Fanfic su artisti musicali > Beatles
Ricorda la storia  |      
Autore: Andry Black    19/02/2010    12 recensioni
Voi tutti conoscete (credo) la leggenda di PID(Paul is Dead)....ma sapevate che c'è anche un JIA? e un GID?? ...e che Ringo vede la gente morta? Strane rivelazioni verranno fatte al concerto di Paul di settembre (ovunque lo faccia e in qualsiasi data lo faccia u.u),quindi se non riuscite ad aspettare per così tanto,vi conviene leggere questa fic...terribilmente assurda e orribilmente demente(io vi ho avvertiti...) su,su leggete!non vi ho incuriosito?!?Temo di no(...oltre che nei titoli,sono una frana anche nelle presentazioni,io...xD)
Genere: Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ringo…Vede la gente morta !

 

(data imprecisata) Settembre 2010, Italia (Napoli o Verona, a scelta vostra)

 

Una folla immensa di persone con maglie, cartelli e striscioni inneggianti ai Beatles (e a Paul McCartney in particolare) stava sotto al palco in attesa che il concerto del famoso musicista Liverpooliano avesse inizio. Mancava pochissimo all’ora fatidica e ormai quasi tutti gli strumenti erano stati portati sul palco, le prove per i microfoni erano state fatte e ognuno era al proprio posto; Paul McCartney, dietro al palco, aspettava solo un segnale dal tecnico delle luci per fare il suo ingresso trionfale; il segnale venne dato e Paul, sorridendo, salì sul palco con le mani in alto; la folla lo accolse con grida eccitate; il musicista imbracciò il suo tradizionale basso e diede il tempo agli altri musicisti che lo avrebbero accompagnato nella performance

«One,Two,Tree,Four!» e.....

Con uno scoppio ogni luce nei dintorni si spense e tra gli strumenti l’unico suono che si sentiva ancora era quello della batteria.

Paul si guardò un po’ intorno, a disagio…era un blackout, quello?!?

La folla rumoreggiò più forte che mai, delusa, mentre Paul sperava che le luci tornassero presto….o che qualcuno venisse a salvarlo da quell’imprevisto, dato che non sapeva cosa fare; guardò un po’ le facce incuriosite dei suoi fan: gli dispiaceva deluderli, ma non sapeva proprio cosa fare.

Guardò i fan, i fan guardarono lui.

Continuava a guardare i fan, i fan continuavano a riguardare lui.

Ri-continuava a……e basta!!

 

D’un tratto, salì sul palco un uomo bassetto con un grande naso, sopra al quale portava un paio di occhiali da sole, anche se era notte.

Paul si chiese, come ogni volta che gli capitava di vederlo, come riuscisse a vedere di notte con quegli occhiali, ma, come ogni volta, non disse niente e si limitò a guardare l’amico che si avvicinava a lui, salutando gli spettatori con un gesto della mano.

«Che ci fai qui?», chiese Paul al nuovo venuto.

«Si sono decisi!», rispose l’altro, che ormai avrete capito essere Ringo Starr

«Davvero?!», esclamò Paul, che pareva davvero molto sorpreso e, stranamente, eccitato, «Hanno deciso di farlo proprio ora?»

«Sì, il blackout è stata un’idea di…ehm…», rispose Ringo, lanciando uno sguardo perplesso al pubblico, poi si avvicinò all’orecchio di Paul per finire la frase

«…Ma rimarranno traumatizzati!», disse Paul indicando il pubblico, che non si stava perdendo una parola del loro scambio di battute, «Ci pensi? Loro credono ancora che siano morti!»

Paul guardò l’amico con gli occhi spalancati, come per dar più peso alle sue parole, ma vedendo che esse comunque non sortivano l’effetto sperato, aggiunse:

«Se qualcuno per la sorpresa si sente male daranno la colpa a me e mi faranno sborsare non so quanti soldi!»

Ringo guardò Paul e sorrise

«Cos’è questa faccia da scemo, ora?»

«Niente!», rispose l’ex-batterista dei Beatles, in tono nostalgico, «è solo che è bello scoprire che certe cose non cambiano mai! Sei ancora tirchio come quando ti ho conosciuto, Paulie!»

McCartney si imbronciò un po’, ma non rispose

«Comunque ci penso io a loro…», disse Ringo, lanciando uno sguardo alla folla che ancora li osservava confusa.

«No,no,no,no,no!», iniziò a dire Paul,allarmato,«Non esiste proprio. Non rovineranno il mio ultimo concerto italiano!»

«E dai Paul!», esclamò Ringo,«Hai detto di voler fare qualcosa di eclatante prima di uscire dalle scene,no?»

Paul non rispose, ma iniziò a guardarlo male

«…Questo sarebbe eclatante!»,

Paul distolse lo sguardo da Ringo, ma continuava ad essere molto, molto serio

«Allora posso? posso?? posso???»

“La luce non è ancora tornata… tanto vale far contento Rings!”, pensò Paul sospirando leggermente seccato, quindi indicò con le braccia il pubblico, come a dire “prego, sono tutti tuoi” e Ringo lo ricambiò con un gran sorrisone.

«Conosci l’Italiano?», chiese Paul, notando che l’amico si stava avvicinando al microfono

«No, ma sembra che loro conoscano l’inglese, a giudicare dall’attenzione con cui ci ascoltavano!», rispose Ringo, poi più forte, rivolgendosi al pubblico, «Ciao a tutti, io sono Ringo Starr…»

Dalla folla provennero delle grida isteriche e il nome di Ringo cominciò a sostituire quello di Paul nelle acclamazioni e nei coretti da stadio che alcune persone stavano facendo

«Mi sa che mi conoscono!», disse Ringo a Paul, che iniziò ad annuire.

«Amici di Paul, carissimi», disse il batterista,«Devo confessarvi un segreto. Un segreto shockante…. Un segreto  che farà storcere più di un naso…un segreto dal quale non si può tornare indietro…un segreto che…»

«Ringo?», disse Paul, cercando di disincantare l’amico

«Oh sì, scusate…», disse Ringo, «dicevo che io...vedo la gente morta!»

Metà della folla iniziò a borbottare tra sé, mentre l’altra metà rise del tono in cui Ringo aveva detto “vedo la gente morta” (sembrava il protagonista di un certo film…!), mentre Paul si era portato una mano a coprire gli occhi.

«Ma anche voi la vedete, eh!», si affrettò ad aggiungere Ringo, notando le varie reazioni, «O almeno ne vedrete due tra un po’…»

La luce non tornava e Paul iniziò a fare considerazioni sul futuro: il suo unico sollievo era che comunque quello sarebbe stato il suo ultimo concerto visto che “aveva deciso di andare in pensione”.

“sì, come no…”, aveva risposto sua figlia Stella quando, così parlando, glielo aveva accennato, ma stavolta era la verità.

Paul voleva veramente andare in pensione (anche se nessuno gli credeva) e probabilmente stavolta (volente o nolente) ci sarebbe riuscito dato che, dopo questa sceneggiata, dubitava che qualcuno tra i suoi fan avrebbe pagato per vedere un altro dei suoi concerti…!

Paul si voltò ad osservare il pubblico e stranamente la maggior parte delle persone non era scocciata, né sembrava intenzionata ad andarsene infuriata…

 

Paul...PID(Paul is Dead)

 

«Vi racconterò come l’ho scoperto», disse Ringo, rivolgendosi al pubblico che lo ascoltava silenzioso e concentrato, «Era il 1981 e io e George stavamo appena realizzando di essere gli ultimi due beatles ancora vivi, quando… »

«Non è vero, ero – sono – vivo anche io!», disse Paul, in tono scoraggiato, come se fosse l’ennesima volta che cercava di convincere Ringo su quell’argomento. Ringo lo ignorò.

«Quindi ci trovammo a Central Park, come ogni anno per convincere la gente della morte di Paul. Dovete sapere che da quando Paul è morto…»

«Ma sono vivoooo!!!!!», cantilenò Paul, cercando di fare entrare questo semplice concetto in testa a Ringo.

«Zitto finto Paul!», lo zittì Ringo e Paul, offeso, diede le spalle al batterista, ignorandolo e cercando di convergere l’attenzione del pubblico su di lui, ma tutti erano troppo curiosi di sentire che cosa aveva da dire di tanto interessante Ringo, quindi Paul, che non era affatto abituato ad essere ignorato, si limitò ad incrociare le braccia e a guardare male Ringo per tutto il tempo del racconto, «Dicevo, dovete sapere che da quando Paul è morto, per l’anniversario della sua morte io John e George ci ritrovavamo a Central Park per convincere più gente possibile della morte di Paul…anche se puntualmente nessuno ci credeva»

«E ci credo! Mica tutti sono tonti come voi tre!», brontolò Paul.

«Avremmo voluto evitare di parlarne nelle canzoni», continuò a spiegare Ringo, ignorando il bassista, «quindi pochi giorni dopo la sua morte andammo a Central Park per dirlo a tutti, ma nessuno ci credette e John ebbe l’idea di parlarne nelle canzoni, ma poi spuntò quello – ed indicò Paul – e la gente ci avrebbe presi per idioti se avessimo scritto delle canzoni che dicevano “Paul, ci hai lasciato troppo presto, ci manchi” eccetera…»

«Perché lo siete, idioti!» , si intromise Paul

«quindi John ebbe l’idea degli indizi ed io e George fummo subito d’accordo.», spiegò Ringo

«Ecco Qui,Quo e Qua!», commentò Paul, sempre indignato

«Con gli indizi, effettivamente, un po’ di gente la convincevamo», disse Ringo sorridente

«E questo porta a chiedersi: “ma di che si fa la gente che era – e che è – nostra fan?!”», domandò Paul più a se stesso che ad altri, visto che nessuno lo stava a sentire

«Però era sempre più difficile trovare ispirazioni per canzoni che dovevano contenere indizi sulla morte del nostro Paul, così decidemmo che ogni anno, per l’anniversario della morte di Paul - quello vero - , ci saremmo trovati a Central Park per trovare ispirazione…per esempio lì conoscemmo Eleanor Rigby, una barbona che ci fu utile, poi, per parlare di Father McKanzie, quello che celebrò il funerale di Paul!»

«Ehi! Ma quella è addirittura una mia canzone!!», protestò Paul

«Insomma, poi tutti ci consigliarono di far suonare questo qui – e indicò di nuovo Paul – al posto del nostro Paul e noi acconsentimmo dato che, comunque, aveva iniziato a seguirci come un ombra ovunque andassimo e a parlare e comportarsi come il vero Paul…»

«Forse perché io SONO il vero Paul?!?», urlò Paul, più che mai esasperato

«Ma John proprio non lo sopportava perché nessuno mai avrebbe potuto sostituire il suo migliore amico nel suo cuore», continuò a raccontare Ringo,assumendo un tono melodrammatico, «e infondo, infondo anche per me e per George quella situazione era diventata insostenibile, quindi litigammo e i Beatles si sciolsero»

«Sì, sì…deve essere stato proprio per quello che ci siamo divisi!», commentò sarcastico Paul.

«Comunque, anche se ci eravamo sciolti, per l’anniversario della sua morte continuammo a vederci, anche se di indizi nelle canzoni ne scrivevamo sempre meno…anche perché John a un certo punto decise che non ne poteva più degli indizi, che lui voleva scrivere canzoni serie, quindi decise di darci un taglio scrivendo “Those freaks was right when they said you was dead”…e più chiaro di così!!!»

«Cosa ho fatto di male nella vita per meritarmi tutto questo?!?», si chiese Paul, scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo.

«Ma, incredibilmente, la maggior parte dei fan continuava a non crederci…», spiegò Ringo

«Già, proprio incredibile…», commentò Paul

«…quindi rinunciammo a mettere indizi in canzoni o roba simile», continuò Ringo, «Ma, come vi dicevo, continuammo a incontrarci ogni anno, lo stesso giorno a Central Park»

Ringo smise di parlare per qualche secondo per vedere le reazioni del pubblico, ma tutti i presenti (eccetto Paul, che aveva un’espressione omicida) sembravano molto confusi…

«Quindi nel 1981, per forza dell’abitudine, io e George ci ritrovammo a Central Park ad aspettare l’arrivo di John…ovviamente sapevamo che era morto, quindi non eravamo molto fiduciosi, ma sapevamo che il nostro amico non avrebbe mai potuto deludere il vero Paul, non ricordandolo nell’anniversario della sua scomparsa…», disse Ringo, poi in tono nostalgico aggiunse «Il nostro caro, vecchio e VERO Paul…! »

«Aaaaaa!!!!», fece Paul esasperato

«Non state a sentire questo qui», disse portandosi una mano alla bocca per “non farsi sentire da Paul”(…ovviamente, visto che parlava al microfono, fu inutile.) «Lui non assomiglia per niente al vero Paul McCartney!»

«Ma se hai detto poco fa che sono rimasto proprio come quando mi hai conosciuto!», esclamò Paul

«Perché ti hanno insegnato bene!», rispose Ringo, finalmente prestando attenzione al bassista

«Ah, già!», disse Paul sarcastico, «Dimenticavo che ho anche ricevuto lezioni di “Paulitudine”!»

«Visto?!?L’ha ammesso!!!», esclamò Ringo saltellando sul posto e indicando  Paul

«Insomma, Ringo, vuoi parlare di… “ehm,ehm”…o no ?!?», chiese Paul, riportandolo alla realtà.

«Ah giusto!», esclamò Ringo, «Insomma, come potete capire, io e George eravamo abituati a vedere i fantasmi, visto che quello di Paul ci chiamava almeno una volta ogni due mesi, quando andava bene…»

«Non.Sono.Un.Fantasma.», ripeté per l’ennesima volta Paul, sull’orlo di una crisi di nervi

«Infatti non parlavo di te!», rispose Ringo,«Parlavo del vero Paul!tu sei solo un sosia, ricordatelo!»

«Ah,giusto!», rispose Paul sarcastico, «Aspetta che me lo segno…»

Stava iniziando a pensare che forse era meglio se lo assecondava, prendendola con filosofia…anche perché se, invece, avesse iniziato a farsi prendere dal nervoso, era sicuro che prima o poi si sarebbe ritrovato ad ucciderlo e questo non è carino nei confronti di un così caro e vecchio amico(anche se il “caro e vecchio amico” in questione sa essere snervante!)

«…ma non eravamo assolutamente preparati a quello che stavamo per vedere», raccontò Ringo, «Da una stradina laterale, infatti, comparve un uomo biondo occhialuto…stranamente da solo!»

Il pubblico iniziò a borbottare il nome di John Lennon, non sapendo se credere o meno alla storia assurda di Ringo, ma poi ogni dubbio fu risolto quando una figura castano chiara (ma senza occhiali), salì sul palco.

 

 

John...JIA(John is Alive)

 

«E l’uomo biondo occhialuto - un po’ meno occhialuto - E’ QUIIIIIII!!!!!», iniziò ad urlare il nuovo venuto, poi iniziò ad abbracciarsi da solo saltellando e a dire «Sono così felice di rivedermi!!!!»

«John!», protestò Ringo, «Non avevo ancora finito di spiegare loro come stanno le cose…»

«Ma loro non vedevano l’ora di vedermi!!!», disse John, saltellando alcune ragazze in prima fila, che lo guardavano come se fosse stato un fantasma (e in effetti, probabilmente, era la cosa più simile a un fantasma che avessero mai visto, dato che l’uomo che stava loro davanti per il mondo era morto da 30 lunghi anni), «Vi sono mancato, tesorucci??»

Quelle, per tutta risposta, sgranarono gli occhi, iniziarono a strillare e poi svennero.

«John!», lo rimproverò Paul, «Non mi fare sentir male il pubblico, che poi non vengono a vedermi la prossima volta!»

«aahh…Paulie, Paulie!», Disse John abbracciando l’amico ( o il sosia dell’amico, a seconda dei punti di vista!), «Non essere geloso solo perché io sono più giovane di te!»

Sorpreso da questa affermazione il bassista cercò di guardare meglio l’esuberante nuovo arrivato, nonostante l’oscurità in cui li aveva immersi il blackout e in effetti l’uomo sembrava non dimostrare più di 24-25 anni…

«John, ma…», chiese sentendosi un po’ idiota, «Perché sembri spuntato fuori dal 1965?»

John, però, non lo stava ascoltando (decisamente quella non era giornata per Paul!), perché  aveva iniziato a fare una specie di danza indiana della pioggia intorno all’ex “beatle bello”, urlando e cantando:

«Sono più bello di teeee! Sono più bello di teeee! Sono più bello di teeeeeeee!!!»

Paul, infastidito, cercò di ignorarlo senza successo; nel frattempo Ringo riprese il suo racconto:

«Insomma, l’uomo che comparve a Central Park quel giorno del 1981, da quella stradina laterale, era John Lennon in persona!», continuò a raccontare Ringo, «Ma io e George abituati a questo qui – e indicò Paul, che si risentì, con un Ehi!”- pensammo fosse un suo sosia, quindi decidemmo di rapirlo e costringerlo a dire la verità prima che fosse troppo tardi»

Ringo fece una pausa ad effetto, mentre tutto il pubblico lo stava a sentire con il fiato sospeso (beh, a dire il vero, non proprio tutto il pubblico, dato che un folto gruppetto di ragazze aveva appena deciso di cimentarsi in uno sport che era molto popolare negli anni ’60 e che era chiamato “Arrampichiamoci sul palco e assaliamo il beatle giovane e bello”); John, nel frattempo, pensando che un paio di quelle avrebbe anche potute farsele, ma che tutte insieme erano troppe (e alcune neppure troppo carine, anzi, erano proprio racchie), prima si nascose dietro a Paul, poi decise che era meglio usarlo come “scudo umano”… Tanto era vecchio! …che aveva da perdere?

«Quindi», continuò Ringo, «Io e George rapimmo John e lo portammo nella casa del finto Paul in scozia, pensando che per stanare un finto-John non c’era niente di meglio che un finto-Paul!»

Paul avrebbe tanto voluto protestare, ma proprio in quel momento era un tantino occupato, visto che John lo teneva per le spalle a mo’ di scudo, mentre la più brutta e la più racchia delle “scalatrici di palchi” girava loro intorno come una leonessa che osserva la sua preda e valuta il momento più adatto per attaccare.

«Paul, io ho paura.», lo informò John

«Paul, appena vide John vivo e vegeto, divenne pallidissimo e poi svenne», spiegò Ringo, «dovete capire che lui non era abituato a vedere finti-beatle…oltre a quello che ogni giorno era riflesso nel suo specchio!»

Oltre alla racchia, riuscirono a raggiungere il palco altre due ragazze un po’ più carine che si apprestavano ad affiancare la prima, quindi John spinse Paul verso quella più brutta.

«Torno tra un’oretta, ok? », disse prendendo a braccetto le altre due, « Forse due…»

Paul,per tutta risposta, lo prese per un’orecchio e chiese alle tre ragazze se, gentilmente, potevano tornare sotto al palco e in cambio promise loro di farle entrare nel suo camerino, una volta finito il “Concerto” (se ancora di concerto si poteva parlare…)

«Una volta che Paul si fu ripreso dallo shock», continuò a narrare imperterrito Ringo, « io e George gli chiedemmo di verificare per noi che lui fosse davvero il nostro John…inizialmente non voleva farlo, ma poi si lasciò convincere e ci disse che, senza ombra di dubbio, quello era il John Lennon che conoscevamo»

« Già », si intromise Paul, « E come poteva non esserlo? Guardatelo: è identico!»

«Non statelo a sentire: adesso si vergogna perché è timido», disse Ringo e qualcuno sghignazzò, «Ma in realtà fece a John un test molto serio per stabilire che lui era quello vero!»

Paul, esasperato (come era stato sin dall’arrivo di Ringo), alzò gli occhi al cielo, ma non rispose.

«Volete sapere come fece?», chiese Ringo al publicò, che borbottò qualcosa che avrebbe dovuto essere un “sì”, o almeno così il batterista dedusse, «Che ne dici, John?  diamo loro una prova?»

«Signorsì, signore!», rispose John portandosi una mano alla fronte, da bravo soldatino.

«Paul gli chiese (testuali parole): “Come ti chiami?”», disse Ringo, imitando il bassista

«John Winston Lennon», rispose diligentemente John, fingendo di premere un pulsante come se fosse stato il concorrente di un gioco a quiz in tv

« E dove sei nato, Winnie”?» John fulminò Ringo con lo sguardo ed emise un rumore tra i denti che assomigliava pericolosamente a un ringhio, quindi il beatle cambiò la formulazione della domanda, « “Dove sei nato, John?” »

«Liverpool»

«”Che giorno?”»

«9 ottobre»

«”Anno?”»

«1940»

«“Come si chiamava tua madre?”»

«Julia»

«”La tua prima moglie?”»

«Cynthia»

« “Tua zia?”»

«Mimi»

«il tuo criceto?», John lanciò un’occhiataccia a Ringo, che disse «Ah no, questa me la sono inventata. Scusate.»

«Dicevo, “quattro per quattro”?»

«Sedici»

« “La misura del girovita di una formica?”»

«Sicuramente maggiore del tuo cervello»

« “L’amore della tua vita?”»

«Tu, tu e solo tu!», rispose John, guardando Ringo con gli occhi luccicanti e con il tono squillante di una dodicenne innamorata…poi divenne dubbioso e, avvicinandosi a Ringo, chiese «Dovevo far finta che tu fossi Paul, giusto?»

A questo punto tra il pubblico qualcuno iniziò a gridare “E’ davvero John Lennon!” e in generale tutti si convinsero che Ringo non aveva mentito.

«Ehi! Perché quando do questa risposta tutti si convincono che io sono davvero io?!?», chiese John, ma tutti lo ignorarono

«E quindi, dato che John Lennon è morto, ma che è anche qui davanti a voi e che voi lo state vedendo», concluse Ringo, «Se ne deduce che anche voi, come me, vediate la gente morta.»

Il pubblico iniziò a mormorare e la maggior parte delle ragazze a strillare.

« Ancora una cosa, però, non mi spiego », disse Paul a Ringo, continuando a guardare John  «Perché lui è più giovane e bello di me e io no?!?»

«Ah, questo è per via di George…», rispose John come se stesse parlando del tempo, poi iniziando ad urlare in direzione del retro del palco, disse: «Georgie??? C’è Paulie qui che chiede di te!!!»

John aveva chiamato George. Significava che anche George, esattamente come John, era vivo e che sarebbe salito su quel palco? Il pubblico era in subbuglio e tutti non vedevano l’ora di rivedere George Harrison, dopo tanti anni dalla sua scomparsa. Inoltre se fosse salito sul palco anche George i fab4 sarebbero stati di nuovo uniti, per la prima volta da quando….da tanto, troppo tempo!

Il cuore di ogni presente aveva iniziato a battere più rapidamente che mai; tutti trattennero il fiato quando si udirono i primi passi di qualcuno che si avvicinava; e, finalmente, dal retro del palco spuntò…………………………….Dhani Harrison.

Dal pubblico si levò un boato di disapprovazione.

«Ve lo avevo detto!», disse il nuovo arrivato agli altri tre.

 

George...GID( George is Dhani)

 

«Ciao, Dhani, come stai? », chiese Paul, avvicinandosi a lui per salutarlo.

Il bassista gli tese la mano, ma il nuovo venuto che, come John, non dimostrava di certo più di 25 anni, non gliela strinse, limitandosi a guardarla serio, poi alzò gli occhi ad incrociare quelli dell’ex-bel beatle.

«Volete prenderlo a calci voi, o posso farlo io?», chiese truce rivolto agli altri due, pur continuando a fissare negli occhi Paul.

No, decisamente non è serata”, pensò il bassista, al quale se fosse stato un personaggio di un manga sarebbero spuntate almeno 50 goccioline sulla testa.

«Che ho detto di male, adesso?», chiese scoraggiato

«Paul, idiota, mi conosci da….vediamo…più di 50 anni?», disse mentre Paul lo guardava confuso, « COME FAI A NON RICONOSCERMI?!?»

Paul ancora lo guardava confuso. Come faceva a conoscerlo da 50 anni, che Dhani era nato solo nel ’78 ?!?

«Paul, lui è George!!!», urlò qualcuno tra il pubblico, che era arrivato a quella semplice conclusione molto prima del bassista.

A Paul ci volle un po’ prima di capire quello che il gentile pubblico gli aveva suggerito, incamerarlo e rielaborarlo e quando, finalmente ebbe finito (gli altri beatles nel frattempo erano andati a prendersi un the con i biscotti), ne rimase sconvolto:

«Ehi!», esclamò indignato, «Perché qui sono tutti più giovani di me?!?»

«Eh Paulie, Paulie!», disse John, prendendolo sotto braccio, «E’ la vita: prima sei il più bello tra i beatle e poi ti ritrovi ad essere soltanto un nonnetto rincoglionito! »

«Non sono rincoglionito, io!», protestò Paul

«Dai, Paul!», disse Ringo, «Io sono sempre più vecchio e meno carino di te!»

Paul guardò il vecchio amico che aveva appena cercato di consolarlo e, inspiegabilmente, si sentì ancor più scoraggiato di prima.

«mmmm», fece, come uno che è afflitto da un insopportabile mal di pancia, mentre John aveva ripreso la sua danza indiana intorno a lui (“Siamo più belli di teee, siamo più belli di teee!!!”), stavolta trascinandosi dietro anche George, che pareva non averne nessuna voglia.

«Quello che non capisco ancora», chiese di nuovo, dopo un po’,«E’ perché vi ostinate a dimostrare non più di 25 anni, se davvero siete i veri John e George!»

«Ma come, Paulie, non ti fidi più neppure di me??», chiese John smettendo di girare intorno all’amico come uno scemo, per fargli gli occhi dolci, « Io ti amo tanto, non potrei mai mentirti!!»

«Sì, sì, John», lo liquidò Paul, «So che tu sei quello vero, ma George?chi me lo garantisce.»

«Sono George.», disse semplicemente il diretto interessato, «Quello vero.»

«Ah beh, se lo dici tu…!», disse Paul sarcastico.

«Ehm, Paul… se vuoi ti spieghiamo come John e George sono tornati giovani», si intromise Ringo, «Ma tu devi prometterci che non impazzirai e che manterrai un certo contegno…»

«Ehi, ma per chi mi hai preso? Non sono mica una delle nostre vecchie fan urlanti…!»

«Ok…allora mi fido,eh!», disse Ringo dubbioso e Paul annuì

 «Allora…», iniziò a raccontare Ringo e John fece un verso seccato come chi non ha voglia di stare a sentire una lunga e noiosa storia, «era un bel pomeriggio di maggio, i ciliegi erano in fiore…»

«Ma purtroppo le ciliegie non erano ancora mature», si intromise George

«…gli uccellini cantavano allegramente…»

«Perché avevano trovato un modo per non farsi catturare», lo interruppe nuovamente George

«Assassino di animali!», lo apostrofò Paul, guardandolo male. George fece finta di non sentire.

«…il sole splendeva», continuò Ringo, «e nel cielo non si vedeva neppure una nuvola, le rose erano appena sbocciate e nell’aria si sentiva il dolce profumo della primavera…»

«…E George, affamato come sempre, decise di farsi un beverone di tutto ciò che trovava in casa, così inventò l’elisir di lunga giovinezza», concluse coinciso John, che era stanco del racconto, che si stava facendo eccessivamente lungo, e moriva dalla voglia di andare a “pullulare” con alcune delle ragazze che aveva adocchiato tra il pubblico di Paul.

«L’ “elisir di lunga giovinezza”?!?», chiese Paul shockato, « e perché non lo avete dato anche a me?»

«Vedi, all’inizio George non avrebbe voluto far sapere che aveva l’elisir di lunga giovinezza», spiegò Ringo, «perché non voleva che se ne appropriasse gente antipatica…»

«…Come gli uomini delle tasse!», aggiunse George,serio.

«Già. Quindi non poteva farlo provare a una persona qualunque», continuò Ringo, «Così lo diede a John, dato che lui tecnicamente, per il mondo era morto, quindi nessuno si sarebbe accorto che era cambiato,eccetto i parenti stretti!»

«Oh…», fece Paul, che stava iniziando a capire qualcosa di tutta quella storia assurda…«Però anche George è ringiovanito!»

«Perché quando lo ha bevuto lui non sapeva quali effetti avrebbe avuto!», spiegò Ringo, «E infatti, poi, dovette inscenare la sua morte.»

«E fare finta di essere Dhani, ogni volta che andava da qualche parte!», aggiunse John, ridendo.

«Sì, quello è stato divertente», commentò George, «Nessuno ha mai sospettato niente!»

«A me non è riuscito di fare lo stesso con Julian», disse John come se, di nuovo, stesse parlando del tempo, «Ma era passato così tanto tempo dalla mia “presunta morte”, che nessuno ha mai sospettato che io potessi essere John Lennon tornato giovane…»

«Anche perché sarebbe stato così assurdo…!», commentò George

Paul, nel frattempo, era caduto in una sorta di trans, durante la quale non aveva fatto altro che fissare l’aspetto da venticinquenni (belli giovani e forti) di George e John. “Senza ombra di dubbio”, pensò, “Quelli sono George e John. E senza ombra di dubbio non hanno l’aspetto di ultrasessantenni, come dovrebbe essere…ne consegue che hanno fatto (o bevuto) qualcosa grazie al quale sono tornati giovani e belli.Ma se davvero è merito di una bevanda “georgesca” portentosa, io….

«DEVO AVERLA!!!!!!!», urlò assalendo George, «Dammi la bevanda…l’elisir dell’eterna giovinezza!!!!»

George ripresosi dallo shock dell’essere assalito da un Paul vecchietto, disse:

«Sì, io e John abbiamo deciso di dire la verità a tutti perché non abbiamo più soldi e volevamo rimettere insieme i Beatles», ammise George, «Quindi tu e Ringo ci servite giovani, belli e forti!»

«Come sarebbe a dire che non avete più soldi?!», chiese Paul allarmato, come temendo che un’effetto collaterale  dell’elisir dell’eterna giovinezza sarebbe stato un repentino impoverimento.

«Sì, beh…tecnicamente siamo morti», spiegò John, «Quindi i nostri soldi sono passati a Yoko, Olivia e ai nostri figli…»

«E noi li amiamo tutti, eh», si affrettò ad aggiungere George, «Amiamo ancora Livy e Yoko, però…» (“Cough,cough…Georgie, parla solo per te e per Olivia!” N.d.A)

«…Però riteniamo che ormai siamo troppo giovani per loro.», concluse John, adocchiando un’ulteriore ragazza tra il pubblico (“una ragazza che si chiamava Andry Black e che era destinata a diventare l’amore della sua vita”….ehm, scusate ma questo ci stava bene :P)

«E poi ci sono ancora così tante canzoni che io e John vorremmo scrivere…!»

«…E stare nei Beatles è il metodo più rapido per rimorchiare»

«Allora torniamo insieme?», chiese Ringo, felice

«», rispose John

«Se voi siete d’accordo…»

«Sì,sì!», disse subito Paul, che ormai aveva un solo pensiero per la testa, «DAMMI L’ELISIR!!!»

«L’ho lasciato nel tuo camerino», gli disse George, poi, rinvolgendosi anche a Ringo, aggiunse «Venite!»

Gli spettatori,  ormai, erano sconcertati. Una buona parte del pubblico femminile era svenuto, l’altra metà strillava, mentre un folto gruppetto di ragazze si aggirava giusto sotto al palco, cercando di attirare l’attenzione di John che, devo dire, si lasciava distrarre da loro molto facilmente (“soprattutto,come ho detto prima, da una certa ragazza che STRANAMENTE si chiamava Andry…..”)

Quando gli altri tre beatles tornarono, erano tutti giovanissimi come ai tempi in cui erano in vetta alle classifiche di tutto il mondo, e appena li videro tutti e quattro insieme, anche le ragazze che prima non erano svenute, ebbero un tracollo. Ormai, tra quelli che appena era salito Ringo sul palco se ne erano andati, pensando che il batterista li stesse portando in giro e quelli che erano svenuti per lo shock, rimanevano in piedi 3 gatti e mezzo, ma uno di questi gatti, riuscì a chiedere a John:

«Come mai ti sei finto morto nel 1980?»

«Ah, mi domandavo perché nessuno me lo avesse ancora chiesto!», disse John, «l’idea mi è venuta quando ho scoperto che in giro per il mondo c’è gente che crede che Elvis sia ancora vivo e abbia inscenato la sua morte; allora ho pensato “Se lo ha fatto lui,perché non posso farlo io?!?” infondo il motivo per farlo lo avevo visto che…………»

 

A quel punto il blackout che aveva immerso tutto nell’oscurità finì, la luce tornò e visto che nessuno si era preoccupato di staccare chitarre e basso dagli amplificatori,questi cominciarono a stridere in un modo terribile, tanto da coprire la risposta che John stava dando.

 

«Eh, sarebbe piaciuto anche a me», commentò quello che aveva posto la domanda, «…che cosa strana!»

«Ah, ora capisco!», disse Paul che stava ascoltando l’amico, «In effetti mi ero sempre chiesto perché ti stesse inseguendo…»

«Eh sì», concordò George, «E’ molto interessante.»

«Che cosa ha detto che non ho sentito?», chiese Ringo che trovandosi vicino a uno dei suddetti amplificatori non aveva capito niente, ma tutti lo ignorarono, perché John nel frattempo aveva imbracciato una chitarra e disse:

«Che ne dite di fare “A day in the Life”?»

Gli altri, entusiasti, acconsentirono e così ebbe luogo il primo concerto dei Fab4 a 40 anni di distanza dal loro scioglimento (mentre quasi tutti i presenti erano svenuti, per lo shock)

 

I read the news today oh boy
About a lucky man who made the grade
And though the news was rather sad
Well I just had to laugh
I saw the photograph
He blew his mind out in a car
He didn't notice that the lights had changed
A crowd of people stood and stared
They'd seen his face before
Nobody was really sure
If he was from the House of Lords.
I saw a film today oh boy
The English Army had just won the war
A crowd of people turned away
but I just had to look
Having read the book
I'd love to turn you on


Woke up, fell out of bed,
Dragged a comb across my head
Found my way downstairs and drank a cup,
And looking up I noticed I was late.
Found my coat and grabbed my hat
Made the bus in seconds flat
Found my way upstairs and had a smoke,
and Somebody spoke and I went into a dream


I read the news today oh boy
Four thousand holes in Blackburn, Lancashire
And though the holes were rather small
They had to count them all
Now they know how many holes it takes to fill the Albert Hall.
I'd love to turn you on.

 

----

 

Ciao a tutte! O mio Dio che fiction idiota che è saltata fuori!

...Stavo facendo il bagno(e chi se ne frega,direte voi….non posso darvi torto u.u) mentre pensavo alla leggenda del PID e ho pensato che Ringhino è l’unico dei Beatles che si può dire che è SICURAMENTE vivo (povero Paul!...ma con tutta la gente che gliela gufa,scommetto che camperà fino a 120 anni e passa u.u)

Poi ho pensato che la maggior parte delle leggende riguardanti i grandi della musica dicono che loro sono ancora vivi in qualche isoletta del pacifico, ma che hanno inscenato la loro morte per varie ragioni (in genere perché non ne potevano più dei fan assillanti), mentre per i Beatles è l’incontrario...ma PERCHE’, povero Paul?!?

...neanche di John hanno mai detto che ha inscenato la morte (anche se come morte si prestava bene: Chapman avrebbe potuto colpirlo solo di striscio e John,portato all’ospedale avrebbe potuto essere stato salvato, ma aver chiesto di rendere pubblica la notizia che era morto, perché voleva starsene in pace con la sua adorata(brrr…non riesco a  credere di averlo scritto) Yoko!

..Così è saltata fuori questa fiction che definirla demente è un eufemismo….

E’ divisa in parti,ognuna con un proprio titoletto perché inizialmente l’idea era di scriverla a capitoli(e ogni capitolo avrebbe dovuto essere dedicato a un certo beatle:prima Ringo,poi Paul,poi John,poi George…), ma poi i “capitoli” mi sono venuti troppo corti e non ne valeva la pena di allungarla…però i titoli mi piacevano(una volta tanto che mi viene l’idea per titoli decenti!!),quindi li ho lasciati…

Va beh, spero che vi sia piaciuta (anche se è parecchio deficiente…)!

 

Commentate (vi pregoooo!)  :)

 

Un bacione, Andry B.
   
 
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: Andry Black