Nel
frattempo, nella sua
stanza, la padrona di casa si stava chiedendo se non fosse meglio
scappare
dalla finestra: era stato folle invitare li la sua senpai: mai si
sarebbe
sognata di avere la dottoressa seduta nel suo salotto nel mezzo della
notte e
ormai non sapeva più che pensare era felice
perché lei aveva accettato di sua
spontanea volontà, e pensava che ciò fosse una
buona cosa, ma aveva anche
paura, paura di sé stessa Era da molto che aveva accettato i
suoi sentimenti
per la bionda scienziata, quel genere si sentimenti che non
è sempre facile
rivelare alla persona amata, specialmente se appartiene al tuo stesso
sesso
Così quella notte non avrebbe potuto
permettersi di compiere nemmeno il più piccolo
errore aveva fatto tanto
per creare un legame con la senpai e non voleva perderlo in un sol
colpo Per
lei l’approvazione di Ritsuko era la cosa più
preziosa che ci fosse al mondo e
non se la sentiva di continuare a lavorarle accanto se fosse stata
turbata o
peggio ancora arrabbiata con lei
Parlarle direttamente dei suoi sentimenti,
però, sarebbe stato un puro
suicidio, concluse con un sospiro
Si
mise perciò un top e dei
pantaloni sportivi e, prese altre due cose, lasciò la
stanza, ma quando vide la
sua ospite si fermò sulla porta, i dubbi le erano tornati
Vide infatti la seria
e rispettabile scienziata abbracciata all’orsetto
“Mr Hug – me” sul suo divano
rosa Il che la fece ridacchiare un po’ troppo forte, tanto
che la scienziata
alzò la testa e, dopo essersi abituata alla luce,
indicò l’orso col dito: “E’
stato lui a chiedermelo” disse in tono accusatorio al che la
ragazza ridacchiò
ancor di più e le porse una grossa t- shirt e un corto
pantalone di un pigiama
Maya:
“Con questi sarà più a
suo agio che con il camice, può usare il bagno per
cambiarsi, mentre io preparo
il tè”
Ritsuko
si alzò lentamente, si
alzò e andò in bagno, mentre Maya la guardava di
sottecchi: anche se aveva i
capelli arruffati, le borse sugli occhi e, soprattutto, erano le
quattro di
mattina, quella donna le sembrava sempre una dea, almeno ai suoi occhi
Dopo
alcuni minuti la “dea”
tornò in stanza e subito dopo arrivò Maya, con
due calde tazza di tè e, con suo
totale sconforto, vide che la gatta non aveva la minima intenzione di
lasciare
presto la sua sedia, costringendo così la padrona a sedersi
sul divano proprio
accanto a Ritsuko, rischiando pure di toccarla!!
La
ragazza rimase così in mezzo
alla stanza, ancora insicura sul da farsi
Ritsuko
battè un cuscino e
disse: “Maya, cosa fai? Dai siediti, in fondo è il
tuo divano”
La ragazza
poggiò le tazza sul tavolino e obbedì con
riluttanza, tenendosi più lontana che
poteva dalla dottoressa che, sfortunatamente per lei notò la
sua riluttanza
Ritsuko, con
un sospiro: “sono così spaventosa?”
“Cosa?”
Maya
squittì
Ritsuko:
“Mi
chiedo perché tu mi abbia invitata
qui,
dato che da quando siamo arrivate non fai altro che evitarmi, non mi
hai
nemmeno guardata negli occhi e anche adesso hai difficoltà a
condividere il TUO
divano con me Così ti chiedo: cosa c’è
che non va e che ti mette così a
disagio?”
Maya: “Mi dispiace senpai! Le garantisco che
non è per lei Mi dispiace..”
Ritsuko:
“Allora cosa c’è Maya? Sai che siamo
amiche e anche se sono tuo superiore sai
che non devi essere così timida e sottomessa, specialmente
stanotte”
Maya:
“E’
che non posso farne a meno, lei è.. lei
è…”
La ragazza era in panico, temeva che la dottoressa avesse
capito tutto e
la stesse prendendo in giro Era sul punto di svenire e si prese la
faccia tra
le mani: “Senpai , non mi faccia impazzire, la prego non se
la prenda con me,
non….”
Ritsuko si
stava spaventando sul serio: “Basta Maya, - le prese le mani
tra le sue, nella
speranza di calmarla – odio vederti così”
La ragazza
finalmente si calmò e piagnucolando e sospirando
guardò Ritsuko; con la voce
che le moriva in gola ebbe appena la forza di sussurrare: “Mi
dispiace Senpai”
“Per
cosa?”
le chiese dolcemente Ritsuko
“Per
avere
questi sentimenti.. questi sentimenti che non dovrei avere”
ammise la ragazza
piena di vergogna
Ritsuko
scosse la testa, le mise le mani sulle spalle e la guardò
dritta negli occhi:
“Non temere Maya, se questi sentimenti sono quelli che penso,
allora non c’è da
dispiacersi” Pose le sue labbra su quelle della ragazza e le
diede un rapido
bacio Poi le accarezzò le guance con il pollice e sorrise:
“Perché a me non
dispiace”