»280.
Danzò sui propri cadaveri al ritmo di un'incomprensibile
litania.
Umi no Uta
~ Il canto del mare
Piangeva quella notte - il mare – di un pianto lento e
gorgogliante che
sembrava ribollire nelle viscere stesse della terra.
E il
cielo era torbido, lì nel Nuovo Mondo, a soffocare
l’aria con un’oscurità senza
luce.
La
grossa ancora precipitò in mare con un fragore, assordante
nel silenzio irreale
che volteggiava sull’acqua imperturbabile. E la nave fu
ormeggiata.
Shanks
appoggiò l’avambraccio nudo sulla balaustra
usurata e guardò di fronte a sé: il
mare cantava e cantava, da ore, da giorni.
Sussurrava
di battaglie e di morti che mai avrebbe voluto
conoscere.
«Shanks,
siamo fermi. Dobbiamo aspettare?» Ben Beckman gli si
arrivò alle spalle,
aspirando una boccata dalla sottile paglia che aveva tra le labbra.
Il
Rosso sospirò, senza voltarsi «Ci fermeremo a
riposare, ma non credo arriverà
qualcuno» replicò.
Ben
incrociò le braccia, alzando lo sguardo verso il cielo
caliginoso «Chi aspettiamo?»
«Qualcuno
che non verrà…» ribatté
Shanks, girandosi di scatto a guardare la nave
silenziosa – fin troppo in realtà.
Squarci.
Squarci
profondi nel legno resistente e vele lacerate che si dibattevano
lugubri nel
vento sottile; ferite profonde che laceravano l’animo stesso
della Red Force.
Shanks
scostò il lungo mantello nero, lasciando intravedere per un
attimo le bianche
bende che gli fasciavano parte del busto.
Ben
mosse qualche passo sulle tavole crepitanti, e la cicca, ancora in
parte integra,
volò oltre il parapetto, disegnando una fioca parabola fino
al mare
gorgogliante e tranquillo. Poi si girò a fissare il suo
Capitano con entrambi i
gomiti poggiati alla balaustra «Come vanno le
ferite?» Domandò, tranquillo,
nonostante lo sguardo si fissasse fin troppo sulla schiena
dell’altro.
Lui
era il vicecapitano di quella ciurma, viveva con Shanks da anni
– tanti, molti
– tuttavia mai aveva assistito a qualcosa del
genere.
Una
guerra, una vera e propria guerra al limitare del Nuovo Mondo che aveva
distrutto gran parte della loro nave e un certo numero di quelle del
terzo
imperatore.
E
loro non avevano potuto fare niente.
Un
ordine del loro Capitano – che così raramente
esercitava il suo ruolo -, un
ordine che non avevano potuto ignorare. Tuttavia, quando Kaidou lo
aveva
colpito, aveva dovuto ferire se stesso per non disubbidire.
Shanks
si portò la mano a sfiorare le bende, con un leggero sorriso
«Vanno bene,
dopotutto non è niente di grave… e i motivi di
Kaidou sono fin troppo chiari,
in fondo» fece e poté quasi avvertirla
nell’aria, la tensione che impregnava i
muscoli del suo compagno. «Cosa c’è che
non va Ben?»
Il
vicecapitano ghignò «Non ti si può
nascondere niente, come al solito!»
Il
Rosso si girò a fissarlo, ogni traccia di sorriso scivolata
via come
un’illusione «Siete i miei compagni e la mia
ciurma, è mio compito capire
queste cose…»
«E
suppongo che il mio sia quello di aiutarti…»
replicò l’altro con un ghigno che
sfiorì quasi all’istante «Non ti
nasconderò che sono preoccupati. Tutti quanti,
me compreso» fece pratico, fissandolo.
Shanks
annuì «Lo avevo avvertito. La battaglia con Kaidou
è stata più difficile di
quanto pensassi, tuttavia non è irrimediabile. Con
lui… è così quasi sempre».
Ben
sospirò «Non sottovalutarci, Capitano, non
è una battaglia a spaventarci»
ribatté, incrociando le braccia. «Sebbene vederti
all’opera contro un altro
“Imperatore” sia stato frustrante; entrambi le navi
sono distrutte e entrambi
siete feriti profondamente…» spiegò,
indicando il suo petto con un movimento
del mento. «Siamo stati preoccupati per la tua salute,
inutile negarlo, ma non
è solo questo. La coincidenza della
morte di Barbabianca e la fine della
tregua con Kaidou non possono che preoccuparci: il Nuovo Mondo si fonda
su
questo, dopotutto».
Shanks
si sedette con qualche difficoltà su una botte mezza vuota e
piuttosto
instabile, poi accavallò le gambe «La morte di
Barbabianca è un gravissimo
evento, non te lo nascondo. Lui era l’uomo più
forte del Mondo, era un modello
per la metà dei pirati che osano avventurarsi nella Grand
Line ed era un grande
uomo, oltre che essere fondamentale per la pace tra i Mari. Tuttavia,
per
quanto detesti ammetterlo, la vita va avanti, il mare non si
ferma Ben».
«Cosa
succederà adesso?»
Si
fissarono in silenzio – con la musica del mare a riempire le
orecchie e l’animo
di litanie vibranti e sconosciute.
«Ti
mentirei se ti dicessi di essere sicuro, di essere pronto. Però
una cosa
posso dirtela: il Nuovo Mondo non ha niente a vedere con noi tre,
né con nessun
altro. Il mare continuerà a ondeggiare e agitarsi, ad
affondare navi o
soccorrerle, non importa quanta gente
morirà…» spiegò e Ben
pensò di non aver
mai visto quello sguardo, quella luce – che era insieme
rassicurante e
terribilmente cruda.
Per
un attimo, un solo attimo ebbe quasi paura di lui. E forse era proprio
quello a
renderlo uno degli uomini più potenti del Nuovo Mondo, uno
dei pochi che
potesse competere con quelle acque infestate, che fosse parte
del mare
in modo totale.
Però
era anche il suo Capitano e lui doveva andare al di là di
tutto quello – vedere
anche lui, e non solo il suo potere – era il suo compito,
lo aveva
sempre fatto.
Lo
scrutò in silenzio, poi chiuse un attimo gli occhi mentre
accendeva una nuova
sigaretta «E il ragazzo?»
Shanks
alzò di scatto la testa a fissarlo
«Cosa?»
Ben
riaprì gli occhi a piantarli sul suo viso, con distacco
«Portgàs D. Ace, il
secondo Capitano di Barbabianca e fratellastro del nostro
Rufy» spiegò e la
vide, la crepa, che si apriva lentamente sotto la pelle, quando lo
sguardo del
Capitano si oscurò.
Purtroppo
lui era anche il vicecapitano della nave, doveva capire fino a che
punto
fossero in pericolo.
«Credi
che mi faccia prendere dagli eventi?» Fece Shanks con voce
tranquilla, ma
gelida.
Ben
aspirò e il fumo si espanse tra loro come un’ombra
«So solo che sono passate
due settimane, abbiamo parlato della nave, di Kaidou, delle ferite, di
Barbabianca… non hai nominato una sola
volta la morte di Ace».
Il
Rosso si alzò «Ci sono cose che non condivido,
Ben, tu dovresti saperlo bene».
L’altro
si limitò a far scivolare lo sguardo sulla sua figura, fino
a posarsi
sull’occhio «Mi hai persino raccontato dello
scontro con quel Teach, e delle
battaglie con Mihawk».
Shanks
scrollò il capo «E’ diverso. Queste sono
soltanto lesioni, per quanto brucino
non fanno altro che togliermi un po’ di corpo. Non
mi interessano».
«Vuoi
dire che anche la perdita del braccio non era niente?»
Replicò Ben, muovendo un
passo in avanti.
Shanks
si sfiorò la spalla sinistra per un attimo, poi
lasciò ricadere il braccio
«Anche questo è solo corpo. Una volta rimarginata,
non resta che l’abitudine».
«E
Ace?»
«Quello…
quello è stato un errore» fece
a fatica il Rosso. «Dovevo fermare
Barbanera quando potevo farlo».
«Intendi
uccidendolo?» Lo interruppe il vicecapitano, sempre con
troppa calma – che non
sembrava raggiungere la pelle gelida.
Il
suo Capitano non rispose, ma lo sguardo che andò a fissarsi
nel vuoto fu fin
troppo chiaro.
«Aveva
ragione Kaidou, quando disse che la guerra avrebbe cambiato tutto…»
sospirò Ben, camminando lentamente verso di lui, per poi
posargli una mano
sulla spalla. «Siamo i tuoi uomini, ti seguiremo sempre
ricordatelo. E io ti
sono amico, per quello che può significare».
Shanks
strinse per un attimo il pugno lungo i fianchi, il tremore gli
attraversò i
nervi propagandosi sul per la schiena; quando parlò
però, il suo tono era fermo
e tagliente – come il clima che avvolgeva il Nuovo Mondo quel
giorno.
«Partiamo…
non verrà» ordinò.
«Era
Kaidou vero? Volevi rivederlo ancora?»
«Volevo
vederlo, prima di decidere cosa fare» replicò
Shanks, gli occhi pieni di quel
mare che amava – e odiava – con tutto se stesso.
Un
mare che cantava sempre, impietoso,di vittorie e di tragedie, che se ne
fregava
del dolore e della morte.
«Cosa
faremo allora?» Continuò ancora Ben, in un
sussurro quasi inudibile. «Torniamo indietro?»
Il
Rosso negò «Sveglia tutti adesso, la nave va
riparata il più velocemente
possibile. Andiamo avanti, devo vedere un’altra
persona».
Ben
sgranò lo sguardo per un attimo: davvero aveva creduto che
sarebbero tornati
indietro, per i morti caduti, per quel ragazzino che portava addosso la
sua
promessa.
«Sei
sicuro?» Chiese, per una volta esitante.
Quella
volta Shanks lo guardò «Sì è
quello che devo fare. So cosa stai
pensando, ma starà bene – ne sono
sicuro…» cominciò, poi si
girò un’ultima
volta verso quella distesa sconfinata di mormorii infiniti.
«Il mare ha
cominciato a danzare, quando è
così non possiamo fare altro che
assecondarlo e andare avanti, per quanto sia doloroso»
concluse, muovendosi
verso la porta di sottocoperta.
Ben
poggiò entrambe le mani sui fianchi, con un sospiro rivolto
all’aria gelida e
ventosa: la Nuova Era stava filtrando in tutti loro lentamente,
stillando
dolore e speranza e doveri e desideri.
Loro
non potevano fare altro che stare a guardare.
N/A
Allora, allora. Qui andiamo in
“luogo sacro” – ossia
lo spoiler.
Questo piccolo frammento si svolge dopo la fine della Guerra a
Marineford (con
l’ipotetica morte di Barbabianca e la quasi certa di Ace), e
dopo lo scontro
che sarebbe avvenuto al limitare del Nuovo Mondo tra Shanks e il terzo
Imperatore Kaidou (talvolta Kaido o Kaidoh).
Io sono sempre convinta che Shanks non lo vedremo né
durante, né dopo la guerra,
questo perché credo abbia dei piani e credo abbia una sua
strategia.
Nella mia personalissima visione, in questa storia lui decide di
assecondare
gli eventi, andare avanti e decidere per il meglio della pace e del
Mondo.
(Shanks continua ad essere la mia visione personificata del mare
stesso).
Potrebbe sembrare OOC.
Dico “potrebbe”, perché per me non lo
è – ho provato a studiarlo molto prima di
scrivere di lui, e sono quasi sicura di questo. Su Ace non mi
pronuncio. Shanks
credo sia il tipo da soffrire in silenzio – molto
più profondamente che un urlo
o una disperazione visibile.
Ovviamente, per qualsiasi critica Ai em iar. ♥
Oggià, la storia
partecipa al “A year together”
del Collection of Starlight
~ prompt in alto.
Amo molto questo prompt, spero di averlo reso al meglio.
Bon, alla prossima!