Questa
è una
one-shot che ho pensato di scrivere dopo l’episodio del Mondo
di Patty quando
Giusy perde la vista. La storia è diversa rispetto a quella
del telefilm,ma
spero che possa piacere comunque.
È
una Guisy.
Voglio
dedicare questa fanfic a una delle mie migliori amiche
Pikkolakekka,perché so
che adora questa coppia. Voglio inoltre ringraziare sbrodolina per
avermi
convinto a pubblicarla nonostante io pensassi, e penso, che non si
affatto
bella. Perciò ora vi auguro buona lettura,un bacione.
SugarLudo
Oltre
gli occhi…
Seduta
lì,in quel letto di quell’ospedale,immersa
nell’oscurità. Stringevo le lenzuola
tra le mani ma non riuscivo a vedere il loro colore,non vedevo niente.
Mi
sarebbe bastato vedere anche solo il nero delle mie palpebre come
quando hai
gli occhi chiusi,ma ogni mio desiderio sembrava irraggiungibile come
una fiamma
accesa tra i ghiacci.
Tutto
quello che mi rimaneva erano i ricordi,si facevano spazio nella mia
mente
lasciando immagini impresse dentro di me.
Una
lacrima calda scorreva,nuovamente,sul mio viso,scendendo da quegli
occhi ormai senza
utilità…
Ascoltavo
con attenzione i rumori,non mi sfuggiva neanche un sospiro. Avvertivo i
passi
dei medici fuori dalla mia stanza,il vento fuori dalla finestra che
soffiava
forte e purificava il mondo. Questa era l’idea che avevo del
vento. A differenza
degli altri a me piaceva quando attraversava con violenza i miei
capelli,gelava
il mio viso e appannava i miei occhi castani. Ho sempre immaginato che
esso
scegliesse cosa portare con sé e cosa lasciare al
mondo…
E
quella notte aveva deciso di portare via una parte di me,lasciandomi
senza più
la possibilità di vedere il cielo,le nuvole,le case,le
strade,gli occhi delle
persone a me care.
Sapevo
che mi sarebbe mancata la mia vecchia vita,ma sapevo che non
c’era via
d’uscita…
Strinsi
più forte le lenzuola di quel letto incolore e mi lasciai
andare in un pianto a
dirotto pensando a tutto quello che avrei perduto nel misterioso ma
imminente
futuro…
D’un
tratto un rumore di passi,si avvicinava alla mia stanza,
finché non sussultai
allo bussare della porta.
<<
Chi è? >> chiesi intimidita mentre con le mie
mani fredde tentavo di
asciugarmi le lacrime dal viso.
<<
Sono Guido >> rispose la voce.
Il
mio cuore sussultò,cosa provavo per lui? Rabbia? Odio? Pena?
Perdono?
Non
sapevo rispondere a quell’interrogativo,ma sapevo che avevo
bisogno di sentire
il suo respiro,di accarezzare le sue mani,di stringerlo forte a
me…
Così
risposi: << Avanti,puoi entrare>>.
Lo
sentii avvicinarsi con respiro pesante,e sentii il letto sobbalzare
sotto di me
quando si accomodò al mio fianco.
<<
Giusy…>> incominciò lui cercando le
parole. Sentivo la sua voce spezzata
dal pianto mentre probabilmente una lacrima scendeva cauta sulla sua
guancia.
<<
Shhh…non mi devi spiegare niente. È andata
così,così come doveva
andare…>> nella mia voce c’era
comprensione ma anche una punta di
rimprovero nei suoi confronti che sono sicura lui percepì.
Mi
prese teneramente la mano,la sua era calda, piacevolmente calda.
<<
Mi dispiace tanto >> si scusò lui. Era
sincero,lo potevo sentire.
<<
Lo so…>>annuii.
<<
Potrai un giorno perdonarmi? >> mi
supplicò,stringendo più forte la sua
mano nella mia.
Aspettava
una risposta vera a quella domanda.
Io
però ero combattuta e non sapevo trovare le parole giuste.
<<
Non lo so Guido >> furono le prime parole che uscirono
dalle mie labbra
tremanti.
Sospirò,forse
più lacrime di sconfitta scesero sul suo viso,forse invece i
suoi occhi erano
pieni di rabbia o forse era un semplice respiro. Ma io non potevo
vederlo.
Allungai
una mano in cerca del suo viso,lui la prese e la appoggiò
sulla sua guancia. Io
gliela accarezzai.
Aveva
bisogno di una seconda possibilità ed io gliela avrei
concessa,di questo ne ero
sicura.
<<
Non so se ti perdonerò,ma so che possiamo ricominciare tutto
daccapo
dimenticando quest’incidente>> affermai quasi
in un sussurro. Poi
continuai: << Ma ciò non vuol dire che
dimenticherò tutto questo,anche
perché il danno che mi ha procurato è
permanente,definitivo >>
Alzò
il viso,che scivolò sotto le mie dita.
<<
Giusy grazie,sentirti dire questo era tutto quello di cui avevo
bisogno>>
mi disse con dolcezza.
<<
Come vorrei vedere il tuo viso beato in questo istante>>
ammisi con
malinconia.
Guido
si avvicinò e mi promise: << Giusy io ti giuro
che tu imparerai a vedere ad
occhi chiusi,te lo insegnerò io>>
<< Cosa
dici Guido?? >>risi io.
<<
Ti fidi di me? >>
<<
Certo che mi fido di te >>
<<
Allora non ci resta che aspettare che tu esca da
quest’ospedale così ti porterò
in giro a vedere il mondo,va bene? >>. Non so
perché ma credetti alle sue
parole e lo abbraccia immaginando cosa mi avrebbe insegnato una volta
fuori di
lì.
Dopo
3 giorni…
Ero
nella mia stanza,seduta sul mio letto e sorridevo. Aspettavo che Guido
arrivasse. Mi aveva detto: “ Oggi manterrò la mia
promessa”. E mai come ora
credevo gli credevo.
Fortunatamente
oggi a casa c’era solo Matias,così che mia madre
non avesse intralciato
l’intento di Guido.
D’un
tratto, in quel silenzio di quella calda mattina,sentii bussare la mia
porta.
Appoggiai la testa alla parete fredda dietro di me e dissi :
<< Avanti
>>.
Lo
scricchiolio della maniglia e poi dei passi silenziosi che con cautela
si
avvicinavano.
<<
Buongiorno Giusy,sono Guido>> mi salutò
dandomi un leggere bacio sulla
guancia e porgendomi un fiore che immaginai fosse un tulipano. Lo
rigirai tra
le dita e ne annusai il dolce profumo.
<<
Ciao,grazie del fiore >>
<<
Di niente,è il minimo >> rispose lui
sottolineando ancora una volta la
sua colpa. Poi dalla sua presunta espressione imbronciata sentii
nascere un
sorriso,profondo,di quelli che solo Guido riusciva a fare. Li
ricordavo, e
rimanevano ancora del tutto chiari e vividi nella mia mente.
<<
Pronta per andare? >> chiese.
<<
Dove? >> domandai a mia volta sorridendo e socchiudendo
le palpebre.
<<
A fare un giro,a scoprire il mondo… >> disse
misterioso. Poi mi prese la
mano,la intrecciò con la mia e con delicatezza mi fece
alzare dal letto.
Con
il mio bastone e mano nella mano con Guido,percorrevo la mia casa,che
ormai
conoscevo a memoria. E fin qui era tutto facile,chiusa nel mio
spazio,dove
tutto mi era familiare e quasi ovvio. Ma il turbamento era attraversare
quella
porta che mi apriva al mondo,a quel mondo che sarebbe stato diverso,di
questo
ne ero sicura,in piccole e grandi cose. Ma con lui così
vicino a me tutto mi sembrava
possibile,dovevo solo sapere di poter contare sull’aiuto di
qualcuno che non mi
avrebbe tradito e soprattutto che mi avrebbe amato
qualunque cosa sarebbe successa.
Passo
dopo passo arrivò il momento di attraversare quella porta. E
lo feci senza
esitazioni,con il cuore pieno di entusiasmo ma anche pieno di paura.
Era
una giornata calda,lo sentivo,sopra il mio viso il sole batteva e
riscaldava le
mie guance negli ultimi tempi a lungo rigate dalle lacrime. Ora
sembrava che
quel sole le volesse asciugare per far sì che il sorriso
potesse tornare a
risplendere sul mio viso.
<<
Immagino che è una bellissima giornata
oggi…>> dissi sorridendo a Guido.
<<
Neanche una nuvola nel cielo. Non se riesci a immaginare la lunga
distesa di
blu,sconfinata,che ti fa sentire così piccola e indifesa,ma
che nello stesso
tempo ti da sicurezza e serenità quando ti perdi nella sua
limpidezza>>
mi sussurrò.
Le
immagini,i ricordi, di quel cielo che una volta mi era
visibile,tornavano alla
mia mente e lasciavo che essa vedesse per me,quello spettacolo,quel
capolavoro
della natura,che, prima di quell’incidente,osservavo senza
darci troppa
importanza. Ora invece rimpiansi di tutti quei momenti persi davanti al
PC o
chiusa nella mia stanza,quando invece avrei potuto immortalare
più volte quel
cielo e scriverlo nei miei ricordi. Mi sarebbe davvero servito.
Ma
ora non era il momento di rimpiangere il passato,ora dovevo organizzare
il mio
presente,in modo totalmente diverso da come avevo fatto
finora…
È
vero non vedevo lo spettacolo di quella mattinata,ma riuscivo ad
immaginare
tutto. Ecco,forse dovevo ritenermi fortunata,rispetto ai ciechi di
nascita: io
avevo i ricordi che mi aiutavano a vivere il presente. Mi sentivo
impensabilmente fortunata. Ora capivo finalmente il profondo
significato quella
frase che di fretta in quella lontana sera avevo scritto su un foglio:
L’uomo
si ritiene felice
solo quando incontra qualcuno che sta peggio di lui…
Dovevo
solo pensare positivo,era tutto quello che mi restava da fare.
Grazie
alla mia mente vedevo il passato,anche insignificante,riflesso nel
presente
nelle azioni abituali e potevo immaginare l’ignoto futuro
affidandomi a tutto
quello già acquisito…
<<
Sì Guido lo immagino, il sole che si sente libero di
brillare senza essere
ostacolato da nessuna nuvola,e quando tenti di guardarlo ti acceca con
il suo
bagliore,ma non ti importa,stringi le palpebre e vai avanti per la sua
strada
illuminato dalla sua luce…>> dissi mentre le
immagini dentro la mia mente
diventavano sempre più vivide.
Guido
sospirò e poi continuò a raccontarmi di quel
cielo sereno: << Ora un
uccello sta passando solitario e sfida la brezza leggera di questa
mattina,si
sente potente e superiore a tutti noi quaggiù,sbatte le
ali,libero>>
Sorrisi,mi
sembrava di poterlo vedere,mi sembrava di essere accecata dal sole,mi
sembrava
di perdermi in quel celeste.
<<
Giusy vogliamo continuare la nostra passeggiata? >> mi
propose Guido.
<<
Con piacere >> accettai sorridendo,cercando la mano di
lui.
Camminammo,chissà
per quanto tempo,chissà dove,chissà in quali
situazioni. Guido mi raccontava
tutto quello che accadeva: dalla vista di una nuvola solitaria al di
sopra di
un palazzo,al sorriso di una mamma verso il suo bambino.
Non
so realmente cosa successe,ma per me era come quando leggi un romanzo e
tutto
prende forma secondo la tua fantasia.
Cominciai
a pensare che forse oltre ad essere un grosso limite quello della
cecità era
anche un vantaggio,potevi vedere
solo
quello che ti interessava,solo gli aspetti piacevoli, tralasciando
tutte le
cattiverie che costituiscono questo incomprensibile mondo…
Come
un guscio che ti protegge dalla realtà,anche se in modo
limitante in certi
aspetti…
Ad
un certo punto il terreno sotto i miei piedi stanchi si fece
più irregolare e
la dolce voce di Guido cominciò a narrare di un sentiero di
campagna con una
vista meravigliosa. Sentivo gli uccelli cinguettare e annunciare il
tramonto
che si apprestava,come sempre, a chiudere, con i suoi colori caldi,
quella
irripetibile giornata,dove avevo imparato a osservare il mondo oltre gli occhi …
<<
Sediamoci qui >> annunciò ad un tratto il
ragazzo al mio fianco,poi
continuò: << da qui c’è
una vista bellissima del tramonto…si vede
l’orizzonte … >>
Con
cautela e con l’aiuto di Guido mi sedetti su quel terreno
leggermente scosceso
e posai la testa sulla sua spalla : << Grazie Guido di
questa fantastica
giornata. Mi hai insegnato a vedere attraverso
l’immaginazione i momenti più
importanti e quelli più banali. Ma ora ti chiedo un ultimo
favore: potresti descrivermi
di questo bellissimo tramonto che si presta ai tuoi occhi?
>>
<<
Certo. Il sole cala tra due monti,immerso nel verde. Al di sopra di
esso
fantastici giochi di luce creano colori che sfumano
dall’arancione al rosa
chiaro. Le nuvole appaiono soffici e colorate. Un orgoglioso falco vola
spensierato in questo capolavoro della natura spezzando le
nuvole…è tutto così
perfetto e armonioso,vorrei tanto che tu lo potessi
vedere…>> la voce di
Guido prese una nota di tristezza sulle ultime parole,ma io gli
sorrisi:
<< Guido ma io lo vedo,nei miei ricordi,nella mia
fantasia,vedo tutto. E
vorrei anche tu sorridessi,vorrei immaginare la tua espressione
felice…>>
Rise
leggermente.
<<
Sono contento di essere riuscito nel mio intento di farti vedere il
mondo
nonostante tu abbia perso la vista>>
Lo
abbracciai e poi,con tutto il coraggio che il mio cuore possedevo
dissi:
<< Guido,nonostante tutto quello che è
successo, e nonostante io mi sia
impedita di farlo,io ti amo…>>
<<
Fai sul serio Giusy? >> Guido sobbalzò.
<<
Sì. E vorrei che questo tramonto durasse per sempre,vorrei
che il mio mondo si
fermasse così,qui con te>>
Desideravo
davvero che quel sole non tramontasse mai e ci lasciasse
l’opportunità di
vivere per sempre quel momento, così felice e
così romantico che quel giorno ci
aveva riservato.
Ma
avevo la certezza che di questi momenti così ce ne sarebbero
stati altri e che
avrei avuto sempre il medesimo desiderio…
<<
Anche io ti amo Giusy. Ti amo con tutto me stesso. Prometto che non ti
farò mai
più del male>>. Avvicinò le sue
labbra alle mie,sentivo il suo fiato
regolare sul mio viso.
Lentamente
prese le mie labbra tra le sue e le cullò in quel bacio
dolce e protettivo che
ricambiai…
Strinsi
la sua mano nella mia,il sole piano scompariva, ed io lo vedevo…