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Autore: itsbrie    17/02/2010    5 recensioni
La sua vita sarebbe cambiata, ne era certa, e seppure non sapeva come, era pronta a vivere la sua sfida, quella per cui aveva lottato. Raggiunse la fermata del pullman con le mani già arrossate. Si guardò intorno, e vide da lontano, la sagoma del mezzo avvicinarsi lentamente. Sospirò. Non sarebbe stato facile, nessuno le aveva garantito nulla, ma di certo, non le interessava. Avrebbe impiegato ogni attimo della sua vita per combattere. Nei suoi occhi castani, regnava ora, solo la voglia di combattere, essere sé stessa.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutte! Ebbene si, sono ritornata, dopo un pò di tempo, ma ci sono.
Ritorno con una idea, forse non come quelle che ho di solito, ma pur sempre un'idea.
Questa volta però, ho deciso di arrivare fino in fondo, di concludere questa storia, perchè non so per quale motivo, ma mi sento già legata a questa vicena e ai personaggi.
Questa volta, si parte da zero, si
ricomincia da capo.
Sarà una storia che avrà di tutto, o forse niente.
Mi auguro solo che leggiate e che magari, mi facciate sapere, perchè le vostre opinioni sono il motore dell'azione.
Ed ho bisogno di voi :)
Aggiornerò una volta a settimana (spero vivamente di riuscirci) e la storia non sarà esageratamente lunga.
Spero davvero, con tutta me stessa di ricevere un minimo interessamento.
Detto questo, vi lascio alla storia!
Ah!
Il titolo (canzone dei Kings Of Leon) non ha molto a che vedere con la storia, cioè si, ma non vi spiego perchè, si capirà più avanti.
E vi dirò anche perchè proprio questa canzone. Per quanto riguarda questo primo capitolo è giusto una introduzione e dunque, spero di non annoiarvi!
Ringrazio Abigail (abigailw13) per avermi spronata a postare!
Un abbraccio affettuoso a tutte!
Lety.

I Jonas Brothers non mi appartengono. Ogni aspetto del loro carattere è frutto della mia fantasia.
I nuovi personaggi introdotti sono una mia creazione ed in quanto tali, mi appartengono.
La storia non ha alcuno scopo di lucro.
Buona Lettura!

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Vi racconterò di una ragazza, di quello che ha vissuto, di come la sua vita sia cambiata da quando, abbandonata la vecchia strada, ha deciso di incamminarsi su quella nuova.
Munita soltanto di forza di volontà e di vivere, cercherà in tutti i modi di combattere per sé stessa.
La sua vita si intreccerà in maniera inscindibile con quella di un ragazzo, che sarà per lei una svolta definitiva, quel cambiamento che aspettava da tanto.
Forse, le mie parole serviranno a poco, ma ci tenevo.
Dopotutto è sempre una storia.

Avete presente una delle scene iniziali del cartone animato “Anastasia”?
Ma si,quando  lei, ormai cresciuta, abbandona l’orfanotrofio, seguita da quella vecchia bisbetica che le blatera dietro di averle trovato lavoro nella pescheria in fondo la strada.
Ecco, se vi siete fatti più o meno una idea della scena, torniamo sui nostri passi.
Laetitia si tirò su dal naso, rabbrividendo appena il suo piede fu finalmente fuori da quel posto maledetto. Non che avesse odiato l’orfanotrofio di Suora Evelina, per carità, ma non riusciva più a sopportare la puzza di carne avariata o pesce marcio che aleggiava nei corridoi, oppure quegli orripilanti poster che campeggiavano sulle pareti terribilmente intonacate di quel posto.
Per fortuna, le suore erano delle maniache della pulizia, e perlomeno, l’orfanotrofio brillava sempre di Mastro Lindo, malgrado i suoi terribili odori.
Laetitia posizionò di fianco a lei la pesante valigia e lo scatolone colmo di cianfrusaglie per sistemarsi il cappellino in lana bordeaux che dominava la sua chiama ribelle.
Non avrebbe mai creduto di poter lasciare quel posto, specie ora, che aveva 19 anni, e riteneva vana ogni speranza di farsi una vita propria fuori da quelle mura.
Nonostante ciò, per un momento, voltandosi verso l’edificio, una lacrima raggiunse le sue labbra.
Sorrise al pensiero dei mille ricordi.
Ma non desiderava nulla di più, voleva soltanto iniziare una nuova vita, sui suoi passi, costruendo con le proprie mani, un futuro limpido e sereno.
O almeno, questo era quello che si augurava.
<< Abbi cura di te. >> disse suora Evelina, che la raggiunse a piccoli passi.
Le sarebbe mancato quel “piccolo barilotto” dalle guance arrossate e dall’aria sempre affannata e indaffarata.
<< Si, lo farò. >> rispose la ragazza sorridendo. << La ringrazio per tutto. >>
Gli occhi della suora si fecero tutto d’un tratto lucidi. Fece cenno a Laetitia di avvicinarsi a lei, e disse a bassa voce << Ho lasciato la tua stanza a Ludovic. E in più, ti ho messo qualcosa da mangiare nello scatolone. Ora và! O farai tardi! >>
Il tono di voce della superiora si fece alto nelle ultime frasi.
La ragazza sorrise e mimò un altro grazie con le labbra.
Prese la sua roba e si avviò verso il cancello, che simboleggiava ormai, il definitivo abbandono.
Poi, delle voci confuse arrivarono al suo orecchio.
Si voltò ancora, e l’intero orfanotrofio la raggiunse correndo.
<< ASPETTA! >> urlò la piccola Ludovic. << Aspetta, non ti abbiamo dato questa.. >>
La bambina le porse una bambola di pezza, con gli occhi castani ed i capelli del medesimo colore.
<< Si chiama come te. >> aggiunse la bambina.
<< L’abbiamo preparata per tutta la settimana. >> precisò il piccolo Edward.
<< Non dimenticarti di noi! >> esclamarono tutti insieme.
Gli occhi di Laetitia di riempirono di lacrime, che le rigarono goffamente il volto.
<< Non lo farò mai, ve lo giuro. >> fece un altro passo e disse << Vi scriverò ogni settimana! Vi voglio bene! >>
I bambini annuirono, seppure dai loro sguardi, era evidente la tristezza, che li avrebbe accompagnati forse sempre.
Perché quei bambini non avevano né una mamma, né un papà.
E in loro, l’unica certezza che poteva apparire sincera, era quella che forse anche loro un giorno, avrebbero avuto una vita normale, che avrebbe donato loro una famiglia.
Era questa, l’unica cosa che desideravano.
Ed anche Laetitia ci sperava.
La sua vita sarebbe cambiata, ne era certa, e seppure non sapeva come, era pronta a vivere la sua sfida, quella per cui aveva lottato.
Raggiunse la fermata del pullman con le mani già arrossate.
Si guardò intorno, e vide da lontano, la sagoma del mezzo avvicinarsi lentamente.
Sospirò.
Non sarebbe stato facile, nessuno le aveva garantito nulla, ma di certo, non le interessava.
Avrebbe impiegato ogni attimo della sua vita per combattere.
Nei suoi occhi castani, regnava ora, solo la voglia di combattere, essere sé stessa.
Forse vincere.
Forse perdere.
Forse..
Ma soprattutto vivere.

   
 
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