07/01/2003 2:07
Ebbene,
dopo averne lette a bizzeffe di fic si Herm e Ron, anche io ho deciso di dire
la mia in una autoconclusiva tutto per loro! ^^ Beh, spero che possiate
trovarla almeno un po’ carina, è proprio la prima che ho scritto in argomento
Harry Potter!
Buona
lettura…
Maledizione!
Stupido! Stupido! Stupido! Stupido... Stupida...
Era successo di nuovo... ormai non facevano altro! Hermione se ne stava tornando a dir poco infervorata dritta filata, i pugni serrati lungo i fianchi che si alternavano ritmicamente al passo frenetico, al dormitorio delle ragazze, nella casa dei Grifondoro. Succedeva praticamente ormai una sera no e cinque si che lei e quell'altro testardo di Ron Weasley, uno dei suoi due migliori amici fin dal primo anno, lì ad Hogwarts, litigassero. E tutto questo già dal terzo anno.
Oh,
se lo ricordava bene tutto il tempo per cui non si erano minimanente rivolti la
parola quella volta! Era successo tutto per colpa di Grattastinchi e Crosta,
anche se poi Grattastinchi era innocente e si era rivelato tutto un grosso,
spiacevole equivoco. Ma la cosa non era morta lì, oh, se non lo era! Tutto
quanto era peggiorato ed inevitabilmente capitombolato a partire dal quarto
anno. Si, quel quarto anno forse da dimenticare. Quella terribile e furiosa
litigata il giorno di Natale. Quello scemo sembrava addirittura geloso! Se non
fosse che la cosa pareva praticamente ridicola... in fondo quella gelosa era
stata soprattutto lei, lui aveva invitato al ballo una delle sorelle Patil...
Non aveva pensato minimamente a lei! Non fino a quando si era poi ritrovato con
l'acqua alla gola e il rischio di finire senza una ragazza per il gran ballo...
E questo l'aveva infastidita da morire! Si, in fondo erano amici... ma lui non
aveva pensato a lei! L'idea di Hermione come un'ipotetica ragazza compagna per
il ballo non aveva proprio sfiorato quello che lei definiva ammasso di
segatura, sotto quella sfolgorante chioma rossa. E poi c'era tutta la storia di
Krum...
Non
perdeva occasione di rinfacciarglielo e rivangare la questione ad ogni minima
occasione, lui.
Anche
quella sera... Tutto era iniziato per via di quella sua mania di perfezionismo
e intransigenza... “Ron! Cosa stai facendo? Non dovresti per nulla copiare i
compiti! Anzi! Ti devi preparare! Dimmi, hai forse intenzione di copiare anche
all'esame per il GUFO? Andando avanti di questo passo non imparerai nulla e
sarai bocciato!”
Lui
aveva noiosamente sospirato scoccandole un'occhiata annoiata, come si farebbe
guardando una mosca che ti gironzola fastidiosamente attorno da troppo tempo,
che la aveva messa anche in soggezione “Non hai nient'altro da fare che
sorvegliarmi e darmi addosso, signorina prefetto e prima della classe? Magari
non hai da leggere qualche altra pagina di Storia di Hogwarts o Dettagliata
ricostruzione storico-politica della nascita dell'aritmanzia e cose simili? O
magari dare una pulita a quel bel distintivo che porti superbamente appuntato
lì davanti in bella mostra...”
Hermione
aveva assunto un'aria accigliata e leggermente offesa a quelle parole “Io... io
lo sto dicendo per il tuo bene, non ti sto dando addosso! E non mi parlare
così!”
Senza
alzare lo sguardo annoiato le aveva fatto il verso per poi rimarcare la dose di
cattiverie gratuite, che dall'inizio del quinto anno le riservava spesso “Oh,
giusto! Sarai costretta a fare rapporto! Già... sei un prefetto ora. Una
presenza importante! Bisogna portare rispetto...”
A
Hermione prudevano le mani per la voglia di mollargli un ceffone. Certo era
orgogliosa della sua carica, ma mai si era permessa di darsi delle arie per
quello. Le sue accuse erano ingiuste. Anzi, ora era proprio la sua
"posizione" che la tratteneva dal mollarglielo quello schiaffo,
umiliandolo, quasi, davanti a mezza casa “Smettila! Non sto facendo sfoggio
della mia posizione, come vuoi invece insinuare. Non mi merito quello che mi
stai dicendo, solo per averti ripreso per il tuo bene! E' dalla fine del quarto
anno che non stai combinando nulla, Ron!”
Vide
le orecchie di lui acquistare colore e la sua espressione farsi più cupa,
arrabbiata “Di certo non accetto paternali da una che ha passato metà delle sue
vacanze a spassarsela con la concorrenza...” sibilò tra i denti lui, evitando
di guardarla in volto.
E
qui era di nuovo emersa la spinosa questione.
“Questo...
Questo non c'entra assolutamente nulla! E lascia stare Viktor, ti prego! Non
merita la metà delle cattiverie che gli stai dicendo da mesi! Non è uno
stupido, non vuole cercare di scoprire proprio un accidenti su Harry e
soprattutto non si vuole solo approfittare di me!” adesso era Hermione ad aver
perso la pazienza e il tono calmo che fino a pochi attimi prima aveva mantenuto
con difficoltà. La sua voce si era fatta stridula e acuta e le sue guance erano
ormai di un bel rosso accesso.
Lui
la guardò decisamente contrariato ma non sorpreso, se l'aspettava quella
reazione visto che tutte le loro litigate da mesi terminavano a quel modo “Bene!
Allora vai a scrivere qualche bella letterina al tuo tesorino Krum, invece che
stare a scocciarmi e fammi il favore di non venire a fare la cervellona con me
mai più! Sei una scocciatura... “
E
allora, con le lacrime agli occhi, si era allontanata di gran carriera. Con la
rabbia e la frustrazione che le martellavano nel cuore, che la facevano sentire
male. Forse era davvero una stupida cervellona e nulla più. Forse era per colpa
sua che litigavano ogni volta... Lei e il suo stradannato perfezionismo. Si
sentì terribilmente in colpa a quel punto, ma poi si ricordò di come lui aveva
sviato la questione su Viktor... Se ogni volta terminava allo stesso modo non
era, invece, per nulla colpa sua.
Entrò
in camera. Era vuota. Le sue compagne erano ancora probabilmente in sala
comune. Comunque la loro presenza sarebbe stata superficiale. Pur condividendo
con loro la stanza, Hermione non poteva dire di considerarle amiche, nessuno a
parte Harry e Ron poteva definirsi tale, fatta eccezione per Ginny Weasley,
magari. Anzi, ultimamente la cerchia si era ristretta a Harry e Ginny tutto
sommato. Aveva perso quel bellissimo rapporto che aveva sempre avuto anche con
Ron da un bel pezzo, oramai.
Chiuse
gli occhi e si buttò placidamente sul letto. Adesso non aveva più bisogno di
trattenersi, poteva tranquillamente lasciarsi andare e piangere tutta la sua
frustrazione. Tutto il rammarico, pressante e opprimente, che provava per
quella bruttissima situazione. Per quell'alto grado di incomunicabilità e astio
che si era creato tra lei è una delle persone più importanti della sua vita,
Ronald Weasley.
In
sala comune Ron era rimasto seduto al suo posto, lo sguardo crucciato e anche
comunque imbronciato fisso sulla mano che teneva stretta la penna, a
bofonchiare tra sè e sè. Pur cercando di non darlo a vedere stava male, quanto
Hermione, dentro. Harry l'aveva capito, Harry Potter che aveva assistito inerme
al loro ultimo screzio. Si avvicinò senza dire nulla a Ron e si sedette su una
sedia accanto a lui “Siamo alle solite, eh?” disse ormai rassegnato.
Innumerevoli volte aveva cercato di riappacificare i due amici e altrettante
volte ne era uscito perdente. Aveva capito che quella questione, per loro
ancora nebbiosa ma per lui già ben troppo chiara, i suoi due compagni dovevano
risolverla tra loro e nient'altro.
Ron
alzò le spalle “Non mi guardare così... è lei che è venuta da me a fare la
saputella!” si difese.
Harry
sorrise perplesso “Ma sei stato tu a farne un dramma. E a tirare in ballo
Krum...”
Ron
serrò istintivamente pugni e mascelle, come se avendolo davanti si preparasse a
sferrargli un gran pugno da un momento all'altro “Io... io... E' lei che si è
arrabbiata per niente! E non mi guardare con quella faccia!”
Harry
sbuffò, non aveva voglia di discutere con Ron, ma era sempre meglio comunicare
il suo punto di vista “Ron... Sei stato decisamente ingiusto e offensivo con
lei questa sera... Le hai detto delle gran cattiverie...”
“Ma...
ma...” Ron rimase a bocca aperta, senza riuscire a trovare una scusa
plausibile. Si rendeva benissimo conto da solo di aver esagerato, e non solo
questa sera. Tutte le volte che parlava con lei finiva per farsi sopraffare e
perdere il controllo “Non mi piace quel Krum...” muggì immerso nei propri
pensieri.
“Non
ti piacerebbe nessun ragazzo che la invitasse ad un ballo o per le
vacanze...Soprattutto se prima le dicesse di esserne innamorato...” commentò
divertito a mezza voce.
“Cosa?”
Ron non capì davvero quello che voleva dire, intento com'era a pensare male del
giovane bulgaro.
Harry
scosse la testa “Nulla, lascia stare.”. Finchè non lo capiva da solo di cosa si
trattava era meglio non accennare la questione. Avrebbe fatto scintille
altrimenti! Si limitò a sorridere all'amico cercando di consigliarlo, per
quanto possibile, e farlo ragionare.
“Io
me ne torno in camera... cia'“ Ron si alzò stancamente dal tavolo.
Harry
rimase a guardarlo andare via, sorridendo leggermente. Era contento che
nonostante tutto, che benché Voldemort fosse tornato, la vita ad Hogwarts, per
lui e i suoi amici, proseguisse come al solito. Più per i suoi amici, forse.
Lui si era rassegnato a rivolgere a Cho Chang, per la quale certo non aveva
mutato sentimenti, un sorriso dispiaciuto e a non guardarla mai più negli
occhi, sentendosi troppo responsabile per quanto successo a Cedric, e a evitare
di incrociarla il più possibile. Si era rassegnato ad addormentarsi ogni sera
domandandosi se si sarebbe risvegliato l'indomani o se Voldemort l'avrebbe
eliminato prima. Ma era contentissimo che nonostante questo Ron ed Hermione
continuassero come sempre, questo lo faceva sentire tranquillo, qualche volta
gli faceva persino dimenticare che presto l'avrebbe atteso un altro faccia a
faccia con quel demonio.
Pochi
istanti dopo raggiunse Ron nella sua stanza.
Hermione
era ancora distesa sul suo letto. Guardandosi attorno, nella semioscurità della
camerata, con gli occhi arrossati scorse la letterina e il pacchetto rosa che
era arrivato solo il giorno prima. Certo, era un pò tardi per un regalo di San
Valentino visto che era ormai il 27 di Febbraio, ma i gufi dalla Bulgaria ci
impiegavano il suo tempo ad arrivare e Viktor non aveva proprio pensato di
mandarlo qualche giorno prima così che arrivasse puntuale. Si disse che
comunque erano sottigliezze, era stato un pensiero carino in fondo. Anche se
l'aveva messo molto in imbarazzo. Dopo tutto lei e Viktor erano solamente
amici. Non era successo nulla di riprovevole quell'estate in Bulgaria, dai
Krum, e nemmeno a Natale, quando lui era venuto a trovarla ad Hogwarts. Anche
se lui le aveva detto di essere innamorato di lei, lei non aveva mai risposto
nulla di preciso. Confusa com'era...
Anche quel Natale avevano litigato terribilmente lei e Ron... Si disse di sapere il perchè, come sempre era stato per via di Viktor.
Uff...
Ron... Io però non vorrei davvero litigare ogni volta a questo modo... pensò tra sè. Trasse un profondo respiro e lanciò
un'occhiata all'altro pacchettino, quello giallo appoggiato in un angolo del
comodino, seminascosto agli occhi dei curiosi, ancora nuovo e in attesa di
consegna... Poi chiuse gli occhi e cercò di non pensare, di dormire.
La
mattina seguente Harry scese per la colazione accompagnato da Ron, ai suoi
occhi si manifestò una scena ormai fin troppo conosciuta. Ron che fino a pochi
attimi prima conversava con Harry come se nulla fosse si fece cupo
all'improvviso mentre si avvicinavano al tavolo dei Grifondoro, dove Hermione
stava seduta con l'aria imbronciata e un libro in mano, consumando lentamente
la propria colazione, anzi, più che altro distruggendola.
“Buongiorno
Hermione.” salutò cortese sedendosi accanto a lei.
“Giorno
Harry...” rispose ignorando palesemente Ron che si sedeva di fianco a Harry e a
sua volta fingeva che lei non esistesse.
Ed
ecco lì, Harry seduto tra i due che cercava di parlare con l'uno diventato
intrattabile e l'altra con l'aria assente.
Alla
fine si arrese e consumò il resto della propria colazione in silenzio,
sospirando e scambiando di tanto in tanto qualche parola con Seamus Finnigan.
E fu
così per tutta la mattina a lezione, e anche per il pranzo.
Il
pomeriggio poi Harry e Ron seguirono Divinazione, con la strampalata
professoressa Cooman, che invece Hermione aveva abbandonato da tempo per
dedicarsi a Aritmanzia. Si ritrovarono così soli a percorrere la lunga tratta
di scale che portava all'aula nella Torre Nord.
Ron
era, se possibile, ancora più imbronciato e accigliato della mattina a
colazione, o della sera precedente. Harry sapeva bene il perchè ma azzardò
comunque una domanda “Cosa c'è che non va, Ron? Ti vedo decisamente furioso.”
constatò.
L'amico,
per tutta risposta, si limitò ad alzare le spalle vagamente “Nulla... proprio
nulla...”
“Oh...
giurami che l'episodio di oggi a pranzo non c'entra, allora!”
Ron
si sentì ribollire il sangue al solo pensiero. Hermione si era presentata a
pranzo con una graziosa catenella dorata da cui pendeva un delizioso ciondolo a
forma di corno di Unicorno di acquamarina. L'attenzione di molte ragazze fu
attratta da quel particolare, soprattutto dal momento che Hermione non aveva
mai indossato nulla di particolarmente inusuale.
“Hermione!
Che graziosa collana! -osservò Lavanda Brown- Era per caso nel pacco che ti è
arrivato l'altra mattina? Quello di Krum?” domandò innocentemente.
Hermione
avvampò, decisamente in imbarazzo. Si rendeva perfettamente conto di avere puntati
contro gli occhi di almeno metà della tavolata dei Grifondoro, ma certo di
quegli occhi nulla le sarebbe importato se non fosse stato che tra loro c'era
l'unico paio in grado di metterla davvero in soggezione. Che cosa avrebbe
risposto ora? Sapeva che un semplice "si" avrebbe reso la situazione
tra loro ancora più nera e irreparabile. Istintivamente si voltò verso Ron,
come in cerca di una risposta, di un segno. Distolse lo sguardo, fingendo
assoluto menefreghismo.
“Si.”
rispose in fretta lei, decisamente risentita del fatto che a Ron,
apparentemente, nulla importasse del regalo di Krum per San Valentino.
Lavanda
sospirò profondamente “Non sai quanto ti invidiamo! Anche noi vorremmo avere un
ragazzo come Viktor Krum, Hermione! E' un peccato che però stia così lontano...”
commentò mentre Calì Patil e altre giovani Grifondoro annuivano alle sue
parole. Viktor era ancora, per via della sua fama nel Quidditch, un idolo delle
folle.
Hermione
sorrise debolmente, tralasciando di spiegare che non si trattava affatto del
suo ragazzo. Sarebbe stato un tentativo inutile, non l'avrebbero comunque
ascoltata.
“...
Ron, scusa, mi passeresti quella mappa astrale?” Harry e Ron erano tutti
indaffarati a stendere previsioni per Divinazione, il più drammatiche possibile
per fare felice la Cooman, seduti al tavolo della Sala Comune. Harry si dava da
fare, perchè da venti minuti Ron non faceva altro che torturare la sua penna e
scarabocchiare stizzosamente sulla pergamena tutta aggrovigliata e strappata.
Non prestò nemmeno attenzione a Harry.
“Ron?
Me la passi? Ron!” Harry alzò la voce e diede al vicino un colpetto col gomito.
Ron
si voltò di scatto “Eh? Che c'è? Guarda che non hai mica bisogno di gridarmi in
un orecchio!” sottolineò.
Harry
lo fissò perplesso “Per tutti i Gargoyle, sono cinque minuti che ti chiedo di
passarmi quella diavolo di mappa e non mi dai il minimo cenno! Si può sapere
che c'è?”
L'altro
distolse lo sguardo in imbarazzo e passò rapidamente la mappa astrale all'amico
“Ah, scusa... Nulla, non c'è nulla. Pensavo a qualche disastrosa previsione...”
“Sarà
meglio... perchè questo compito è per domani, Ron!” gli ricordò.
L'altro
annuì ed entrambi ritornarono chini sulle proprie rivelazioni.
Trascorse
qualche minuto di silenzio, poi Ron alzò di scatto la testa da mappe astrali,
sfere magiche, foglie di tè e via dicendo fissando Harry, che si voltò verso di
lui con espressione interrogativa.
“Allora
è vero che stanno assieme...” mormorò mogio.
Harry
aggrottò le sopracciglia senza capire “Come?”
Ron
gli scoccò un'occhiata sbrigativa “Ma si... Hermione e quello scemo, Krum...”
“Uhm...
Non saprei. Non me lo ha mai detto, comunque.”
“...
Bè... però oggi quando a cena Calì ha detto che invidiava il fatto che avesse
un RAGAZZO come lui, lei non ha specificato che non stanno assieme... questo
significa che...” esitò.
“Che
è il suo ragazzo.” tagliò corto Harry.
“Harry!
-si allarmò Ron- Come puoi dire con tanta leggerezza una cosa simile! E'...
è... terribile! Si è fatta fregare per bene, quella scema. Adesso lui ha
ottenuto quel che desiderava! E sai cosa farà? Sai che farà Krum?” disse tutto trafelato e agitato stringendo i
pugni sul tavolo.
“Le
scriverà lettere? La verrà a trovare? La porterà in giro? La bacerà...?”
rispose Harry come se fossero le cose più ovvie e semplici del mondo.
L'altro
avvampò “Si! Si approfitterà di lei per arrivare a TE!” sottolineò furioso
piantando un dito in petto all’amico.
A
Harry scappava quasi da ridere “E cosa potrebbe mai volere da me Viktor Krum?
Non è mica Voldemort...” gli ricordò.
L'altro
annuì “Certo! Ma... ma... resta pur sempre un giocatore di Quidditch! E TU sei
un giocatore di Quidditch! Un cercatore, proprio come lui. Uno dei più
grandi... prima del settimo anno ti chiameranno senza dubbio in nazionale come
cercatore, su questo ci scommetto la bacchetta, e lui agirà nottetempo per
impedirti di proseguire la tua carriera! Eliminerà un pericoloso avversario
prima che questo possa metterlo in difficoltà...” spiegò, cercando di dare un
senso alla marea di stupidaggini che stava dicendo.
Harry
non potè trattenere un risolino “Ma che dici, Ron! Sembri quasi la Cooman. E
comunque, non ho certo paura di Krum... E per quanto riguarda Hermione... Credo
che sia abbastanza furba da potersi difendere da sola.”
“Non
è questa la questione, Harry!” si affrettò ad aggiungere.
“Già,
non è per nulla questa... Non è che sei solo geloso, Ron?” questa volta non
aveva potuto trattenersi. Studiò la reazione dell'amico: all'improvviso un
colorito decisamente rossastro fece scomparire le innumerevoli lentiggini dalle
sue guance mentre la bocca si apriva senza emettere alcun suono e le mani
sudavano.
“Ma...
ma che scemate! Questa poi...” senza aggiungere altro, e colpito in pieno, Ron
Weasley si alzò dal tavolo, raccolse in fretta le sue cose e si allontanò a gran
passo verso la propria stanza borbottando tra sé.
Geloso!
Io! Figuriamoci... perchè mai dovrei essere geloso! Io lo dicevo solo per
loro... Maledetto Krum! A me comunque non mi freghi! Tsk! Geloso... geloso...
Hermione,
nel frattempo, se ne stava per conto suo, in un angolo appartato della Sala Comune,
dietro la solita, minacciosa e pericolante pila di libri. Solo che questa
volta, stranamente, non stava leggendo nessuno dei suoi libroni, consultando
nessuna enciclopedia o svolgendo al meglio qualche compito, tema o via
dicendo... se ne stava rannicchiata, la testa appoggiata sulle mani congiunte,
ad osservare un punto impreciso del tavolo di legno sotto di sè. Aveva lo
sguardo mogio e perso. Era chiaro a cosa stesse pensando. Era decisamente infastidita del fatto che
Ron non avesse fatto una piega a pranzo, quando aveva nominato Viktor come il
suo ragazzo. Si aspettava una delle sue solite scenate, che a dirla tutta alle
volte le facevano quasi piacere, e invece nulla, completa noncuranza.
Trasalì
quando sentì una mano picchiettare amichevolmente sulla sua spalla. Si voltò e
incontrò il volto sorridente di Harry.
“Ciao
Hermione, come mai te ne stai qui tutta sola?” domandò prendendo posto accanto
a lei e scansando qualche, grosso, polveroso e antico volume dal tavolo.
Hermione
alzò le spalle con fare vago “Studiavo, volevo essere lasciata in pace.” e
afferratolo al volo mostrò il grosso volume rilegato in pelle di drago, girato
al contrario però...
“Ah..”
commentò, con una punta di sarcasmo, Harry osservando i libri chiusi, le penne
pulite e le pergamene ancora arrotolate.
Lei
colse l'ironia di quell'osservazione e gli scoccò all'istante un'occhiata
pungente “Vuoi forse insinuare qualcosa, Harry Potter?” domandò altezzosa, come
suo solito.
Lui
ridacchiò e proseguì con lo stesso tono canzonatorio “Assolutamente no,
signorina Granger!”
Lei
seguitò a fissarlo in cagnesco.
“Volevo
solo sapere se andasse tutto bene...” rivelò sorridendole dolcemente.
Hermione
tacque per qualche istante, poi si rilassò con un sospiro e fissò gli occhi
verdi del suo migliore amico, di una delle persone di cui si fidava
maggiormente “No...” rivelò con un filo di voce.
Harry
rimase sorpreso, si era preparato a cavarle le parole di bocca con le tenaglie,
conoscendo quanto fosse orgogliosa e quanto poco si lasciasse andare, e invece
dopo neanche un briciolo di insistenza era già ceduta.
“Non
va bene per niente... quello scemo! Brutto scemo!” proseguì lei, fissandosi le
punte delle scarpe con gli occhi scuri e lucidi, tirando leggermente su col
naso.
Harry
non sapeva bene cosa fare, le suggerì l'unica cosa sensata che gli venne in
mente, la stessa cosa che da tempo diceva a Ron “Forse dovreste parlare...”.
Lei
alzò le spalle “Per litigare un'altra volta? Sai bene quanto sia testardo
quell'idiota! Non si smuoverà di un passò dalle sue sciocche convinzioni!” gli
ricordò saggiamente.
Harry
pensò che lo stesso valesse per lei, in fondo... “Ora... non voglio prendere
certo le parti in favore di nessuno, Herm, ma forse siete tutti e due un pò
troppo testardi...” poi la fissò preoccupato, pronto a incassare una sfuriata.
Invece
Hermione non si arrabbiò, sorrise solo un pò tristemente “Mi sa che hai ragione
tu...” poi ridacchiò ripensando a quante volte, testardi com'erano, avevano
litigato fino allo sfinimento.
“E
allora perchè non provi tu, visto che sei sempre stata un pò più ragionevole di
lui, a mettere, solo per una volta, da parte la testardaggine e parlargli? In
nome della vostra amicizia...” suggerì titubante. Si compiacque, poi, di riuscire
ad essere così saggio Forse è la volta buona che fanno pace... e...
Ma Hermione lo guardò stizzita “E perchè non lo fa lui? Dopo tutto è stato Ron a dare addosso a me! E anche pesantemente! Io non ho nemmeno ribattuto, per una volta!”
Harry
scrollò leggermente la testa Come non detto... Rimase ancora qualche
minuto poi, dopo che lei ebbe ripreso coi compiti, salutò e se ne andò.
Hermione
si allontanò dalla Sala Comune che era quasi deserta. Nella testa risentiva il
consiglio di Harry... forse il giorno successivo sarebbe stata l'occasione
giusta, dopotutto aveva un buon pretesto per riavvicinarsi... e se avesse
ripreso a parlargli poi le cose sarebbero tornate come sempre ancora una volta.
Avevano sempre fatto a questo modo. Non c'erano mai state imbarazzanti scuse
formali o ‘ricominciamo da capo’, si era sempre tutto semplicemente risolto. O
forse non esattamente, ma l'importante era che lei e Ron erano sempre tornati a
parlarsi senza problemi. Almeno fino alla litigata successiva. Si disse che per
questa volta poteva andare ancora bene. Magari un giorno si sarebbero chiariti,
magari un giorno gli avrebbe detto un sacco di cose che da un pò teneva a
dirgli, ma di certo quel giorno, si diceva, non era così vicino. Non se la
sentiva ancora.
Rientrò
in stanza un pò più sollevata. Lanciò una rapida occhiata al solito pacchettino
giallo che stazionava in un angolino del comodino e si acquattò sotto le
coperte.
Quando
la mattina discese, per la colazione, trovò che Ron e Harry non erano ancora
arrivati. Si sedette qualche posto più in là del solito e attese paziente, il
pacchetto giallo nascosto in una tasca, tra le pieghe del mantello nero.
Sentiva che il cuore le batteva e l'ansia aumentava e si impose di restare
calma. E ci riuscì.
Harry
varcò per primo la sala per la colazione seguito dai gemelli Weasley, Fred e
George, che tiravano prepotentemente le orecchie al fratello minore. Di fianco
a lui c'erano Seamus Finnigan e Dean Thomas. Dopo qualche istante trotterellò
in sala anche Neville Paciock. Per tutta la colazione lo circondarono
festeggiandolo, chi più chi meno, ed Hermione pensò che di certo non era quella
la situazione ideale per avvicinarlo. Non davanti a tutti... se si fosse
ripetuta l'ennesima litigata per una volta si sarebbe risparmiata il pubblico,
così aspettò che fosse più o meno solo, o al massimo con Harry o i suoi
fratelli.
E
dovette aspettare a lungo perchè a lezione lui faceva di tutto per evitarla, ancora,
e in corridoio bene o male era sempre in compagnia.
Era
ormai passata la cena che ancora non aveva trovato l'occasione buona.
Ma
la sera, in sala Comune, poca gente si attardò alzata. Non c'erano compiti
visto che l'indomani era sabato, e tutti erano andati a letto presto, per
tenersi in forze in vista dell'uscita a Hogsmeade prevista da tempo. Tutti
tranne qualche solito ritardatario. E tra loro figuravano, per l'appunto, anche
Harry e Ron.
Hermione,
che se ne era rimasta isolata per i fatti suoi fino a quel momento, chiuse con
un botto il libro che teneva tra le mani, raccolse la propria roba e si alzò in
piedi, facendosi forza e avanzando verso Ron. Si trovava ora alle sue spalle;
sospirando estrasse dal mantello il piccolo pacco, battè un paio di volte sulla
spalla alta di lui e lo chiamò “Ron...”
Il
ragazzo non si voltò. Finse di ignorarla.
“R-ron...”
richiamò Hermione.
Harry
lanciò un'occhiata furente all'amico e solo a questo punto il giovane Weasley
si voltò verso la sua interlocutrice.
Lei
alzò lo sguardo titubate, incontrando quello duro e scocciato di lui. Senza
aggiungere altro portò la mano davanti al viso di lui porgendogli il regalo “Buon
compleanno...” mormorò. Il suo volerla ignorare e quello sguardo arrabbiato non
le rendevano certo più facili le cose.
“Ah,
per me? Non è un regalo in ritardo per San Valentino da mandare a ‘Viktor’?”
borbottò lui facendole il verso.
Harry
rimase allibito dalla reazione dell'amico. Ma ancora di più rimase ferita
Hermione. Lei era tornata per cercare di fare pace con lui che invece
continuava per la sua strada.
Aggrottò
la fronte, offesa, ma si disse di rimanere calma e cercare, saggiamente, di non
rispondere alle sue provocazioni “No, non è per Viktor. A lui ho già pensato
tempo fa.” rispose altezzosa.
Per
Ron, inutile dirlo, fu peggio di uno schiaffo. Con un gesto rapido e veloce
allontanò la sua mano “Non voglio nè il tuo regalo nè, tanto meno, i tuoi
auguri -disse in tono offeso -Se non ti dispiace avevo tutta l'intenzione di
continuare a ignorarti...”
L'espressione
rabbiosa di Hermione lasciò spazio alle lacrime di dolore, cosa che fece
provare a Ron non pochi sensi di colpa, e la ragazza si allontanò di corsa
piangendo.
Harry
guardava ancora Ron, incredulo e con la bocca spalancata “Ma... RON! Cosa
cavolo ti è saltato in mente! Voleva solo fare pace...” gli fece notare.
“Dici...
credi che io abbia esagerato?”
L'espressione
sbalordita e leggermente contrariata sul volto di Harry non lasciava spazio
alle parole. Ron chinò il capo e Harry si avviò rapido nella direzione in cui
se ne era andata Hermione, deciso a vedere come stesse la sua amica.
La
trovò nel bagno di Mirtilla Malcontenta, rannicchiata in un cubicolo
semichiuso, a singhiozzare. Fortunatamente la ‘proprietaria’ non era nei
paraggi, ed Harry ne fu decisamente sollevato. Mirtilla, lo spettro che
infestava da più di cinquant'anni il bagno delle ragazze, aveva una cotta per
Harry fin dal secondo anno, in più era terribilmente fastidiosa e se avesse
visto Hermione piangere non avrebbe più smesso di prenderla in giro, unica cosa
che la faceva sentire meglio.
Bussò
debolmente alla porticina “Hermione? Sei lì?” domandò a mezza voce.
La
ragazza non rispose, dopo qualche istante scostò la porta lasciando entrare
Harry “Che ti avevo detto? -rispose tra un singhiozzo e l'altro- Parlare con
lui non serve a nulla! Possiamo solo litigare noi due! La cosa strana è che se
prima mi sarei infuriata e gli avrei risposto per le rime, magari anche
mollandogli un sonoro ceffone, ora non posso fare a meno di piangere...-ammise-
E soprattutto... non capisco cosa gli ho fatto di male questa volta!”
Harry
cercò di consolarla “Senti Herm, forse non sono io che dovrei dirtelo, ma...
credo che tutto dipenda dal fatto che Ron... bè... credo che lui sia furioso
per via di Viktor...” cercò di farle capire senza tuttavia rivelare quelli che
erano i suoi pensieri a riguardo. Dopotutto restava sempre una faccenda che
dovevano capire loro due.
Hermione
inarcò le sopracciglia “Già... Come se non lo sapessi, Harry! Me lo rinfaccia a
tutte le occasioni...Semplicemente lo odia da quando l'anno passato ha
partecipato alla coppa Tremaghi contro di te.” gli fece notare.
Ma
Harry non intendeva quello “Em... Hermione io... No, niente. Beh, hai
intenzione di restare qui tutta la notte? Io ti consiglio di svignartela prima
che possa arrivare Mirtilla... e soprattutto ti consiglio di non pensare a
quello scemo di Ron... proverò a parlarci io questa sera.”
Hermione
si asciugò le ultime lacrime con un lembo del maglione, poi sorrise amareggiata
“Harry, lascia perdere, non ne vale la pena... Forse io e Ron non possiamo fare
altro che litigare... e a questo punto la soluzione migliore è ignorarsi.
Magari così riesco anche a evitare di piangere come una fontana... Se non ci
parlo non può ferirmi, no?”
Harry
la guardò dispiaciuto “Come vuoi Herm...” e senza dire nulla se ne tornarono
alla loro casa: Hermione pensando che probabilmente dopo quella sera le cose
non sarebbero mai più state come prima e Harry un pò depresso, scervellandosi
sul modo per far tornare come una volta, magari un pò meglio, i rapporti tra
quei due.
Per
tutta la notte Hermione non riuscì a chiudere occhio. Non riusciva a fare altro
che ripensare a Ron, a quello che aveva detto "Avevo tutta l'intenzione
di ignorarti...". Era stata davvero una cattiveria. Non riusciva
davvero a capirlo, ma non poteva evitare di ripensare incessantemente alle sue
parole, a lui.
La
mattina, dopo poco sonno decisamente agitato si svegliò pallida e con gli occhi
arrossati dal pianto.
Inventando
un raffreddore riuscì a saltare l'uscita prevista e a evitare che troppa gente
le facesse domande. Quegli occhietti rossi in effetti davano parecchio da
pensare. Riuscì ad evitare tutti tranne Harry, naturalmente.
Lui,
quando non la vide scendere per la colazione, ignorando Ron che insinuava
stesse scrivendo una lettera al "suo Viky" raccontandogli
dell'accaduto, si incamminò fino al dormitorio delle ragazze di Grifondoro.
TOC
TOC “Hermione, sono Harry...”
Hermione
non rispose, si acquattò per bene sotto le coperte e rimase in silenzio. Non
rispose.
“Dai,
che lo so che sei sveglia, cosa credi? Io entro... mi auguro di non trovarti in
mutande...” fece scherzoso aprendo la pesante porta di legno e infilandosi
nella cameretta femminile.
Indugiò
un attimo. In effetti non era mai stato prima in quella stanza. Poi riconobbe
la sagoma della ragazza nel letto in fondo sulla destra e vi si avvicinò.
“Herm...”
mormorò controllando che non stesse dormendo.
Lei
rimase un attimo in mobile, poi si voltò scostando le coperte “Che vuoi? Non lo
vedi, sono malata...” spiegò fingendo di soffiarsi il naso.
“Ah,
si? E allora che ci fai in stanza? Meglio tu vada da madama Chips... Andiamo
-fece ridacchiando- non vorrai che creda alla storia del raffreddore...”
Lei
scrollò le spalle e si mise a sedere.
“Perchè
non vieni a Hogsmeade? Credo che ti ci voglia un pò di divertimento, sai?”
suggerì.
Lei
lo guardò con disappunto “Di certo oggi non ho proprio voglia di vedere la sua
brutta faccia... che mi ignora...” aggiunse tristemente.
“Come
vuoi... ma lascia almeno che ti porti un paio di chili di caramelle di
Mielandia...” propose.
Lei
scrollò la testa “No no no... un paio di chili di caramelle!?! Direi che ce ne
vorrebbero almeno cinque!” terminò divertita.
Lui
annuì e si allontanò.
“Bè?
Dov'eri Harry? Stavamo aspettando tutti te!” Ron esortò l'amico ad allungare il
passo.
Harry
si unì alla combriccola del Grifondoro e tutti quanti si incamminarono verso il
grazioso paesino, entusiasti.
“Em...
lei... ecco...” Ron iniziò a torturarsi il mantello in imbarazzo. Voleva
chiedere di Hermione, ma dopo quello che aveva fatto sembrava un pò fuori
luogo. Eppure per tutta la notte ci aveva pensato. Per tutta la notte era stato
assalito dai sensi di colpa e il viso in lacrime di lei continuava a tornargli
nella mente. Aveva riflettuto, e ed aveva giustamente compreso di aver proprio
esagerato. Certo, era ancora furioso per la faccenda di Krum, ma lei era stata
così carina a portargli il regalo, e anche a cercarlo per prima. Si, si sentiva
proprio un verme senza spina dorsale.
Harry
lo guardò divertito, poteva ben immaginare cosa volesse chiedere e cosa stesse
pensando “Hermione non viene. E no, non ha il "raffreddore"... credo
tu possa immaginare come stiano invece le cose...” suggerì, infilando di
proposito il coltello nella piaga e fissandolo con fare accusatorio.
Ron
strinse i pungi, maledicendosi terribilmente. Forse era giunto il momento di
parlare con lei.
Non
erano nemmeno a metà strada che si bloccò, fece dietrofront e prese a corre
all'impazzata verso Hogwarts.
“Weasley!
Ronald Weasley, dove stai andando?” tuonò la professoressa Mc Granitt.
“Em...
Chiedo scusa professoressa... mi sono dimenticato di una cosa...” fece
seguitando a correre di schiena e implorando perdono.
“Professoressa,
lo lasci andare, in fondo non siamo poi così lontani dalla scuola, scommetto
che è in grado di non perdersi... Deve fare una cosa importante.” si intromise
Harry.
“Potter,
cosa sta per combinare Ronald?” domandò diffidente.
“Minerva...
lascialo andare... credo che la signorina Granger gradisca un pò di
compagnia...” Silente, che si era avvicinato ai due, fece l'occhiolino a Harry,
che ricambiò, poi tornò a rivolgersi alla professoressa che lo fissava perplessa
e un pò preoccupata “Andiamo... sono ragazzi! Non mi dica che alla loro età non
faceva queste cose!” fece tutto pimpante.
La
Mc Granitt arrossì borbottando qualcosa imbarazzata, poi aggiunse “Se lo dice
lei, Albus...” e proseguì.
Harry
sorrise, sperando e augurandosi che fosse la volta buona. Per davvero,
stavolta.
Ron
correva a perdifiato verso la scuola, stavolta le avrebbe chiesto davvero
scusa. Si, sarebbe corso su nel suo dormitorio e le avrebbe detto tutto quanto.
Ma... tutto cosa? Si domandò ad un certo punto. In effetti non sapeva bene
nemmeno lui che cosa dire. Eppure sapeva che dentro di lui premeva qualcosa per
uscire. Mentre continuava a correre su per le scale verso la loro casa
improvvisamente lo seppe. Non erano solo le scuse che voleva gridarle, non solo
un ‘mi dispiace’ per averla fatta piangere. Voleva proprio dirle che non
l'avrebbe fatta piangere mai più, se possibile. Perchè adorava il suo sorriso.
Arrivò
di fronte al quadro della Signora Grassa “Parola d'ordine...” squittì tutta
impettita dentro il suo vestito rosa confetto.
Ansimante,
Ron rispose “Trini e merletti.”, la parola di quel periodo dettata dalla
damigella, e il quadro si spostò lasciandolo passare. In un attimo raggiunse le
camere delle ragazze. Ci mise un attimo a trovare quella di Hermione. Ci era
stato solo una volta, riaccompagnandola all'ingresso. La spalancò e con il
cuore che batteva a mille, gli occhi chiusi e il fiato corto strillo “SCUSAMI
HERM! Non voglio che succeda mai più... Ti voglio bene... TANTO”
La
porta si richiuse con un tonfo sordo alle sue spalle e nella camera calò il
silenzio. Mentre Ron acquisiva sempre più rossore per l'imbarazzo di quella
dichiarazione così diretta l'ansia dentro di lui cresceva man mano che una
risposta, un commento tardava ad arrivare. Coraggiosamente riaprì gli occhi che
aveva tenuti chiusi fino ad allora per lo sforzo di tirar fuori quello che
aveva solo da poco compreso. Alla sua vista si presentarono quattro letti
accuratamente rifatti, ma vuoti. Quello più in fondo, verso la finestra, era
mezzo disfatto. Qualcosa si muoveva. Avanzando lentamente Ron si avvicinò. Un
faccino verde e bitorzoluto spuntò dall'ammasso di coperte “Buon girono
signore! Se cerca la signorina Hermione Granger, signore, è scesa poco fa per
fare colazione, signore!” rispose una piccola elfa domestica tutta felice e
pimpante mentre riassettava la stanza.
Ron
sbiancò per la figura appena fatta. Si era dichiarato ad un'elfa domestica...
Preferì non pensarci e mormorando un “Grazie...” se ne andò avvilito.
Scese
mollemente le scale, verso la sala. Era stato proprio uno scemo... e per
fortuna che era un'elfa! Che avrebbe fatto se al suo posto ci fosse stata una
compagna di stanza di Hermione? Preferì non pensarci dal momento che di figure
ne aveva collezionate abbastanza.
Poi
si domandò se sarebbe riuscito a ritrovare il coraggio per dire di nuovo quelle
cose ad Hermione. Si autoconvinse di si. Quando scese al tavolo dei Grifondoro,
però, non c'era più nessuno studente. Solo un gruppo di elfi domestici tutti
pimpanti e alle prese con la loro passione, la pulizia e il servizio.
Tra
di loro scorse la giovane Winky, l'elfa domestica conosciuta l'anno precedente
e appartenuta una volta al defunto signor Crouch.
“Winky!
Ciao... em.. ti ricordi di me?” domandò esitante.
L'elfetta
rispose con un sorriso “Oh, il signor Weasley, signore! Winky ricorda bene!
Amico di Harry Potter, signore! Certo...Winky la può aiutare, signore, signor
Weasley? -si offrì gentilmente- Winky porta qualche cosa da mangiare dalla
cucina per il signore, signore? Signor Weasley non ha fatto colazione? Ci pensa
subito Winky, signore!” Ron esitò pensando che, in fondo, un'altra piccola
colazione non sarebbe poi stata così male, soprattutto ricordando le porzioni
abbondanti degli elfi. Ma poi rammentò il motivo per cui si trovava lì in quel
momento.
“Ah...
ti ringrazio Winky, magari passo più tardi nelle cucine... non mi dispiacerebbe
proprio... Em, per caso non è che hai visto Hermione fare colazione poco fa?”
Il
faccino verde dell'elfa si rabbuiò “Oh, Winky l'ha vista, signor Weasley! Ha
visto la signorina Granger! Winky molto arrabbiata con lei! Era qui, si,
signore!” rispose nervosamente.
Ron
immaginò che avesse tentato un'altra volta di portarla sulla strada della
liberazione, come aveva già fatto in precedenza, e sorrise pensando a lei,
determinata “Em... capisco... senti, sai dove è andata?”
Winky
alzò le spalle “Winky non sa signore. Signorina Granger era molto triste però.
Aveva occhi da pianto signore... Winky comprende, perchè Winky pianto molto da
quando... -le sue labbra iniziarono a tremare- Da quando suo padrone...” due
grossi lacrimoni uscirono dai suoi occhi.
Oh,
Per tutti i Gargoyle! Non ora... “Ok... senti hai visto dove è andata? Che
direzione?” insistette.
L'elfa, singhiozzante indicò la porta principale, verso l'uscita.
“Grazie
mille Winky! Em... passerò dopo in cucina a prendere un pò di cose da mangiare,
okkei? Preparami un sacco di dolci!” suggerì Ron.
Winky
si riprese quasi all'istante “Certo signore! Winky cucinerà tante cose buone
per il signor Weasley e i suoi amici, signore!” e tornò al lavoro.
Non
l'aveva trovata neanche qui... pensò che, in una bella giornata di sole come
era quella, magari fosse uscita a fare due passi... Allora Ron si recò
sedutastante in cortile. Ma il parco attorno a Hogwarts era a dir poco
immenso... chissà se l'avrebbe trovata...
Cercò
di non scoraggiarsi e guardò un pò dappertutto. Poi si avviò verso il lago.
Forse lì...
Corse
rapido verso la sua sponda più vicina e scorse, a pochi metri dalla riva, una
figura accovacciata, con la testa scura, ricciuta e scompigliata, china sulle
ginocchia. Era lei, la avrebbe riconosciuta tra mille.
Accidenti
però, ora che ce l'aveva lì davanti il coraggio gli mancava proprio. Avrebbe
voluto prendere e scappare... ma almeno le sue scuse doveva fargliele... e se
poi fosse riuscito a dirgli anche il resto, bè, sarebbe stato bellissimo!
Esitante
fece qualche passo silenzioso verso di lei. Senza accorgersene spezzò un
piccolo ramo e il rumorino attirò inevitabilmente l'attenzione della ragazza “Chi
è?” domandò girandosi di scatto, bacchetta alla mano. Avevano imparato che la
prudenza non era mia troppa, soprattutto negli ultimi tempi... da quando
l'Oscuro Signore era tornato. Hermione riconobbe Ron e il primo sguardo
sorpreso e confuso lasciò il passo ad un'occhiata di puro odio che fece
raggelare il sangue di Ron. Adesso non era più tanto sicuro di sè stesso. Poi
Hermione si rivoltò verso il fiume senza dire una parola.
Ron
strinse i pungi e cercò di farsi coraggio Oh, avanti... SCU-SA-MI... tre
semplici sillabe... forza Ron! Non sarai mica in imbarazzo, vero? Dovresti
esserci abituato poi... forza e coraggio...
“Em
io... s... se sei raffreddata non dovresti stare qui...” disse poi tutto d'un
fiato.
SCEMO!
Ti pare la stessa cosa!?, si disse prendendosi
mentalmente a pugni.
Hermione
alzò le spalle “E a te che te ne importa? Non volevi continuare a ignorarmi? E
comunque non sono raffreddata...” rispose in tono piatto. Cercando di non
lasciare che il groppo che teneva in gola si slegasse proprio ora.
Ron
sospirò affranto “Io...” voleva chiedere scusa, ma davvero non ci riusciva.
“Ieri
sera volevo solo fare la pace, Ron... perchè mi aggredito in quel modo?”
domandò lei sconsolata, mentre una lacrima le scendeva lungo una guancia.
Mille
pugnali trafissero Ron, che ora si sentiva meno di un verme, una nullità “Bè....”
ma le parole proprio non volevano uscire da quella bocca semiaperta.
Lei
allungò le braccia in avanti, oltre le gambe raggomitolate al petto,
crocchiando le dita delle mani congiunte “Io non lo so proprio perchè dobbiamo
continuare a litigare così...” mormorò.
“Forse
perchè siamo un pò troppo diversi...” rispose triste e mogio Ron. Quelle
paroline fecero un gran male ad entrambi.
Hermione
alzò le spalle mentre Ron si sedeva accanto a lei, sull'erba fresca e umida di
inizio marzo, e si stringeva nel mantello scuro.
“Il
tuo regalo è laggiù... se la corrente lo riporta a riva puoi prenderlo...” fece
lei all'improvviso, indicando un pacchettino colorato e galleggiante diversi
metri avanti nell'acqua fredda e scura del lago. “Se la piovra non se lo prende
prima...” aggiunse con un sottile filo d'ironia.
A Ron
scappò quasi da ridere “Oh, grazie. Sei stata molto gentile... posso sapere che
cos'è almeno?” domandò incuriosito.
“Uh,
era solo un orologio, di quelli parlanti che ti dicono quando è ora di mangiare
se hai lo stomaco vuoto o di andare in bagno se ti scoppia la vescica, quando i
tuoi capelli sono troppo lunghi e vanno tagliati e cose simili. Mi è piaciuto
perchè ha i colori del Grifondoro...e poi uno distratto come te potrebbe averne
bisogno... Non che tu ti sia mai dimenticato di riempire lo stomaco rischiando
di morir di fame, certo... Però...” spiegò sorridendo.
“Ah...”
Ron si sentì terribilmente dispiaciuto, ancora una volta, per averlo rifiutato.
Ma non per il regalo in sè, ben inteso, ma vedendo quanto a cuore le stava quel
pensiero. Poi si ricordò di essere un mago... prese la bacchetta è puntò la
superficie piatta “Accio regalo!” gridò e il pacchetto sfrecciò rapido verso di
lui. Bè, poi Ron mancò la presa e gli arrivò dritto in faccia, ma per lo meno
era fuori dall'acqua.
Hermione
assistette sorpresa alla scena e alla fine scoppiò in una sonora risata che non
riuscì a trattenere. Anche Ron si unì alle risa dell'amica poi, quando entrambi
si furono ripresi, slegò il fiocco rosso al pacco “Em... allora posso aprirlo?”
domandò esitante.
Lei
annuì “Si, se lo vuoi... Buon compleanno Ron! Ti auguro i migliori sedici
anni...” gli disse con un breve sorriso.
“Grazie...”
rispose scartando avidamente tutto. Per fortuna l'acqua non aveva danneggiato
l'orologio, che dopo tutto era pur sempre un oggetto magico, quindi più
resistente, e prese fra le mani la sveglietta gialla e rossa, con due occhi
chiusi e una bocca carnosa piazzata in basso, semichiusa anche quella. In quel
momento la voce dormiva, ma una lancetta gli ricordò che era tempo che scrivesse
a casa.
“Oh,
guarda! Devo mandare una lettera a mamma e papà! Bè, ha ragione... devo
ringraziare mamma per avermi mandato... l'ennesimo maglione fatto a mano...”
poi sospirò rassegnato. “E' davvero molto bello, grazie mille Herm!”
Lei
gli scoccò un rapido sorriso “Bè, speravo ti sarebbe piaciuto. Mi fa piacere.
L'ho preso già da tempo ormai... da più di un mese, quando a fine gennaio siamo
stati a fare compere a Hogsmeade.” spiegò.
“Oh...
così è questo che hai preso quando hai voluto a tutti i costi allontanarti per
conto tuo! -osservò sollevato- Io... bè si, io... credevo che tu fossi andata
prendere un regalo... bè, per quel cretino di Krum... si, insomma, per San
Valentino e tutte quelle sciocchezze, sai...” rivelò in un misto di imbarazzo,
sollievo e rabbia ripensando a Viktor.
Hermione
ridacchiò, ma non c'era divertimento nella sua risata “Ron... io non ho preso
nessun regalo a Viktor, per San Valentino.” rivelò.
Lui
si voltò all'istante verso di lei “Ma... come? Tu hai detto...”
Lei
alzò le spalle “Bè, ma ero arrabbiata ieri sera! Ho detto una bugia...”
“Perchè?”
domandò esitante.
“Perchè
cosa? Perchè ho detto una bugia, o perchè non ho fatto un regalo a Viktor?”
domandò lei, sfuggendo al suo sguardo e torturando un ciuffetto d'erba verde
con le mani.
Ron
le lanciò un'occhiata imbarazzata, di sottecchi “Bè... tutti e due, credo...”
“Non
ho preso un regalo per Viktor perchè lui non è il mio ragazzo, e io non sono
innamorata di lui. -disse tutto d'un fiato lasciando Ron di stucco,
piacevolmente sorpreso- E... ho mentito... bè, l'ho fatto perchè... perchè
c'eri tu. Per farti arrabbiare, credo.” spiegò esitante. Non lo sapeva nemmeno
lei, in effetti il perchè. Per fargli un torto, farlo ingelosire, scoprire se
gliene importava qualche cosa...
Lui
si voltò lentamente verso di lei, semplicemente stupefatto e senza credere alle
proprie orecchie “Her... Hermione ma... io...” Poi si alzò in piedi infuriato “Hai
fatto tutto questo per farmi arrabbiare? Oh, grazie tante! E pensare che sono
quasi morto per il rimorso! Mi sentivo così in colpa. Mentre tu... tu lo facevi
apposta! Ti divertiva vedermi furioso?” domandò fuori di sè.
Hermione
si sorprese. Lo seguì e si alzò in piedi di fronte a lui “Certo che non mi
divertiva, idiota!Io l'ho fatto solo per farti un dispetto! Perchè tu ce
l'avevi tanto con Viktor... per nulla, poi!” aggiunse in fretta. Stava
iniziando a scaldarsi anche lei. Il fatto che Ron, ora, le stesse scaricando
addosso tutta quanta la colpa certo non le andava molto a genio.
“Ma
per favore, Hermione! Si sincera, su! Dici di non essere innamorata di lui e
poi guardati come lo difendi! Da brava fidanzatina... Ammettilo che Viktor ti
piace!” insinuò lui, ormai rassegnato.
Hermione
sbuffò annoiata “Dovresti cambiare un pò il tuo repertorio, Ron! Viktor, Viktor
e sempre Viktor! Ce l'hai sempre con lui... e con me. Non è che... bè, non
sarai mica geloso, vero?” aggiunse alla fine, quasi per scherzo. Senza comunque
nessuna speranza.
Quando,
senza alcuna vergogna e fissandola dritta negli occhi scuri, con quei suoi due
occhietti azzurri rispose, sicuro di sè “Si.”, Hermione rimase a bocca aperta,
incredula. Voleva davvero credere che fosse vero, ma le sembrava così assurdo e
impossibile.
Dopo
qualche attimo di ostentata sicurezza Ron chinò il capo e divenne terribilmente
paonazzo, non solo le orecchie, ma tutto quanto il viso “Io... ok, si, sono
geloso da morire. Perchè è... è innamorato di te...e non voglio.” confessò.
A
quel punto Hermione sorrise sospirando “Che scemo che sei...” mormorò. Poi
avanzò un paio di passi verso di lui e gli gettò le braccia al collo
nascondendo il viso contro la sua spalla, abbracciando stretto quel corpo alto
e magro, con un leggero sorriso sulle labbra.
Ron
rimase per qualche istante immobile, incredulo e al massimo della felicità.
Hermione lo stava abbracciando. Bè, era capitato prima, ma di rado tra loro
due... ed erano sempre stati abbracci molto formali, imbarazzati. Ora invece la
sentiva stretta contro di sè, sentiva le mani di lei appoggiate alla sua nuca.
Deglutì a fatica per l'emozione dopo di che si sciolse e rispose abbracciandola
altrettanto forte.
Per
qualche minuto non si dissero una parola, restarono semplicemente l'uno tra le
braccia dell'altro.
Poi
uno strano fischio li colse di sorpresa e i due sciolsero l'abbraccio
imbarazzati e paonazzi. Si guardarono attorno cercando di capire da che
venisse. Non videro nessuno, quando un secondo fischio echeggiò nell'aria.
Proveniva dalla scatola aperta del regalo di Ron. L'orologio si era svegliato
ed aveva iniziato il suo lavoro “Hei ragazzo! -disse la voce- Devo ricordarti
che è ora di scrivere a casa...”
Ron
ed Hermione si guardarono perplessi. Era ancora più strano di quanto si
aspettassero.
“Em...
c-certo!” balbettò Ron, ancora stordito… Ma proprio adesso si doveva
svegliare questo coso?
E la
stessa idea balenò nella testa di Hermione.
“Ah,
-proseguì la voce appena prima di richiudere occhi e bocca e risprofondare nel
sonno- Devi anche dire ad una certa signorina che ti piace da impazzire. Credo
sia ora.” poi tacque.
Ron
rimase a bocca aperta a fissare il punto in cui giaceva l'ora dormiente
orologio, appena regalatogli da Hermione. Si sentiva terribilmente in imbarazzo
in quel momento. Più di quanto non si fosse mai sentito. Non aveva quasi il
coraggio di voltarsi a guardarla.
Dal
canto suo Hermione se ne stava zitta, in ansia. Dubbiosa sul fatto di essere la
signorina di cui aveva appena parlato la sveglia. E Ron, che taceva, non faceva
che aumentare la sua ansia.
Poi
tossì richiamando la sua attenzione. Ron si voltò, costretto, verso di lei.
“Eh...
certo che è davvero una strana sveglia, ti pare? Dorme, poi all'improvviso
fischia ti spara fuori un paio di cose e torna a poltrire! Ah ah ah!” ridacchiò
imbarazzato, cercando di allentare la tensione che si era creata.
Hermione
si costrinse a sorridere ed annuire “Eh, si... Ron... solo una cosa...”
“Em...
s-si! D-dimmi!” rispose cercando di mascherare l'impaccio.
Hermione,
torturandosi le mani cercò il suo sguardo “Ecco... io... non sono innamorata di
Viktor, davvero! C'è un ragazzo... però... si, questo ragazzo. Forse dovrebbe
dirmi qualcosa ma... si, io sto aspettando però... Bè, è difficile anche per
me.”
Forse
che la testolina di Ron dovette scambiare quelle parole per un cortese rifiuto
perchè d'improvviso il ragazzo assunse un'espressione quanto più addolorata e
triste “Oh... bè, capisco. Senti, questo ragazzo deve essere proprio fortunato
se tu lo stai aspettando, allora... Mi dispiace che sia difficile per te, ma non
ti preoccupare, un semplice ‘Ron, possiamo rimanere amici, chiuderò un occhio
sul fatto che tu sia innamorato di me’ credo possa andare bene. Si... infondo
resterebbe tutto come è sempre stato.” disse con le lacrime agli occhi e lo
sguardo fisso sulle proprie scarpe.
E
forse per questo motivo non si accorse del sorriso che a quelle parole scoppiò
radioso sul volto di Hermione “Ron, sei davvero il ragazzo più testardo e tonto
che io conosca, davvero! Ci vuole tutta per non capire questa situazione...”
poi, preso il coraggio a due mani, scattò verso di lui e accarezzandogli una
guancia lo baciò sulle labbra.
Durò
solo un attimo e quando Hermione si allontanò un poco, levando con una carezza
la mano dal suo viso, Ron la guardava con un'espressione ebete dipinta sul
volto “I-ioooo???” domandò incredulo e felice per quel bacio che la diceva
molto lunga su tutto quanto. E soprattutto la diceva chiara.
Hermione
annuì vigorosamente, sempre sorridendo gentilmente.
“Io...
io... Che scemo! Mi sa che hai davvero ragione, sono proprio un ingenuo... Oh,
accidenti! Per tutto questo tempo mi sono torturato inutilmente, e invece...”
poi la guardò dritta negli occhi, sempre che gli sorrideva, e si accorse di
quanto fosse la cosa più bella che gli fosse mai capitata in tutti i suoi
sedici anni “Ti voglio bene Herm, credo di essermi innamorati di te.”
“Credo
anche io...” replicò lei, col cuore che batteva all'impazzata tanto quanto
quello di Ron.
Poi
lui le spostò una ciocca di capelli scuri dietro le orecchie e la baciò di
nuovo. Un bacio ben più profondo e coinvolgente che fece scendere un bel paio
di brividi lungo la schiena di Hermione. Si allontanò poi dalle sue labbra con
un tenero bacio sul naso “Che ne dici di raggiungere gli altri a Hogsmeade,
ora?” suggerì lei, prendendo la sua mano. Ron annuì, stringendola forte tra la
sua.
Si
avviarono verso la scuola per poi usufruire del passaggio segreto sotto la
vecchia strega orba e arrivare dritti a Mielandia. Insieme, finalmente e dopo
aver chiarito tutto.
“Ragazzi!
Finalmente siete arrivati!” li salutò Harry tutto pimpante con le mani che
traboccavano di dolciumi.
“Harry!
Vedo che stai comperando le tonnellate di caramelle per me!” osservò Hermione
con piacere.
Harry
scosse la testa “Ah, no! Queste sono mie! Non te le avrei prese perchè
immaginavo che non ne avresti più avuto bisogno... e che saresti venuta a
prendertele da sola. Anzi, in compagnia...” fece malizioso. Hermione sorrise mentre
Ron ridacchio nervosamente un pò imbarazzato tastandosi la testa.
“Bene,
mi fa piacere che si sia sistemato tutto.” e sorrise, felice e anche un po’
invidioso.
Hermione
colse il barlume di tristezza che fece capolino nei suoi occhi verdi, e miracolosamente
anche Ron, che aveva ancora l’aria trasognata.
“Harry…
perché non provi a parlare con Cho? Ti rigiriamo il consiglio…” suggerì
dolcemente Hermione, che aveva capito tutto.
Harry
sospirò “Come posso rivolgerle ancora la parola dopo che il suo ragazzo è morto
per colpa mia!” fece rabbioso con sé stesso, stringendo forte i pungi. Sentì un
groppo enorme formarsi in gola.
Hermione
e Ron gli misero una mano sulle spalle “Harry… non è successo a causa tua,
basta torturarti con questa storia!” cercò di tirarlo su Ron.
Harry
scosse il capo “Impossibile Ron, vedi… ogni santissima sera mi addormento e le
ultime due cose che vedo sono Cedric morto ai miei piedi e il ghigno malefico
di quel maledetto Voldemort…e non posso evitare di pensare che probabilmente mi
odi. Non posso fare a meno di chiedermi se mi sveglierò la mattina seguente… e
forse è quello che mi merito. Non sono il grande Harry Potter di cui tutti
parlano, sono solo un incapace che non è stato in grado di salvare un suo amico
e, anzi, l’ha trascinato dritto verso la sua fine…Io dovevo morire…” due grossi
lacrimoni scesero da gli occhi verdi di Harry, dietro le sue lenti rotonde.
Hermione e Ron lo abbracciarono, sentendosi addirittura colpevoli per quella
felicità che avevano provato poco prima.
“Harry,
non dirle nemmeno per scherzo queste cose!” lo ammonì Hermione con gli occhi
lucidi e lo steso fece Ron.
“Come
minimo però mi merito che lei mi odi…” singhiozzò.
“Io
non ti odio affatto Harry… -fece una vocina delicata alle sue spalle- come
potrei?”
Harry
si voltò e si trovò di fronte gli occhioni scuri di Cho Chang “C-cho…” mormorò
chinando immediatamente lo sguardo.
Lei
gli sorrise debolmente “Mi dispiace che tu pensi queste cose, Harry. Io non ti
odio, non ti odio per niente. E non meriti la morte perché non sei un codardo…
moltissime volte hai salvato tutti noi, lo sai… e non è stata colpa tua quello
che è successo a Cedric… Harry io… vorrei che tu possa tornare e rivolgermi
almeno la parola… ne sarei felice. Ma se non credi di essere in grado di farlo,
penso che mi basterebbe anche solo sapere che tutte le cose che hai appena
detto, che meriti la morte e tutto il resto, non le credi più davvero.” ammise
con un sorriso timido.
Harry
rimase in silenzio, i pungi contratti e gli occhi semichiusi fissi al suolo.
Hermione
e Ron si allontanarono un poco, continuando a fissare preoccupati l’amico e
percependo tutto il dolore e l’insicurezza che provava in quel momento. Quando
poi lo videro rilassarsi, alzare lo sguardo in direzione di quello di Cho e
sorridere annuendo debolmente furono decisamente più sollevati.
La
ragazza, che pur essendo di un anno più grande era più bassa di lui, si alzò
appena sulle punte e prima di lasciargli un bacio sulla guancia mormorò “Ne
sono felice! A presto Harry, ci terrei molto, sei un ottimo ragazzo…” e poi si
allontanò lasciando Harry quanto mai sollevato e inebetito.
Ron
intrecciò una mano a quella di Hermione, che ricambiò la stretta, “Che ne
pensi?” le domandò.
Lei
sorrise “Ci aspettano probabilmente un sacco di cose butte… ma è senza dubbio
un buon inizio… Anzi -aggiunse vedendo le labbra di Harry allargarsi in un
sorrisone verso di loro- un ottimo inizio! Andrà tutto bene!”
E
decisamente più sollevati i tre ragazzi trascorsero un’indimenticabile
pomeriggio in giro per i negozi, più uniti e sorridenti che mai.
Fine.
Ecco
qui! ^^ Questa fic è dedicata in modo speciale alla Kia, che mi ha fatto venire
questa irrefrenabile voglia di scrivere su Ron ed Herm, bè e poi a tutti quelli
che la leggeranno, naturalmente! Chiedo anticipatamente scusa se sarà causa di
un potente attacco di iperglicemia, forse ho esagerato, eh? Vabbè, prometto che
cercherò di trattenermi la prossima volta! ^^’’’’
Un
bacio a tutti, Ly