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Autore: CaskaLangley    17/02/2010    25 recensioni
"A chi voglia avvicinarsi allo studio della fenomenologia di Edward Elric, consiglio di tenere conto di alcune variabili durante la consultazione.
1-Sono un ragazzo di diciassette anni.
2-E’ molto probabile che stia morendo.
3-Sono innamorato di lui.
"
Seconda classificata e premio originalità al contest of doujinshi - 2° edizione, di My Pride e Valerya90
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphons Heiderich, Edward Elric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note preliminari: finalmente riesco a postare questa bimba, che ha partecipato alla seconda edizione del contest of doujinshi di My Pride e Valerya90, arrivando seconda per mezzo punto xD Non vedo l'ora di leggere la prima :3!
Ringrazio le ragazze che hanno indetto il concorso (trovate i loro giudizi dopo le note finali)per l'apprezzamento e anche per i due premi aggiuntivi, di originalità e grammatica, che mi hanno dato. Vorrei fare anche i complimenti alle altre partecipanti, ma non hanno ancora postato, quindi è un po' ipocrita, forse...? Vabbé, li faccio comunque e andrò a leggerle appena possibile u_u
Spero che la storia piaccia anche a voi!

A PROPOSITO DELLA LUCE
 

E’ in te l'illusione di ogni giorno. Giungi come la rugiada sulle corolle.
Scavi l’orizzonte con la tua assenza. Eternamente in fuga come l’onda.

-Pablo Neruda

Come mai trovo io tanta grazia agli occhi tuoi
da interessarti così a questa straniera?
- Rut, 2, 10

Sometimes I think you want me to touch you
How can I when you build the great wall around you?
- Tori Amos, China


 
 
#Romania
Certo che mi ricordo di quel giorno in Romania, come potrei dimenticarlo? Faceva un freddo maledetto e tu sembravi un gatto che aveva vissuto in una scatola. I nostri occhi si sono incontrati in mezzo a centinaia d’altri occhi e io ho pensato: eccoti. Ancora non riesco a spiegarmelo.

#Edward
Posso descrivere la fisicità di Edward nel dettaglio, se questo può servire. Ve lo offrirò su dati freddi e incontestabili, perché sono uno scienziato e questo è quello che facciamo.
Dunque, lui è così: alto all’incirca uno e cinquantacinque, peso stimato sui cinquantaquattro chili. Capelli color grano, sciolti sono trenta centimetri oltre le spalle, lui però li porta in una coda di cavallo. Occhi color oro vecchio, la loro luce è densa e liquida. Il suo corpo è un fascio di muscoli nervosi, i suoi zigomi sono alti ma poco marcati- il che conferisce al viso una rotondità stridente al resto. Di bell’aspetto, ma non armonioso. Dal collo in giù sembra un’altra persona. Gli mancano il braccio destro e la gamba sinistra, sostituiti da protesi in metallo all’avanguardia con basilari ma sorprendenti funzionalità meccaniche. Non ve ne accorgerete, sono coperte da un rivestimento che simula la pelle. Ha diciotto anni ed è di razza caucasica.
Ecco, adesso lo potete immaginare. Avete una ragionevole idea di come lui appaia e forse lo riconoscereste tra la folla. Eppure -anche a me che di solito ci lavoro- questi dati oggettivi sembrano insoddisfacenti, e credo di non avervi dato la minima idea di chi Edward Elric sia. Mi è stato persino ostico non perdermi in sfortunate aggettivazioni, come dei suoi capelli, che col vento sbattono arroganti sulla schiena, impetuosi come una frusta. O i suoi occhi da gatto, diffidenti – l’idea è che potresti allungare la mano e lui la annuserebbe a lungo, prima di decidere se avvicinarsi. O ancora del suo corpo, che per me è un mistero. Non è il corpo di uno studioso. Quello di Edward è un corpo che sa cosa significa patire il caldo e il freddo. Ogni segno sul suo corpo è un voto che ha fatto a rimanere vivo.
Adesso va un po’ meglio, gli siamo già più vicini, ma anche le affermazioni così appassionate lasciano il tempo che trovano. Non ho la fama del poeta – scriverei libri e non costruirei mostri metallici, se ce l’avessi- ma penso che impegnandomi riuscirei anch’io a farvi sbattere un po’ gli occhi dicendo cose tipo: la sua pelle ha il profumo delle spezie d’oriente, i suoi capelli sono seta indiana e gli occhi il più prezioso oro di Persia. In pratica: Edward è un mercato etnico abusivo.
No, no, che diavolo. Così non ci siamo. Mi renderei ridicolo e per cosa, tornerebbe utile? No, vi lascereste giustamente distrarre da altri pensieri. Le commissioni che dovete fare e non ne avete voglia, i bambini sotto la finestra che urlano mentre state provando a leggere…giustamente, sì, ma significherebbe che ho fallito, Edward Elric non vi ha neanche sfiorato.
Allora, visto che non ce la faccio con la scienza e la retorica non fa per me, tentiamo col quotidiano.
Edward odia il latte. Non si limita a non berlo, lo guarda come se potesse organizzarsi per dargli battaglia. La notte è sempre inquieto e una volta gli ho chiesto se non temesse che il latte gli si sarebbe infilato nel letto. Lui ha detto di no, ma credo che da quel momento abbia cominciato a pensarci, perché si assicura sempre che la brocca sia ben imprigionata da qualche parte prima di lasciare la cucina.
Edward non era mai stato al cinema. Ce l’ho portato la prima settimana che era a Monaco, e si guardava attorno con contagioso entusiasmo. Anche durante il film continuava a girarsi in direzione dell’orchestra, come sorpreso dalla possibilità degli strumenti di emettere suono. Mi ha fatto così tante domande, non me le ricordo tutte, ma nessuna delle sue supposizioni era ingenua. Ha persino intuito il sistema dei fotogrammi, calcolandone quasi esattamente la velocità, e si è illuminato esplodendo in un "ecco!" quando gli ho descritto la bobina. Perché vedete, lui è sempre così, ossessivamente interessato a tutto. Non credo ci sia niente in grado di non catturare il suo interesse. La sua sete di conoscenza è pura.
Edward è ossessionato dall’aiutare gli altri. A stento ha soldi per comprare il pane e non c’è barbone in tutta Monaco a cui non abbia fatto l’elemosina. Hanno sorpreso un bambino a rubare, l’altro giorno, e lui solo tra la folla si è intromesso per difenderlo. La deformità non lo turba, l’ipocrisia lo ripugna. Faticherei a spiegargli cosa sia l’egoismo.
Edward ama. Non sa fare altro. Il cinismo che tenta di ostentare, l’arroganza, anche il suo stesso isolarsi, sprofondano inghiottiti dalle voragini del suo amore. Non si comporta in modo dolce, ma la sua dolcezza é intrinseca.
Edward parla come se avesse vissuto mille anni.
Ecco, forse adesso avete un’idea più chiara di come lui sia, ma ancora non è abbastanza. Nel momento in cui scrivo, le mie competenze per spiegarlo si fermano qui.
Vi dico questo: Edward è un inganno. E’ quasi un anno che lo studio e il suo funzionamento mi è tutt’ora oscuro.

#Cina (1)
Uno dei primi ricordi che ho di lui: eravamo in una locanda, il menù era scritto a mano su un foglio sgualcito. Ordinai due barbon e Edward annusò il suo con diffidenza. Gli chiesi se qualcosa non andava.
"Niente, è che non ho mai bevuto."
"Davvero?"
"Sono appena diventato maggiorenne…voi cominciate a bere così presto?"
"Non dire noi come se fossimo una razza estinta…"
"No, sul serio. Da dove vengo io a diciassette anni sei un bambino. Voi no, siete già uomini."
"E da dove vieni, tu?"
Toccò con la punta dell’indice il cubetto di ghiaccio dentro il barbon. Lo assaggiò mettendo il dito in bocca.
"Qual è il posto più lontano che riesci a immaginare?"
"Non lo so…la Cina?"
Lui rise. Bevve, con una smorfia.
"Io vengo da molto più lontano."
In un certo senso, su questo non c’era dubbio.

#su questa ricerca
Prima Edward è entrato mentre raccoglievo le impressioni sulla giornata. Ha cercato di sbirciare, non è abituato che gli nasconda qualcosa. Mi ha chiesto cosa scrivevo e gli ho risposto "è personale". Lui ha detto va bene, ok, però a cena mi ha tenuto il muso. Vedi, caro, i segreti occupano spazio. Più cerchi di ignorarli e più vai a sbatterci come ti giri. Sapessi i lividi che mi hanno fatto i tuoi.
Alle domande dirette non rispondi quasi mai, quindi mi prendo il privilegio di fare altrettanto.
Se parlassi mi toccherebbe dirti che comunque la si guardi, il nostro tempo insieme è limitato. Certo, lo è per tutti, sulla terra siamo solo di passaggio e così via, ma nel nostro caso è un po’ più vero e questo è un po’ seccante. Tu un giorno partirai, seguirai le immagini che i tuoi occhi cercano fuori dalla finestra, e in quanto a me? Il tessuto della vita comincia a scollarsi, mi rendo conto solo adesso di quanto sia fragile. Questo mondo che ci appare così solido è in realtà stato costruito con poca attenzione. Certi angoli non combaciano, ci sono chiodi che spuntano qua e là. Camminiamo su degli assi di legno mal allineati e le termiti mangiano le intercapedini. Posso dirti che non è vero, che staremo sempre insieme, ma la verità è che sento ticchettare l’orologio. E allora che cosa stiamo aspettando? Che entrambi guariamo? Tu dalla tua tristezza cronica, io dalla mia malattia? E se nessuna di queste due cose dovesse succedere? Nel frattempo che farò? Come mi comporterò? Mi metterò a gridare, sbatterò i pugni contro i muri sperando di trovare il passaggio segreto? Non vedo molte vie d’uscita. Abbiamo una sola cosa, questo presente incerto. Scrivendo sto cercando di fermarlo. Cerco di fermare te, di attaccarti con una puntina al cuore. E’ inutile che provi a dondolarti, non riuscirai mai a cadere. Niente di quello che fai mi convincerà a lasciarti andare.
Ecco, su questi fogli ci sono il tuo nome e la tua descrizione.
Adesso tu esisti e lo so con certezza anche in quei lunghi attimi in cui ti eclissi, e mi pare che la mia voce non riesca a raggiungerti anche se provo a urlare.
Attraverso questi fogli tu continuerai a esistere anche quando noi ce ne saremo andati.
E’ un’impresa disperata, questa, sto provando a congelare il tempo. Ma non m’illudo: a conti fatti, anche questo lavoro è inutile. Qui non c’è una sola parola che mi permetterà di portarmi il tuo viso nella tomba.

#note preliminari
A chi voglia avvicinarsi allo studio della fenomenologia di Edward Elric, consiglio di tenere conto di alcune variabili durante la consultazione.

  1. Sono un ragazzo di diciassette anni.
  2. E’ molto probabile che stia morendo.
  3. Sono innamorato di lui.
#le sue stranezze
Ce ne sono tante. E’ inutile elencarle tutte, un esubero di esempi nei libri di testo porta sempre confusione. Ma devo trovare il più significativo…eccolo, forse ce l’ho.
Avevamo bevuto un po’. Edward non regge bene l’alcol, comincia a barcollare facilmente. Propose di passare in magazzino, dovevamo prendere delle misure per portarci avanti sul progetto e l’aria fredda della notte l’avrebbe aiutato a smaltire la sbronza.
C’erano dei rottami, ammucchiati in un angolo. Edward li guardò come creature in fin di vita.
"Che ci fanno qui?"
"Mh? Ah, quelli. Dobbiamo vedere cosa si può recuperare, il resto lo fondiamo."
"In…in che senso fondere?"
Risi; credevo che scherzasse. Invece Edward si accasciò sulla montagna di metallo e la abbracciò.
Un atto così pieno di pietà, così pieno di…passione. Non poteva in nessun modo essere scambiato per il gesto senza senso di un ubriaco. La sua devozione mi ammutolì e ancora oggi fingo di non aver visto.
Chissà se lui se lo ricorda.

#sonno (o: mancanza di)
Ho già accennato alle sue difficoltà a dormire. Si agita spesso, parla nel sonno. Una notte mi ha svegliato battendo le mani. L’ho chiamato e ho capito che non era cosciente.
A volte, poi, viene da me. Sopra le coperte, si confina sul lato più remoto del letto. Solo una notte l’ho avuto accanto; Edward aveva scavato una tana contro il mio petto e io l’ho abbracciato. Ho studiato la curva della sua schiena, in quei momenti, il modo in cui i nostri bacini s’incollavano. Ho sempre saputo cosa volevo e solo qui, adesso, lo sto ammettendo. Dio sa che potrebbero farmi se fossero le persone sbagliate a leggerlo. Eppure, ancora, non è della loro reazione che mi preoccupo. Se Edward mi biasimasse non potrei sopportarlo. Ma se mi sorridesse…se mi sorridesse soltanto una volta, pur sapendo di questi appetiti insani, allora avrei il perdono che l’altra gente cerca da Dio e non chiederei nient’altro.
Ho baciato i suoi capelli, cronometrato il suo respiro. Mi sono allontanato quando il calore dei suoi lombi diventava irresistibile. Da allora so che riesco a chiudermelo tra le braccia, se solo volesse potrei fargli da custodia. Il suo viso è sereno, quando dorme. Sussurra spesso "Al", e anche se so che non è me che sta chiamando avvicino il dito alla sua mano e lui, come un neonato, me lo stringe.

#la sua mente (1)
Edward vive con me, almeno fisicamente. Potrei spiegare per filo e per segno perché questa scelta ci sia sembrata logica, ma la verità è più semplice: io lo volevo. Lo avrei accolto anche se fosse stato armato.
Mia madre diceva che ho un problema, m’innamoro troppo della mente delle persone.
La mente di Edward è straordinaria.
Mi racconta storie in cui mi perdo come quando ero bambino. Storie della sua fantomatica terra, di battaglie ai limiti della sopravvivenza contro mostri immortali che mangiano pietre. Storie di magia: la chiama alchimia. Sono soprattutto storie che parlano di lui e di suo fratello.
Alcune mi fanno ridere, altre riescono a intristirmi. Ho consultato molto libri e in nessuno ho mai trovato anche solo uno dei luoghi che lui ha menzionato. Già il fatto che abbia controllato dice quanto sia disposto a credere alle sue parole, per pur assurde che siano. Eppure, non posso rendere semplicemente riportandola la precisione con cui mi descrive certe cose. Come i pavimenti troppo lucidi del quartier generale, o le divise dell’esercito. Il cielo, in particolare, dice che gli manca. Sostiene che il nostro non sia così azzurro. Certo, perché nella fantasia non ci sono i gas di scarico né tutto il resto. Quando parla di queste cose ha gli occhi che brillano, e lo scienziato che è in me vorrebbe ricordargli ancora una volta che l’alchimia non esiste più da secoli, ma alla fine taccio e gli sorrido.
E’ che, vedete, voi proprio non avete idea di come siano i suoi occhi quando brillano.

(appunti sparsi)
Edward che non fa complimenti ma va in brodo di giuggiole se ne riceve.
Edward che è cinico nei confronti di Dio e poi resta per ore a fissare il cielo.
Edward che grida come un ossesso e sostiene che le parole non servono a niente.
Edward che dà l’idea di poter frantumare i sassi a testate, ma la notte si rannicchia contro la mia schiena, tremando come un gatto che è caduto nel fiume.

#messaggio
Ha scritto un messaggio, oggi, con la calligrafia fittissima. Mentre ne faceva un minuscolo rotolo gli ho chiesto che volesse farne e mi ha risposto: "Voglio darlo a un piccione viaggiatore." A niente è servito spiegargli che non va bene un piccione qualunque, devono essere addestrati, e comunque il luogo in cui lui vorrebbe mandarlo non può essere raggiunto in nessun modo. La sua risposta è stata: "E tu resta a casa, chi ti ha invitato?" Per essere uno scienziato, sa impuntarsi su cose davvero demenziali.
L’ho seguito, quindi, e guardato correre dietro ai piccioni. Io tossivo da fermo e lui era instancabile. Ora, vorrei che si potesse dire tutto con i numeri, così sapreste esattamente quanto possa essere bello quando fa certe sciocchezze. E’ riuscito ad acchiapparne uno, che si dibatteva stritolato dalla mano di metallo, e l’ha tenuto fermo mentre io legavo il messaggio a una zampa. Poi l’ha messo giù e gli ha detto: "Vai!" Il piccione non si è mosso. Edward si è arrabbiato e ha cominciato a urlargli che era stupido, e se non si muoveva ce lo facevamo arrosto. Già che c’era ha insultato anche me, che alle sue spalle continuavo a ridere. Alla fine, convinto con un calcio, il piccione ha spiccato il volo. Mentre tornavamo gli ho chiesto: "A chi hai scritto?"
"A mio fratello, è ovvio. Se lo conosco bene, anche lui avrà già fatto una scemenza simile."
Io ho pensato a questi due piccioni che non s’incontreranno mai e mi sono sentito triste.
In realtà quello di Edward non ha fatto molta strada, l’ho visto appollaiato sopra un davanzale. Gli ho tolto il messaggio dalla zampa, perché lo stava strappando a beccate.

(allegato)
Al, come stai? Lo spazio è poco e non sono molto bravo a fare queste cose. Mi manchi in unità di misura che non conosci. Dimmi che adesso puoi piangere, ma che non lo fai mai per me. Ti sento parlare nei miei sogni. Tu senti mai che ti rispondo? Fatti vivo. Niisan.
Che razza di parole da rivolgere a un fratello.

#gatto
Mi porta un gatto. Lo tiene con fatica, perché quello si dimena, e si vede bene che non si piacciono l’un l’altro. Edward ha la faccia piena di graffi, ma sorride mentre me lo mostra: "Guarda!"
Sono entrambi arruffati, malridotti. A me viene da ridere: "Dove l’hai rapito?"
Lui continua a guardarmi, come se da un momento all’altro dovessi esplodere in un grido di gioia: "Non l’ho rapito, era per strada e te l’ho portato. Non ti piace?"
"Sì, ma…"
"Non ci vuoi giocare?"
Non riesco a capirlo. Non so cosa voglia da me. Cerco di sorridere. Poi Edward sbatte gli occhi e lascia andare il gatto, che atterra sulle quattro zampe e scappa. Si tappa la bocca: "Mi dispiace." Poi ancora: "Ti prego, scusami." Continuo a non capire. Gli dico che no, era una buona idea, se avessimo avuto più soldi avremmo potuto tenerlo, ma non mi sta ascoltando. Trema e me lo prendo tra le braccia. Lui neanche se ne accorge.

(appunti sparsi)
Oggi ho sentito il dolore che mi darà perderti. Non so perché, era nell’aria e m’è venuto addosso.

#in gestazione
Edward, ci sono giorni in cui mi guardi come se ci conoscessimo da sempre. Il tuo sguardo è così intimo che devo voltarmi: a chi lo stai rivolgendo? Non a me, è ovvio.
Ecco un concetto semplice: siamo due persone diverse. Perché a volte ne dubito?
Ci sono momenti in cui ho l’impressione di capirti con una chiarezza sconvolgente, come se potessi leggere nei tuoi pensieri, ma subito dopo mi ritorni estraneo.
Una parte di te chiama una parte di me. Qualcosa in noi è affine, separato alla nascita. Ci siamo riconosciuti ancora prima di conoscerci. Ho bisogno di te non perché ti voglio, o perché non posso averti, ma perché in un certo senso sei già mio. E io sono tuo. Vedi, è pazzesco: ora che sei qui mi sembra di averti aspettato da sempre, anche quando non avevo idea che saresti arrivato.
All’inizio camminavi sempre un po’ distante da me, ma nelle vetrine dei negozi ti vedevo guardarmi, non staccavi mai gli occhi dalla mia schiena. Eppure ieri al lavoro ti osservavo e sei stato tu a dirmi: "Che c’è? Guarda che non scappo."
Ho paura che tu te ne vada? Sì, ce l’ho, ma ce l’hai anche tu. E questo, devo ammetterlo, mi fa piacere.

#la sua mente (2)
Hai pianto senza motivo, prima. Stavamo parlando ed eccole lì, le lacrime. "E’ strano" hai detto ridendo "Non mi sento triste. Forse è colpa di Al." Ti sei asciugato in fretta, temevi di darmi fastidio? Non è così, è solo che mi butti giù, perché non posso farci niente. Dammi qualcosa contro cui combattere, Edward, non posso affrontare i mulini a vento, né tirare il collo ai mostri di fumo che ti stanno attorno.
Ma forse tu non menti, tu ridipingi la realtà affinché la tua mente fantasiosa non venga turbata dalla sua banalità. La tua mente dissemina porte e le apre. La tua mente traccia strade. La tua mente è una trappola sublime e non ne vuoi uscire.
Stavi camminando sul corrimano di un ponte, ieri, mi hai detto di salire e quando mi sono rifiutato ti sei messo a ridere: "Che c’è, hai paura?"
Sì, ho paura, ho una paura fottuta di te, che rendi il tempo ininfluente.
A volte scompari, diventi irreale. Ecco, adesso potresti essere un parto della mia fantasia come io mi sento della tua.
Non è sempre così, certo, specialmente quando lavoriamo. Parliamo per ore a voce alta, interrompendoci, siamo così pieni d’intuizioni, di teorie, e abbiamo tanti progetti…ma non li realizzeremo. Un giorno, così come sei arrivato, tornerai da dove sei venuto e porterai con te la vita che mi hai dato. Lo so, non credere che non me ne sia accorto, è già partito il conto alla rovescia. Ci sono abituato, sono anni che lo faccio. E’ la precarietà a uccidermi. Se tu fossi sincero, se mi dicessi "guarda, me ne voglio andare" io ti risponderei "è ovvio, tuo fratello ti sta aspettando, insieme con le fate e i folletti". Ma ti limiti a suggerirlo, e quando sento che potrei accettarlo…mi getti un sorriso e torno a illudermi.
Una volta ti stavi guardando allo specchio e quando ti sei accorto di me mi hai chiesto: "Non ti capita mai di domandarti: ehy, ma sono io?"
No, Edward, e non voglio che ti capiti.
Un giorno rapirò l’adolescente con la treccia che c’è dentro le tue storie e vi unirò nell’unico meraviglioso essere che siete. Allora forse mi ringrazierai. Forse dormirai sonni tranquilli. Forse la tua mente sarà in pace, e ti permetterà di starmi accanto ancora per un po’.

#il suo corpo
Voglio parlare del suo corpo. Ci ho già provato, ma non sono stato convincente.
Non vi ho detto delle cicatrici, per esempio. Non soltanto quelle dei monconi, ne è pieno ovunque. Raccontano una storia che io, improvvisato filologo, mi sforzo di decifrare. Prendo appunti, disegno mappe, lo seguo nei suoi deliri. La verità è nel mezzo. Ecco quello che ho capito fin’adesso: Edward è un guerriero. Se glielo dicessi riderebbe: "Dai? E’ quello che continuo a dirti." Ma le parole sono vaghe, inconsistenti. Provate a raccontare a un cieco il mare, un albero, un colore. Edward ti può raccontare la sua guerra, ma ti sfugge finché non la vedi. E’ tutta lì, sul suo corpo. Nei suoi arti mozzati. Mi sono sforzato di trovarlo ripugnante. Una sera che volevo odiarlo mi sono seduto sul suo letto mentre lui dormiva, e non aveva le protesi perché quando piove gli fanno troppo male. Mi sono detto: sono innamorato di uno storpio. Adesso gli toglierò le coperte di dosso e mi farà schifo. Finalmente lo vedrò per quel che è: incompleto, un tronco umano, rivoltante e in un certo senso anche patetico. Ma lui, anche così indifeso, dormiva tranquillo perché si fidava di me. Mi sono chinato e gli ho sussurrato: "Anche così, voglio fare l’amore con te."
Il suo corpo, ugualmente forte e fragile. Basta guardare le gambe. Sono lunghe, anche se è basso. I tendini delle cosce guizzano come cavi d’acciaio. Mi piacciono soprattutto le ginocchia, non so perché. Forse le identifico col punto in cui si catalizza la sua immensa energia, insieme alla caviglia che da sola ne sopporta il peso. Ma è nella pancia che lui si concentra. Te la immagineresti morbida, invece ha addominali di pietra. Voglio toccarli, seguirne gli intagli. Gli avranno fatto del male quando l’hanno scolpito? Mai risultato fu più impressionante. E’ un connubio di grazia e potenza. Ha i modi di un portuale e si comporta da isterico, ma quando sta zitto è come uno di quegli angeli che adornano le chiese.
Vedete, sono finito ancora in una cosa senza senso. Come spiegare le sue dita? Le sue dita, non un dettaglio ininfluente. Potrei fare un capitolo solo su quelle. E i suoi occhi, non comincio neanche. in fondo è banale, pensateci bene: chi direbbe che gli occhi del suo amato sono insignificanti? No, è più difficile spiegarvi l’importanza che hanno per me le guance, o il suo mento– oh, no, il collo, anzi, un momento: la nuca. La sua nuca! C’è un punto, sotto la sua nuca, in cui l’attaccatura dei capelli sfuma in una setosa peluria bionda, visibile solo quando si fa la coda. Quale privilegio scorgerla, voi non ne avete idea!
No, ci rinuncio. Eppure credevo che, essendo fisico, il corpo sarebbe stata la cosa più facile.
Ho deciso, lo terrò per me. Posso solo augurarvi che abbiate, un giorno, la fortuna di vederlo.

#sacro
Mi umilia il modo in cui si mostra nudo, come se non dovesse riguardarmi in alcun modo. Non è la prima volta che succede. Si sta asciugando il collo e solo per caso l’asciugamano è abbastanza lungo da coprirgli il sesso, ma non la nuvola soffice di peli biondi che lo adorna. Edward, lascia che ci giochi, le mie dita ne sarebbero felici. In ginocchio davanti a te, è lì che devo stare. Li potrò onorarti e compiacerti, e se tu vorrai mi potrai tendere la mano come Nostro Signore Gesù Cristo l’ha tesa ai lebbrosi.
Davanti allo specchio, io e lui, i suoi capelli bagnati tra le mani. Mi ha chiesto di aiutarlo a tagliarli. Quale indicibile pena vederli cadere, attaccarsi alla sua schiena, dove tra le scapole perle d’acqua s’incanalano raccogliendo la luce. Glieli tolgo, sfiorandolo, mi rimane una ciocca in mano: posso addurre motivi di studio al fatto che me la stia mettendo in tasca? Il suo corpo mi tenta, sibila dolci inviti. Non serve chiudere gli occhi, mi si è marchiato sotto le palpebre. Gli soffio sul collo e ride. Poso le mani sui fianchi e non si allontana. Mi avvicino, i vestiti si attaccano alla sua pelle umida. Ho scavato una conca dentro di lui, la notte che mi ha dormito addosso, ritrovarla intatta è un’emozione straordinaria. Mi vuole, mi accoglie. In lui cerco il delirio, la fine. Mi sfregerei tra le sue natiche fino a impazzire. Non sono altro che un cane, del tutto indegno, ma ugualmente Edward lascia che sfoghi sulla sua carne immacolata i miei turpi desideri e non fiata. Perdo me stesso e mi è inevitabile stringere lui, incatenarmelo addosso come Prometeo alla roccia. Io chi sono, le catene? La pietra, i corvi che lo dilaniano? O forse il dio che l’ha condannato?
Che pensiero arrogante, sembrano dirmi i tuoi occhi, che nello specchio mi guardano spaesati ma non impauriti. Non ti faccio schifo. E’ poco, a ben vedere, tra dieci minuti me ne accorgerò. Ma adesso piegati, lascia che mi accasci su di te, fammi sentire il tuo corpo che si piega sotto il mio. I tuoi gemiti mi appannano il cervello, il tuo respiro fa lo stesso col marmo del lavandino. Sei caldo, Edward, immensamente. C’è lava che ribolle nel tuo stomaco, riesco a sentirla se ci appoggio la mano. Cerco il tuo sesso, sei duro per me. Tu sei la più atroce, erotica delle cose. Io sono soltanto un vile peccatore. Ti sto pregando e la mia preghiera è vecchia e squallida: fammi venire. Fammi venire, fammi venire, fammi venire…

#cerchio
Non ne parliamo, è come se non fosse successo. Non mi sorprende, mi sono innamorato di lui sapendo perfettamente quanto fosse capriccioso. Ha preso il mio desiderio, ne ha fatto una barchetta e me l’ha data dicendo: va a giocarci da solo. Io, come un idiota, l’ho buttata in mare e le onde la stanno dilaniando.
Lo voglio, lo voglio, lo voglio. E’ patetico, ma non sono qui per fare bella figura.
Ieri ho provato a toccarlo, ma si è irrigidito e ho lasciato stare. Adesso che il momento è passato i miei impulsi lo turbano, forse lo offendono, vorrei cancellarli ma tutto del suo corpo intrappola il mio.
Edward, che cosa credi, che non vorrei dirti che solo guardarti mi basta, e che quello che importa è che tu sia felice? Ma non lo sarai mai, e io non sono né così nobile né così saggio. Perché vedi, tu avrai anche vissuto mille vite, ma io ne ho solo una e lasciamelo dire, non ho pescato il numero vincente della lotteria.
Se ti sto odiando? Sì, ci sto provando. Sei un falso, un bugiardo, un ingrato, un meschino.
Voglio usare la forza e svegliarlo, qualcosa in me ambisce a traumatizzarlo. Ma in fin dei conti siamo simili, noi due, stiamo entrambi lottando con tutte le forze per conservare le nostre illusioni.
Prima ha disegnato un cerchio su un foglio, ci ha fatto due segni e mi ha chiesto: "Chi insegue chi?"
Io inseguo lui, che mi sfugge perché insegue un fantasma. Ma Edward fa finta di non sapere che questo cerchio è un po’ più affollato di quanto vorrebbe e io non gli dico che si sta spezzando.
Ho provato di nuovo ad accarezzarlo, lui si è ritratto e questa volta mi ha detto di smetterla, che devo lasciarlo in pace. Poi la notte torna nel mio letto, cerca il suo Al, e io gli rispondo perché mi distrugge vederlo triste.

(appunti sparsi)
Vedo i tuoi occhi quando sono chiusi, la tua mano quando è in tasca e la tua schiena quando sei vestito. La tua voce è la stanza. Tu sei lo spazio.

#Alphonse (1)
Trascrizione mnemonica di una conversazione:

EDWARD
Dicevano tutti che tra di noi era il più saggio, ma non lo conoscevano bene.
Certo, lui era…lui è intelligente. Dico davvero, molto più di me, ma saggio…(ride)
Doveva fermarmi innumerevoli volte, ma non l’ha mai fatto. Avrebbe dovuto voltarmi
le spalle, ecco cosa. Allora forse avrei avuto paura di perderlo, e avrei lasciato stare un sacco
di assurdità che ci hanno messi nei guai. Ma lui…lui non volevo lasciarmi, neanche per
un secondo. E tutte le cose peggiori le abbiamo fatte insieme.
(esita a lungo) E’ la persona più dolce del mondo. Se Dio esiste, forse ha creato solo Alphonse.
IO
Mi somiglia? Intendo, fisicamente.
EDWARD
Come l’hai capito?
IO
Non era difficile, ho elaborato teorie più complesse.
EDWARD
Ti somiglierebbe.
IO
(Certo, se esistesse.)
Se fosse vivo?
EDWARD
(turbato) Che…che diavolo, certo che è vivo.
IO
Sei stato tu a parlarne al passato.
EDWARD
(alza la voce) E mi sono corretto.
IO
Tuttavia, ti viene istintivo parlarne al passato.
EDWARD
Come di tutta la mia vecchia vita, ma non significa che sia finita.
IO
E quando potrai parlare al passato di questa sarai finalmente felice?
(Edward non risponde.)
Proviamo con un’equazione: io ti amo e per tanto accetto il dolore che mi causa amarti.
Un’altra potrebbe essere: tu per me sei un sogno nell’esatta proporzione in cui io per te sono un incubo.

#distruzione
Mi parla di lavoro e ha la pretesa che lo ascolti. Sta facendo il bagno. Coi capelli raccolti sembra una ragazza. Ha qualcos’altro in comune con le donne, la costanza con cui conserva i suoi misteri. Mi chiede se ho capito dove vuole arrivare. Certo, a farmi suicidare. Non prendertela, amore, ho come l’impressione che qualcuno ci stia già lavorando. Edward, ti presento la tubercolosi. Tubercolosi, questo è Edward, ti ho parlato tanto di lui. Mi alzo dal bordo della vasca da bagno e aggrotta la fronte, un po’ offeso: "Guarda che non ho finito."
"Possiamo parlarne dopo."
"Non importa, esco. Mi passi l’asciugamano?"
"Mi stai prendendo in giro?"
"Perché?"
Sospiro, glielo prendo. Esce dalla vasca come Venere dalla conchiglia. Lo avvolgo e lo abbraccio. Dice: "Così ti bagni" e poi "Cosa c’è?"
C’è che ce l’hai fatta, ho perso il controllo. Prova a spiegare a un cane che non ha senso mordersi la coda, e se ce la fai vieni dalle mie mani e dà loro una buona ragione per non toccarti quando sei così vicino.
Gli bacio il collo. E’ bagnato, adoro i suoi brividi. Il sudore, le piaghe dove la pelle ha faticato a cicatrizzarsi, niente di lui mi disgusta. Sono arrivato a considerare un dono di Dio i suoi sbadigli.
Gli raccolgo i capelli su una spalla, lo mordo, ma lui non si muove. Ha gli occhi chiusi, come quegli animali che si fingono morti per scoraggiare il predatore. Mi viene da ridere; non prendermi in giro, sono stanco di questo gioco. Reagisci, se non ti piace, spaccami il muso. Entrambi sappiamo che riusciresti a fermare un uragano con le sole mani.
Lo spingo contro il muro, stringendogli le spalle. Ha le ossa così sottili che potrei sbriciolarle. Gli strappo l’asciugamano perché sia nudo davanti a me, perché voglio umiliarlo, ma lui mi guarda come se mi compatisse e non si copre nemmeno.
"Perché non mi fermi? Lo sai cosa voglio."
Non mi risponde, non abbassa lo sguardo. Però sta tremando. Stringe i denti e sussulta, quando spingo una gamba tra le sue cosce bagnate. Ha i capezzoli piccoli, così innocenti. A volte ho il sospetto che non sia mai stato toccato. Un giorno gli ho chiesto se si è mai innamorato e lui ha riso: "Lasciamo stare l’amore, meglio le stelle." Un uomo che ha perso due arti e ancora arrossisce per le storielle sconce che si raccontano all’osteria. Lo so che ha paura, lo so.
Perché non si muove?
Lo stringo di più, voglio che gli restino i lividi, le mie dita come manette ai suoi polsi. Gli inciderei le mie iniziali sulla schiena, lo metterei a guinzaglio, ma lui si agiterebbe tanto da spezzarsi il collo pur di liberarsi. Si morde le labbra. Lo sento: un singhiozzo. Lacrime grosse come sassi agli angoli degli occhi.
Merda, non ti voglio più. Vaffanculo, se devi comportarti così.
"Perché non fai niente?!" Grido, lo scuoto. "Prendimi a pugni, reagisci! Questo è il corpo di un guerriero, maledizione!"
Trema soltanto. Ecco, sto per piangere anch’io. Che merda di situazione.
Mi hai chiesto: chi insegue chi? A me sembriamo due idioti che si tallonano, Edward.
"Non sono qui per respingerti. Se questo è quello che vuoi, allora prenditelo." E’ con le sue ultime forze che parla, lo sento franare. "in fondo, ti devo qualcosa."
Mi allontano e va in pezzi, si accovaccia nell’angolo.
Tu mi hai disarmato, io ti ho disarmato. Il risultato non è la pace, purtroppo.
Ti amo e continuo a combatterti.

(appunti sparsi)
La sua fragilità mi devasta. Cammino in punta di piedi per non frantumarlo.

#Cina (2)
"Tu non cerchi di capirmi" disse l’uomo che mi parlava da dietro una crepa nella muraglia cinese.

#equilibrio
Scivola ancora nel mio letto, nonostante tutto. Potrei riassumere quello che penso con una domanda: chi sei? E’ per trovare delle risposte che sto scrivendo, ma le pagine aumentano e niente è chiaro. Sono innamorato di questa persona. Non la conosco, a conti fatti. Ho il dubbio che lui non conosca se stesso. Edward, siamo in due a brancolare nel buio? Adesso poso la lanterna, dammi una mano, ragioniamoci insieme. La verità deve pur essere da qualche parte. Dall’inizio, una cosa alla volta: chi sei?
"Mi dispiace."
Ti perdono. Prima ancora di capire di che cosa tu stia parlando – ti perdono. Perché sei qui, perché il letto è caldo adesso che lo divido con te. Perché parli di andartene ma non te ne vai mai. Perché quel giorno in Romania tu mi hai scelto. Io ti perdono.
"…di cosa?"
"…beh, di tutto. Mi sto comportando da schifo."
"Non mi devi niente, non sentirti in colpa."
"Mi dispiace. Alla fin fine, sono solo uno storpio egoista."
"Non dire così…"
"No, sul serio. Se ti do fastidio potresti vendermi al circo."
Rido, mi causa un colpo di tosse. Edward posa una mano sulla mia schiena e guarisco; finché mi tocca io sono nuovo. Pulisco il sangue sotto il cuscino. "Gli arti ti mancano per un motivo, Edward, Dio doveva trovare un modo di rallentarti, altrimenti chissà che ne sarebbe stato del mondo."
Lui ride. Poi mi stringe il pigiama, ripete: "Mi dispiace."
"Edward, non…"
"Non dire che non fa niente." La sua voce si spezza. Provo a girarmi ma mi trattiene, non vuole che lo veda. Mi abbraccia, però. No, mi correggo, non è un abbraccio, non ci somiglia neanche. Si sta aggrappando a me, vuole che lo trattenga. Ho sempre pensato che Edward si abbandonasse alla sua mente come una foglia al vento. Non mi sono mai chiesto se in realtà non la combattesse. "Fate sempre così, tutte le volte che faccio qualcosa di orribile, anziché dirmi che è colpa mia…" Un singhiozzo. La maglia mi soffoca, da tanto la stringe. "Non perdonarmi" mi supplica "Almeno tu, non perdonarmi."
Non c’è niente da dire. Non ho pezze per rattopparlo né ago e filo per rammendarlo. Comincio anch’io a sentire le voci di chi lo chiama dall’altra parte. Sono nel sibilo del vento, nel crepitio del fuoco. La mia forza non è niente in confronto alla loro, ma lo stesso lotto da solo per tenerlo qui. Un’ora dopo l’altra, dopo l’altra. E cos’è l’eternità, in fin dei conti, solo questo, un bel mucchio di ore. Quelle che mi restano sono come un rosario, le sgrano pregando: ancora un po’, ancora un po’.
Un po’ di sole, un po’ di libri, un po’ di tempo.
Un po’ di Edward.
Winry, Alphonse, maestra, colonnello Mustang, tutti voi. Io ne ho più bisogno. Lasciatemelo ancora un po’.

(appunti sparsi)
Amare
si legge mutilare?

#condivisione
Sto perdendo la voglia di scrivere. Ogni secondo che passo a parlare di Edward è un altro secondo in cui non lo guardo. Il solo pensiero di lui sdraiato nel suo letto senza me addosso mi è insopportabile. E’ peccato mortale per uno studioso, lo so, non voler condividere i frutti della sua ricerca, è così che questo mestiere diventa fine a se stesso, pura vanità. Ma vedete, mi pare di dividerlo con fin troppa gente. Non posso biasimarlo per come si comporta, era di qualcun altro e me lo sono preso. Credevo di aver raccolto un randagio, ma chissà, forse l’ho rapito, proprio come ha fatto lui con quel gatto che mi ha portato. Adesso, comunque, voglio riempirmene finché non sarò sazio. Tendini, epidermide, globuli rossi e succhi gastrici che sciolgono quello che mangia – voglio tutto di lui. Il cranio, in particolare, mi affascina. Lì, protetta da mucose e ossa, c’è la verità, il suo nucleo che è immutabile qualsiasi cosa dica o faccia.
Oggi era in cucina, stava facendo la punta a una matita con tutti i libri in disordine sul tavolo e mi ha detto "Buon giorno". Una scena tutt’altro che straordinaria, eppure in qualche modo perfetta, come se mi fosse stata donata. Ed è per questo che continuo a scrivere, non perché abbia in mente scene da romanzo in cui Edward trova questi appunti dopo la mia morte e si pente di non avermi amato, ma perché voglio rendere grazie di ciò che mi dà parlandone agli altri. Ma forse in fin dei conti sono solo un selvaggio, che sforzando la mascella deforme è riuscito a pronunciare una parola e adesso non fa che ripeterla. Quella parola è "lo amo". Voglio che tutti lo sappiano.

#consolante (o: tutto fuorché)
Mi ha detto: "Se non puoi credere a me, credi almeno nei miei sentimenti."
"Certo, ma quali sono?"
"Se c’è una persona che posso amare, quella sei tu. Se c’è qualcuno che non vorrei – con tutte le mie forze- non vorrei amare, quello sei sempre tu."

#Alphonse (2)
Se dovessi cominciare una pagina con le parole "lui è qui" allora sapreste che questa ricerca è diventata un memoriale, e che io sono in veglia. Di Edward rimarrei con un magro bottino: quattrocento pagine nella mia illeggibile calligrafia, un biglietto rubato a un piccione e una ciocca di capelli.
Ho detto che comincio a sentirli. Un po’ mentivo. Al, lui c’era fin dall’inizio. Sta in tutti gli angoli e mi guarda con calma, senza preoccuparsi, perché sa che qui stiamo solo scherzando e che prima o poi mi ritirerò per cedergli il turno. Il problema, credo, è che sto tenendo più duro di quanto io stesso non avrei pensato. Si gioca una partita truccata, qui, cinque delle sei facce del dado hanno inciso il suo viso e ciononostante mi ostino a lanciarlo. Domani mattina Edward a chi sorriderà, a me? O al suo adorato fratello? E questa notte, quando ha intrecciato le gambe alle mie e il freddo della protesi mi ha fatto sussultare, chi stava cercando? Chi voleva che gli desse la mano?
Sono sopraffatto dalla paura che Al venga a riprenderselo.
Prima di andare a dormire apro gli armadi, guardo sotto il letto: cucù?
Se fossi Al saresti felice?
Se sparissi dal mondo adesso, e avessi il potere di darti lui in cambio, saresti felice?
Voglio che tu mi sorrida, Edward. Dì pure che è stucchevole, ma di quattrocento pagine non ce n’è una che parli del tuo sorriso e credimi, vorrei scriverla adesso.
Giorno dopo giorno mi avvicino alla tua mente, lascio che mi sciolga, che tu veda in me quello che vuoi vedere. Questa mattina, nello specchio, ero più giovane, con un sorriso così dolce, e ho ammirato i miei occhi gemelli ai tuoi.
L’hai fatto, mi hai trasformato.
Lui non è nemmeno qui, ma ci possiede entrambi.

#riposo
Stiamo litigando. E’ il problema di dire "tu per me sei il sole", c’è questo dettaglio della notte incombente che faremmo meglio a non sottovalutare.
Sta per urlare. La sua voce sgorga da un punto remoto, dove aveva bloccato l’apertura con un sasso.
"Credi che mi piaccia essere infelice?"
"Sì, Edward, se vuoi saperlo credo di sì. Vuoi essere infelice perché credi di non meritare la felicità, e ti ostini a sentirti in colpa verso qualcuno che non si sa nemmeno se esiste!"
Eccolo, finalmente lo vedo; Edward Elric così come me l’ha raccontato Edward Elric. Occhi di falco, giunture pronte a scattare, la morsa rapace dei denti. E’ qui per la prima volta; vorrei tendergli la mano ma me la strapperebbe. "Non dirlo più. Mi hai sentito? Non dirlo mai più!"
"Perché non dovrei, si potrebbe offendere? E come credi che mi senta io, prova a dirmelo, mi fa piacere essere il mostro che t’impedisce di andare da lui?"
"Non ho mai--"
"Vai, Edward, sei libero! Vola sull’Isola che non c’è e sii felice! Tanto le nostre vite sono insignificanti, per te, non siamo altro che un incubo, non è così?!"
Ho quasi il fiatone. Le sto dicendo io, queste cose, io che mi rigiro nel letto perché non so nemmeno se voglio dormire sul fianco destro o sinistro. Lui ha gli occhi spaccati. Sono riuscito a ferirlo? No, mi sta solo illudendo. Delle mie parole, ecco che cos’ha capito: "Tu non puoi dire che Al non esiste!"
"Allora parlamene, una buona volta, ma fallo sul serio! Smettila di raccontare storie!"
"Ho dato un braccio per lui, ti pare una storia?!" Alza la manica della camicia, strappa con furia il rivestimento che copre la protesi. "Questo è una storia?!"
"Non so che cosa sia. Non dubito che ci sia del vero in quel che dici, ma--"
"—ma che cosa, non l’hai visto il mio corpo?! Sono mutilato, cazzo! Portami in uno dei tuoi ospedali e fammi fare due protesi, poi paragonale a queste!"
"E’ tecnologia, Edward, è sempre possibile che…"
"Le storie sono storie, la tecnologia è tecnologia. Vuoi qualcosa di semplice, che puoi capire? Va bene: una volta Al è caduto nel fiume e mi ha fatto così spaventare che non gli ho parlato per ore. Abbiamo dormito per anni nello stesso letto, tu non hai idea dei capricci che ho fatto per farmi spostare, ma poi me ne sono pentito perché da solo facevo fatica ad addormentarmi. Avevamo tutti i giocattoli appaiati: due cavallini, due spade di legno, persino due vasini identici." Mi artiglia all’altezza del petto, la luce trema nel suo sguardo rabbioso. "E’ più alto di me. Dà da mangiare ai gatti randagi. Se restava un solo biscotto lo dividevamo. Quindi non dire mai più che mio fratello non esiste!"
Taccio, lo guardo. Eccolo, questo è l’uomo che amo. Brucia, distrugge, non cede il passo. Lui non è mite, non si comporterà in modo schivo, non smetterà di parlare quando glielo imporranno. Sarà in piedi alla fine del mondo e pianterà l’ultimo albero.
Io credo in lui. Ci credo con tutto il cuore.
"Allora reagisci."
"E’ tutta la vita che reagisco. Qualsiasi cosa mi sia successa, ho sempre reagito…" Appoggia la fronte al mio petto. Con la testa bassa, perché non possa vederlo, singhiozza come un bambino strofinandosi gli occhi. "Sono tanto stanco, Alfons. Lasciami riposare. Almeno tu, per favore, lasciami riposare…"
Lo abbraccio e lo sa. Finalmente lo sa.
Piangi - continuo a pensare- voglio vederti piangere. Non asciugherò le tue lacrime, voglio guardarle. Trema, fammi vedere che sei vero. Resta così. Non ti lascerò mai, Edward, maimaimaimaimaimai, nemmeno quando me lo chiederai.
Adesso capisco che voleva dire con "credi nei miei sentimenti."
Intendeva che quelli, quali che siano, sono reali.
E’ strano, non lo trovate particolarmente deprimente?
Gli bacio la testa. "Va bene, Edward, riposa." La fronte. "Io sono qui." Le guance. "Prenditi il tempo che vuoi." Ha gli occhi chiusi, mi porge le labbra. Mi sembra di morire. Esito e questo lo imbarazza, così arrossisce. Non ve lo dico quanto sia bello, sapete perché? Perché è tutto mio. Il viso tra le mani, le dita che restano aggrappate a me, questo momento me lo metto in tasca e non lo do a nessuno. Potete avere questo: i dati. Lui che non mi guarda e bisbiglia: "Va bene. Intendo…quello che mi vuoi fare. Sono stanco di resistere. Mi affido a te…non voglio pensare più a niente."
Io che gli scosto i capelli.
"Fermami, se ti da fastidio."
Lui che annuisce.
E poi, io che lo bacio.

#il suo piacere
Una sola cosa voglio ancora affrontare, il suo piacere. Il piacere di Edward che risuona col mio.
Lenzuola strappate, sudore, trovarmi i suoi capelli in bocca. I libri che stavamo leggendo buttati sul pavimento, le molle che cigolano. Addormentarmi e sentire ancora i suoi denti nel collo. Il suo respiro diventa il mio, io divento lui. Nessuno si è guardato prima di noi, nessuno ha fatto l’amore prima di noi. Siamo gli unici due uomini al mondo. In questo silenzio potrei sentire il suo respiro a mille miglia, ma non gli starò mai così lontano. Sono una razza strana e il mio habitat è a trenta centimetri dal suo ombelico. Lì sento i suoi muscoli contrarsi, se ci poso l’orecchio le sue cosce m’intrappoleranno. Non è delicato, la sua è una morsa. Gli ho chiesto perché stesse sempre sulla difensiva e mi ha risposto che è abituato a lottare. Posso capirlo, ma questa non è la guerra, è solo sesso. C’è chi vorrebbe usarlo per ottenere o togliere potere, ma non è il mio caso. In questo letto, Edward, non devi preoccuparti di niente. Se ti coglierò di sorpresa non sarà per ferirti. Sto riscrivendo la mappa del mondo per te e farò una croce rossa su tutti i pericoli. Io vivrò mille anni, tu vivrai mille anni. La vita ci verrà persino a noia. Se vuoi piangere, piangi. Se vuoi insultare, insultami. Se vuoi pensare a lui, puoi farlo. Gli devo tutto. Non mi avresti neanche notato, se non fosse stato per questa faccia, così io la glorifico come glorifico la tua. Prendo te, tuo fratello, tutta la tua vita, come miei legittimi sposi. Prendo il tuo corpo in ogni sua emanazione, ti accetto interamente. Ma ancora mi sembra paradossale, impensabile, che tu ti accontenti di me.
Non ti dirò che cambierò per te, rallenterò per te, rinuncerò ai miei sogni per te, perché se lo facessi non sarei mai stato così lontano dall’essere degno di te. Voglio tenerti tra le mani come una coppa, ma non sei un trofeo. Il quarto giorno Dio creò il sole la luna e i tuoi occhi. Poi, non sapendo dove metterli, ha creato l’uomo e aspettato che tu nascessi per darteli. In te vedo la santità. La luce traballa sulle tue palpebre.
L’orgasmo maschile dura tre secondi, ma il piacere è prolungato. Comincia quando ti vedo chino sulla scrivania e so che se volessi potrei toccarti, continua quando vado in bagno e trovo i tuoi capelli attorcigliati al mio sesso. Ti spogli e il tuo corpo si svela. Le sue reazioni hanno effetti precisi sul mio, niente di quello che fai può lasciarmi indifferente, ti muovi e mi cambi. T’imbarazzavi, le prime volte che mi chiamavi, ma poi ti ho detto che quello è il mio nome, può dirlo quanto ti pare, e non hai più smesso.
Attori, pittori, cantanti. Poeti e scrittori. Ingegneri, scienziati, politici. Soldati semplici e generali. Quali che siano le nostre ambizioni è tutti qui che finiamo, a venerare la piega del collo di un altro.
Eri appena venuto, ancora boccheggiavi contro le mie labbra, ti ho leccato e ti ho detto "ti amo". Quattrocento pagine di begli appunti e me ne esco con questa, la cosa più vecchia del mondo. Sono un buono a nulla, lo so, ma il tuo sguardo riluce e lì c’è la vita. Tu sei quello che so. Sorridi e la storia comincia.

(credo che brucerò questa pagina, sono troppo geloso di ciò che contiene)
 

#a proposito della luce
Sulla natura della luce ancora si dibatte, queste sono le teorie più accreditate:
1) Teoria corpuscolare: la luce si compone di particelle dotate di energia e impulso che si propagano in linea retta nello spazio vuoto.
2) Teoria ondulatoria: la luce si trasmette per onde, che si propagano in un fluido così come il suono.
3) Teoria elettromagnetica: le onde luminose non necessitano di alcun mezzo per la trasmissione.
4) Teoria quantistica: l’energia associata ad un’onda elettromagnetica non è proporzionale al quadrato della sua ampiezza, ma direttamente proporzionale alla frequenza.
Queste belle teorie se ne stanno lì da un po’, a screditarsi a vicenda. Guardatele, ogni tanto, potrete vederle ringhiare, parlando male una dell’altra.
Ora, in quanto a studioso potrei ritenermi offeso, e pensare che dei signori Newton, Huygens, Marxwell e Planck, almeno tre abbiano mentito.
Ma potrei anche decidere che tutti e quattro hanno detto la verità, e che stia a me trovare l’intersezione tra le loro parole apparentemente discordi.
Non dovrei dirlo – il mio lavoro si basa sul pensiero contrario- ma forse la verità è relativa. Forse è nel famoso occhio di chi guarda. Forse –e temo sia così- quando grattiamo la superficie quella che troviamo non è la verità, ma altra superficie.
Una cosa è certa, però: la luce esiste.

#Monaco, 1923
Romeo e Giulietta. Tristano e Isotta. Paolo e Francesca.
Da questa mattina non faccio che pensare a tutti quegli amori che la morte ha reso eterni.
Certo, è una magra consolazione. Vi dirò, preferirei vivere un miliardo di giorni noiosi accanto a Edward.
Vorrei invecchiare con lui, guardare la nostra pelle avvizzire come acini d’uva. Amerò meno i suoi capelli, quando saranno radi e bianchi? Non mi sarà dato saperlo. Ma voglio pensare che avrò un privilegio: quello di portarmi dietro la sua immagine intaccabile, fermata in un mattino fresco in cui ha diciotto anni, e mi augura il buon giorno sbadigliando.

Questo non è un racconto a lieto fine. Adesso che ci penso, non è un racconto e basta. Edward resta tutt’ora un mistero insoluto. Ci sono giorni in cui diventa inconsistente, non riesco a raggiungerlo, e posso solo stargli accanto aspettando che torni. Confido sempre, instancabilmente, in quel momento in cui staccherà gli occhi dal cielo, mi sorriderà e dirà: "Che bel tempo, sembra di essere a casa."

Edward, conosci bene la disperazione.
Ora, nel tempo che ci resta, voglio farti conoscere la pace.
Sei entrato nella mia vita con un bagaglio ingombrante, ma io mi accosto alla tua solo coi vestiti che indosso e non ho più paura.
La ricerca finisce qui. Quello che scoprirò d’ora in avanti lo terrò per me.
Un giorno, forse, Al busserà alla mia porta e mi toccherà restituirti in cambio di un cesto di frutta con su scritto "Grazie per esserti preso cura di lui". Ma sei nelle mie ossa, la mia voce è la tua. Nei secoli dei secoli, quando chiameranno il tuo nome, io continuerò a voltarmi. E ricorderò la tua fanciullesca tenerezza, anche se tenti di nasconderla.
Intanto, siamo tu e io. Sotto il cielo azzurro di Monaco, ora che è finalmente estate.

*


Note incoerenti dell’autrice
Oh mamma. Sì, l’ho fatto di nuovo, non mi guardate così. Questo è decisamente l’upgrade di Honey quasi due anni dopo. Imparerò a scrivere decentemente in questo modo? Ai posteri (quindi voi tra altri due anni?) l’ardua sentenza.
A proposito della luce nasce come sorellina di Gold Dust <3 Inizialmente anche lei doveva essere guidata da una canzone di Tori (MADDAI?!), e in effetti così è stato, anche se in questo caso il testo non compare mai e anche il titolo è differente, fondamentalmente perché lo volevo più coerente allo stile della storia XD" La canzone, ovviamente, è China. Se anche voi siete tra quelli che si chiedevano che senso possa avere una canzone così noiosa, eccolo. Farmi scrivere una fic.
Comunque, in realtà questa doveva essere la terza sorellina, non la seconda. La seconda, ovviamente, doveva essere su Ed. Ma ho ancora un conto aperto con Heiderich da quando ho finito Levitico, e per puro caso (normalmente mangio i sassi, prima di entrare in un forum) ho visto il concorso doujinshi related, e così…
E’ stata Nacchan a suggerirmi Living Will, giusto perché l’angst non le piace proprio.
Ho cercato di rendere la storia il più possibile coerente alla dj, senza però copiarla in nessun passo. Ho scelto innanzi tutto di mantenerne la frammentarietà, che mi piaceva molto, e la caratterizzazione dei due personaggi. Con Heide è stato facile, mi piace molto l’accento che mette Idea sul suo lato istintivo e un po’ brutale. Inizialmente la consideravo una sua rielaborazione, ma poi mi è tornato in mente che nel film pure da malato non si fa nessun problema ad atterrare Ed con un cazzotto, quindi…XD"
Ed è la patata bollente, invece, perché come lo fa Idea lo prenderei a calci nel culo. Se ne sta sempre lì a piagnucolare, sempre; c’è Heide e vuole Al, c’è Al e vuole Heide, un giorno piangerà perché vuole fare la doccia e c’è solo la vasca. E’ un’interpretazione legittima, ma questo non mi esime dal pensare "Ma ripigliati". Questo pensiero si è trasferito in Heide xD e credo che, in senso tematico, sia l’unica vera aggiunta che ho fatto rispetto alla dj.
Concludo ringraziando Lucifer e la solita Nacchan per il supporto XD E mandandovi come sempre sul mio archivio (www.colored-pins.org/again), dove fondamentalmente posto il porno che non posso mettere qui XD"

Questo l'avevo scritto prima che uscissero i risultati del contest, che posto qui insieme ai bei bannerini. Grazie mille alle giudici e spero che anche voi mi facciate sapere che cosa ne pensate, che ci tengo molto >.< ...ora torno a scrivere Little Boxes, che il prossimo capitolo è su Heiderich, quindi siamo in tema xD

A PROPOSITO DELLA LUCE
DI’ CASKA LANGLEY
SECONDA CLASSIFICATA { TOTALE: 84/90 }

GIUDIZIO DÌ MY PRIDE

Ci sarebbero parecchie cose da dire, su questa storia.
Esattamente, infatti, non saprei nemmeno io da dove cominciare.
Sicuramente era una bella storia, anche se ho fatto un po’ di fatica con il pairing, visto che, quasi velatamente, si trattava in fin dei conti di un incesto.
Ammetto però che ho sempre considerato Alfons come un personaggio a sé stante, quindi per nulla imparentato con Edward nonostante sia “l’alter ego” -se così vogliamo chiamarlo- del giovane Alphonse.
Non hanno legami di sangue, quindi in un certo senso non era propriamente incestuosa, alla fin fine.
All’inizio sono rimasta un po’ sorpresa su come avevi deciso di impostare la storia, forse perché non mi sarei aspettata un’impaginazione quasi simile a quella che divide i “capitoli” della doujinshi da te scelta, “Living will”.
La caratterizzazione dei personaggi è quella che più mi ha fatta pensare: non troppo distanti né dall’originale né tanto meno dalla doujinshi, anche se forse quello che più mi è apparso OOC è stato Edward stesso e non Alfons.
Riguardo la grammatica, invece, a parte la parola “risposa” -che suppongo sarebbe dovuta essere un “riposa”, dato il contesto-, non mi è parso di trovare altri errori di battitura o sintassi.
La storia si è presentata davvero ben scritta e curata.
La coerenza tra doujinshi e citazione (“E’ in te l'illusione di ogni giorno. Giungi come la rugiada sulle corolle. Scavi l’orizzonte con la tua assenza. Eternamente in fuga come l’onda.”) -che, tra l’altro, si sarebbe potuta unire persino a “Metamorphose”- l’ho trovata davvero ottima e ben delineata, ma non è stato questo a rendere maggiormente apprezzabile la storia ma tutto il suo insieme.
Voglio però spendere qualche ultima parola per la fine, che è stata indubbiamente la cosa che mi ha colpita di più: lascia quasi un senso di quiete, certo, ma al tempo stesso quella spiacevole sensazione di un futuro incerto e per nulla sereno.
Una storia che mi ha colpita e appassionata, devo ammetterlo.
i complimenti te li meriti tutti.

Originalità: 9/10
Caratterizzazione dei personaggi: 9/10
Stile e lessico: 9/10
Coerenza della storia e aderenza alla doujinshi e alla citazione/frammento scelta: 9/10
Apprezzamento personale: 5/5

TOTALE: 41/45

GIUDIZIO DÌ VALERYA90
Ho una sola parola per definire la tua fic: Stupenda! Infatti, la tua fic mi è piaciuta davvero moltissimo. La trama era davvero coinvolgente (e con quel poco di angst che non guasta mai XD), i personaggi magnificamente caratterizzati, lo stile davvero ottimo e , inoltre, la fic era molto aderente sia rispetto a ” Living Will”, la doujinshi da cui hai tratto ispirazione, sia alla bellissima citazione di Neruda che hai scelto.Ho trovato davvero originale l' impostazione stilistica della fic a metà fra un trattato scientifico e un diario. Mi è piaciuta molto , soprattutto, l' apparente frammentarietà (apparente perchè, comunque, alla fine i vari “frammenti” della fic erano legati da un filo conduttore) che hai saputo dare alla fic tramite la forma stilistica che hai scelto. Anche la trama, seppur molto aderente alla doujinshi da cui hai tratto ispirazione , aveva molti elementi originali . Infatti, molte scene che hai narrato nella fic (come per esempio quella del biglietto che Ed vuole mandare ad Al tramite un piccione)non erano presenti nella doujinshi di Idea ma tu hai saputo renderle perfettamente coerenti con il resto della fic ricreando l' atmosfera che c' era anche in Living Will. Inoltre, non solo hai saputo interpretare perfettamente la citazione che hai scelto tra quelle che avevamo proposto per il contest ma hai basato la fic su altre due citazioni , che hanno il significato della citazione da te scelta e , insieme ad essa, hanno ispirato l' intera fic. Complimenti davvero!Ho trovato sia Edward che Alfons molto IC , non solo rispetto a Living Will, ma anche rispetto al film di FMA. Inoltre i personaggi con le loro emozioni e i loro sentimenti , mi sono sembrati anche molto vivi ( reali) e molto vicini a chi legge . Hai saputo caratterizzare entrambi perfettamente , grazie anche al bellissimo stile (specialmente grazie alle descrizioni) che hai usato .Lo stile, complesso e multiforme ma allo stesso tempo di facile lettura e comprensione, è la cosa che mi è piaciuta di più di questa fic . Hai saputo unire benissimo lo stile colloquiale , tipico dei dialoghi , lo stile descrittivo ,tipico del trattati scientifico, e lo stile poetico . Mi è piaciuta moltissimo anche l' idea di “frammentare” la fic , spezzando la narrazione in più frammenti in modo da far concentrare l' attenzione del lettore su un frammento per volta . Ma , alla fine, questa frammentazione è solo apparente dato che tutta la fic è incentrata su un determinato argomento : cioè sul complicato rapporto tra Edward e Alfons (almeno a parer mio) . Inoltre , il lessico si adattava perfettamente allo stile complesso che hai utilizzato e la grammatica ,a parte qualche imperfezione nella punteggiatura, era pressoché perfetta.Per quanto riguarda la coerenza della fic devo dire che , nonostante la frammentarietà , ho trovato la fic molto aderente e , inoltre, era molto aderente alla doujinshi da cui hai tratto ispirazione (cioè Living Will) sia per quanto riguarda le singole scene sia per i sentimenti e le emozioni che mi ha trasmesso ; cioè, sembrava quasi che la fic fosse stata scritta dalla stessa persona che ha scritto la doujinshi (ho provato le stesse cose sia leggendo a doujinshi di Idea che la tua fic) .Inoltre , almeno a parer mio, hai saputo , nono solo incentrare tutta la fic sulla frase che hai scelto , ma sei riuscita cogliere perfettamente il significato della citazione di Neruda .Inoltre, la frase rispecchia perfettamente cos' è Edward per Alfons , cosa che nella tua fic si capisce perfettamente . Bravissima .In conclusione: Nonostante la Heiderich x Edward non sia la mia coppia preferita, ho adorato questa fic . Specialmente ho amato lo stupendo stile in cui è stata scritta ma ho apprezzato molto anche la trama e la carattterizzazione dei personaggi. Complimenti , hai dimostrato di essere una scrittrice davvero molto brava ! Spero che , scriverai altri capolavori come questo ^^.

Originalità: 9,5/10
Caratterizzazione e IC dei personaggi :9/10
Stile di scrittura della fic : 10/10
Coerenza della storia e aderenza alla doujinshi e alla citazione/frammento scelta:9,5/10
Giudizio personale : 5/5

TOTALE: 43/45



  
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