[19
Febbraio]
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Gli accennati sprazzi d’alba sembravano rifiutare
la notte – scorrendogli addosso come una pioggia
rivitalizzante.
Sanji aspirò una boccata di fumo,
appoggiandosi alla balaustra della nave insonnolita; amava quel momento
del
giorno, in cui mare e cielo sembravano in attesa di qualcosa.
Lo faceva sentire vivo.
Cominciò a canticchiare un’antica canzone di
marinai – l’ultima volta che l’aveva
sentita era sulla nave, prima del
naufragio – e sospirò: ovviamente, mai che quelli
fossero svegli a bersi quegli
spettacoli.
«First comes the blue-fish a-wagging his tail, he come up on
the deck and yells: "All hands make sail!”*» mormorò, muovendosi
verso la camera, poi appoggiò una spalla alla porta e
inclinò il capo su una spalla. Anche nel sonno, riusciva
chiaramente a intravedere lembi di personalità che
filtravano attraverso la pelle: Rufy borbottava qualcosa sul cibo
– ovviamente –stringendo il lungo naso di Usopp;
Chopper se ne stava ben raggomitolato al sicuro, mentre Franky russava
scalciando le coperte.
Il suo sguardo si spostò qualche passo più in
là, dove lo stupido Marimo
giaceva
immobile, con la Wādo Ichimonji stretta in una mano.
Quel dannato spadaccino che, in qualche modo,
insisteva a cambiargli la vita.
Con uno sbuffo di autocommiserazione si
spostò, inciampando inevitabilmente sulle solite
cianfrusaglie di Usopp «Cazzo…»
sibilò, girandosi di scatto;
fortunatamente nessuno aveva un sonno tanto leggero da svegliarsi con
un
semplice – ad esempio – bombardamento.
«Bah, come i bambini… bisogna sempre
sistemare la camera disseminata di giocattoli»
grugnì, uscendo nuovamente
all’esterno.
Come spesso gli accadeva in quei rari istanti
di silenzio, il pensiero di Zeff e degli altri al Baratie gli
scivolò nella
mente con nostalgia, e si ritrovò a pensare al giorno in cui
quella banda di
psicotici era entrata nella sua vita.
«Yaaawn, oi cuoco che diavolo ci fai ancora
sveglio?» La voce del Marimo lo raggiunse sorprendentemente,
facendogli venire
un colpo.
«Ancora?
Guarda che mi sono appena svegliato!»
Sbottò, preso alla sprovvista.
«Mmh» mugugnò quello, passandosi una
mano tra
i capelli scarmigliati. «E perché?»
Sanji sospirò, alzando gli occhi al cielo
«Perché non sono uno sfaticato come te,
idiota… e comunque, tu come hai fatto svegliarti?
Di solito dobbiamo mandarti Rufy a saltellarti addosso»
ghignò il cuoco,
gettando la sigaretta in mare.
Zoro agitò la bottiglia di vetro che aveva in
mano «Sete…» spiegò
semplicemente, con la solita mono-espressione, prima di
appoggiarsi a caso sulla balaustra.
Quell’idiota quasi non si reggeva in piedi e
aveva dormito appena dodici ore,
pensò Sanji con una smorfia disgustata, prima di adocchiare
nuovamente la
bottiglia come se fosse la prima volta «Aspetta un momento
Marimo, come diavolo hai fatto ad aprire
il frigo?! C’è una combinazione!»
Sbottò,
aggredendolo.
Zoro sbadigliò nuovamente, poi batté le
palpebre probabilmente per mettere in moto il cervello «Come
sarebbe a dire? Ho
inserito il codice, no?» Replicò, con una
semplicità disarmante.
«Il codice lo sappiamo solo io, Nami-chan e
Robin-swan!» Ribatté il biondo, con la mezza idea
di scaraventarlo in mare.
Quando si diceva ‘cominciare bene la
giornata’.
Lo spadaccino bevve una lunga sorsata
d’acqua, poi scrollò il capo «Non
dovresti stressarti di prima mattina,
cuocastro. E comunque ci sono arrivato da solo! Mica sono
stupido!» Grugnì,
quasi offeso da tanta sicurezza.
Sanji lo squadrò, come a decidersi se dargli
dell’imbecille e ricominciare la solita solfa o lasciare
perdere; alla fine
sospirò, buttando le braccia penzoloni dalla fiancata
«Lasciamo perdere, oggi
non ho voglia…» borbottò, mentre
quell’altro lo ignorava placidamente.
Passarono quale istante, miracolosamente in
silenzio, a guardare il sole prendere il suo posto nel cielo e
l’aria sottile
alzarsi a colmare le vele di vento.
«Cuoco, la pianti?» Se ne uscì
all’improvviso
Zoro, mentre Sanji lo fissava perplesso «Non ho mosso un
muscolo, Marimo».
Quell’altro incrociò le braccia e gli
spedì
un’occhiata «Beh, non pensare!
Mi fai
venire il mal di testa a quest’ora!»
In quanto a logica, migliorava di giorno in
giorno.
«Sei un idiota, lo sai vero?» bofonchiò,
accendendosi una nuova sigaretta e aspirando la prima boccata.
Zoro scrollò il capo «Le tue vibrazioni sono
estremamente fastidiose» annunciò serio, mentre
Sanji cercava con tutto se
stesso di non ridergli in faccia; era quasi meglio pensare che fosse
sonnambulo.
«Marimo, perché non dici semplicemente che ti
rompe vedermi così preoccupato?» Fece,
apparentemente disinteressato Sanji,
mentre aspirava un’altra boccata di fumo.
Zoro si spostò dalla balaustra, grattandosi
la testa «Ma non è vero, sopracciglio a spirale,
mi basta tornare a dormire
così non ti vedo. Semplice»
borbottò
scazzato Zoro, anche se sapeva benissimo che per colpa di quello
stupido cuoco
pervertito non avrebbe probabilmente chiuso occhio. E tutto quello solo
perché
lui doveva svegliarsi all’alba per
pensare.
Nonostante tutto, si avviò verso la stanza
maledicendolo – con un diavolo per capello già
prima che sorgesse il sole.
Sanji scrollò il capo chiedendosi cosa avesse
fatto di male per meritarsi un simile compagno di viaggio, poi
grugnì «Sai, a
volte potresti comportarti come una persona normale
e chiederle le cose…» buttò
lì, spegnendo la sigaretta e dandogli le spalle.
Lo spadaccino si limitò a grugnire un «Va al
diavolo» per poi sbadigliare e augurargli un molto puntuale
‘buonanotte’.
Tutto quell’amorevole interessamento lo
commuoveva quasi, pensò Sanji mentre lanciava
un’ultima occhiata al mare e si
sgranchiva. Peccato che un gorilla non ammaestrato avrebbe fatto di
meglio.
Zoro si buttò su letto,
appoggiando la testa
sulle mani incrociate con un sospiro, sobbalzando all’arrivo
a dir poco
precipitoso del cuoco nevrotico, che si buttò letteralmente
tra le coperte del
letto affiancato al suo.
«Che diav-»
«Non una parola, Testa D’alga» lo
avvertì lui
zittendolo, prima di tirarsi le coperte fino al mento. «Siete
un branco di
fastidiosi vecchiacci» sbottò.
Lo spadaccino ghignò, limitandosi a guardare
il soffitto «Non dovevi fare
l’uomo indaffarato?»
«Non rompere» sibilò per risposta,
dandogli
le spalle.
«Dillo che ti annoiavi da solo» ribatté
Zoro,
mandandogli un calcio.
Per qualche secondo, Sanji cominciò a
borbottare insulti a mezza voce tipo mantra al quale Zoro non si dava
manco la
pena di rispondere.
«Oi,
cuoco rompipalle…» sussurrò dopo un
po’, richiamando in vita l’altro che stava
quasi per assopirsi. «Stai ancora pensando?»
Gli domandò, girandosi a fissarlo – o meglio, a
fissargli la schiena.
Sanji ghignò, ovviamente non visto, e
bofonchiò«Ho smesso, così non danneggio
i tuoi poveri neuroni lessati, Marimo».
«Bene» mormorò Zoro, mentre appoggiava
la
testa sul braccio ripiegato. «Ricordatela, la storia delle
onde, quando ti
salta in mente di rifarlo…» fece, prima di
riaddormentarsi.
N/A
Chiedo perdono per le note striminzite, ma
sono di frettissima. Questa fiction è scritta sempre per il
progetto, con un
altro prompt scemo =P
Spero vi diverta! ♥