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Autore: HamletRedDiablo    15/02/2010    6 recensioni
ovvero: come costringere un demone a festeggiare S. Valentino.
-Ma Sebas-chan!- si lamentò. –E’ il giorno degli innamorati! Ventiquattro ore tutte dedicate all’amore- proseguì, alzandosi in piedi ed accostandosi all’uomo. –E’ la data in cui ci si dice quanto l’uno sia importante per l’altro…- ammiccò, con un’occhiata che lasciava trasparire intenti ben più maliziosi di quelli formulati dalle parole. –Magari con un bel regalo…-
[all'interno i ringraziamenti per "Il Teatro della Falce"]
Genere: Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Da dove partiva l’impetuosa sensazione di voler uccidere qualcuno?

Dalle mani, desiderose di serrarsi attorno al collo per interrompere quel fiume di parole?

Dal cervello, che sventolava una pietosa bandiera bianca in segno di resa?

Dal sistema nervoso, stanco di assorbire la stupidità di quei discorsi?

No, nessuna di quelle ipotesi andava bene, dato che avvertiva la bramosia omicida in ogni atomo del suo essere e non ben localizzata in un punto.

Senza contare che tutto quel nervosismo stava minacciando seriamente la buona riuscita del dolce al cioccolato che stava preparando: la densa crema marrone sembrava intenzionata a non collaborare con il cucchiaio di legno che la mescolava diligente.

-Che noia, Sebas-chan! Che ti costa farmi contento?-

Il sopracciglio pulsò paurosamente mentre i denti del giovane si sforzavano di limitarsi alla civile conversazione, senza cedere al desiderio di affondare nella giugulare del ragazzo che stava mettendo a così dura prova la loro resistenza.

-Non vedo l’utilità di celebrare una festa che non ha ragione di esistere- sillabò, composto ed impeccabile come sempre: nessuno avrebbe indovinato gli intenti assassini che si celavano dietro quel finto sorriso angelico e all’apparente indifferenza con cui seguitava ad agire sull’impasto castano.

Grell sbuffò rumorosamente, imbronciando il viso come un bambino immaturo.

-Oh, avanti, Sebas-chan! E’ una ricorrenza che giunge una sola volta all’anno!- protestò.

Se non fosse stato impegnato a sprofondare sempre più nella sedia della cucina per rimarcare il profondo, incancellabile disappunto che l’ostinato rifiuto del suo ragazzo gli infliggeva, probabilmente si sarebbe alzato e avrebbe dato il peggio di sé in una sceneggiata il cui piatto forte sarebbe stato un concerto di sospiri, sbuffi e strepiti, con ricco contorno di occhiate assassine e attacchi a ventosa.

-Motivo in più per ignorarla- argomentò Sebastian, sfoderando il suo sorriso più convincente. –Non ti sarà difficile sopportare per un giorno, non è così?-

Le labbra giovane imbronciato si arricciarono in un sospiro.

-Ma Sebas-chan!- si lamentò. –E’ il giorno degli innamorati! Ventiquattro ore tutte dedicate all’amore- proseguì, alzandosi in piedi ed accostandosi all’uomo. –E’ la data in cui ci si dice quanto l’uno sia importante per l’altro…- ammiccò, con un’occhiata che lasciava trasparire intenti ben più maliziosi di quelli formulati dalle parole. –Magari con un bel regalo…-

-Ti dono ogni giorno la mia pazienza nel sopportare il tuo carattere impossibile- svicolò Sebastian, scostandosi dal ragazzo con una mossa elegante che non fece traboccare neppure una goccia del dolce preparato nella ciotola. –E non mi pare tu abbia fatto nulla di particolarmente meritevole da pretendere un ulteriore regalo…-

-Mi basterebbe anche solo che tu mi dicessi le due magiche paroline, per una volta- si lagnò Grell, fissando l’uomo nero vestito come se gli avesse fatto il più grande torto del mondo. –Non sei la persona più comunicativa di questo pianeta, Sebas-chan. Da quando stiamo insieme, mai che ti sia scappata una parola dolce di troppo. Se ogni tanto tu ti concedessi un po’ di più…-

Stavano ancora parlando di dichiarazioni?

Sebastian decise di sì quando rispose:

-Il fatto che io sia ancora in questa casa nonostante le tue scenate, i tuoi capricci e il tuo infantilismo dovrebbe essere una prova sufficiente-

-Una prova di cosa, Sebas-chan?- scattò subito Grell, con gli occhi scintillanti come quelli di una donna cui viene concesso un assaggio di torta dopo una dieta massacrante. –Del tuo amore per me?-

Qualche secondo di silenzio fece gustare a Grell il sapore della vittoria, un sentore delizioso che divenne bruscamente acido quando Sebastian dichiarò, fissando più la gestazione del dolce che il volto del suo innamorato:

-Trai da solo le tue conclusioni-

-Sebas-chan!- esclamò piagnucoloso, arpionandosi al braccio dell’interpellato e rischiando di far collassare a terra il rivale al cioccolato che gli sottraeva la preziosa attenzione del fidanzato; solo un’abile acrobazia di quest’ultimo salvò il pavimento della cucina da una colata pastosa di zucchero e cacao. –Ti costerebbe davvero così tanto accontentarmi? Per un giorno solo…-

Una serie di calcoli degni di un registro di ragioneria sfilò nella mente del ragazzo dai capelli corvini: se avesse negato quel favore a Grell, questi avrebbe strillato la sua delusione per tutta la sera, per tutto il mese seguente, probabilmente gli avrebbe dato l’assillo fino alla tomba pur di rinfacciarglielo come il suo animo permaloso gli imponeva di fare. Se invece lo avesse accontentato, i suoi timpani, i suoi nervi e tutto il suo equilibrio psicofisico ne avrebbero tratto giovamento; non solo, avrebbe potuto sottolineare l’enormità del favore concesso per evitare altre imbarazzanti fissazioni del fidanzato.

La ciotola venne appoggiata sul ripiano lì vicino, così che il cucchiaio potesse affondare nell’impasto scuro e riemergerne colmo di zuccheroso tesoro.

-Assaggia- ordinò Sebastian, porgendo il preparato al ragazzo e seguendo attentamente con una mano il mestolo, quasi avesse a che fare con un infante ancora incapace di mangiare.

Le lunghe ciglia del rosso gli ombreggiarono gli zigomi quando gli occhi si schiusero con voluttuosa furbizia:

-Allora lo stavi preparando per me, quel dolce…-

-Niente affatto- lo smentì a bruciapelo Sebastian. –E’ per questo che te ne concedo unicamente un assaggio-

-A volte basta un assaggio…- sentenziò allusivo Grell, lanciando un’occhiata dal basso verso l’alto al fidanzato.

Sebastian ormai conosceva troppo bene i tortuosi sentieri della psiche di quel giovane per cadere nei tranelli che lui costantemente gli tendeva:  era il classico esempio di frase tagliata a metà in modo che lui fosse costretto a chiedere la conclusione; a quel punto Grell avrebbe potuto sfogare il suo lato più perverso in una risposta che avrebbe scandalizzato una succube(*) e si sarebbe difeso dietro la scusa: “mi hai chiesto tu di continuare”.

Il ragazzo dalla chioma corvina evitò con cura la trappola ed incitò silenziosamente il compagno ad alleggerire il mestolo del suo carico.

Ma le provocazioni di Grell non erano certo terminate, anzi: il primo tentativo non era stato che un timido annunciatore di quelli successivi.

Perché, se Sebastian era raffinatamente distaccato, Grell era fermamente deciso a strappargli quella intollerabile maschera di indifferenza.

La mano del giovane astuto avvolse morbidamente il manico ligneo e le dita diafane del ragazzo moro che lo stringevano, mentre il viso si accostava alla crema profumata.

La parte più sporgente dell’impasto vide le labbra del rosso schiudersi con meditata lentezza, quasi volessero baciare il cibo anziché mangiarlo. La bocca del giovane indugiò sul contorno mutevole della pietanza, muovendosi incerta su di lei quasi fosse indecisa sul da farsi; si scostò lievemente solo quando dalla sua linea ben definita si fece strada la sorella più umida. Grell procedette a lavare via l’impasto dall’estremità del mestolo una goccia per volta, utilizzando unicamente la punta della lingua per quella raccolta che vedeva impegnati in contemporanea bocca e occhi, questi ultimi occupati a legare con le proprie catene smeraldo le iridi cremisi del ragazzo di fronte, trasmettendogli messaggi subliminali degni di un night a luci rosse.

-Riesci ad essere indecente anche mentre mangi- disapprovò Sebastian, ostentando un principesco disgusto.

-La malizia è in chi guarda, Sebas-chan- lo sfidò Grell, bloccando per un attimo la sua opera. –Io sto semplicemente gustando il regalo che mi hai offerto: sei tu che vedi sottintesi strani dove non ce ne sono-

La distrazione per parlare, però, ebbe un esito disastroso: il mento andò a tuffarsi dritto nel piccolo stagno zuccheroso, riemergendo miseramente lordato di crema bruna.

Non ebbe però tempo per cercare di rimediare con un tovagliolo: i suoi occhi riuscirono appena a recepire uno spostamento prima che il mento inviasse una sensazione elettrica ai neuroni in ascolto.

Il viso venne riscaldato da un respiro estraneo mentre una carezza bagnata ripuliva la pelle insudiciata di cioccolato.

La lingua fu fatta passare sulle labbra che le erano proprie prima che esse si increspassero a formulare:

-La malizia è in chi guarda. Ho solo ripulito ciò che era sporco- gli rinfacciò sagace Sebastian, scoccandogli una freccia scarlatta dai suoi rubini.

Avrebbe dovuto sapere che mai, per nessun motivo, si doveva stuzzicare il lato competitivo dell'imprevedibile ragazzo.

Il cucchiaio di legno venne bruscamente strappato dalle dita dello chef, e il boccone tanto adulato poco prima si schiantò definitivamente contro la camicia dell’irruento giovane: la sua massa scura si espanse sul tessuto bianco e penetrò nelle aperture tra i bottoni, spalmandosi sulla pelle cerea.

-Pulisci ciò che è sporco, allora- lo incitò, incurvando le labbra in un sorriso vagamente depravato. –Non sarò certo io a pensare male…-

Sarebbe stato tutto molto più semplice se fossero stati uno meno orgoglioso e l’altro meno folle: due persone normali si sarebbero semplicemente dichiarate per poi condividere un’appropriata intimità. Ma uno stile di vita così prevedibile non si addiceva di certo a quei due: ogni volta che desideravano un contatto più profondo con l’altro, dovevano farsi la guerra prima di dichiarare la pace; la conquista non sarebbe stata così appagante se fosse stata raggiunta subito, senza instaurare una schermaglia di doppi sensi ed astuzie per costringere l’altro a fare il primo passo.

I bottoni vennero spinti con metodicità fuori dalle rispettive asole, finché la camicia non fu in grado di abbandonare il corpo del giovane.

Ma non fu la lingua a rivestire il ruolo di spazzino: le dita scivolarono attente sulla parte ricoperta di glassa, ripulendola in maniera quasi impeccabile, lasciandosi dietro solo un impercettibile alone marroncino.

L’alleata orale entrò in scena solo quando i polpastrelli vennero accostati alle labbra pallide, e fu lieta di appropriarsi del gustoso preparato di cioccolato.

-Che retrogusto orrendo- si schifò con contegno Sebastian, allontanando i polpastrelli lindi.

-Vorrai dire che ho reso speciale un dolce banale- precisò piccato Grell.

-Il tuo sapore ha rovinato la composizione perfetta di un cibo faraonico- puntualizzò Sebastian, sospirando di disappunto.

-Non vorrai dirmi che non sei contento di avere un altro dolce ben più prelibato a portata di mano?- domandò Grell, esponendosi in maniera piuttosto esplicita. –Ne esiste solo uno al mondo- continuò, facendo scivolare le dita sulle ultime tracce di cioccolato sul suo corpo. –E tu hai la fortuna di poterlo gustare in tutti i modi possibili- le labbra vennero umettate lascivamente dalla lingua. –Sai quante persone si leccherebbero i baffi ad una proposta del genere?-

-Nessuno di mia conoscenza- ponderò Sebastian.

-Stai uccidendo il romanticismo, Sebas-chan- s’impermalì Grell, perdendo parte della sua baldanza.

-Tu non sai cosa sia il romanticismo- lo riprese il moro. –Lo confondi con la pornografia-

-E non ti piace, Sebas-chan?- lo provocò il rosso.

-Sei scandaloso. Per usare un eufemismo- disapprovò Sebastian, appoggiando le mani sui fianchi.

-Moriresti se per una volta ammettessi che mi vuoi saltare addosso?- s’incaponì Grell.

-Moriresti se per una volta non mi dicessi che vuoi realizzare tutte le tue fantasie perverse su di me?- replicò l'altro.

Ragione ed istinto ingaggiarono una rapida e furiosa discussione su chi dovesse avere il sopravvento nella risposta da dare ad un fidanzato così subdolo.

-Sì, Sebas-chan, morirei-

Evidentemente aveva prevalso l’istinto.

-Quindi te lo dico subito: vorrei…-

Una mano tesa come quella di un vigile bloccò il resto della frase.

-Risparmia i dettagli- lo supplicò quasi Sebastian: non si sentiva psicologicamente pronto a sentirsi elencare fino all’ultimo tutte le fantasticherie che quell’accozzaglia imprevedibile di neuroni poteva aver fabbricato su di lui. –Il senso è chiaro-

-Quindi?- non si trattenne Grell, ormai spazientito dall’attesa.

Una mano dietro la schiena, una dietro le ginocchia e in meno di un secondo si trovò alzato da terra come una sposina; ancora una volta avrebbe voluto capire come fosse possibile al suo ragazzo sollevarlo come se non avesse peso.

-Quindi dovrò accontentarti- si strusse Sebastian, esalando un sospiro. –Così eviterò che tu mi dia il tormento per i secoli a venire-

La vittoria splendette sul viso di Grell.

-Ben detto, Sebas-chan-

Il tragitto dalla cucina alla camera da letto non gli parve mai così lungo.

 

***

 

Il letto sfatto era silenzioso come il resto della stanza: le molle avevano smesso di cigolare e le lenzuola avevano smesso di frusciare.

Le coltri giacevano immobili a coprire il corpo addormentato dell’amante, esposto alla contemplazione del moro.

Era incredibilmente bello Grell in quei momenti di calma, quando dal suo viso spariva quell’esagitazione che lo stravolgeva in ogni minuto che trascorreva sveglio; quando i capelli non erano continuamente gettati dietro le spalle, ma avevano la libertà di scendere delicati a coprire la schiena nuda del giovane con il loro manto rubino; quando la bocca rossa era finalmente ridotta al silenzio e riposava, dischiusa quasi con ingenuità.

Sebastian lasciò i suoi occhi liberi di vagare sulla creatura che dormiva al suo fianco, inconscia della bellezza quasi eterea che guadagnava con la pace del sonno.

Forse non era poi così atroce assecondarlo nelle sue pazzie, se poteva avere quegli attimi di stasi come ricompensa per le sue pene....

No, sopportarlo era decisamente una fatica erculea; non vi era ricompensa terrena o divina che valesse un simile sforzo.

Per quello non avrebbe permesso a nessuno di portarglielo via: non voleva certo infliggere un simile supplizio a qualcun altro. Era solo per altruismo verso il prossimo che sopportava quella piaga al suo fianco, certo non per un qualche motivo smielato, adatto solo a quei romanzetti rosa che lui aveva sempre evitato come la peste.

Era solo per quello, continuava a ripetersi mentre la distanza fra i loro volti diminuiva inesorabilmente, come due poli opposti destinati ad attrarsi fino a congiungersi. Lasciò che le labbra imprimessero la loro forma su quelle del compagno, rimarcando una volta di più la loro esclusiva proprietà su quel territorio invitante.

Ma non aveva previsto una risata come risposta.

-Cielo, non riesci proprio a starmi lontano!-

Le iridi amaranto deviarono istantaneamente in direzione del ragazzo prima sopito, e che ora lo guardava sornione dal cuscino.

-Sei crollato subito!- si rallegrò questo, raddrizzandosi a sedere quel nanosecondo necessario ad avere un minimo di equilibrio per lanciarsi a capofitto verso il proprio fidanzato, cingendogli il collo in un abbraccio soffocante. –Allora sei davvero pazzo di me!-

-Come al solito non hai capito nulla- lo screditò Sebastian, opponendo resistenza a quell’assalto.

-E allora spiegami- lo incalzò Grell, stringendo ulteriormente la presa. –Qual è il reale significato del tuo gesto?-

Sebastian si regalò un secondo di drammatica riflessione prima di sospirare:

-Ovviamente non quello che pensi tu-

Le labbra del giovane si concessero un sorriso trionfale prima di andare ad incidersi su quelle dell’altro, dando il via ad un gioco che non si sarebbero mai stancate di praticare.

Ma sì, che Sebastian covasse pure l’illusione di avere vinto per l’ennesima volta.

Se quello era il risultato, avrebbe continuato a fingere la sconfitta tutta la vita.

 

(*) nella mitologia, un demone femmina che si introduce nottetempo nelle camere degli uomini per sedurli.


A questo punto so già che mi odierete per aver tagliato l'azione sul più bello (volevo tenere il rating arancione ^^ non escludo però di scrivere un'altra one dove vi dirò quello che non vi ho detto qui XD)
La fic non brilla in originalità, (oltretutto è stata terminata all'una di notte e non credo che il guadagno sia stato positivo XD) ma da qualche parte bisogna pur iniziare; le prossime SebastianGrell saranno migliori, non temete XD
Mi serviva un personaggio disgustato da S.Valentino e un altro che invece ne fosse euforico... il collegamento immediato sono stati loro due xD
Volevo assolutamente ringraziare chi è stato così gentile da recensire "Il Teatro della Falce" *O* non avete idea di quanto mi abbiano resa felice le vostre recensioni <3<3<3 (scusate se ancora non sono riuscita a recensire le vostre fic ç_ç ultimamente il mio tempo si misura con il contagocce T_T ma presto o tardi ce la farò! *cipollino grintoso*)
Non ho davvero parole per dirvi quanto i vostri commenti mi abbiano entusiasmato e lusingato: non mi sono mai sentita così fiera di aver scritto qualcosa.
E per questo vi ringrazio infinitamente <3
meg89, Hakku, redseapearl, eiden, yaoilove, DarkRose86, Saeko no Danna... penso che vi dedicherò tutte le fic yaoi che pubblicherò su questo fandom (ebbene sì, la cosa che avete appena letto è tutta per voi ^_^)
Ciò detto, vado a scrivere la parte rossa prima che qualcuno mi spari XD
E ancora grazie di cuore ragazze <3<3<3
Red-chan

   
 
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