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Autore: Anthy    16/02/2010    11 recensioni
Luca odiava San Valentino. Lo odiava veramente tanto.
Lui, per quella domenica, aveva programmato di non fare nulla: starsene sotto le coperte e magari alzarsi solo per fare qualcosa di decisamente poco faticoso.
Ma qualcuno non la vedeva allo stesso modo.
Qualcuno che risultava essere il suo migliore amico, rozzo, invadente e fastidioso.
Anche bello, ma era un dettaglio.
Fra risvegli drastici, abbracci ambigui e smarrimenti in luoghi sconosciuti, Luca passerà un San Valentino decisamente particolare.
Ma, per la prima volta, sarà veramente piacevole.
[3° classificata al contest "Love me tender" indetto da LadyMarion88 su Efp Forum]
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Venice





Capitolo 1 - Di risvegli stressanti e gite non desiderate

“Gli amici sono pericolosi,
non tanto per ciò che vi fanno fare,
quanto per quello che vi impediscono di fare.”
Henrik Ibsen



Luca odiava San Valentino. Lo odiava con tutto sé stesso.
Non c’era un motivo preciso: semplicemente, non lo sopportava. E non c’entrava il fatto che, in quello stesso giorno di due anni fa, avesse scoperto il suo ragazzo con un altro. Neppure l’essere scaricato, l’anno scorso, giusto il giorno prima della festa degli innamorati, perché considerato “troppo palloso” – testuali parole del suo ex – influenzava la sua avversità verso quella festa prettamente commerciale. Ah, senza contare che da allora era senza un compagno.
Il suo era un odio del tutto naturale: c’era chi odiava il pesce, chi odiava trovare scritto “ritenta, sarai più fortunato”... e c’era chi odiava San Valentino.
Punto.
Per questo, aveva deciso che il 14 Febbraio 2010 avrebbe passato tutta la giornata a fare un benemerito cazzo. E così stava facendo, abbracciato al suo cuscino, avvolto dal calore del piumino, per nulla intenzionato ad abbandonare il suo bozzolo nonostante fosse quasi sveglio. Era domenica – una domenica qualsiasi – e di domenica non ci si svegliava prima delle 10. Magari anche delle dieci e mezza.
Sì, sarebbe rimasto lì, felice e beato.
« Ehi, poltrone! Vedi di svegliarti, che siamo in ritardo?»
Storse il naso, nel sentire quella voce.
Lui non era contemplato nel suo “felice e beato”.
« Dai Luke, muoviti!»
Sprofondò maggiormente il volto nel cuscino, cercando intanto di nascondersi sotto le coperte, maledicendosi internamente per aver trascurato un dettaglio nel suo piano altresì perfetto.
Un dettaglio di nome Christian. E lui, così razionale e precisino, non riusciva a credere di non essersene ricordato. Insomma, Chris era casinista, idiota e, soprattutto, appiccicoso... come diavolo aveva fatto dimenticarsi della sua presenza?
« Luca, Luchino... se non arrivi tu, verrò io da te».
Nella confusione del dormiveglia, non aveva dato peso alla cosa; semplicemente, si era girato dall’altra parte. Mossa sbagliata.
Distrattamente, sentì il materasso muoversi. Ed abbassarsi. Una spiacevole sensazione di freddo lo fece rabbrividire, il calore che tanto anelava... evaporato. Ma la cosa passò presto in secondo piano, quando sentì la sua schiena aderire ad un torace decisamente freddo e maschile.
Decisamente solido.
Le sue gambe si intrecciarono con altre più lunghe, mentre una mano birichina – e abbastanza fredda – si intrufolava sotto la maglia del suo pigiama. Altri brividi, ma non era così certo che fosse per il freddo.
« Luca...». Il sussurro all’orecchio lo fece mugugnare, infastidito. Se fosse stato lucido, probabilmente avrebbe scalciato, si sarebbe dimenato, avrebbe mandato al diavolo quello scocciatore.
Ma non lo era. Non ancora, perlomeno.
Rimase fermo, mentre dita curiose risalivano lungo il suo petto e dei piccoli baci venivano posati sulla sua nuca. Contro ogni previsione, si sentiva bene in quel momento. Si sentiva cullato da quelle attenzioni che lo vezzeggiavano con dolcezza, come non succedeva da molto.
Tuttavia, quella sensazione piacevole durò poco. Precisamente, si interruppe quando le sue natiche furono sfiorate da qualcosa di eccessivamente duro e puntato verso di lui. E quando si ricordò a chi appartenesse quel corpo. Ecco perché quelle carezze erano fastidiose. Sì, fastidiose.
La sua reazione non si fece attendere, seppure fosse avvenuta con discreto ritardo: cominciò ad agitarsi, a puntare i gomiti contro il petto dell’altro, sbraitando ed inveendo.
 E quando alle orecchie gli giunse il suono un’inconfondibile risata, l’ irritazione di Luca toccò vette sproporzionate.
« Razza d’idiota pervertito! Staccati, decerebrato! Te ed i tuoi tentacoli... stai alla larga da me!»
Se da una parte la sua offensiva era andata a buon fine, permettendogli di liberarsi, dall’altra si era reso conto che la sua reazione quasi isterica aveva fatto aumentare le risa dell’altro – effettiva causa della sua liberazione dalle sue braccia.
Si girò su sé stesso, pronto a fronteggiarlo: era incazzato, veramente incazzato – diamine, lui voleva dormire! – e quel... quel... insomma, non la smetteva di ridere. Di lui, oltretutto!
Ma quando si ritrovò davanti il volto ilare di quello che si era autoproclamato, circa due anni fa, suo migliore amico – sì, autoproclamato, perché lui non poteva essere stato così stupido da cercare la sua compagnia. Figurarsi la sua amicizia! – le parole gli morirono in gola. Perché Chris poteva essere tutto: invadente, sconclusionato, idiota... ma era bello. Molto bello. E non contava il fatto che lui fosse omosessuale: era praticamente impossibile pensare il contrario. I capelli castani, che in ciuffi disordinati gli ricadevano sempre sul volto dandogli un’aria trasandata fin troppo affascinante; gli occhi nocciola, intensi; anche la leggera peluria che gli contornava il volto, per cui spesso lo aveva preso in giro chiamandolo “stupida capra”, era intrigante. Ma, soprattutto, il suo corpo, nudo tranne per i pantaloni della tuta: un corpo ben definito, muscoloso ma non pompato, che risaltava grazie alla carnagione abbronzata.
Davanti a quella visione, Luca ammutolì. E, sebbene il suo orgoglio lo pregasse di non farlo, sentì le guance farsi più calde. Rimase quindi zitto, in quello che voleva essere un dignitoso silenzio, ma che sapeva essere tradito dal suo rossore, facilmente riconoscibile dato il chiarore della sua pelle.

Aspettò che il suo accesso di risa terminasse, prima di chiedere spiegazioni per la sua intrusione poco accetta, che l’aveva oltremodo irritato; ma mentalmente, si ripeteva di mantenere la calma, che di prima mattina faceva male agitarsi. E di agitazione ne aveva accumulata fin troppa, in quel momento!
« Si può sapere che diavolo vuoi da me? Stavo dormendo, se non te ne fossi reso conto».
Ma non riuscì a mantenere il suo intento, nel sentire la sua risposta. «Sei arrossito!»
Decisamente, ne aveva le palle piene in quel momento e ben lungi dall’essere tranquillo.
« Fuori.Dal.Mio.Letto.» ringhiò contro il moro, mentre con mani e piedi cercava di buttarlo giù dal materasso. Il problema era che Christian era sempre stato più forte di lui, soprattutto era di qualche – più di qualche, a dire il vero, ma il suo amor proprio gli impediva di ammettere la verità – centimetro più alto.
« Ehi, ehi, calma Lu! Stavo scherzando!». Peccato che il suo sghignazzare facesse capire il contrario. E dovette rendersene conto, perché cercò di farsi serio. « Okay, ora la smetto. Tu calmati però».
Indeciso se strozzarlo al momento, avvelenare dopo il suo cibo o buttarlo sotto il tram in seguito, Luca decise di stare ad ascoltarlo; oltretutto, lui era tranquillissimo. Il suo selfcontrol era riconosciuto da molti e solo raramente lo perdeva. Quel “raramente”, però, coincideva troppo spesso con il nome “Christian”.
Decise di non indugiare molto su quella strana combinazione, giusto per salvaguardare i suoi nervi.
« Spiegati, e forse potrei perdonarti», chiese invece, incrociando le braccia al petto e fulminandolo con lo sguardo.
Capì subito che Chris stava per ribattere, probabilmente ironizzando, ma una sua occhiata particolarmente truce  lo ammonì, facendolo sbuffare e desistere.
« D’accordo, simpaticone, d’accordo. Ero venuto a svegliarti perché siamo in ritardo. Se non ci sbrighiamo, rischiamo di arrivare tardi, quando ormai ci sarà troppa confusione. Dobbiamo muoverci se...».
« Un momento», decisamente, Luca non aveva capito un accidente di quello che stava dicendo. Soprattutto, non si ricordava di avere impegni. L’unico con cui doveva incontrarsi era il suo letto. « Dov’è che dovremmo andare? E perché? ».
Il sorriso che dipinse il volto del moro era classificabile come “inquietante”. Perché quando sorrideva in quel modo, quando mostrava tutta quella perfetta schiera di denti bianchi – e, ogni volta, il suo cuore sussultava traditore – stava a significare che avrebbe detto – o fatto – qualcosa che a lui non piaceva.
« Ma a Venezia, mio caro! Perché chiedi? Ma perché è San Valentino!». Appunto.
Luca non reagì, né sbraitò, come l’altro probabilmente si aspettava.
Si girò, dandogli nuovamente le spalle, per nascondersi sotto il piumino. L’unica parte di lui visibile erano i capelli biondi.
« Lu?»
Silenzio.
« Luke?»
Si mosse sotto le coperte.
« Luca?»
« Cazzo vuoi?»
Sapeva di essere stato brusco, ma poco gli importava. Chris non poteva uscirsene con certe proposte.
E fargliele a lui, soprattutto.
« Perché ti sei arrabbiato ora? Che diavolo ti prende?»
« Che diavolo mi prende? » sbottò il biondo, gettando lontano il piumone e mettendosi a sedere, infuriato. « Sai bene che odio Sa... questo giorno. Io festeggio domani, punto. Non verrò a Venezia. E perché poi dovrei venirci? Non c’è n’è motivo!»
« Perché te lo chiedo io. Per favore».
Si azzittì.
Non sapeva se fosse stato per il tono serio del moro, o se per l’intensità del suo sguardo.
Semplicemente, il “No” secco che premeva per uscire, non uscì.
Rimase a fissarlo, in silenzio.
Poi, semplicemente, si distese per l’ennesima volta, il volto opposto al suo, la furia che sembrava essersi spenta con la stessa velocità di un temporale estivo. Breve, ma intenso.
Si concesse solo due parole.
« Non verrò».
E, sebbene la frase avesse una connotazione negativa inequivocabile, le labbra di Christian si aprirono in un sorrisino vittorioso; uno di quelli che, se Luca lo avesse visto, non avrebbe esitato a definire “irritante”.
« Oh, sì che verrai», sussurrò il moro, avvicinandosi al corpo dell’amico e mordendogli delicatamente il collo, prima che l’altro si allontanasse di scatto.
« Crepa>>, soffiò rabbioso il biondo, facendo ridacchiare l’altro.
« Ti aspetto di là. Sii puntuale, non farmi aspettare come le femmine».
Mentre usciva, Chris fu quasi certo di aver sentito un “Fottiti” provenire dal letto.
Ma non gli importava: l’operazione “San Valentino in Love” era cominciata.

***

“... e l’arrivo a Venezia Santa Lucia è previsto per le ore dieci e trentaquattro minuti. Trenitalia vi augura un buon viaggio.”.
Non poteva crederci. Alla fine era veramente salito su quel dannato treno, verso quella dannata città, in quel dannato giorno.
Tutta colpa di quell'idiota , pensò nervoso.
Il suo sguardo smeraldino si appuntò sul soggetto in questione, davanti a lui, che fischiettava tranquillo osservando il panorama scorrere. Grazie al cielo, erano riusciti a trovare un posto: il treno che avevano preso partiva proprio da Padova, quindi vuoto. Come fossero poi sopravvissuti alla calca che spintonava per entrare nei vagoni, non l’aveva ancora capito; ciò che importava era che avessero un posto dove sedersi. E se anche accanto aveva un bambino travestito in qualcosa di incomprensibile, ma ingombrante, non era un problema.
Rassegnato, prese pure lui ad osservare fuori dal finestrino. Tutto il suo piano, tutto ciò che aveva programmato per la giornata, era andato in fumo. Lui non voleva festeggiare San Valentino, né gli interessava vedere gente attorno a lui che amoreggiava senza ritegno. Voleva solo starsene a casa, a leggere un libro magari, o a studiare per l’Università. Ed invece, si era lasciato convincere da quello zotico del suo amico ad andare con lui.
Sapeva per certo che Chris conoscesse le sue disavventure nel giorno degli innamorati: si erano conosciuti in un bar, nello stesso giorno in cui aveva scoperto il suo primo ragazzo scoparsi un altro. Era andato là per dimenticare e ci era riuscito benissimo, bevendo come una spugna, pur non reggendo per niente l’alcol. In preda ai deliri, si era messo a snocciolare tutta la sua vita al suo vicino, sul bancone. Ecco, la loro conoscenza era avvenuta così, raccontando i fatti suoi ad un perfetto sconosciuto che avrebbe scoperto poi, trovandolo nel suo letto, chiamarsi Christian.
Le sue labbra si tesero in una smorfia, al ricordo: il moro lo aveva sbeffeggiato apertamente per la sua espressione incredula. Beh, fosse normale trovarsi a letto con un estraneo! Oltretutto, neanche a farlo apposto, suddetto estraneo era pure omosessuale. Casi della vita? No, era convinto solo che il destino, quando aveva voglia di farsi due risate, andava a bussare alla sua porta.
In ogni caso, da quel giorno di due anni fa, la loro amicizia, nonostante litigi vari e battibecchi, si era solidificata. Gli costava ammetterlo, ma la presenza del moro era importante nella sua vita: il suo ottimismo, la sua allegria, riuscivano a compensare quella parte sempre ligia e fredda del suo carattere, riuscendo a coglierlo sempre alla sprovvista. Si ritrovava spesso a conoscere parti di sé stesso che non credeva di avere e, anche se le scopriva bisticciando con l’altro – che gliele rinfacciava senza tanti problemi –, gli faceva capire quanto fosse forte il loro legame.
Tuttavia, il loro rapporto non era mai andato oltre l’amicizia, tranne una volta. Un momento di debolezza, che li aveva portati a condividere il letto insieme. Luca ricordava bene, quella notte. Era stata semplicemente perfetta, sebbene fosse nata da un momento di malinconia e tristezza. Un momento di solitudine, uno di quelli che lo portavano a chiedere il perché non potesse avere qualcuno accanto, il perché non potesse trovare l’amore. E Chris... Chris era stato fantastico. Ricordava ancora il suo corpo imperlato di sudore, i suoi muscoli tesi, le parole dolci e il suo abbraccio, caldo e rassicurante. Come ricordava di averlo evitato a lungo, in seguito. Aveva avuto paura, una fottuta paura che il loro legame potesse cambiare: lui era l’unico appiglio che aveva in un mondo che vedeva sempre più sconosciuto e freddo. Ma poi il moro, oltremodo irritato per la sua distanza, aveva bussato alla sua porta: avevano litigato di brutto, quel giorno. Luca ancora sentiva nelle orecchie gli insulti volati – da parte sua – e l’ironia tagliente – da parte di Christian.
Alla fine, ansanti, si erano ritrovati a borbottare “Scusa” in contemporanea.
Da quel giorno, il moro abitava a casa sua.
Sì, era consapevole che il loro rapporto potesse definirsi “particolare” e Chris, con i suoi modi sempre provocanti – per non parlare delle palpatine gratuite che a volte gli rifilava – non faceva che alimentare le voci su una loro possibile relazione. L’altro suo ex, quello che gli aveva dato del “palloso”, tra le tante cose che avevano causato la loro rottura aveva tirato in ballo proprio il suo migliore amico.
Ma solo il pensiero lo faceva ridere: avanti, lui e Christian insieme? Quando mai?
Certo, il moro era bello, nonché affascinante; del resto, nel tempo libero faceva pure il modello. E spesso, quando se lo ritrovava in giro per casa mezzo nudo – il che capitava troppo spesso – faticava a staccargli gli occhi di dosso , prima di cominciare a sbraitargli contro riguardo la buona educazione, il suo essere incivile e rozzo e quant’altro. Ed era pure vero che il suo migliore amico fosse la persona che meglio lo conosceva, che sapeva interpretare i suoi silenzi, che sapeva comprenderlo ma allo stesso tempo tenergli testa.
Ma da lì all’essere innamorati...
Christian non aveva mai detto nulla sulla questione, limitandosi a ridere insieme a lui. In ogni caso, cosa avrebbe dovuto dire? Certo, ci provava con lui ogni tanto, gli faceva avance neanche tanto velate, anzi piuttosto dirette e irritanti. Ma era per scherzare – anche se erano scherzi di cattivo gusto. Cattivissimo gusto.
Semplicemente, era il carattere di Chris quello, espansivo.

Decisamente, si stava rimbecillendo con tutto quel pensare! Se fosse rimasto a casa, non ci sarebbero stati problemi. Scosse la testa, cercando di risvegliarsi dalla noia che lo stava prendendo e la leggere sonnolenza che gli appesantiva gli occhi.
Solo in quel modo, voltandosi per stiracchiare il collo, Luca si accorse dello sguardo dell’altro puntato sul suo. Lo fissava sorridente, ma di un sorriso privo di scherno; quasi... dolce.
Si mosse a disagio sul posto, schermendosi al suo sguardo.
« Che hai da ridere? », borbottò acidamente: odiava essere esaminato.
Soprattutto, se erano quegli occhi così profondi a farlo.
Per tutta risposta, l’altro appoggiò la testa su una mano, senza perdere il sorriso.
« Ti stavo osservando. Avevi un’aria così assorta che era impossibile non ammirarti. E poi, facevi delle facce buffe!>>, ridacchiò, ignorando lo sguardo omicida che Luca gli rivolse.
« Non faccio facce buffe! », ribattè il biondo, stizzito.
« Oh, sì che le fai Lu. Delle facce buffissime. E tremendamente belle... », sospirò l’altro, socchiudendo gli occhi ed osservandolo da sotto le ciglia scure e sensuali.
A quelle parole, il rossore di Luca aumentò. Non sopportava quelle uscite da parte dell’amico. Non sapeva mai come interpretarle! Sembrava così serio, quando le diceva – e “serio” abbinato a “Chris” in una stessa frase era piuttosto inquietante. Allo stesso tempo, però, credeva che i suoi non fossero altro che i soliti giochetti, fatti semplicemente per irritarlo.
Nel dubbio, gli inveiva contro.
« Non sparare idiozie come al tuo solito».
Si aspettava come minimo una risata divertita, una battuta sarcastica magari.
Invece nulla.
Azzardando un’occhiata in sua direzione, lo trovò a fissare fuori dal vetro, il mento poggiato sul palmo. Ne studiò la mascella, virile e coperta da un leggero strato di barba. Le labbra, corrucciate in un’espressione che sembrava... fastidio?
Fu solo osservando la sua bocca muoversi, che poté capire che stava parlando.
« Non erano idiozie... »
Era stato un sussurro, ma l’aveva colto, grazie anche al labiale.
Ma Luca, nonostante la sua razionalità, nonostante la sua intelligenza tanto vantata, quando si trattava di sentimenti diventava un disastro.
Finse quindi di non aver sentito.
Finse di non essersi accorto del broncio dell’altro.
Finse, per evitarsi domande di cui sapeva si sarebbe pentito se avesse conosciuto la risposta.   


***


Note: eccomi!

La mia prima slash *_*
Me è emozionata!
Allora, questa storia ha partecipato al contest "Love me tender" indetto da LadyMarion88 e si è classificata... terza!!! Sono più che soddisfatta, visto che l'ho scritta in un giorno solo e l'ho inviata senza poterla rileggere. Ovviamente, ora la sto postando con le giuste modifiche.
Sarà composta da due parti e vi avviso già, visto il contest si basava su San Valentino, l'altra parte potrebbe risultare per alcuni zuccherosa (*me ridacchia divertita*).
Beh, mi farebbe piacere ricevere vostre impressioni!
Il giudizio dell'autrice e il banner lo posterò nell'ultima parte.
Un bacione a tutti!
Anthea
   
 
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