuto, prima di buttare giù il liquido
ambrato rimasto.
"Forza, alzati e bevi quella dannata Pozione. Voglio risolvere in fretta,
non ho tutto il giorno da perdere con te, anzi." disse, guardandolo con
gli occhi ridotti a due fessure mentre iniziava a spogliarsi.
Harry doveva ammetterlo: Lucius Malfoy era davvero un bell'uomo nonostante
avesse passato da qualche anno i quaranta. I capelli biondi chiari erano
legati in una treccia che arrivava fino alle scapole ed il corpo pallido era
sempre vigoroso ed elegante nelle sue forme. Il viso era la parte più sciupata
visto che portava i segni del dolore di una famiglia divisa.
Era bello, indubbiamente.
Lucius aveva avvertito lo sguardo del moro indugiare sul suo corpo, e non
poteva dirsene dispiaciuto: era pur sempre una persona che amava avere
l'attenzione su di sé. Gli fece cenno di stendersi sul letto mentre lui afferrava
l'ampollina prima di raggiungerlo.
Non se n'era accorto perché girato, ma anche il ragazzo era ormai nudo e non
sembrava vergognarsene più di tanto. Almeno finché non prese a fissarlo con
insistenza.
Passò ad Harry la boccetta e gli fece bere il liquido all'interno. Spinti
dall'obbligo più che dalla passione, il rapporto che ne seguì fu qualcosa di
meccanico, poco sentito, agevolato, soprattutto dalla parte di Harry, dalla
dose non indifferente di whisky che aveva bevuto. Non c'era stata l'eccitazione
dei preliminari, né quel momento di magica attesa prima che Lucius entrasse in
Harry. Non c'era stato nient'altro che due corpi che si uniscono.
**
La mattina dopo, al suo risveglio, Harry si trovò avvolto in un paio di
lenzuola blu scure, invece di quelle bianche in cui si era addormentato.
Qualcuno, durante la notte, lo aveva portato in un'altra stanza e stava per
ringraziare il cielo per non essere stato costretto a svegliarsi a fianco del
padrone di casa, quando un pensiero gli attraversò la mente, portandolo
sull'orlo delle lacrime. Era incinto. Di Lucius Malfoy. Il Mangiamorte Lucius
Malfoy. Represse a malapena un brivido. Come diavolo c'era finito in quella
situazione?
Si diede mentalmente del cretino e si alzò. Non aveva considerato, però, i
capogiri dovuti dalla gravidanza accelerata. Fu costretto a rimettersi seduto
sul bordo del letto con una mano sulla fronte e l'altra appoggiata mollemente
sul materasso.
Dopo qualche minuto passato in silenzio a fissare il tappeto pregiato su cui
aveva appoggiato i piedi decise di riprovare ad alzarsi.
Lentamente fece forza sul materasso e, una volta conquistata la posizione
eretta, stette alcuni secondi immobile, in attesa di eventuali malesseri. Poi,
con cautela, si avvicinò al suo baule, che qualcuno aveva sistemato vicino al
letto, e prese un paio di pantaloncini corti blu e una maglietta rossa. Senza
neanche guardarsi allo specchio, Harry uscì dalla sua stanza personale e si
avviò al piano di sotto per fare colazione.
Chissà perché, mentre scendeva le scale si chiese se avrebbe incontrato Lucius.
**
Le prime due settimane passarono nella più totale tranquillità. La
mattina Harry dormiva fino a tardi, pranzava da solo ed il pomeriggio studiava
i suoi tomi di Medimagia. La sera, il padrone di casa lo degnava della sua
presenza e, per educazione, finivano per scambiare due parole sulle azioni
della Gringott, sul lavoro al Mistero di Lucius o
sull'apprendistato del ragazzo al San Mungo. Parlavano di qualsiasi cosa,
tranne che della gravidanza di Harry, nonostante fosse quello l'unico motivo
della sua presenza al maniero.
Harry si era riscoperto ad osservare Lucius in quelle situazioni. Aveva
imparato che non metteva il sale sulle verdure, ma le condiva solo con olio e
aceto, che tagliava le carni tenendo il coltello a sinistra e che dopo cena
amava leggere un libro seduto sulla poltrona del piccolo salottino della sua
camera. Una volta, mentre passava davanti alla porta della stanza per
raggiungere la sua, l'aveva sorpreso a leggere "Vita Domestica e
Habitat Sociale dei Babbani Britannici". Era stato vicino dallo
scoppiare a ridere e a farsi scoprire.
Il quindicesimo giorno, però, qualcosa interruppe quella loro routine. Harry
venne svegliato di buon ora, il sole era alto nel cielo ma l'aria era ancora
pungente. S'infilò la vestaglia da camera bordeaux che Lucius gli aveva
regalato quando aveva notato che non entrava più nei suoi pantaloncini e si
preparò a scendere per la colazione.
Fu una sorpresa trovare seduto al tavolo Lucius che mangiava una fetta di pane
tostato ricoperta da un velo di invitante confettura al limone - non sapeva
dove la comprava, ma era veramente deliziosa. Davanti a lui vi era un piattino
di porcellana bianca e un bicchiere di vetro soffiato in cui aveva versato il
succo d'arancia.
"Buongiorno." Lo salutò Harry. Nonostante Lucius non gli stesse
simpatico, le buone maniere andavano rispettate. Il biondo si girò verso di
lui, posando il toast sul piattino di porcellana.
"Buongiorno anche a te, Potter. Ti ricordi dove dobbiamo andare
oggi?" Il moretto fece mente locale mentre Lucius teneva la testa
inclinata ed un sopracciglio alzato. Un'espressione che aveva visto spesso sul
volto del professor Snape e che non preannunciava niente di buono se la
risposta non era quella desiderata.
"Sì, a fare il controllo. Ormai sono passate due settimane." Rispose.
L'altro si limitò ad annuire, prima di tornare alla sua fetta di pane.
Harry andò a sedersi vicino a lui, riluttante, servendosi del succo alla pera e
una fetta di Torta alla Melassa. Vide il Daily Prophet e si allungò per afferrarlo.
Era un po' lontano e con la pancia che si ritrovava - quando Hermione l'aveva
visto, aveva detto che sembrava una donna al quinto mese - non riusciva ad
allungarsi più di tanto. Rimase quindi stupito quando Lucius glielo passò con
un accenno di sorriso sulle labbra. Troppo shockato per dire altro, si limitò
ad un piccolo "Grazie".
Per prima cosa, guardò le pagine sportive: il giorno prima c'erano state due
partite e se ci avesse puntato sopra, avrebbe vinto un bel gruzzolo. Passò poi
alla Cronaca nera, dove purtroppo v'erano gli annunci di incidenti più o meno
gravi. Una famiglia, in Cornovaglia, era stata attaccata da un troll di
campagna. Due feriti gravi portati al San Mungo, un morto e uno illeso: poteva
andare peggio.
Passò alla cronaca rosa e s'irrigidì all'istante. Lesse tutto con avidità,
prima di spostare lo sguardo sull'uomo accanto a sé.
"Signor Malfoy, cosa significa questo?" chiese, indicando un articolo
in particolare. Non era lungo, ma spiccava molto tra gli altri.
"Cosa, Potter? Non ho ancora letto il giornale, come faccio a
saperlo?" rispose Lucius infastidito.
Quando si chinò
verso il giornale, il suo profumo solleticò le narici di Harry. Era buono,
pensò il ragazzo, meravigliandosi di come non ci avesse prestato attenzione
quando erano...avevano fatto quello. La treccia si spostò su una spalla
mentre l'uomo iniziava a leggere.
Harry Potter diventerà ‘mamma'!
Che il giovane Potter nutrisse il desiderio di mettere su famiglia era noto ai
più, anche se in pochi pensavano che si sarebbe dato da fare così in
fretta. Sicuramente però nessuno, neanche il più fantasioso dei maghi e delle
streghe, avrebbe mai potuto indovinare su chi sarebbe ricaduta la scelta della
"compagna." Ci è giunta voce, infatti, che ormai da mesi il tanto
decantato Eroe del Mondo Magico abbia una relazione segreta nientemeno che con
Lucius Malfoy, ex - Mangiamorte e braccio destro del Mago Oscuro più potente
degli ultimi secoli. Secondo fonti ben informate, Harry Potter, abituato ad
infrangere le leggi umane, ha deciso di piegare al suo volere anche quelle
naturali, assumendo una Pozione della Fertilità. Si tratta, secondo i Medimaghi da noi intervistati, di una tecnica sperimentale
che permette agli uomini di procreare e che, fino ad ora, ha dato esito
positivo in tredici casi su quindici. Se la Pozione darà i suoi frutti anche in
questo caso, i due uomini diventeranno padri e Potter, finalmente, potrà
coronare il suo sogno di avere quella famiglia che a lui è stata negata. Ma a
che prezzo? Era a questo che Silente si riferiva quando, profetico, diceva che
ci saremmo dovuti aspettare grandi cose da Harry Potter? Che avrebbe sconvolto
le nostre vite mettendo al mondo un figlio con un uomo? Con un Mangiamorte? Purtroppo
le notizie su questo "esperimento", perché chi scrive non ha un altro
termine più appropriato da usare, sono scarse, ma noi cercheremo in ogni modo
di farvi sapere di più e a breve.
Passarono alcuni minuti prima che Lucius si ricomponesse e lo guardasse in
viso.
"Non lo so, davvero. Non sono stato io a far trapelare certe informazioni
e il Manor è protetto da incantesimi molto potenti.
Dubito che qualcuno sia in grado di superare le barriere che vi sono state
poste. Da chi è firmato?" chiese infine. Harry diede un'occhiata alla fine
dell'articoletto e sbuffò una risata sarcastica.
"Rita Skeeter, mi pare ovvio." Gli tornò alla mente il quarto anno ad
Hogwarts, gli articoli pubblicati a quel tempo e.. "So io come ha fatto a
superare le protezioni! La Skeeter è un Animagus e
gli animali possono entrare indisturbati nella proprietà. O sbaglio?"
Si vide rivolgere un'occhiata leggermente ammirata.
"No, in effetti è vero. Gli animali possono entrare nella tenuta ma ce ne
saremmo accorti, no?" Il ragazzo scosse deciso la testa.
"No, è un insetto. Non ricordo che tipo, ma ricordo che era piccolo."
"Bene, ora che abbiamo risolto il mistero, ti suggerisco di posare il
giornale e finire la tua colazione. Tra poco dovremo uscire e non puoi
presentarti come uno di quei pezzenti con cui ti accompagni. A tal proposito,
sul tuo letto troverai un completo adatto. Mettilo senza discutere." Non
gli diede neanche il tempo di replicare. Si alzò dalla sedia e sparì nel
corridoio, lasciando Harry a sbuffare tra sé.
*
Mezz'ora più tardi, erano a casa di Snape, in attesa di sapere se
"il rituale d'accoppiamento", come l'aveva soprannominato
Harry, stava procedendo regolarmente. Il ragazzo venne fatto accomodare
sul letto del Pozionista che prese a pronunciare
incantesimi sconosciuti alle sue orecchie.
Lucius, per niente stupito da quei mormorii, stava in piedi di fianco
all'amico, limitandosi ad allungare il collo con fare curioso.
"Allora?" sbottò dopo alcuni minuti.
Snape s'interruppe e lo fissò con un cipiglio strano in volto. Distolse lo
sguardo, fece cenno ad Harry di alzarsi e tornò a fissarlo.
"Direi che procede bene anche se c'è qualcosa che non mi torna. Siete
sicuri di aver consumato l'amplesso entro il limite che vi avevo dato?"
chiese sospettoso.
"Beh, non posso assicurarti di aver rispettato al secondo il tuo ordine,
ma credo proprio di sì." Gli rispose l'amico. Snape annuì appena, troppo
preso a pensare.
"Vedete c'è un motivo per cui vi ho dato quel limite. Voi volete"
all'occhiata obliqua del moretto si corresse "Lucius vuole un figlio, ma
il non aver rispettato i limiti potrebbe aver alterato il processo e quindi-
"
"C'è il rischio di un parto gemellare?" lo interruppe bruscamente il
biondo . L'altro scosse la testa in un segno di diniego.
"No, ma è possibile che il potere e le qualità del bambino vengano
dimezzate e che quello, galleggiando nel liquido amniotico del finto utero,
rischi di uccidere lui o Harry. Non ne sono certo, ma se dovesse essere così,
tu" disse indicando il ragazzo "dovresti restare a riposo, evitando
di alzarti quando non lo impone la situazione ed evitando le emozioni forti.
Intesi?"
Il più giovane dei tre annuì leggermente spaventato: la situazione andava
peggiorando. Perfetto, assolutamente perfetto!
Salutarono e poco dopo furono di nuovo a casa.
*
Da quel giorno Lucius divenne una vera e propria balia. Lo controllava in ogni
momento, aveva anche mandato un gufo al Ministero informandoli che si sarebbe
preso due settimane di ferie. La mattina lo svegliava accompagnato da un Elfo
Domestico con in mano il vassoio della colazione, restava a parlare fino alle
undici, poi se ne andava. Ricompariva verso mezzogiorno e mezzo, per il pranzo.
Il pomeriggio leggevano insieme e la sera dopo cena si ritirava nelle sue
stanze.
Harry dovette ammettere che come routine, non era male.
Era entrato nell'ultima settimana di maternità quando, durante l'abituale
chiacchierata post-colazione con Lucius, sussultò vistosamente calamitando su
di sé lo sguardo del biondo.
In tre settimane non aveva avuto grandi problemi, tranne le nausee, le
vertigini quando andava al bagno, si cambiava d'abito o si faceva la doccia e
una sola voglia che l'aveva colpito, messa a tacere quando Lucius gli aveva procurato
delle caldarroste. Per fortuna erano in autunno così per il biondo non fu
difficile reperirle.
"Potter, che succede?" gli chiese preoccupato. Harry pensò
tristemente che a Lucius non gliene sarebbe fregato niente di lui se non stesse
portando in grembo suo figlio. Stava valutando una risposta acida da dargli
quando la cosa lo fece sussultare nuovamente. Si voltò con gli occhi sbarrati
verso l'uomo seduto sulla sedia a fianco del suo letto e gli rispose un tremulo
"Ha scalciato. E' la prima volta." L'altro, stranamente, scoppiò in
una fragorosa risata, distendendo la ruga tra le sopracciglia chiare e
creandone di deliziose intorno agli occhi. Lucius Malfoy era un bell'uomo, ma
quando rideva lo era ancora di più.
Harry si perse ad ammirarlo. Gli occhi chiusi, la pelle chiara, il naso dritto
e le labbra rosee che sul bianco della pelle sembravano quasi rosse. Sì, era
bello e non poteva non ammetterlo.
Dopo quelli che parvero minuti, in cui il moro iniziò anche a sentirsi offeso
per quella reazione, riprese il controllo sul suo corpo smettendo di ridere e
tornando quasi serio.
"Sai Potter, anche Cissa mi fece spaventare così
la prima volta che successe. Mi fece stare in pena mezzo pomeriggio, lo ricordo
bene. Iniziò a piangere e pensai subito che stesse male. Invece era solo
emozionata. Dolce Cissa, amava Draco e lui amava lei.
Sai, non credo che quello" ed indicò il pancione di Harry "sarà mai
bello come Draco. Lui sembrava un angioletto, da piccolo. Aveva una grazia
innata e suonava molto bene il pianoforte, un talento naturale!" Scosse
leggermente la testa "Guarda ora che fine ha fatto: rinchiuso in un'ala
del maniero a disperarsi per la morte della madre. Un vero Malfoy non reagisce
così, un vero Malfoy affronta le cose e le supera."
Harry negò con la testa, seccato e uno sbuffò sarcastico sfuggì dalle sue
labbra.
"Vede signor Malfoy, c'è una cosa che lei non ha calcolato o che, forse,
non le importa di calcolare: un Malfoy affronta le cose, un figlio che perde la
propria madre, no. Passerà il resto della sua vita ad immaginarsi le reazioni
di lei in diverse circostanze, ricorderà, se sarà fortunato, l'abbraccio, le
carezze e i baci di sua madre. Quando porterà a casa una ragazza, si chiederà
se le sarebbe piaciuta, ricercherà nei vestiti di sua moglie il profumo di sua
madre e quando avrà un figlio cercherà in lui ogni dettaglio che gliela possa
ricordare. Ma non tutti ragionano così, c'è chi come Draco si chiude in sé
stesso aspettando che il dolore se ne vada, o chi passa le giornate di fronte al
camino o alla finestra aspettando il suo ritorno dallo shopping in Diagon Alley. Con tutto il
rispetto, Lucius, sei troppo superficiale su alcuni argomenti. L'amore che lega
un figlio alla madre, è qualcosa di forte e magico, qualcosa che nessuno potrà
mai comprendere."
Non era riuscito a fermarsi, era esploso. Certo, ci voleva un discorsetto del
genere, ma sarebbe stato meglio usare un po' di tatto. Ma no, lui era fatto
così: era una bomba a orologeria, pronta ad esplodere nei momenti meno
opportuni.
Per tutta la durata dello sfogo di Harry, Lucius era rimasto in religioso
silenzio, riflettendo su ogni singola parola pronunciata dal ragazzo. Da esse
traspariva tutto il dolore di un diciannovenne cresciuto senza i propri
genitori, ma anche una sorta di senso di impotenza misto a desiderio che il
biondo non riusciva ad spiegarsi. Era come se Harry fosse combattuto tra il
volere intensamente qualcosa e la consapevolezza di non poterlo avere. Poi, ad
un tratto, capì. Se sarà fortunato, aveva detto. E lui, quella fortuna non
l'aveva avuta. Quando la madre era morta, lui aveva solo un anno e quindi non
aveva alcun ricordo di lei, del suo profumo, delle sue carezze, dei baci e
degli abbracci. E al suo fianco non aveva neanche un padre che potesse
restituirgli una parte di quei ricordi. Harry era solo.
No, si disse, ha
me.
Quel pensiero lo colpì come un fulmine a ciel sereno e lo sconvolse a tal punto
da farlo alzare rumorosamente.
Sono fregato, pensò.
Velocemente uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle, senza curarsi
di Harry che, turbato, rimase lì da solo, in compagnia dei suoi sensi di colpa.
**
Nei due giorni
successivi, Lucius evitò accuratamente di andare a trovare Harry e il ragazzo
si trovò disposto anche a chiedergli scusa, purché l'uomo tornasse a fargli
compagnia. Dopo quelle confessioni, infatti, Harry sentiva che qualcosa era
cambiato tra lui e Lucius, che si era venuto a creare qualcosa di intimo.
Fu solo il terzo giorno che il biondo decise che doveva mettere in chiaro le
cose con quel piccolo demonio scombina vite. Ma, nel preciso istante in cui
entrò nella stanza, tutte le sue intenzioni sparirono
Il ragazzo, seduto sul letto con la schiena comodamente poggiata ai cuscini e
una mano ad accarezzare distrattamente la pancia, stava leggendo uno dei suoi
pesanti libri di Medimagia. Lucius, fermo sulla soglia della stanza, aguzzò la
vista in modo da poter leggere il titolo di quell'enorme tomo: "Comuni
Disturbi e Malanni Magici". Il nome non gli era nuovo e l'uomo ricordò
di aver già letto quel libro, anni addietro, quando Draco era ancora piccolo, e
l'aveva trovato interessante, in quanto spiegava in modo semplice e dettagliato
le malattie più comuni, come curarle e come prevenirle.
Era una scena tenera quella, e a Lucius, fermo sulla soglia della stanza, parve
di essere di troppo. Quella sensazione s'intensifico quando Harry ripeté un
passaggio del libro al bimbo, come se potesse ascoltarlo veramente. E forse era
proprio così. Come aveva detto il ragazzo, l'amore che lega un figlio alla
madre, è qualcosa di forte e magico, qualcosa che nessuno potrà mai
comprendere. E lui, in quel momento, era una madre, per così dire. E forse il
legame con il bambino era anche più totalitario visto che Harry era anche
padre.
Il senso di colpa che lo invase al pensiero che presto lui avrebbe reciso quel
legame lo riscosse e, per segnalare la sua presenza, si schiarì rumorosamente
la gola.
"Oh, buongiorno Lucius." Disse Harry, sorridendogli.
"Buongiorno, Harry." rispose l'uomo pensieroso, avendo riconosciuto
nei movimenti dell'altro i chiari segni del "Ti voglio dire una
cosa..."
"Senti Lucius, mi...dispiace. Non avrei dovuto dirti certe cose, non ne
avevo alcun diritto."
Stupito, l'uomo si limitò a muovere la mano in un cenno noncurante.
"Tieni, è il Daily Prophet
di oggi." Lo informò mentre appoggiava il giornale sul letto. "Fammi
sapere se c'è qualche articolo che vale la pena leggere. Oggi non ho intenzione
di perder tempo dietro a cose del genere."
Harry annuì e, messo da parte il suo libro, prese a sfogliare le pagine ruvide
partendo, come sempre, da quelle sportive. I Cannoni avevano perso, cosa non
molto rara da qualche anno. Passò con apprensione alla Cronaca nera. Quando,
dopo aver spulciato ogni articolo fu certo che non fossero coinvolti
conoscenti, passò a quella rosa.
Dopo l'articolo della settimana precedente, aveva sempre dato una sbirciatina
apprensiva a quella parte del giornale. Con la Skeeter, bisognava stare sempre
in allerta. Non vedendo trafiletti del tipo "Tra pochi giorni nascerà il
pargolo Malfoy" o "Meno quattro giorni al parto", il ragazzo
tirò un sospiro di sollievo.
Passò quindi a leggere i vari articoli, quasi godendoseli, finché non arrivò a
quello centrale. Non aveva un titolo appariscente, ma le parole in grassetto
invogliavano il lettore ad approfondire l'argomento. Curioso, prese a leggere.
Scommettiamo che...
Cari lettori, come alcuni di voi già sapranno, questa domenica, il 21
ottobre, il Sig. Harry Potter porterà a termine la sua gravidanza.
Ebbene, la redazione del Daily Prophet ha deciso di aprire un finto giro di scommesse su
quello che si prospetta essere uno degli avvenimenti dell'anno: la nascita del
futuro rampollo Malfoy - Potter.
Da oggi, fino a fine settimana, potrete mandare alla nostra redazione le
vostre previsioni, sottoforma di scommesse, su come sarà il bambino o sul nome
che gli verrà dato, oltre a fornire suggerimenti per il periodo post-parto o
commentare la condizione attuale del futuro "mammo".
Il contenuto delle vostre pergamene sarà pubblicato nella rubrica sottostante.
In attesa di ricevere i vostri gufi, vi riporto alcune delle scommesse
fatte direttamente dalla nostra redazione.
La vostra,
Reta Skeeter.
Scommetto che il Sig. Potter sceglierà per il suo bambino uno dei nomi che va
molto di moda quest'anno, quindi Abram, se maschio, o
April, se femmina. [Betty Braithwaite]
Sig. Potter, trovo ammirevole che, per il solo desiderio di creare una
famiglia, lei si sia sottoposto ad un metodo sperimentale. Complimenti ed
auguri! [Grizel Hurtz]
Scommetto che il bambino o bambina sarà una creatura affascinante e di indubbia
bellezza. Dopotutto con due genitori così...[Zamira Gulch]
Harry, gli occhi sbarrati e la bocca secca, riuscì a mormorare un
"Santo cielo!"
Lucius si voltò
subito verso di lui, lo sguardo grigio, interrogativo.
"Che succede?"
Il ragazzo,
però, non rispose, limitandosi a passargli il giornale. L'uomo iniziò a leggere
dal punto indicatogli dal dito lungo e affusolato del moretto, inarcando un
sopraciglio man mano che andava avanti. Quando giunse alla fine, sorrise
sarcasticamente.
"Non si può dire che non abbiano fantasia. Un Malfoy con nomi del genere?
Mai! I Malfoy hanno nomi antichi e significativi. Tutti. Siano essi imparentati
coi Black, o con i Potter." Il tono quasi solenne in cui lo disse, strappò
una risata al moro.
"Cero, ridi pure, tu. Cosa vuoi saperne delle tradizioni Purosangue?!
Eppure, tuo padre faceva parte di una dinastia molto antica. Davvero un peccato
che si sia sposato con una Nata Babbana. Un vero peccato. Tanto più che molti
avvenimenti non sarebbero mai successi se lui non avesse sposato tua
madre..."
Rabbia,
amarezza, delusione. Furono queste le emozioni che si avvicendarono nel petto
di Harry man mano che Lucius continuava a parlare. Come poteva quell'essere,
dopo il discorso dell'altro giorno, parlare in quel modo di sua madre? E se la
sola esistenza di Harry lo disgustava a tal punto, perché mai lo aveva
trascinato in quella situazione? Voleva controbattere punto per punto, urlargli
contro la sua rabbia e, perché no, lanciargli anche qualche incantesimo, ma gli
avvertimenti di Snape gli risuonarono in testa come un campanello d'allarme.
Doveva stare calmo, lo doveva fare per la sua incolumità e per quella del
bambino. Così, stringendo con forza le lenzuola, si limitò a dire.
"Lucius, vorrei restare solo. Oggi è proprio una giornataccia e l'articolo
di quel giornale mi ha proprio dato il colpo di grazia."
"Certamente. Ah, Harry, cerca di non fare sciocchezze. Non vorremmo che
fosse il bambino a pagarne le conseguenze, vero?"Il moretto annuì
automaticamente, stufo di dover ascoltare sempre le solite raccomandazioni.
Riprese il libro di Medimagia che aveva posato sul letto e iniziò a leggerlo
con insolita attenzione.
**
Gli ultimi giorni di quella quasi piacevole convivenza forzata passarono
normalmente, tra pasti consumati a letto, tomi di Medimagia e chiacchiere
tranquille e poco interessanti con Lucius.
Con un sentimento a metà tra paura e tristezza, Harry diede il buongiorno
all'ultimo giorno di gravidanza. Snape gli aveva detto qualcosa sul fatto che
il dolore sarebbe arrivato improvvisamente e se lui diceva così, era senz'altro
vero. Si potevano dire tante cose di Snape, ma che non svolgesse bene il suo
lavoro, proprio no.
Come ogni giorno, Lucius entrò nella sua stanza seguito da un elfo che portava
il vassoio della colazione. A giudicare dalla mole di roba che avevano
preparato quel giorno, nelle cucine, ci doveva essere stato un gran da fare. Il
numero delle fette di pane tostato sembrava essere triplicato ed era
accompagnato da alcuni piccoli vasetti di vetro contenenti dei cubetti di
cioccolato fondente, della marmellata al limone e quella alla ciliegia. In due
grossi bicchieri, poi, erano stati già versati sia l'acqua che il succo
d'arancia.
Spinta dalla golosità, la mano di Harry afferrò subito uno di quei piccoli
concentrati di felicità che venivano spacciati per cioccolata e, incurante
della dimensione, lo infilò in bocca per intero, chiudendo gli occhi per gustarne
meglio il sapore.
Scoprendosi
intento ad osservare quella scena, Lucius si ritrovò a pensare che, in quelle
quattro settimane, quel marmocchio aveva sconvolto la sua vita più del
consentito. Lo aveva addirittura costretto a cambiare le sue abitudini e, per
quanto ci provasse, la cosa non gli dispiaceva affatto. Poteva anche arrivare
ad immaginare un di più, ma rimaneva dell'amaro di sottofondo. Un amaro
chiamato Draco. Cosa avrebbe detto di quel di più? Cos'avrebbe pensato di lui e
del piccolo Malfoy in arrivo? L'avrebbe mai accettato?
Purtroppo Lucius non aveva risposte a quelle domande.
Un gemito acuto proveniente dal letto lo costrinse a ritornare con i piedi per
terra. Harry aveva la fronte aggrottata in una smorfia di dolore, le gambe
stese al massimo ed i piedi arricciati.
Doveva far male, pensò tra sé l'uomo.
"Lucius, chiama Severus: ci siamo." Sputò fuori il ragazzo tra un
piegamento di gambe e l'altro. Il biondo si precipitò al caminetto nella sua
stanza e chiamò l'amico.
Lo aspettò e raggiunsero la porta della camera di Harry assieme. Poi il Pozionista lo guardò dall'alto in basso e, senza dargli
modo di replicare gli chiuse la porta in faccia.
"Non reggeresti neanche stavolta, come hai fatto con Narcissa." Fu
l'unica risposta alle sue proteste.
*
Lucius rimase davanti quella porta per tre ore, percorrendo la distanza tra una
parete e l'altra all'incirca quattrocento volte.
Quando ormai credeva d'impazzire, l'uscio si spalancò e ne uscì un Severus
stanco, sudato e con in braccio un piccolo fagottino avvolto in una copertina
bianca.
"Allora? Maschio o Femmina?" Ecco il momento della verità, si disse.
"Per la tua fortuna e quella del ragazzo di là, maschio. E' lungo
cinquanta centimetri e pesa tre chili e trecentocinquanta grammi. E' proprio un
bel bambino, Lucius. Tieni, guarda."
L'ex Mangiamorte si sporse solo col collo e guardò il visino pallido del
bambino incorniciato da capelli biondi e radi. Gli occhi erano chiusi e,
distrattamente, ci chiese se avesse i suoi o quelli di Harry.
Harry..
"Come sta il ragazzo?" chiese a voce bassa.
"E' debole, naturalmente. Mettere al mondo un figlio non è una
passeggiata, a maggior ragione se sei un uomo. A parte questo, comunque, sta
bene. Qualche giorno di riposo e sarà come nuovo."
Lucius annuì e qualcosa si sciolse all'altezza del petto.
"Come hai deciso di chiamarlo? Dovrai pur dargli un nome!"chiese
Snape, curioso.
"Sì. Ethan Lucius Malfoy." Rivelò e, senza badare al figlio,
all'amico o all'altro...padre, girò sui tacchi e si chiuse nelle sue stanze.
**
Il parto aveva prosciugato tutte le sue forze, così che Harry fu costretto a
prolungare la sua permanenza al Manor per un paio di
giorni in più del previsto.. Verso il secondo giorno, il ragazzo era già in
grado di alzarsi, ma aveva preferito tenere per sé i suoi miglioramenti, deciso
a fare una cosa prima di abbandonare il palazzo per sempre: vedere Draco.
Negli ultimi tempi si era trovato spesso a chiedersi quali fossero le reali
condizioni del suo ex compagno di scuola, quanto il suo isolamento fosse
volontario e quanto, invece, avesse solo bisogno di parlare, di sfogare il suo
dolore. Così, appena le sue gambe glielo permisero, Harry abbandonò il suo
letto e si ritrovò di fronte alla porta della stanza di Draco.
Il ragazzo che gli aprì la porta non aveva nulla o quasi del biondo Slytherin
che aveva reso un inferno i suoi anni a scuola. I suoi capelli, un tempo
lucenti e maniacalmente perfetti, erano opachi e
disordinati, come se non si pettinasse da giorni, il fisico asciutto era
diventato ancora più magro e le guance smunte erano ricoperte da una folta
peluria. No, decisamente quello non era l'aspetto del vecchio Malfoy.
"Potter? Ma che diavolo ci fai tu qui?" chiese con un
tono di voce roco, tipico di chi non è più abituato a parlare.
La rabbia e la stizza nel trovare la sua vecchia nemesi a casa sua, di fronte
alla porte della sua camera da letto, avevano subito preso il posto dello
stupore iniziale.
A quell'uscita, Harry non poté impedirsi di sorridere. Per un attimo aveva
visto brillare negli occhi di Draco una luce familiare e questo lo spinse d
osare di più. Forse, dopotutto, al giovane Malfoy bastava solo la spinta giusta
per poter tornare ad essere quello di un tempo.
"A quanto pare il tuo caro paparino ti ha tenuto all'oscuro di molte
cose." disse sibillino.
"Sai, il mondo là fuori ha continuato ad andare avanti anche senza
di te. E se mi fai entrare potrei anche decidere di raccontarti come."
aggiunse poi sarcastico, senza però accennare a muoversi.
Lui l'esca l'aveva lanciata, adesso toccava al biondo decidere se abboccare o
meno.
Draco squadrò l'altro ragazzo per una manciata di secondi, come a soppesare
l'offerta che gli aveva fatto, per poi annuire titubante ed aprire maggiormente
la porta. Mentre varcava la soglia della stanza, Harry esultava interiormente:
il Malfoy che ricordava era sempre stato curioso oltre ogni misura e, a quanto
pareva, almeno in questo non era cambiato.
Draco si sedette sul letto, invitando il compagno ad imitarlo.
Messosi comodo, Harry si prese un attimo di tempo per riflettere sull'assurdità
della situazione, prima di liquidare il tutto con un mentale sventolio della
mano. D'altro canto tutta la sua vita, negli ultimi mesi, aveva assunto una
forma surreale.
"Bene. Forse è meglio cominciare dall'inizio". Esordì, passando
nervosamente i palmi delle mani sulle cosce.
"Forse non sai che dal giorno in cui mentì a Voldemort
per me, io ho un debito di vita nei confronti di... Narcissa."
Sebbene Harry avesse volontariamente abbassato il tono di voce nel
pronunciare quel nome, Draco si irrigidì di colpo, come se glielo avesse urlato
in faccia. Il suo volto, già pallido, divenne ancora più bianco e una lacrima
minacciava di uscire dai suoi occhi.
D'istinto Harry sollevò una mano per posargliela su una spalla, ma il biondo lo
fulminò con uno sguardo minaccioso.
"Non sono più abituato a sentir pronunciare il suo nome." disse
serio, facendo all'altro segno di continuare.
"Quando tua madre è morta - riprese Harry lentamente - il debito è
passato a te e a tuo padre. Bè, circa un mesetto fa,
il caro Lucius ha deciso di approfittarne. Sai, con te deciso a trascorrere il
resto della tua vita rinchiuso tra queste quattro mura, lui ha pensato bene che
gli servisse un altro erede."
A quella dichiarazione Draco sgranò gli occhi e il suo viso, innaturalmente
arrossato dall'ira a stento repressa, fu attraversato da un'espressione
oltraggiata.
"Cosa mi stai dicendo Potter? Che mio padre ha deciso di nominare TE
erede della fortuna dei Malfoy?" disse, sputando ogni singola parola come
se fosse veleno.
Di fronte a quella reazione Harry esplose in una risata ironica.
"Oh no, Lucius è stato molto più fantasioso. Mi ha semplicemente costretto
a mettere al mondo un altro piccolo Malfoy."
"Un cosa? Un bambino? Ma Potter, tu sei un uomo!" esclamò Draco, tra
l'indignato e il perplesso.
"E per nostra sfortuna Snape è un genio in Pozioni." rispose l'altro,
confermando in tal modo le proprie parole di prima.
"Ma ... Com'è? Come si chiama? Che aspetto ha? A chi assomiglia?"
Incapace di districarsi nell'enorme matassa di emozioni che gli si agitavano in
petto, Draco incominciò a sparare domande a raffica a cui Harry rispondeva
scotendo il capo.
"Queste sono tutte domande che devi porre a tuo padre. Io so solo che si
chiama Ethan e anche questo l'ho scoperto per sbaglio origliando una
conversazione tra gli elfi domestici." confessò arrossendo per
l'imbarazzo.
Draco ridusse gli occhi a due fessure e fissò insistentemente il moretto, per
cercare di capire cosa intendesse dire.
"E' inutile che mi guardi così. Tuo padre è stato molto chiaro fin
dall'inizio. Una volta partorito, io non avrei avuto più alcun diritto nei
confronti del bambino. Se sarò fortunato un giorno potrei incontrarlo da
qualche parte a Diagon Alley.
Sai qual è la cosa buffa? All'inizio ero d'accordo con lui, io con questo
bambino non volevo avere nulla a che fare. Ma adesso... Non so, sono passati
solo alcuni giorni, è vero, ma è strano non averlo più con me."
Per tutta la durata di quel monologo, Draco non aveva smesso un attimo di
osservare il ragazzo seduto davanti a lui. I suoi lineamenti erano distesi,
segno che non era arrabbiato, ma qualcosa, nel suo sguardo, gli diceva che
quella serenità che stava ostentando non era reale. Vi era un velo scuro che
lui aveva già visto in passato negli occhi di sua madre. Una sorta di tristezza
profonda mista a rassegnazione, di una madre che viene separata da suo figlio.
Certo Harry non era una donna, ma quella che aveva appena affrontato era la più
femminili delle esperienze e quella che ti segna a vita.
Lentamente la consapevolezza di non essere più solo a dover portare il fardello
dell'eredità dei Malfoy si fece strada nella mente di Draco e con essa tutte le
sue implicazioni.
"Harry" disse deciso, accorgendosi di aver chiamato l'altro per
la prima volta con il suo nome.
"Si?" rispose il moro, guardandolo stupito.
"Riavrai i tuoi diritti su Ethan."
E nello sguardo fiero, nel tono di voce deciso, nella postura dritta, Harry
seppe che Draco era tornato e che lo avrebbe aiutato contro Lucius.
"Grazie." disse semplicemente.
Il giorno dopo Harry fece le valige e lasciò il Manor
senza aver visto Lucius o il bambino e senza aver mai chiesto notizie di lui,
ma con una piccola speranza nel cuore.
**
Una volta
rientrato a casa, Harry riprese le sue vecchie abitudini e le giornate
tornarono a scorrere secondo i vecchi schemi. La mattina si svegliava presto
per avere più tempo per studiare e dopo pranzo andava al San Mungo per svolgere
le ore di apprendistato. La sera, poi, rincasava talmente stanco da non avere
neanche la forza di cenare e così andava direttamente a dormire.
L'unica novità, rispetto a prima, erano le lettere sporadiche che riceveva da
Draco, in cui l'ex compagno di scuola, oltre a raccontargli del suo lento
ritorno in società, gli parlava di Ethan. Lucius, infatti, fedele agli accordi,
negli ultimi cinque mesi non aveva dato ad Harry alcuna notizia di sé né del
bambino.
Era venuto così a sapere che Ethan aveva i capelli biondi tipici dei Malfoy e
gli occhi verdi come i suoi, che le quantità di cibo previste da Snape
sembravano non bastargli mai e che si divertiva a giocare con i lunghi capelli
biondi di Draco. Ovviamente, in quegli scorci di vita del bambino, Lucius non
compariva mai, a dimostrazione che non era presente nella vita di loro figlio.
Ma a Harry non mancava solo il bambino, no. A lui mancavano anche le lunghe e
futili chiacchierate con Lucius, la colazione a letto col giornale, le cene
insieme e tutte quelle premure che aveva per lui. E nonostante si ripeteva
continuamente che gli atteggiamenti del biondo erano dettati dalla frenesia di
avere il bambino, una parte di Harry voleva credere che ci fosse dell'altro.
Era un'altra di quelle monotone giornate quando l'aquila di Draco entrò dalla
finestra della sua cucina.
Presa la lettera e dato un pezzettino di toast al volatile, il ragazzo si
sedette di nuovo al tavolo e aprì la busta.
"Harry,
non ci crederai ma finalmente sono riuscito a convincere mio padre a renderti
partecipe della vita di Ethan. Dopotutto, un Malfoy ottiene sempre quello che
vuole.
Ci mancò poco che al moretto andasse di traverso il toast. Draco c'era
riuscito? Fantastico! Continuò a leggere, felice come non era da tempo.
Ovviamente però ha voluto fissare delle regole precise non negoziabili. Puoi
venire al Manor tre giorni a settimana, il lunedì, il
mercoledì e il sabato, dalle tre del pomeriggio alle otto di sera. Lo so, non è
tanto, ma è il massimo che sono riuscito ad ottenere.
Il patto è valido da subito, quindi se vuoi venire oggi basta che avverti.
Saluti
Draco
P.s.: Ci sono delle cose che mi riguardano
direttamente di cui vorrei parlare con te.
Harry scribacchiò al volo la risposta, ovviamente affermativa, e con entusiasmo
legò la pergamena alla zampa dell'aquila, rimasta in attesa di una risposta.
Dopo aver osservato l'uccello volare via, si allontanò dalla finestra per
riprendere lo studio, animato da un nuovo vigore.
*
Quello stesso pomeriggio, alle tre precise, Harry bussava al portone di palazzo
Malfoy. Quando Draco gli aprì la porta, il moretto si lasciò sfuggire
un'esclamazione di sorpresa: quello che aveva di fronte era decisamente il
vecchio Principe delle Serpi, dalla punta dei capelli, ordinati e lucenti, fino
alla punta delle scarpe di ottima fattura, passando per il viso sbarbato di
fresco e la postura fiera.
Richiusa la porta, i due entrarono nel maniero e, giunti davanti alla porta del
salone, il biondino gli strizzò l'occhio con fare complice, prima di lasciargli
varcare la soglia della stanza.
L'ambiente era diverso da come se lo ricordava. Un tempo austero ed elegante,
adesso la stanza era piena di tappeti morbidi e imbottiti su cui il bambino
poteva tranquillamente giocare senza farsi del male, con sonagli, palline,
costruzioni insolite e tanti peluche sparsi ovunque.
Il bambino si trovava su uno di quei tappeti, sommerso da quei soffici pupazzi
con un sorriso smagliante sul volto.
"Ethan?" lo chiamò Draco, una voce zuccherosa che proprio non gli
donava.
"Ghhco" sembrava a metà tra un lamento e un
sorriso. Facevano tenerezza, quei due insieme.
"Guarda un po' chi ti ho portato? Ti ho parlato di lui, ricordi? E' papà
Harry!"
Il ragazzo in questione sussultò udendo la parola "papà" associata al
suo nome, decidendo subito che, in fondo, non suonava male.
Il bambino si voltò verso il fratello e, curioso, iniziò ad osservare lo strano
ragazzo che gli stava accanto. Aveva i capelli neri e scompigliati e gli occhi
di un verde inteso così simili ai suoi. E il modo in cui gli sorrideva, mentre
allungava una mano verso di lui per accarezzarlo, era così incoraggiate.
"Ciao, piccolino." disse lo strano ragazzo.
E la sua voce, così rassicurante e profondamente rilassante, non aveva
nulla in comune con quella seria di papà Lucius o di quella vagamente dolce di
suo fratello.
"Ghapa" gorgogliò. Si, quel secondo papà
gli piaceva proprio.
"Harry, hai compiuto un miracolo!" disse Draco, sorridendo. "E'
la prima volta che mugugna così a lungo.."
"Davvero?" si girò verso il bimbo e lo guardò serio. "Grazie
dell'onore, Ethan. Posso prenderti in braccio?"
"Ngh"
"Lo prendo per un sì." Allungò le braccia e lo afferrò sotto le
piccole ascelle. Era bellissimo poterlo prendere in braccio e giocare con lui,
mentre chiacchierava con Draco. Harry, infatti, non si era dimenticato che il
ragazzo voleva parlare con lui di qualcosa, così, continuando a tenere il
bambino in braccio, si erano accomodati a terra e avevano iniziato a conversare
come amici di vecchia data.
"Vedi, Harry.. Mio padre è furioso con te." buttò fuori il biondino.
"Con me? E che ho fatto?" esclamò in risposta, stupito e un po'
indignato. Era stato ai patti e non si era fatto più vedere né sentire. Che
altro pretendeva Lucius da lui?"
"Semplice, hai parlato con me e mi hai aiutato a riprendere in mano la mia
vita, e lui adesso si trova con due figli di cui doversi occupare. Strano che
non abbia preso in considerazione che Ethan fosse un Mezzosangue."
"Oh. Quindi.. non vuole più Ethan? Beh, per me non sarebbe un problema
prendermi cura di lui." - propose Harry, allettato dalla prospettiva di
poter tenere il bambino tutto per sé. Draco, a quell'affermazione, sorrise.
"No, Harry, mio padre non vuole disfarsi del bambino, ha solo un bel po'
di problemi burocratici. Dato che io riavrò il mio patrimonio, Ethan non avrà
più il suo. Capisci?"
Il moro annuì distrattamente. E che problema c'era? Gliel'avrebbe lasciato lui
un piccolo capitale per il futuro!
"Tutto qui?" chiese, per assicurarsi che non ci fosse dell'altro.
Draco non si meravigliò poi tanto della risposta di Harry. Per uno come lui,
cresciuto in un'anonima famiglia babbana e abituato a
vestire i panni smessi del cugino, questioni come soldi, titoli e proprietà
dovevano sembrare una sciocchezza.
" In teoria si, ma non è una cosa da sottovalutare - esordì quindi il
biondino, cercando di far capire all'altro la gravità della situazione. - Vedi,
la nostra è una delle famiglie più in vista del Mondo Magico e per farti
accettare e rispettare in certi ambienti la capienza della camera blindata alla
Gringott conta più di ogni altra cosa. Ethan è un
Malfoy ed è questa la realtà con cui un giorno dovrà confrontarsi e il fatto di
non avere un patrimonio suo può essere un problema. Senza contare che i beni di
famiglia andranno quasi tutti a me, in quanto primogenito nato all'interno del
matrimonio."
"Ti ripeto, non ci saranno problemi. I miei genitori mi hanno lasciato una
cospicua eredità e io la posso tranquillamente passare a lui."
"Grazie" - disse Draco, rivolgendo ad Harry uno sguardo tra il
titubante e il riconoscente.
Quello si
limitò a scrollare le spalle e a continuare a giocare con il bambino."
**
A quel primo incontro ne seguirono molti altri. Ogni lunedì, mercoledì e
sabato, alle tre in punto, Harry si presentava ai cancelli del Manor e ogni volta Ethan lo accoglieva con uno dei suoi
teneri sorrisoni sdentati e tutte fossette,
balbettando qualche parola sconnessa.
E ogni volta il
moro si perdeva ad ammirare il figlio, commentando tra sé che era bellissimo e
non aveva nulla da invidiare al primogenito di casa Malfoy. In realtà, i due
fratelli erano completamente diversi tra loro e non solo per il colore degli
occhi.
Il Draco
bambino che sorrideva beato dalle foto magiche sparpagliate per il palazzo
aveva dei tratti femminili e delicati, molto simili a quelli di Narcissa.
Ethan, invece, nonostante la tenera età, aveva già i lineamenti maschili molto
marcati.
Ma la felicità
di Harry era velata da una certa malinconia. Separarsi da Ethan per tornare a
casa diventava sempre più pesante e, in più, non era riuscito a vedere
Lucius neanche una volta da quando aveva iniziato a frequentare il Manor.
**
Erano passati quattro mesi da quando aveva ricevuto l'aquila di Draco e, come
ogni lunedì Harry si trovava fuori dal Manor, in
attesa che qualcuno gli aprisse. Quando però, invece del ghignò sarcastico di
Draco, si trovò davanti due enormi occhi acquosi di un elfo domestico, il
ragazzo iniziò a preoccuparsi.
"E' successo qualcosa?" - chiese apprensivo.
"Oh, no signor Potter, signore." Rispose l'elfo, facendo ballonzolare
le grandi orecchie in segno di diniego. "Signorino Draco non essere in
casa. Oggi essere solo Padron Lucius."
"C'è Lucius?" - esclamò, fermandosi di botto.
L'Elfo si limitò ad annuire.
Forza Harry, cerca di non combinare casini adesso. Si disse. Non dargli motivo
di pentirsi della decisione di farti vedere il bambino. Sii educato,
ringrazialo e cerca di non arrossire troppo in sua presenza.
Entrato nel salone, Harry vide un Ethan sorridente in braccio a un Lucius
apparentemente sereno. Le labbra dell'uomo erano appena stirate in un accenno
di sorriso, e il ragazzo si trovò a pensare a quanto fossero invitanti.
"Buon pomeriggio, Lucius."
L'uomo alzò di scatto la testa. Molto probabilmente non si era accorto del suo
ingresso.
"Buon pomeriggio anche a te, Harry."
L'uomo posò il bimbo nel box e si voltò verso il ragazzo, indugiando con lo
sguardo sul suo corpo, tornato snello e atletico come prima della gravidanza.
Senza neanche rendersene conto, si passò la lingua sulle labbra, prima di
parlare.
"Stai bene?" - chiese.
"Sì, grazie, soprattutto da quando posso passare del tempo con Ethan.
Tu?" chiese a sua volta il ragazzo, sollevato dal fatto che quella
conversazione risultasse così semplice.
"Diciamo di sì. Senti Harry.." iniziò Lucius.
Sentire l'ex Mangiamorte, famoso per il suo temperamento deciso, titubante e
insicuro fece rabbrividire Harry e mille pensieri foschi iniziarono a turbinare
nella sua mente. Quello strano comportamento era forse dovuto al fatto che
aveva deciso di estrometterlo di nuovo dalla vita di Ethan?
"Dimmi.." disse Harry, a voce bassa, quasi non volesse che l'altro
continuasse a parlare.
Lucius si
maledisse per quell'attimo di tentennamento. Era certo della decisione presa e
avrebbe fatto qualsiasi cosa perché l'altro acconsentisse, ma per un attimo il
pensiero che Harry potesse non essere d'accordo lo aveva paralizzato.
"Pensavo che forse sarebbe il caso che tu venissi a stare con noi al Manor. Dopotutto sarà grazie a te se il bambino da grande
avrà un cospicuo patrimonio a disposizione. Senza contare che in questo modo
potresti passare con Ethan tutto il tempo che vuoi."
Nonostante l'ultima frase gentile, la voce gli uscì più fredda e distaccata di quando
avrebbe voluto. Quella proposta non era solo un gesto dovuto, legato al fatto
che Harry avrebbe contribuito alla dote del bambino. Semplicemente, da quando
il ragazzo era andato via, le sue giornate erano divenute all'improvviso vuote
e monotone e il tempo trascorso senza vederlo non aveva fatto altro che
alimentare un vago senso di nostalgia.
Sorpreso da quella proposta, Harry si prese qualche minuto prima di rispondere.
D'altronde quella era una decisione importante da prendere e non poteva essere
precipitoso. Trasferirsi al Manor, vivere con
Lucius, anche se solo per il bene del bambino, avrebbe significato apportare
grossi cambiamenti nella sua vita. Per un attimo ripensò al tempo trascorso lì
nel periodo della gravidanza, a come si era trovato bene in sua compagnia, alle
loro chiacchierate e a quelle piccole attenzioni che il biondo gli aveva
riservato e non si accorse di essere arrossito.
"Credo che sarebbe un ottima idea. Effettivamente il tempo passato lontano
da lui sembra non trascorrere mai. Ma sei sicuro che la mia presenza qui non ti
crei alcun problema?" - chiese alla fine, spaventato dl fatto che l'altro
non ci avesse riflettuto abbastanza.
"Sicuro, puoi trasferirti qui già da domani. La tua stanza è sempre al suo
posto." Rispose l'uomo con un sorriso.
" Va bene, allora stasera vado via prima in modo da poter essere di
ritorno già domani. Dopotutto ho un bel po' di cose da dover
impacchettare."
"Vuoi un Elfo Domestico? Nany ti ha preso in
simpatia, sai?" propose Lucius.
L'aveva notato anche lui. Nany era l'Elfa che gli aveva portato la colazione e il giornale, ogni
mattina.
"No, grazie. Devo valutare cosa prendere e cosa no." L'altro annuì.
"A questo punto non credo che ci sia altro da aggiungere. Ora puoi
dedicarti un po' ad Ethan" - disse l'uomo, apprestandosi ad uscire dalla
stanza.
"Va bene. Arrivederci, Lucius."
"A domani Harry."
*
Appena rincasato, Harry estrasse la sua bacchetta e, pronunciato un incantesimo
rimpicciolente, la punto contro qualunque cosa si trovava davanti. Aveva deciso
di portare tutto via con sé e per fare ciò gli sarebbe bastato uno zaino.
Prese album fotografici, cornici e quadri, il vecchio trespolo di Edwige e la
sua scopa. Raccolse tutto il ciarpame accumulato negli anni e lo infilò a forza
nella sacca. Prese perfino il suo cuscino, visto quelli del Manor
erano troppo duri per lui.
Quando anche il più piccolo e, all'apparenza, inutile oggetto fu riposto nella
sacca, Harry, stanco e sudato, decise di concedersi l'ultima doccia in quella
casa. Mentre l'acqua calda gli scorreva sul suo corpo, sciogliendo i muscoli
della sua schiena come in un massaggio rilassante, il ragazzo si trovò a
ripensare a Lucius, alle sue mani forti e a quelle sue labbra invitanti.
Automaticamente la sua, di mano, andò ad afferrare il suo membro e a muoverlo
lentamente, in una carezza via via sempre più veloce.
Una ventina di minuti dopo, asciutto e profumato, Harry si infilò sotto le sue
lenzuola di cotone e, cullato dal cigolio delle molle del suo letto, si
addormentò.
**
Subito dopo l'ora di pranzo, Harry si smaterializzava davanti all'ormai
familiare cancello dove trovò ad attenderlo un Draco pericolosamente
sorridente.
"Come mai sei di buon umore?" chiese.
"Nulla di particolare. Stamattina presto papà ha detto ad Ethan che
saresti venuto e lui è da allora che ti aspetta."
Gli occhi del moro brillarono di felicità.
"Davvero? Chiede di me?"
"Fa molto di più." Riuscì a dire Draco prima di scoppiare a ridere.
"Hai presente il peluche a forma di cervo che gi hai regalato? Bene, è
tutto il giorno che ci gioca biascicando qualcosa su di te, sul nonno e su un
bau nero."
"Oh Merlino! Ma allora chiamava anche il nonno James e Sirius...
Effettivamente ieri, prima di andare via, gli stavo raccontando di loro."
"Che bambino intelligente, è proprio mio fratello!" esclamò il
biondino orgoglioso.
"Draco?" disse Harry, cercando di attirare la sua attenzione.
"Sì?" rispose l'altro.
"Ti devo forse ricordare che, prima di essere tuo fratello, è mio
figlio?" domandò retoricamente.
"No, certo che no, ma quelli sono i geni Malfoy. Non c'è dubbio,
Potter."
L'altro sbuffò e, impettito, si avviò verso il salone.
*
Dopo aver battibeccato fraternamente con Draco, Harry si era diretto nella sua
stanza per sistemare le sue cose.
Abituato a fare tutto da solo, aveva gentilmente rifiutato l'aiuto di Nany, senza tener conto che, in quel modo, l'Elfa sarebbe andata in crisi. Così, tra il tempo impiegato
a cercare di impedire a Nany di stirarsi le orecchie
e quello passato a organizzare la stanza a misura di Potter, alle otto di sera
Harry non era ancora riuscito a stare neanche un minuto insieme a Ethan.
"Signor Lucius dice di avvertire Signor Harry che cena è pronta,
Signore."
L'apparizione di un elfo domestico dissolse ogni speranza del ragazzo di
rilassarsi un attimo, così, stanco, si avviò verso il salone, dove Lucius e
Draco lo stavano aspettando per mangiare.
A dispetto di quello che si poteva immaginare,la cena fu molto piacevole. I tre
chiacchierarono amichevolmente e le pause di silenzio tra un argomento e
l'altro furono tutt'altro che tese o imbarazzate.
Alla fine del pasto, Draco si ritirò immediatamente nelle sue stanze, mentre
Harry pregustava già il momento in cui avrebbe messo a letto il figlio per la
prima volta.
"Scusa Harry, possiamo parlare un attimo?"
La richiesta di Lucius giunse così inaspettata che Harry dimenticò in fretta
ogni piano per la serata. Incuriosito, annuì e si rimise a sedere.
"Allora, cosa ne pensi della tua sistemazione? La stanza è di tuo
gusto?" Chiese il biondo, educatamente.
Harry gli scoccò uno sguardo perplesso, non comprendendo il senso di quella
domanda. Dopotutto aveva già vissuto in quella stanza per un mese intero.
"E' perfetta, grazie." Rispose, quindi, titubante.
"Sono contento". Disse l'uomo, prendendosi un paio di secondi
prima di continuare. " In effetti c'è un'altra cosa che ti vorrei dire.
Non ti ho ancora ringraziato per quello che hai fatto per Draco. Dopo quella
tua prima visita, è come rinato e adesso è anche più maturo di prima."
In realtà erano altre le parole che Lucius avrebbe voluto dire, ma il suo
dannato orgoglio Malfoy gli impediva di parlare e di agire. Un eventuale
rifiuto da parte del ragazzo sarebbe stato troppo difficile da gestire per lui,
soprattutto adesso che vivevano tutti insieme a palazzo. Così, dopo aver
osservato un ultima volta le labbra rosse di Harry, si alzò da tavola.
"Bene, si è fatto tardi. È ora che mi ritiri. Buona notte,
Harry." Disse, rivolgendo al ragazzo uno dei suoi rari sorrisi aperti,
prima di voltarsi per uscire dalla stanza.
Colpito dalla sincerità delle scuse dell'uomo e soprattutto dalla
dolcezza del suo sorriso, Harry era rimasto seduto al suo posto, come
inebetito, incapace di fare altro se non sorridere e annuire.
Il rumore della sedia che veniva spostata, lo risvegliò da quello stato di
trance in cui era caduto.
In un attimo gli passarono davanti agli occhi i piccoli momenti di intimità che
aveva passato insieme a Lucius, a quanto piacevole fosse la sua compagnia e
quanto fosse diventata vuota la sua vita dal momento in cui era ritornato a
casa sua. Guardando le spalle dell'uomo che, lentamente, si allontanavano da
lui, Harry decise che per una volta poteva anche essere egoista e pensare prima
di tutto a se stesso e alla propria felicità.
E questo voleva dire avere Lucius, il suo corpo e le sue attenzioni tutto per
sé.
Il significato intrinseco di quel pensiero lo spaventarono un poco, rendendolo
consapevole di quanto, i suoi sentimenti fossero progrediti col tempo, invece
di sopirsi, e di come fosse impossibile tornare indietro. Era pronto a
rischiare tutto e nulla lo avrebbe fermato dal suo intento.
"Lucius". Lo richiamò e la sua voce risuonò decisa mentre si
alzava per raggiungerlo.
"Cosa c'è Harry?" Chiese l'uomo, voltandosi.
Il ragazzo non rispose a parole ma, chiamando a raccolta tutto il proverbiale
coraggio Grifondoro, gli afferrò le braccia e lo baciò.
Fu un bacio dolce e possessivo, al sapore di menta e rum. Le labbra di Lucius
erano fini e morbide, molto più di quanto si fosse immaginato, e la sua lingua,
umida e curiosa, esplorava la sua bocca quasi con riverenza.
Mentre si insinuava dolcemente in quel piccolo antro caldo, Harry si trovò a
pensare che quello era il sapore di "casa".
Quel primo contatto durò solo pochi attimi, ma fu abbastanza perché entrambi
capissero che ormai non potevano più tornare indietro. Potevano solo andare
avanti e scoprire, insieme, cosa avrebbe riservato loro il futuro.
Sdraiati su uno dei tappeti su cui giocava loro figlio, stretti in un abbraccio
dolce e possessivo, i due uomini si fissavano negli occhi, cercando di
comunicare con lo sguardo quello che ancora, a parole, faticavano a dirsi.
"Nostro."
Con quell'unica parola, Harry decise di infrangere il silenzio che era calato
nella stanza, non sapendo bene a cosa voleva riferirsi. Ma a quanto pare Lucius
capì e sorridendo, gli rispose.
"Sì, nostro."
Fine.
Note
conclusive:
Finita!
La storia più lunga che io abbia mai scritto, la prima Lucius/Harry e la prima
(di molte) dedicate a Lyrael.
Daniela, spero ti sia piaciuta.
Bacio,
Avrìl.