... Per colei che ha già intravisto questa storia e che la ha attesa con pazienza ...
Quindici anni.
<< Ci assomigliamo … Non puoi farmene una colpa, papà >>.
Quando aveva incontrato per la prima volta quei due ragazzini, di certo
non aveva nemmeno immaginato quanto sarebbero entrati nella sua vita,
quanto le avrebbero donato, in maniera simile e differente e quanto di
lei si sarebbero presi, con gesti lievi o con atteggiamenti bruschi. Ma in Bill
qual lato oscuro e difficile del suo carattere era mitigato dalla
dolcezza spesso palesata che era appartenuta, in maniera ancora
più evidente, anche ad un altro ragazzo che lei ricordava fin
troppo bene, fin nei minimi particolari, e comunque quella parte oscura
non era mai riservata a sua madre.
Lo sguardo di Nic mutava repentino, passando da lui a loro figlio. Bill, gli occhi sgranati alle spalle della madre, si riscosse.
Era stato lui a portarla al cimitero dopo anni, a dire addio a Bill,
finalmente, a permetterle di ricominciare a vivere e quella notte,
sì, era stata lei ad andare a casa del ragazzo, lottando con
sé stessa, con i fantasmi che in quella casa erano racchiusi,
con gli echi dolorosi delle risate e dei singhiozzi che rimbombavano
tra quelle pareti.
- … Come … Come cazzo si permette di dirmi una cosa del genere? Come … Può?!? Io … -.
Spero sia all' altezza delle Tue aspettative.
Grazie per essermi stata SEMPRE accanto durante la "nascita" e la
"crescita" di "Die", per avermi incoraggiata, spronata, sostenuta.
Per avermi fatta sentire in grado di donare qualcosa a qualcuno, a Te.
Lunghi capelli corvini.
Due occhi di un intenso caldo color nocciola affettuosamente puntati su di lei.
Occhi che parlavano di complicità, rispetto, fiducia … Amore.
Amore completamente ricambiato dai suoi occhi blu intenso.
Nic non riusciva a distogliere lo sguardo d lui, completamente rapita, come le era capitato infinite volte.
<< Bill! Possibile che tu debba sempre voler fare tutto di testa tua? Senza mai ascoltarmi? >>.
La voce di Tom.
Imperiosa, quasi insofferente.
Il sorriso sulle labbra di Bill si fece più ampio e Nic scosse la testa senza riuscire a trattenere un sorriso.
Sapeva che questo avrebbe irritato il chitarrista, che sembrava già sul punto di perdere le staffe.
Ma Bill fece qualcosa, qualcosa che sebbene non gli fosse mai stato
esplicitamente chiaro lui sapeva inconsciamente saper fare e quale
potere avesse.
Spostò gli occhi dal volto sul quale, fino a quel momento si era specchiato e rivolse quel sorriso direttamente a Tom.
- … Dritto in fondo al cuore … -.
Lui sussultò impercettibilmente davanti a quegli occhi
così maledettamente identici ai propri, ancora di più
adesso, privi di artifizi, così puliti e trasparenti.
Non era una accusa strillata, ma una semplice, pacata verità.
Nic sbuffò.
Suo figlio aveva ragione e lei ne era fiera.
Orgogliosa che assomigliasse a Tom.
Ma questo implicava una dose di autolesionismo non indifferente, che
lei aveva scoperto di avere e di aver affinato nel corso degli anni.
Molti anni …
Forse non troppi, forse non abbastanza , ma di certo intensi, difficili e gratificanti.
Ma era stata lei a donarsi a loro e non se ne era mai pentita, nemmeno per un solo attimo.
Non aveva immaginato, quando i suoi anni erano gli stessi che aveva
adesso suo figlio, che un giorno si sarebbe trovata in quella
situazione.
Con il suo ragazzo davanti e accanto a lei Tom …
Tom padre, Tom compagno di vita, una vita in due, una vita che in quel preciso istante non navigava in acque serene.
Certo, non era stato semplice dividere la vita con lui …
Non lo era stato mai.
Avevano un passato troppo grande ed importante per entrambi, alle
spalle, ed un futuro sempre in bilico davanti, avevano due caratteri
forti e fragili allo stesso tempo, orgogliosi sempre, chiunque dei due
cedeva dopo un litigio, lo faceva forzando quell’ orgoglio che li dilaniava, dopo
una difficile lotta con sé stesso …
Questo non significava che non si amassero, solo …
Non era semplice.
Non lo sarebbe stato mai, lei lo sapeva …
Ma ultimamente le cose sembravano essere precipitate ulteriormente, Tom era …
Particolarmente duro, spesso scostante, a volte assente …
In particolar modo con Bill.
Ma anche con lei …
Lei che aveva fatto i conti con la testardaggine che apparteneva,
indiscriminatamente a tutti i Kaulitz, suo figlio compreso.
<< Papà, che cosa c’è di male nel desiderio di farcela da solo? >>.
<< C’è che è stupido e da irresponsabile, da parte mia, se te lo permettessi! >>.
Stava urlando.
Cercò di mitigarsi.
<< Sono
un produttore, Bill, e sono stato membro di una band che ha ottenuto un
successo pressoché mondiale ... Chi meglio di me potrebbe
aiutarti, guidarti in questo tuo cammino? >>.
Anche il ragazzo stava cominciando ad irritarsi.
<< Appunto!
Il MIO percorso! Se un giorno dovessi avere successo con la mia band,
non voglio che qualcuno possa etichettarmi come il classico figlio di
papà! >>.
<< E cosa c’è di male ad essere figlio di Tom Kaulitz, spiegami? >>. Urlò l' uomo.
Si stavano fronteggiando adesso e Nicola seppe che la cosa non sarebbe finita felicemente.
Tom era in bilico sull’ orlo della sua pazienza e Bill …
Bill gli assomigliava dannatamente.
Decise di intervenire, posando una mano lieve sul braccio dell’ uomo.
<< Tom,
andiamo … E’ una domanda stupida … Sai bene che non
c’è nulla che non vada nell’ essere tuo figlio, solo
… Voi stessi desideravate farcela da soli, camminare con le
vostre gambe … E lo avete fatto, ne eravate così
orgogliosi … Perché non dovrebbero desiderarlo anche
loro, anche tuo figlio? >>.
Tom si era voltato furente verso la giovane donna, la osservava come si osserva qualcosa da una grande distanza.
- … Quando si è creato questo divario tra me e lei? Come è successo? … -.
Ma era successo e lui adesso ne stava pagando le conseguenze.
<< Lascia
stare mamma … Sappiamo tutti e due che è inutile
parlargli … Non capisce, non vuole capire … Sa solo
pretendere per sè senza rendere agli altri lo stesso rispetto, la
stessa libertà! >>.
Tom si era voltato ferito e furioso verso il ragazzino, vedendolo
sfocato attraverso la sua rabbia, la sua frustrazione, il suo
dolore.
Il suo viso si confondeva con un altro viso, un viso che lo tormentava
da anni sebbene lui stesso non avrebbe saputo rinunciarvi.
Si avvicinò a lui pericolosamente.
<< Cosa hai detto? COSA HAI DETTO? Azzardati a ripeterlo! >>.
Il volto di Nic si frappose tra loro.
- … Non azzardarti a toccarlo … -.
Ecco cosa gli stavano dicendo gli occhi blu, improvvisamente freddi, della donna davanti a lui, la sua donna, la sua Nicola.
Sua.
<< Io vado da Georg per un po’ … >>.
E poco dopo scese dalla sua stanza con uno zaino in mano, un cappotto lungo di pelle, nell’ altra.
La porta si chiuse alle spalle del giovane ed un silenzio pesante cadde nella stanza, schiacciandoli inesorabilmente.
<< Io … >>.
<< Tu
hai scelto di difendere quel ragazzino semplicemente perché
è maledettamente uguale a Bill! Non è così? Quello
sguardo da cucciolo perso, indifeso … E’ per questo, vero? >>.
La donna che si era lasciata scivolare stancamente sul divano,
fissò su di lui due enormi occhi totalmente increduli, ferita ed
umiliata dalle parole di Tom.
<< Sei
impazzito Tom? DEVI esserlo, perché altrimenti come potrai
giustificare una frase del genere? E’ tuo figlio! E tu ti stai
comportando come un emerito idiota, ottenendo solo di allontanarlo da
te! >>.
<< Io
non devo giustificare proprio nulla! Dico quello che penso e se credi
che sia così idiota, forse avresti dovuto evitare di avere un
figlio con me … Perché, ti ricordo, che sei stata tu a
venirmi a cercare, quella notte … >>.
Un colpo basso, un colpo ingiusto e meschino.
Era stata lei a portare il suo cuore a lui, a donarglielo.
A donarlo al suo carnefice.
Per lo meno era questo il ruolo che lui stava interpretando adesso.
<< Certo! Sono stata io a cercarti! Ma non mi sembra che ti sia dispiaciuto poi molto scoparmi, quella notte! >>. Urlò.
Uno schiaffo.
Uno schiaffo in pieno viso che le fece bruciare la pelle chiara.
Tom la guardava sconvolto dalle sue parole e dal suo stesso gesto, così impulsivo e sconsiderato.
Ma non aveva idea di cosa dirle, non trovava le parole per farle capire cosa gli aveva appena fatto.
Quella notte …
Quella notte lui le aveva detto per la prima volta di amarla, quella
notte per la prima volta in tutta la sua vita stava ammettendo ad alta
voce ad un’ altra persona la sua dipendenza da lei.
L’ amava e glielo aveva detto, offrendole la sua vulnerabilità.
E lei adesso stava parlando di sesso?
<< … Vaffanculo Nicola … >>.
E detto questo si diresse al piano superiore verso la loro stanza,
afferrò la sua Gibson, accarezzandola piano prima di toglierla
dal suo piedistallo e di imbracciarla con dolorosa consolazione.
Quella era l’ unica costante della sua vita che non lo aveva mai
deluso ne ferito, lei sapeva far vibrare le sue corde per lui, mutando
in melodia quello che lui stesso non sapeva esprimere a parole.
Una melodia struggente invase la casa, così come le lacrime invasero i suoi occhi.
Amava sentirlo suonare, amava osservare la sua espressione beata e
concentrata mentre, con gli occhi chiusi, sfiorava la sua chitarra, con
devozione, come spesso aveva sfiorato il suo stesso corpo.
Ma adesso sapeva che non le sarebbe stato facile trovarsi davanti quella scena dolce e dolorosa.
Si fece forza salendo le scale ed entrò silenziosa nella loro
stanza, prese una piccola borsa, la pose sul letto infilandoci dentro a
caso un pigiama e qualche vestito, il suo spazzolino e qualche
cosmetico, senza guardare cosa facesse, senza volgere nemmeno per un
istante lo sguardo su Tom, che aveva improvvisamente smesso di suonare,
lasciando spegnersi dolorosamente nell’ aria una profonda,
vibrante nota blu.
<< Dove stai andando? >>.
<< Sai
benissimo dove vado … Non ho nessun’ altro a parte voi, da
quando è morta la nonna … Non ti scomodare a voler far
valere i tuoi diritti di maschio padrone … >>.
Si volse verso di lui, gli occhi freddi e asciutti.
<< Mi
hai praticamente scacciata tu … Me ne vado, così ti evito
di pormi quella domanda alla quale hai alluso poco fa … Se
davvero avrai il coraggio di chiedermi chi scelgo tra te e mio figlio,
sappi che la mia scelta ricadrebbe su di lui … E’ mio
figlio Tom e non mi importa nulla delle stupide paranoie che tu ti crei
… Non rinuncerò a lui per niente al mondo, né per
nessuno … >>.
Uscì da quella stanza, posò una mano lieve sulla porta
della stanza di suo figlio, quella che era stata di Bill, poi
uscì dalla loro casa, prese la sua auto e si allontanò
diretta verso quella di Diane e Gustav, da lì avrebbe chiamato
Bill per dirgli dove trovarla, lì avrebbe deciso cosa avrebbe
dovuto fare della sua vita.
**********
<< Forse mi sono sopravvalutata … Non sono abbastanza forte per stare accanto ad un uomo come lui … >>.
Adesso lasciò che Gustav la stringesse tra le braccia in
silenzio, sapeva quanto suo marito e la sua migliore amica fossero
legati da questa amicizia solida e silente.
Diane sorrise mesta.
Non riusciva ad immaginare nessuna altra donna accanto a Tom, nessuna di quelle che lui aveva sempre frequentato.
Lui aveva bisogno di lei e lei ne aveva di lui, checchè ne dicesse, ma aveva parlato con Georg ed immaginava che i fatti riferitigli da Bill fossero andati degenerando, data la presenza della giovane donna, la sua amica, tra le sue braccia.
<< Andiamo Nic … Lo sai come è fatto … >>.
<< Sì,
lo so … Lo so da anni, lo sapevo anche prima eppure …
Eppure ho permesso a tutto questo di accadere, non ho saputo tenere in
piedi la mia famiglia … Non è giusto, non è giusto
per Bill … >>.
Diane provò un moto di rabbia, pensava che una famiglia andasse sostenuta da quattro braccia e non da due sole.
Si sfiorò piano il ventre che cominciava a gonfiarsi e volse un
pensiero a quella piccola creatura che avrebbe reso bellissima ed
impegnativa la sua vita, ed uno a Gustav …
Era un Angelo e lei
lo sapeva perfettamente.
Ma Nicola non aveva bisogno di un angelo al suo fianco, aveva avuto
Bill ma nemmeno lui era stato un angelo, aveva i suoi difetti, la aveva
fatta soffrire immensamente e la aveva resa infinitamente felice, era
il suo angelo rinnegato, lei lo aveva accolto tra le sue braccia e lui
l’ aveva lasciata.
Dio non era il solo a sapere quanto male le
avesse fatto perderlo …
Ma alla fine aveva trovato Tom.
Lo aveva scoperto, imparato, amato …
Lei non ne dubitava affatto, non ne aveva dubitato mai.
Ed ora era di Tom che aveva bisogno, quel Tom che nulla aveva di
angelico se non quel sorriso che lei stessa gli aveva visto posare su
Nicola, mentre lei non lo vedeva, quel giorno nel suo giardino, sotto
la pioggia.
La amava, con tutti i suoi infiniti difetti, la amava …
Li aveva donati a lei, quei difetti, assieme ai suoi pochi pregi.
Ma a Nic non importava.
Lei lo amava.
Punto.
Si chiese se le cose si sarebbero sistemate questa volta.
Qualcosa le faceva credere che non sarebbe stato semplice.
Bill era salito nella camera degli ospiti di Georg.
<< Bill, dovresti essere un po’ meno duro con tuo padre … So che non ha un carattere semplice ma … >>.
<< Se
il problema fosse solo il suo caratteraccio! … Ultimamente
è davvero insopportabile … Quando è a casa … >>.
Georg osservava il volto del giovane ragazzo seduto davanti a lui,
appuntandosi mentalmente tutti i particolari che aveva in comune con
Bill …
Erano così simili, anche nelle espressioni
…
Che erano poi quelle di Tom …
- …
Un vero casino … Credo di capire cosa stia prendendo a Tom
… Però … Dovrebbe calmarsi … Rischia di
giocarsi suo figlio, oltre che Nic … -.
Lo squillo del cellulare di Bill li fece sobbalzare.
<< Pronto mamma … Ciao … Sì, tutto bene … Ok … Glielo dico … Tu? Come stai? … >>.
Georg sorrise dell’ apprensione nella voce di quel quindicenne dagli occhi grandi.
Bill posò il cellulare.
<< La
mamma ti ringrazia per l’ ospitalità … E’ da
Diane e Gustav … Mio padre è un cretino … >>.
Georg fu preso alla sprovvista, che Nicola avesse davvero deciso di troncare quel rapporto così difficoltoso?
Non riusciva a crederlo possibile, così come non gli riusciva
possibile di immaginare un’ altra donna con Tom o un altro uomo
con lei.
Ma non permise a sé stesso di soprassedere sulle parole di Bill.
<< Dovresti avere maggiore rispetto per tuo padre, non è facile per lui … >>.
<< E
crede che lo sia per noi? Per me e la mamma? Io l’ ho vista stare
alla finestra ad aspettare che lui rientrasse, senza chiamarlo mai, per
non opprimerlo, diceva … Stronzate! >>.
<< Anche fossero stronzate, come dici tu, sono le stronzate
che tua madre ha scelto, e tu dovresti rispettarle! >>.
Il castano era stato severo, la voce ferma e incredibilmente bassa rispetto al grido del ragazzo, poco prima.
<< Io la rispetto ... Vorrei solo che non soffrisse per ... >>.
<< Per tuo padre? >>.
<< ... Per qualcosa che non capisco, Georg ... Scusa, sono stanco ... Posso andare a dormire? >>.
Georg era rimasto colpito dalle parole di Bill, ritrovando
dolorosamente un altro Bill nel suo piccolo volto a triangolo chino
sui propri anfibi.
<< Vai pure e ... Scusa se sono stato un po' duro, ma ... >>.
<< Non fa nulla, Georg ho ... Esagerato ... Buonanotte >>.
<< Buonanotte >>.
Si osservò intorno, i mobili scuri e lineari, le lenzuola candide, il
copriletto scuro.
Conosceva quella stanza, ne aveva approfittato spesso.
E perchè?
Dice che sono uno stronzo ad allontanarla così, che dovrei smetterla di pensare a me stesso e dovrei pensare un po' di più a lei.
La mia Nicola ...
Mi ha invaso e travolto, ferito e guarito in un solo istante ...
Essere felice ed invece è innamorata di me ...
Non mi serve la falsa modestia, non ne ho bisogno ...
Mi ha solo permesso di allontanarla, di mandarla via, lo ha fatto per me, e so quanto male le ho fatto perchè è lo stesso dolore che sento io, lo stesso che ho provato per molti giorni e molte notti, quelle stesse notti in cui avevo paura di chiudere gli occhi nel timore di non riaprirli ...
Ne sento ancora la seta sotto le dita, il suo profumo che mi inebria ...
Fù una notte molto lunga sebbene fossero passate solo tre ore da quando si erano ritrovati seduti attorno a quella tavola, da quando la domanda del ragazzo " ... Tu non ami papà? ... " aveva creato quel momento di aspettativa, di silenzio.
Quel silenzio che precede una grande verità.
In quel caso, la loro storia, la loro vita, narrata a cinque voci, fin da quel primo concerto, da quel primo incontro tra la fan ed il frontman di una famosissima band, da quella prima telefonata, da quel primo bacio.
Parole si erano sussuguite, rivestite della voce dei protagonisti di quella storia, i fatti prendevano forma narrati da diversi punti di vista, da diverse angolazioni, da diversi sguardi.
Rivestiti dai differenti eppure simili sentimenti di chi li aveva vissuti.
La felicità di sua madre e poi quel tradimento.
Il dolore della perdita e quello ancora più grande della verità, nuda e cruda, quella che proprio suo padre le aveva dato, in un parco, sotto un cielo grigio.
Ed era sempre dolore quello di una ragazza che ama e che viene allontanata per essere protetta.
Ed era ancora dolore quello di un ragazzo che aveva imparato ad amare, per la prima volta, l' unica donna che non avrebbe dovuto amare mai.
E ancora, ancora dolore in quel giovane combattuto dall' amore per due persone che erano praticamente tutta la sua vita.
E vi era dolore persino in quel bacio rubato, in quell' attimo di abbandono che lo aveva allontanato da lei.
E la stessa sofferenza stava nella voce e negli occhi lucidi di Georg e Gustav, nel tono sommesso di Diane.
Loro che, ognuno nel miglior modo possibile, erano rimasti accanto a quelle persone che si erano riscoperte delle stupide pedine in mano ad un destino che giocava un gioco crudele con le loro vite.
Bill era rimasto silenzioso sul divano, affondato nei cuscini, lo sguardo fisso al camino acceso, gli occhi grandi e lucidi, immobile e più di una volta Nicola aveva desiderato che quel momento che aveva tanto temuto, quello della verità, non fosse mai arrivato.
C' erano in gioco troppe cose, soprattutto la serenità di suo figlio.
Soffriva della sua sofferenza.
E non sapeva cosa fare per evitargliela.
Il dolore continuava a riversarsi su tutti loro, una lama rovente che imperterrita continua a scavare la carne fin troppo fragile e debole, incurante dei muti urli disperati che chiedevano pietà.
Ma non c' era pietà; solo ricordi da portare a galla, ancora una volta.
Bill credette di non poter sopportare un minuto di più tutto questo, non mentre sua madre ormai in lacrime, come tutta la sua famiglia che adesso lo circondava cercando di sostenerlo, raccontava di quell' addio ...
La voce dolce, incrinata da quell' insopportabile sofferenza che le spezzava il cuore ed il respiro, e ancora le parole di suo padre e quelle di Gustav e Georg.
Avrebbe desiderato alzarsi e scappare, scappare lontano, non sentire più nulla.
Non aveva potuto conoscere quel ragazzo ed in poche ore aveva compreso di lui molto più di quello che aveva potuto capire in quindici anni di vita ...
E avrebbe voluto piangere.
Per lui, per i suoi genitori, per tutti loro.
Per sè stesso.
Ma non poteva scappare.
Voleva sapere?
Era stato accontentato.
Arrivarono, in quel racconto, i giorni vuoti di sua madre, quelli in cui vivere non si poteva definire tale, quelli in cui nè un sorriso, nè una lacrima si erano affacciati sul suo viso.
<< Non c' era più nulla, Bill ... Nulla ... Niente aveva senso ... Ho fatto molto soffrire la tua bisnonna, sai? Sono stata il suo dolore più grande ... Mi è stata accanto, ma io la allontanavo da me ... Forse non lo desideravo, ma lo facevo ... O forse non desideravo nulla, non mi interessava più nulla ... Sapevo, ne ero convinta capisci? Che la mia vita fosse finita assieme a quella di Bill, che ... Il resto dei miei giorni sarebbe passato così, avvolto in quel nulla che mi divorava lento ed inesorabile ... Ma non mi importava ... Non mi importava di niente e di nessuno ... Nemmeno delle persone che vedi qui attorno a te ... Nessuno di loro riusciva a ricordarmi che io ero ancora viva ... Sono stati anni difficili, ma poi ... >>.
Poi qualcuno che non era mai riuscito a rinunciare davvero a lei l' aveva salvata, l' aveva riportata in vita, le aveva fatto fare i conti con la morte, le aveva permesso di ridere, piangere, respirare di nuovo, in un cimitero, e poi in una casa piena di fantasmi ma anche d' amore.
<< ... E poco dopo sei arrivato tu ... Il mio regalo più bello ... >>.
Il ragazzino riuscì finalmente a distogliere lo sguardo dalle fiamme che ardevano nel camino e ad alzarli in quelli della madre.
<< ... Bill, ti prego ... Non giudicarci adesso per le scelte che abbiamo fatto e per quelle che stiamo apprestandoci a fare ... Non è mai stato facile, credo che tu possa capirlo adesso che conosci tutta la storia ... Non chiedermi come proseguirà la vita, cucciolo, perchè io non lo so ... Questa risposta, per quanto immensamente lo desideri, non te la posso dare ... >>.
Si alzò dalla poltrona su cui era rimasta seduta e si avvicinò al figlio che si era alzato, sovrastandola adesso di alcuni centimetri.
Lo strinse forte, affondò il viso in quei capelli di seta, avvolse le braccia attorno al corpo esile, e sussurrò solo per lui.
<< Mi hai chiesto se amo tu padre ... Credi che sarei qui, se fosse diverso? ... Lo amo, Bill, spero che tu possa crederci, nonostante tutto quello che ti abbiamo svelato ... Anzi, forse proprio grazie a tutto questo ... Lo amo ... Ma a volte l' amore non basta ... Non basta a far star bene nessuno ... Ed io non voglio farvi soffrire per amore ... Ma lo amo e ti amo, non lo devi dimenticare mai nè dubitarne ... Vi amo entrambi così tanto ... >>.
Poi un singhiozzo soffocato spense le sue parole, lei si allontanò dal ragazzo osservando per una volta ancora quegli occhi.
- ... Dio ... E' così uguale a ... Loro ... -.
Poi si volse.
<< Diane andiamo a casa ... Gustav ... Ti prego ... >>.
Il biondo annuì fermando con un gesto delicato ma deciso la moglie che si arrese all' evidenza.
Avevano fatto tutto quello che dovevano.
Nicola abbracciò Georg, ringraziandolo e chiedendogli di avere cura di suo figlio ancora per un po' certa che l' uomo non gli avrebbe negato il suo aiuto.
Poi posò lo sguardo leggero su Tom.
Tom era convinto di non aver respirato nemmeno una volta in quelle tre ore.
Il dolore era stato lancinante, i momenti vissuti avevano ripreso vita, erano tornati assieme al dolore che lo aveva soffocato allora, rendendogli lo stesso servizio di quei giorni passati e che aveva tante e tante volte maledetto e desiderato dimenticare.
Ma non lo aveva mai fatto.
E adesso ascoltava la voce di Georg, di Gustav, di Diane.
La sua stessa voce che quasi gli sembrava non appartenergli, e quella di Nicola.
Una tortura che si aggiungeva alla mancata risposta a quella che era solo apparentemente una semplice domanda :
" Tu ... Tu non ami papa? " ...
- ... No ... Evidentemente non più, se mai mi ha davvero amato ... -.
Un conato di vomito trattenuto a stento.
Era un pensiero meschino.
L' aveva sentito l' amore nella voce di Nic, quella notte, e sapeva di averlo sentito nei molti giorni passati al suo fianco.
Ma faceva così maledettamente male l' assenza di quella risposta.
Adesso lei lo stava guardando, lo sguardo intenso e leggero assieme, sembrava ...
Svuotata.
E lui si chiese se fosse una cosa buona o no.
Il desiderio di abracciarla era così forte da fargli fisicamente male.
Ma non poteva.
L' avrebbe spezzata.
- ... Sembra così maledettamente fragile ... -.
<< Bill ... Vuoi ... Vuoi che rimanga un po' con te? >>.
<< No ... Grazie Georg, ora voglio ... Solo dormire ... Grazie, comunque ... E non solo per quello che hai fatto e fai per me ... >>.
Il cuore dell' uomo si contrasse dolorosamente.
<< Grazie a te ... A tutti voi ... Buonanotte, Bill >>.
<< Buonanotte >>.
La porta che si chiudeva leggera, i passi di Georg che si allontanavano sul parquet del corridoio e un singhiozzo soffocato nel cuscino che diede il via libera a quelle lacrime che si persero tra i suoi capelli, mentre si addormentava.
La casa era silenziosa, adesso.
Georg sospirò osservandola, poi si volse diretto alla sua camera da letto, spegnendo le luci sui fantasmi di quello che erano stati.
Era seduto lì, immobile, ormai da un' ora ...
L' alba si stava affacciando su una Berlino fredda e spazzata da un insolito vento che scuoteva le fronde degli alberi nel giardino della villetta di Gustav.
Il riscaldamento dell auto era quasi inutile, il freddo arpionava il suo corpo e lo sguardo quasi non vedeva quei tenui colori che andavano dipingendosi lievi nel cielo che schiariva.
Le stelle stavano svanendo e lui riusciva a vedere solo la finestra della stanza degli ospiti di Gustav, quella dove doveva trovarsi Nicola.
La sua Nicola.
<< Non credi di aver fatto fin troppi danni, Tom? >>.
<< Diane, per favore ... Lasciami andare da lei solo per un minuto ... Ti prometto che se mi dirà di andarmene me ne andrò e non farò nessuna obiezione a nessuna delle scelte che prenderà, ma adesso ... Ho bisogno di vederla ... Sono uno stronzo egoista ma ... Non credi che io la meriti quella risposta? >>.
La donna bionda osservava l' uomo che le stava di fronte, ma non fece in tempo a dire nulla.
<< Io credo che quella risposta tu la abbia sempre avuta al tuo fianco, fino a quando non hai deciso di assecondare il tuo dolre ... Ma sì, và da lei e ... Tom? >>.
<< Sì, Gustav? >>.
<< Non farla soffrire >>.
<< Non posso promettertelo ... A quanto pare non sono in grado di fare molto altro ... >>.
Concluse Tom in un sussurro salendo le scale che lo dividevano da lei.
Di nuovo immobile davanti alla porta appena dischiusa della stanza.
Odiava quella immobilità.
Spinse piano e la aprì, fermandosi ad osservare le spalle della donna che si stava specchiando malinconica nello specchio, forse cercando delle risposte.
- ... Cosa devo fare? Cosa posso fare per non farlo più soffrire? Per non fare soffrire le persone che amo? ... Bill, tu lo sai? Puoi dirmelo? ... -.
E mentre quella muta preghiera prendeva forma nella sua mente stanca e confusa, ancora intrisa di quei ricordi così dolorosamente vividi, lo sentì ...
<< Nicola ... >>.
Ed era il suo nome.
Ed era una preghiera di chi non sa pregare.
<< Avremo sempre dei problemi … Tu avrai sempre paura di perdermi ed io di non averti mai per davvero … Ma non sono ancora pronto a risolvere questi problemi, perché l’ unico modo per risolverli sarebbe non avere più te … Ed io non sono pronto a questo … Posso passare il resto dei miei giorni torturandomi nell’ insicurezza, posso sopportarlo ... Ma un solo giorno senza di te … Non posso … Ti ho aspettata a lungo, ti ho amata quando non avrei dovuto, ti ho rinnegata quando non avrei voluto, ti ho avuta quando avevo smesso di sperare … Adesso non riesco ad immaginare un solo istante della mia vita senza di te … Nicola, ti prego … >>.
Aveva posato le mani su quelle di lei, cingendole alle spalle i fianchi con le braccia, posando il
viso sui suoi capelli neri, assaporandone il profumo …
Non
poteva lasciarlo …
Nicola non sapeva cosa dire, il cuore le scoppiava in petto e per
un’ ennesima di quelle infinite volte, si pose la stessa puerile
domanda.
- … Riuscirà il mio cuore a contenere tutto questo? … -.
Questa domanda era la costante della sua vita da quando aveva sedici
anni, da quando aveva conosciuto quei ragazzi, da quando aveva imparato
cosa significava amare e che l’ amore al pari di ogni altra cosa,
cresce, matura, cambia, si evolve …
Mantenendo certe
caratteristiche fisse che erano peculiari di persona in persona …
E anche per lei era stato così.
L’ amore che aveva provato per Bill, quando poteva stringerlo tra
le sue braccia, era ancora vivo dentro di lei, ma era mutato
inevitabilmente, pur rimanendo dolorosamente intenso ed importante
…
Differente dall’ amore che provava per Tom …
Lo amava, e forse era una sorta di secondo primo-amore perché
era differente da quello provato in passato per Bill, ma manteneva
ancora alcune di quelle deliziose, sciocche caratteristiche …
Al pari di quello che aveva vissuto a sedici anni e che aveva ritrovato
a diciannove, la prima volta che Tom l’ aveva baciata ...
Ancora
adesso, ormai adulta, riusciva a sentire quei piccoli brividi
scorrerle lungo la schiena ogni volta che lui la sfiorava, sentiva
accendersi di desiderio sotto certi suoi sguardi che le parlavano di
passione e le svelavano ciò che avrebbero presto condiviso,
riusciva ancora a perdersi nei suoi occhi intensi, caldi e luminosi, ed
a pensare che lo amava, che lo amava come una quindicenne :
persa in quello sguardo, inerme tra le sue braccia, impreparata alla
sua passione, incerta del suo amore …
Eppure desiderosa di
credervi con tutta se stessa …
Ma lo amava anche come donna.
Come donna che ha diviso con il suo uomo infiniti momenti difficili,
come donna che ama preparare la cena per lui ed essere la madre di suo
figlio, e stirargli le camice e preparargli il caffè durante la
settimana aspettando con ansia, tra un borbottio e l’ altro, il
weekend che l’ avrebbe vista protagonista delle loro colazioni a
letto, come una donna che spesso si sentiva stufa di raccogliere i suoi
calzini sparsi per la camera ...
Lo amava in mille modi diversi, con mille sfaccettature amava le mille
sfaccettature di Lui, ma alla fine racchiudeva tutto questo,
riducendolo ad una sola parola : Tom.
Lo amava.
Punto.
Quello che stava per decidere adesso, con le braccia di lui che la
cingevano dolci e possessive assieme, col battito del cuore di lui che
le rimbombava dentro il proprio petto e le sue parole nella testa,
avrebbe avuto delle conseguenze.
Delle conseguenze che forse nemmeno lei era pronta ad affrontare ma …
Era stanca …
E più di una volta aveva creduto che per loro stare insieme fosse stato un male.
Finivano spesso col litigare e rinfacciarsi delle sciocchezze e …
Riportare alla memoria dell’altro ricordi dolorosi …
Voleva smettere di soffrire e voleva che lui smettesse di soffrire e,
allo stesso tempo, si sentiva egoista e lo avrebbe voluto per
sé, il suo adorabile, odiosamente amorevole uomo …
- … Che cosa devo fare? … Bill … Cosa? … -.
Ma Bill non poteva risponderle, poteva solo restare dentro di lei e
scaldarla con il ricordo delle sue parole, del suo amore …
Si volse ancora tra le braccia dell’ uomo e fissò i suoi occhi in quelli profondi e incerti di lui.
<< … Tom … >>.
Il giovane uomo li chiuse, quegli occhi, per non annegare in quelli di lei.
Avrebbe voluto tapparsi le orecchie, ma non riusciva a staccarsi dalla donna che lo teneva prigioniero della sua dolcezza..
Non voleva sentirla.
<< Tom …Apri gli occhi … >>.
E vide le sue lacrime, che gli invasero il cuore prima ancora delle sue parole.
**********
<< Stai calmo Tom, calmo! Maledizione stai mettendo tutti in agitazione! >>.
<< Non mi sembra l’ occasione adatta per imprecare, Georg! >>
<< Forse non lo è, Gustav, ma questa pertica mi sta facendo impazzire! Speriamo che si sbrighi … >>.
<< La
volete smettere di parlare come se io non ci fossi? Se c’è
qualcuno che ha il diritto di lamentarsi, questo sono io! Vi rendete
conto di cosa sto per fare? … >>. Berciò Tom a quel punto.
<< Sì, quello che avresti dovuto fare qualche annetto fa! Finalmente ti sei deciso a prendere una posizione! >>.
Sorrise angelico Gustav coadiuvato dallo sguardo sornione di Georg.
<< Si, quella sdraiata … Dell’ uomo morto … >>. Rispose lugubre Tom.
<< Secondo
me sei un gran bugiardo … Lo stesso spaccone borioso di quando
avevi sedici anni; fa piacere vedere che certe cose non cambiano mai
… >>:
<< Evitati l’ ironia Hagen … Non mi serve a nulla >>.
L’ uomo si stava irritando dell’ atteggiamento di quelli
che si ostinavano, infingardi traditori, a dichiararsi i suoi due
migliori amici.
<< Smettetela
voi due … Tom, voltati, così potremmo finalmente
giudicare quello che sei realmente … Davanti a questa visione
non potrai mentire … >>.
Georg e Tom si voltarono prima verso Gustav, incuriositi dalla frase
sibillina e dal tono sommesso di lui, per poi spostare lo sguardo nella
medesima direzione di quello rapito dell’ amico.
- … E’ … Bellissima … -.
Una
visione vestita di un abito dal taglio classico ma dal colore insolito,
era bianco ricamato di rose nere di seta, era luminosa e sorridente
come una ragazzina ma quando fu ad un solo passo da lui nei suoi occhi
di quel blu intenso Tom vide tutta la convinzione e la saggezza di una
donna.
Sapeva esattamente cosa stava facendo ed era convinta che fosse ciò che desiderava.
<< E tu lo sei Tom? … >>.
Un sussurro che giunse gentile alle sue orecchie, appena velato di una sottile, quasi impercettibile ansia.
Quegli occhi saggi, che erano riusciti per l' ennesima e sapeva non
ultima volta, a guardare dentro di lui, erano grandi, fissi nei propri,
in attesa di una risposta e allora …
Allora la baciò.
Iniziò dolcemente, solo sfiorando le sue belle labbra, per poi
prendere possesso dei suoi fianchi, della sua bocca, attirarla a
sé, desiderando che lei gli cingesse il collo con le braccia, che
gli accarezzasse il viso, che si abbandonasse a lui ed al suo bisogno
di saperla sua.
E fu quello che lei fece.
Lo strinse a sé, dentro di sé.
Ed aveva di nuovo diciannove anni, e Tom le stava dicendo per la prima volta che la amava e lei era …
Felice.
<< Non
si preoccupi, lo sanno che non è la normale procedura ma
… Fra loro non ci sarà mai nulla di canonico … Non
c’è mai stato … Ed è giusto così
… >>.
Gustav si rivolse all’ anziano che stava accanto a lui, senza
distogliere lo sguardo, incantato dall’ amore che vedeva in quei
due testoni dei suoi amici.
L’ uomo brizzolato sorrise ai due giovani quando, finalmente
liberi dalle catene dei loro sguardi, volsero a lui la loro attenzione,
i volti appena arrossati dall’ imbarazzo e gli occhi scintillanti
come i loro sorrisi.
Alzò infine gli occhi sui pochi presenti a quella intima cerimonia ed esordì.
<< Siamo qui riuniti per unire questa coppia in matrimonio … >>.
Molti cuori battevano, Bill, all' interno della giacca elegante che si era arreso ad indossare,
quel giorno, teneva la lettera che aveva trovato sotto il suo letto in casa
di Georg.
Doveva essere scivolata la sera prima, quando aveva trovato le altre
lettere di suo zio, quando era rimasto troppo colpito da quelle foto per notare
quel foglio sottile cadere.
Siete stati i miei Amici, la mia Famiglia, la mia Forza.
Anche adesso.
Mi mancherete ragazzi, Tanto ...
La mia stessa Anima è racchiusa in Te.
Tu la Ami, io lo so.
Adesso il ragazzino teneva stretta la mano di Simone che
già erano lucidi, Gordon sorrideva inaspettatamente commosso,
Diane accanto a Nicola, non riusciva a distogliere lo sguardo
dall’ amica e da Tom.
Georg e Gustav erano altrettanto felici sebbene sapessero che questo
non era certo un contratto definitivo, non un qualcosa di inviolabile,
ma ci credevano, avevano sempre creduto in loro.
E anche Tom, la mano di Nicola tra le sue, mentre, senza fiato o
parola, lasciava scivolare quella fede d’ oro bianco al dito di
lei, sapeva che non sarebbe stata la fine dei loro problemi, sapeva che
lei avrebbe ancora dovuto lottare contro i loro fantasmi e contro di lui e
contro sé stessa …
- … Perdonami ... Non sarà semplice, ma io ci sarò, sarò con te, con Voi … -.
Volse lo sguardo su suo figlio, poi chiuse gli occhi per un istante e quando li riaprì erano volti al cielo limpido.
- …
Questo è anche per Te … La vedi? Vedi quanto è
bella? … Lei ti amerà sempre ma … Grazie, grazie
di avermi permesso di provare tutto questo … Ti voglio bene Bill
… Per sempre … -.
FINE
Eccoci qui.
Giunti all' epilogo di questa storia.
Non so se sia stato "giusto" scriverla o meno, ma davvero questa storia, i suoi personaggi, mi mancavano tantissimo, per cui è venuta fuori questa shot.
Spero vi piaccia, tutto qua.
Non ho altro da dire.
Ho amato scriverla, Tom e Nic mi avevano lasciato, alla fine di "Die", un piccolo "vuoto" una sottile incertezza che, almeno per me, adesso è stata chiarita (sebbene temo che la vera "pace dei sensi" quei due non la troveranno mai ... n____n) spero vi piaccia leggerla.
Credo che adesso sia davvero arrivata la fine, lo spero, almeno X°D!
Ne approfitto per ringraziare tutti quelli che hanno seguito "DIE" e la hanno inserita tra le preferite, quindi, GRAZIE a Voi ...