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Autore: Persychan    19/02/2010    5 recensioni
"Roma sorride: avere la casa vuota è quasi un
avvenimento per lui. È felice che, però sia evento raro.
Le ama e li ama in modo diverso, ma non potrebbe fare a meno di nessuno
di loro."
[Impero Romano][Germania Magna][OC!Province Romane]
Genere: Generale, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Antica Grecia, Antica Roma, Antico Egitto, Germania Magna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: All'ombra dell'Impero - Riflessioni nel tablinum
Personaggi/Pairings: Impero Romano, Germania Magna, OC!Grecia Antica, OC!Egitto Antico, OC!Popoli Italici, OC!Gallia, OC!Iberici, OC!Anatolia, OC!Dacia. Impero Romano/Tutti, accennati: OC!Gallia/OC!Iberici, OC!Anatolia/OC!Grecia Antica/OC!Egitto Antico
Rating: Verde
Riassunto: "Roma sorride: avere la casa vuota è quasi un avvenimento per lui. È felice che, però sia evento raro.
Le ama e li ama in modo diverso, ma non potrebbe fare a meno di nessuno di loro."

Note: - Non betata.
- Non credo avrà seguiti/spin-off o simili, ma spero vi piaccia. Se qualcuno fosse interessato a riutilizzare i personaggi non si faccia problemi, semplicemente me lo dica e metta i crediti! ^^






Riflessioni nel tablinum


[Le tende che delimitano il tablinum frusciano al vento, oltre un goccia di pioggia mattutina cade nella cisterna dell'impluvium.
C'è silenzio.
Roma sposta qualche pila di fogli, firma un paio di documenti e si stiracchia.
C'è silenzio. Strano.
Germania è su una sedia poco distante, legge qualcosa. Roma spera non sia una delle canzoni di Gallia. Germania non è arrossito, può stare tranquillo.
C'è silenzio e questo non è semplicemente strano, è impossibile - per quanto Hellas sia capace in meno di tre frasi di dichiarare l'impossibilità dell'impossibile.
Poi ricorda: le sue bellissime donne sono andate a nonricordapiùquale cerimonia e Anatolia si è dichiarato disponibile - sotto minaccia - ad accompagnarle. Dacia sarà da qualche parte per la domus.
Roma sorride: avere la casa vuota è quasi un avvenimento per lui. È felice che, però sia evento raro.]



Le ama e li ama in modo diverso, ma non potrebbe fare a meno di nessuno di loro.

C'è Esperia che sorride, che distratta fa cadere le cose, che non conosce le arti, che cucina per lui perché no, i servi non sanno preparare le focacce come gli piacciono, che piange aggrappata al suo braccio, che è la stessa che per prima è al suo fianco in battaglia, che combatte con i denti stretti e il profumo dei boschi nei capelli, che stringe il pugnale tra le mani mentre affonda nella gola del nemico e che, con gli occhi dorati nel buio, lo conduce in quei luoghi dove la sua amata civiltà non è un fuoco troppo lontano e la luna è l'unica guida. C'è lei che, fedele come un cane al padrone e feroce come una lupa contro l'usurpatore, ha accettato di essere solo una matrona, la devota sposa che aspetta il suo ritorno.

[Passi risuonano nell'atrio. Qualcuno accelera il passo, quasi inciampa e riprende il ritmo.
La tenda viene scostata.
"Mio sposo siamo tornati, sapessi come è stata bella la cerimonia...oh ma sei al lavoro, non volevo disturbarti, mi dispiace. Vuoi per caso che ti porti una coppa di vino, un pezzo di focaccia o magari un di quei pomi che Anatolia ha portato? E lo stesso vale anche per te Germ - "
Incespica nella stoffa, tocca un vaso che traballa e per poco non cade.]


C'è Gallia che vive la vita come se le dovesse essere strappata da un momento all'altro, che ama la guerra e il vino, che ride e piange allo stesso tempo perchè fare solo una delle due non è abbastanza, che dice battute oscene e che possiede una voce capace di far piangere gli dei dell'Averno; lei che impugna la spada in una mano e stringe la gola del nemico nell'altra, che ama la lingua e i costumi romani ma che venera solo Toutatis, che gli strappa baci roventi per poi stringersi soltanto alla sua eterna compagna e che non lo tradirà perchè altrimenti non saprebbe con chi divertirsi. C'è lei che, con i suoi capelli biondi mal tagliati e il torque al collo, gli obbedirà senza mai abbassare lo sguardo.

[Un braccio ricoperto di cicatrici e bracciali di metallo l'afferra. Qualcuno dietro ride.
Un odore di ferro e pelle arriva alle narici.
"Eh, sei sempre la solita Esperia. Eh, tutta colpa di questa stola che ti fa inciampare e che nasconde un sacco di cose interessanti."
I braccialetti tintinnano. Una daga viene estratta.
"Culo D'Oro che ne dici di un po' di ginnastica, non orizzontale sfortunatamente, giusto per levarmi di dosso la puzza di carne che brucia. Eh, ovviamente la proposta vale anche per te o Cugino Dai Lunghi Capelli."]



C'è Iberia che fa altro che ridere, che potrebbe strappare il cuore ad un uomo ma che preferisce dormire al suo fianco quando il sole si fa troppo caldo anche per loro, che ha le spalle più grandi delle sue e gli occhi più belli che abbia mai visto, che sa far chiedere pietà a Gallia a suon di solletico, che bacia lei e lui come se fosse l'unica cosa giusta e che accetta tutto senza perdere il sorriso perchè in fondo si può sistemare. É quella che scende per prima di battaglia, che sa uccidere senza pietà, che calpesta il nemico e che piange sulla tomba di ciascuno dei suoi uomini, che ha il fuoco che le brucia nelle vene, ma che appare come cenere. C'è lei che non ha paura di morire perchè alla fine è solo una questione di punti di vista.

[Qualcuno ride ancora e un braccio stringe il fianco di Gallia.
"Lascia un po' in pace il povero Roma, ogni tanto anche lui dovrà riposarsi. Il fatto che tu abbia la resistenza di un piccolo esercito non è applicabile a tutti. Non a me per esempio."
Sbadiglia.
Sistema una ciocca nella treccia e stringe un po' il laccio
Sbadiglia di nuovo.
Gallia viene trascinata via. Esperia si ritira.]


C'è Britannia che lo ascolta solo se la chiama Albione, che conosce i segreti dei morti, che legge le stelle e ne sa prevedere i movimenti, che è fiera e fa come vuole, che venere tre dee in una e un dio multiforme, che sa farlo cadere in ginocchio con uno sguardo e comandare i cieli con uno schiocco di dita, che ha gli occhi verdi come le sue colline, che corre senza mai fermarsi nei boschi, che non ha ombre né asperità pur essendo oscura come il destino degli uomini e che è bellissima, ma che non sa amare. C'è lei perchè lo vuole, ha fatto una scelta, e perchè, talvolta, il vento soffia troppo forte se si è da soli.

[Una brezza sottile dal profumo dolciastro di erbe e menta spira nella stanza.
Non entra nessuno.
Da un angolo un'ombra si stacca, percorre il pavimento riccamente mosaicato e si struscia contro la sua gamba come un gatto.
É un saluto.
Roma risponde con un gesto del capo e un flebile "Bentornata".
Di lontano risuonano dei passi.]


C'è Hellas che è la Prima, la più difficile e esaltante, che conosce il gusto del buon vino, che parla come se conoscesse tutte le cose pur dicendo di non comprenderne nessuna, che ha calcolato le forme perfette e che venera dei imperfetti, che possiede un Dio sfrenato, che sa creare, che è filosofa e guerriera, che è silenziosa e sempre presente, che è parte di lui così nel profondo da essere inscindibile. Lei che è l'esempio, che ha governato sul più grande degli imperi - più di lui - insieme a quello che era un barbaro e che è diventato un greco e che ha conquistato lui senza un esercito. C'è lei che è la Pizia, che conosce il futuro - che raccoglierà la sua corona - e che per questo tace.

[Non se ne accorge, quasi. Arriva in silenzio.
Sposta la tenda con delicatezza, le dita perfettamente curate e lo chitone che avvolge la sua figura priva di difetti.
Parla.
"Se hai bisogno di aiuto per l'orazione di domani sai dove trovarmi."
Logica. Aspetta la risposta.
Lui annuisce.
"Lo so. Grazie."
Efficiente se ne va: ha altre cose da fare.]



C'è Anatolia che fa battute strampalate, che ripete continuamente che ci deve essere una specie di regola a lui sconosciuta perchè, a quanto pare, per essere un impero devi averlo tra le tue provincie, che veste di mille colori, che è l'unico che sopporta Hellas quando si mette a riesumare i vecchi aneddoti su Alessandro, li conoscono ormai a memoria, che porta la spada quasi per sbaglio ma che sa usarla, che preferirebbe coltivare invece di combattere, che piega la testa al suo signore ma soltanto a lui, che commercia, che non finge e semplicemente parla, che le ama e, in qualche modo, ama anche lui e che ha le mani callose di chi stringe l'aratro. C'è lui che non è guerriero, ma che per suo ordine lo diventerebbe.

[Un ticchettio contro la parete. La tenda non viene spostata, ma non ce n'è bisogno.
"Vedi di non farla arrabbiare o deprimere perchè se ricomincia a parlarmi delle grandi imprese dei suoi vecchi capi giuro che vado a farmi prendere come ostaggio da Persia. No, forse questo è un po' esagerato, ma non sottilizziamo."
Roma sogghigna: quella è una minaccia che non sarà mai portata a compimento.
"Vedrò di non farlo."
Ora è lui a ridacchiare.
"Non sei molto credibile se lo dici ridendo."]


C'è Egitto che è ricoperta d'oro, che ricorda tempi troppo antichi per essere tramandati, che cammina con la morte accanto e l'acqua a bagnarle i piedi, che vive nel deserto e non ha mai sete, che scrive, che costruisce raggiungendo gli dei, che ha conosciuto un'epoca di un solo dio, che ammalia tra tende di lino, che è calda sotto il sole, che gli bacia la fronte perchè è giovane, così estremamente giovane, che stringe la carne dei cadaveri tra bende bianchissime e che lo omaggia con mille nomi e doni, ma che non sarà mai veramente sua. C'è lei che gli appartiene come il riflesso del sole sulle acque del Nilo appartiene al bambino che tenta di catturarlo.

[Un sandalo delicato dalla fibbia dorata fa capolino da dietro la tenda. La figura accanto continua a ridacchiare.
Un lieve spiraglio viene aperto e si scorge pelle scura e occhi color dell'ebano.
E ancora silenzio.
Poi un lieve scintillare dorato.
"Che la vostra sia una giornata fausta."
Una coppia di passi gemelli abbandona l'atrium.]



C'è Dacia che è piccolo, sottile tra le sue dita e ha paura di fargli del male anche se in realtà è più probabile il contrario, che combatte, inganna e finge pur di rimanere libero, che tira con l'arco come Apollo e vive tra i boschi come Diana, che è falso eppure candido, che dice di odiarlo eppure trema tra le sue dita e geme, che gli obbedisce, che si ribella, che non conosce la paura, che ha i capelli rossi e le lama sporca dello stesso colore, che lo minaccia di morte e gli punta il coltello alla gola, che mangia pane e miele dandogliene sempre un pezzetto, che è feroce e che è una sfida. C'è lui che non si arrenderà mai e che eppure non scocca mai la freccia contro la sua schiena.

[È un rumore secco e il dardo si pianta in profondità nel legno del tavolo.
Germania neppure alza lo sguardo.
Non è un errore, non sbaglierebbe mai un tiro così semplice, è semplicemente un gesto.
Le tende non sono neppure state sfiorate: la freccia è passata attraverso il sottile spazio tra una e l'altra.
Ritorna il silenzio.
"La prossima volta"
Roma sorride e risponde.
"Anch'io sono felice di vederti."
Nessun'altro rumore. Si è allontanato.]



C'è Germania che è semplicemente se stesso, che è pudico, che dove portare di peso alle terme, che non ama il vino e il sole, che arrossisce e si arrabbia, che forgia spade e gioielli degni di Vulcano, che è bello e vorrebbe scolpirlo nel marmo per averlo sempre davanti, che è il suo unico avversario, che combatte senza cambiare espressione mentre attorno le urla cedono il passo al silenzio, che alza gli occhi al cielo alle battute delle cugina Gallia, che gli lascia passare una mano tra i suoi capelli, che quando fa idiozie sbuffa e afferma di non volerne sapere niente salvo poi farsi sempre coinvolgere, che lo sopporta e che è lì. C'è lui che non sa sorridere, ma che gli proteggerà sempre le spalle - che lo tradirà.

[Rimette i documenti sul tavolo coprendo il segno lasciato da Dacia.
Si alza e percorre la stanza.
Appoggia una mano sulla spalla di Germania.
Germania alza lo sguardo dalla pergamena e lo guarda.
"Che ne dici se andiamo alle terme?"
"No."
La tenda viene scostata per l'ultima volta. Le sue dita sono strette attorno al polso di Germania e lo trascinano.
Le terme li stanno aspettando.]

[Non gli importa quello che vede Hellas, per ora, però, lui e loro sono al suo fianco. ]








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Note random:
Domus romana alias la villa: potete trovare una piacevole descrizione e mappa qui. Comunque il Tablinum è una sorta di studio i cui lati però sono chiusi non da muri da da tende, l'Atrium è ovviamente l'atrio d'ingresso.
Note su Esperia. Il suo nome è l'antico, dato dai Greci, alla penisola italica e significa "terra della sera". Il paragone con la lupa non credo abbia bisogno di spiegazioni e, nella mia mente, è la madre dei due fratelli Italiani.
La stola è la veste lunga fino ai piedi - e non aderente come la tunica greca - tipica delle matrone romane.
Note su Gallia. Nelle descrizioni date dai romani delle popolazioni galliche queste vengono dette valorose in guerra, bellicose e amanti del bere e del canto, Gallia ne è un perfetto esempio.
Toutatis è un dio del phaeton gallico, lo si può paragonare a Marte.
Il torque qui
Gallia e Iberia si amano perchè io ho bisogno di shojo-ai con il tempo le due popolazioni finirono per mischiarsi e non era fatto strano, anche in epoca romana, trovare in territori gallici tribù che non ne condividevano nè l'aspetto né i costumi poichè di origine iberica.
Note su Iberia. E' una gigantessa gentile e dal bell'aspetto. La amo. Nulla di particolare da aggiungere.
Note su Britannia. Il nome Britannia fu dato dai romani, prima di allora l'isola maggiore (Cioè l'attuale Gran Bretagna) era conosciuta come Albione. É un druido, e sì esistevano druidi donne sebbene non fossero la normalità.
Il phaeton celtico/britannico è alquanto confuso e ricco, comunque le due divinità nominate sono una Dea triforme (senza nome, chiamata dai romani Matronae) e un dio di nome Lug che aveva "poteri" decisamente ampi. Ah, e le conoscenze astronomiche di questi popoli erano così evolute da stupire anche i romani.
Note su Hellas. Hellas è ovviamente Grecia antica (Alias la mamma di quel fustacchione gattofilo e dormiglione) ed è una profetessa, una studiosa e una guerriera. Il dio sfrenato a cui faccio riferimento è Dioniso al cui confronto il corrispettivo Bacco romano è un agnellino astemio.
Sulla conquisa delle Grecia esiste una frase che rende bene il loro rapporto: "Roma ha conquistato la Grecia, la Grecia ha conquistato Roma" questo principalmente perchè la cultura ellenica ebbe un'importanza straordinaria nell'evolversi di quella romana.
Note su Anatolia. Il territorio dell'Anatolia sarà conquistato prima dall'Impero Persiano, poi da quello Alessandrino e infine da quello Romano. In epoca più tarda diventerà anche il cuore dell'Impero Ottomano.
Note su Egitto. La conquista dell'Egitto avvenne principalmente per potersi appropriare delle sue immense quantità di grano (nella fic simboleggiate dall'oro). Tutti i riferimenti all'acqua e simili sottintendo ovviamente il fiume Nilo.
Note su Dacia. Le guerre per la conquista della Dacia furono tra le più dure sopportate dall'impero Romano soprattutto perchè le popolazioni si ribellarono più volte e addirittura gli stessi regnanti degli stati vassalli che inizialmente esistevano, prima di essere sostituiti dalla provincia della Dacia, finsero per ben due volte di accettare il giogo romano per poi attaccarli di sorpresa. Nei brani dell'epoca le popolazioni del territorio sono descritte con i capelli rossi e gli occhi blu *A*
Note su Germania. L'autore di Hetalia nella scheda del personaggio dice espressamente che Germania un tempo ha coperto le spalle a Roma per poi esserne il carnefice.


I commenti sono amore ♥ e anche il mio carburante quindi più sono e più scrivo!
   
 
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