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Autore: Helena89    16/02/2010    17 recensioni
“Auguri, papà”
“Non ti è ancora passato di chiamarmi papà?”. La sua voce è dolce, tranquillizzante, leggermente roca.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per il compleanno dell'uomo che mi ha salvato la vita. =)





Apro gli occhi. Lo faccio come dopo un tempo infinitamente lungo. Non ricordo cosa ho fatto prima. So solo che ora sono lì. Mi abituo alla luce accecante, e poi, volgo lo sguardo attorno a me.
C'è un tavolino basso, di legno. È davanti a me, e sopra, ha una torta. È piccola, rotonda, marrone, con sopra una candelina. Mi avvicino.
La candela è azzurra, e riporta un numero. 74. Una fiamma fioca è accesa sull'estremità del filo che semiesce dalla cera.
Per qualche istante la fisso, perplessa. Poi sento una presenza. Sorrido ancora prima di alzare gli occhi. E quando sollevo lo sguardo, la certezza di cosa aveva avvertito si fa solida davanti a me.
Un uomo piccolo, minuscolo, fragile. Sorride anche lui. Un sorriso stanco. I capelli bianchi, ancora incredibilmente folti per la sua età gli scendono candidi e immacolati, due labbra leggermente raggrizite sono piegate in un sorriso, le gote arrossate che traspirano calore.
Le rughe sono poche, ma profonde. Due sulla fronte, qualcuna che parte dall'occhio e altre due sulle guancie. Il corpo è esile, basso. È vestito bene, come se fosse una cerimonia importante. Una camicia nera, e dei pantaloni del medesimo colore.
Ma non è questo che mi attira di lui. Non il volto, di sicuro una una volta bellissimo, non i vestiti giovanali, non l'aria così energica. No.
Sono quelle due pupille. 74 anni di passioni, dolori, esperienze, sacrifici e conquiste. Tutto si legge fissandolo, come se fosse un libro aperto, tanto è sincero il suo sguardo.
Ed è guardandolo in quei smeraldi ancora terribilmente vivi, che parlo.
“Auguri, papà”
“Non ti è ancora passato di chiamarmi papà?”. La sua voce è dolce, tranquillizzante, leggermente roca.
“No” sorrido sulle parole. Poi mi avvicino alla torta, improvvisamente tagliata e gliene offro un pezzo.
“Ai tuoi settantaquattro anni papà”
“Non farmi sentire così vecchio”. Ora sorride bonario lui.
“Non lo sei. Auguri Billie”.



Un ticchettio lontano, che man mano diventa più insistente. Apro gli occhi.
È la sveglia. Sbatto le palpebre e cerco a tastoni il cellulare sul comodino. Lo trovo dopo poco, e spengo il trillo. Socchiudo gli occhi e cerco di mettere a fuoco lo schermo.
7.56.
Sono confusa. Perchè la sveglia è così presto? Oggi non vado all'università. Per qualche secondo cerco di ragionare. Poi, quasi istintivamente guardo la data. 17/02/10.
Ah, certo. Sorrido. Come ho fatto a dimenticarmene? Tra quattro minuti in California è mezza notte.
Mi adagio di nuovo sulle coperte. Ripenso al sogno. Me lo ricordo solo a tratti. Una stanza bianca, una torta, la parola papà. E alla fine, io che dicevo Billie
La candelina aveva un numero. 74. Il doppio dell'età che aveva, adesso. Perchè a dispetto di quei quattro minuti, Billie aveva ancora 37 anni.
Mi alzo di scatto. Infilo la vestaglia al fondo del letto e calzo le ciabatte. Esco dalla stanza e esco sul balcone. Il freddo paralizza, ma sento il bisogno di guardare il cielo. Accendo una sigaretta e guardo l'ora. 7.58.
E, come una bambina, mi viene da piangere. Fisso la volta celeste sopra di me con gli occhi già umidi.
Papà...
A distanza di anni lo chiamerò ancora così?
“Papà...”, sussurro. Mio padre fa gli anni e io sono qui in Italia a guardare il cielo. E pensare che quando dico a qualcuno “Billie è mio padre”, la gente mi ride in faccia.
“Non è tuo padre!” dicono. “Non vi assomigliate!”.
Ma per essere padre bisognava per forza che Billie l'avesse fatto con sua madre? Padre non è la persona che ti cresce, ti insegna, di spinge a migliorarti? Sì. Si dice così. E allora Billie è mio padre.
Controllo l'ora. 7.59.
Mio papà fa gli anni tra un minuto. 38.
38 anni che è al mondo. Rido, quasi incredula.
Come ha fatto a nascere un essere del genere? Non era umano. Non poteva esserlo.
Mi scappa una lacrima, e dio solo sa cosa sto provando. Vorrei tanto essere lì con lui ora. Guardarlo e sussurragli gli auguri. Perchè deve essere così lontano?
Vorrei tanto fargli un regalo. Non posso, non potrò. Non ho nemmeno la certezza che mai gli parlerò assieme. Ma non mi importa.
A me basta sapere che lui esiste. Perchè vivo anche grazie a questi suoi 37, quasi 38, anni.
Al dolore represso nei suoi occhi, alle risate divertite, alla pazzie che fa, alla sua voce che canta assieme al mio cuore, al sudore che gli cola durante un concerto, all'energia che tira fuori, alla voglia di vivere anche quando il mondo si sta spegnendo.
Lui che ha fatto così tanto per tutti noi. E io che non ho mai potuto fare niente. Io che gli sono infinita debitrice, io che vorrei solo dirgli grazie guardandolo negli occhi
Perchè la sua voce è il balsamo della mia anima, e la sua voce è casa. È ciò che mi accoglie sempre e mai mi rifiuta, che non mi giudica.
Trattengo un singhiozzo. Ma come fa? Come fa una sola persona a essere così?
Come può? Non è normale. Billie è l'energia più stravolgente che abbia mai visto. Billie così pazzo, così istintivo, così fuori di testa, così comico. Billie che non ci pensa un secondo prima di fare una cazzata, Billie che vive e basta, e vive al massimo. E poi c'è l'altro Billie. Quello profondo, quello che nei suoi discorso dice frasi che paralizzano, quello che si emoziona, quello che diventa l'altra parte della tua metà, tanto ti capisce.
Il cielo è sempre dello stesso tono, ma parlare all'alto e quasi come se lui sentisse.
Io non ho paura che cresca, che invecchi. Perchè Billie non ha età. Le rughe non gli stempreranno mai lo spirito. Billie sarà un eterno adolescente.
Abbasso lo sguardo. 8.00.
Sorrido, e chiudo gli occhi.
E davanti a me c'è lui. Mi guarda. È senza trucco, con i capelli lasciati al naturale. È bellissimo. Lo abbraccio, e nella mia immaginazione sento le sue braccia scaldarmi.
“Auguri Billie” sussurro.
E quando riapro gli occhi, sono certa che Billie, in quel momento, a leghe di distanza e totalmente occupato a fare altro sia consapevole, come se una forza istintiva glielo dicesse, che sul mio balcone, e in tante altre parti del mondo, è pieno di qualcuno che sta ringraziando una qualche fottuta divinità per averlo fatto nascere.
Perchè Billie sa di noi, sa di cosa proviamo. Sa di essere il padre, l'amico, il confessore e il fidanzato immaginario di una generazione.
E, personalmente, il respiro di Billie è il mio ripago. Finchè respirerà, finchè il sangue nelle sue vene scorrerà, finchè il suo battito non si sarà spento, io avrò sempre un motivo per vivere.
Sorrido ancora. Il cielo sembra più azzurro. Mi alzo in piedi, e appoggio i gomiti alla ringhiera.
Il freddo si attenua sempre più lentamente. E io continuo a sorridere.
Poi sento il telefono squillare e entro in casa.
“Pronto?”
“Sono Chiara. Oggi ci vediamo?”
“Scusa non posso proprio...”
“Che devi fare?”
“Sai com'è... C'è il compleanno di mio padre” e mentre lo dico, giuro che sto pensando a che torta prepare.

  
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