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Autore: Leo    19/02/2010    2 recensioni
"E continuo tuttora ad andare incontro ad ogni sorta di naufragio o di altre rivoluzioni, mentre la custodia e la camicia sono ormai nascoste dal coltello, che ogni sera si ricorda di me, e io me ne scordo la mattina con le mie chiavi da cercare e quelle basi da far reagire."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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…e quando già fummo amanti la sua mano mi accarezzò sul viso, mentre, premendo su un occhio con quella sua delicatezza, io arrossivo di sangue e vergogna. Poi tornava a raschiare amorevolmente sul torace, passando le unghie tra la carne e le costole, e aspettava che l’acido iniettato nel cranio facesse il suo effetto come si deve.

Sorrisi anch’io mentre, con un morso dolcemente deciso, mi sentivo la lingua sempre più corta, e dimenticavo di avere anch’io un coltello nascosto tra una custodia e una camicia bianca.

E come lei mi chiese, cominciai a violentarla con tutto l’amore che posso ogni giorno sentendo che prima o poi anche le sue costole avrebbero ceduto.

E fui il più debole, e delicatamente aprii lo sterno mentre con degli amici perfettamente sconosciuti parlavamo di morte in sua assenza.

E quando ci guardò dentro esitò, scrutando quell’organo pulsante nascosto tra i polmoni e un pieno di pensieri, che marcendo inesorabilmente colavano tra le mie dita. Forse aveva paura della carne.

E un musicista, e un imprenditore, e un macellaio mi distrassero coi loro discorsi, mentre caricavano i loro fucili educatamente a salve, e un quarto vestito di nero era stato isolato, perché pieno di tritolo.

Mi voltai di nuovo, al rumore di gambe chiuse, nonostante il mio petto fosse rimasto aperto, e cominciasse lentamente a sanguinare. La paura per la carne tende a creare paura per il sangue.

E prima di richiuderlo per evitare che la mia risata mi uccidesse, decisi di impiccarmi con una corda di violino stretta intorno al cuore.

E continuo tuttora ad andare incontro ad ogni sorta di naufragio o di altre rivoluzioni, mentre la custodia e la camicia sono ormai nascoste dal coltello, che ogni sera si ricorda di me, e io me ne scordo la mattina con le mie chiavi da cercare e quelle basi da far reagire.

E ogni notte perdo un respiro e sorrido soddisfatto, quando sento suonare, con un archetto fatto di capelli profumati d’antico, una violino in lontananza…

 

 

Non che il senso non ce l’abbia, solo che è mio, e quindi tutti voi potete dargli il senso che volete

  
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