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Autore: Miki_TR    19/07/2005    5 recensioni
odiate il topastro conosciuto come Peter Pettigrew/Minus??? Perfetto, questa è la fic che fa per voi!!!
una raccolta di "one-shot antitopastro" che tutti potete ampliare inviando una o più storie!!! Leggete, commentate, ma soprattutto partecipate!!
accorrete numerosi^^
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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IL GUSTO AMARO DELLA VENDETTA

IL GUSTO AMARO DELLA VENDETTA

Quasi un monologo.

 

Autore: Miki_TR

Genere: Dark/Drammatico

Rating: R

 

...Improvvisamente Remus Lupin si girò, proprio nel punto più buio dello squallido, sporco vicolo.

La Luna quasi piena era l'unica scarsa fonte di luce e l'odore marcio dei bidoni insozzava l'aria di quell'angolo di Londra.

Il volto di Remus era in ombra solo parzialmente, e il poco visibile rivelava un sorriso torto, un ghigno, una smorfia animale nella quale i denti scintillavano pericolosamente come lame sguainate.

-Petrificus Totalis!- gridò, e la luce pallida illuminò come un riflettore la sottile bacchetta stretta nella mano destra e puntata verso il basso.

Remus guardò il suo bersaglio e il suo ghigno si allargò, sottolineato dalle ombre spettrali che si concentravano ai lati della bocca come nel dipinto di un pittore folle.

L'uomo si chinò lentamente verso il piccolo ammasso di carne e pelo, sentendo il piccolo cuore pulsare furiosamente contro il palmo della sua mano mentre raccoglieva la vittima della sua magia. Il primo incantesimo che faceva da mesi, e il bersaglio perfetto.

-Bentrovato, Peter. E' parecchio che non ci vediamo, io e te.- sibilò alzando il braccio per portare l'animaletto ancora paralizzato alla stessa altezza degli occhi dorati.

-Vedo che come al solito hai dimenticato una lezione di fondamentale importanza.- continuò l'uomo con la voce che trasudava veleno.

Poi rise brevemente, una risata fredda e senza allegria.

-Pete, Pete, pensavi davvero di potermi pedinare? Non ricordi che anche ai tempi della scuola non potevi prendermi di sorpresa? I sensi di un lupo mannaro non sono deboli come quelli di un essere umano. Dovresti saperlo, Peter.-

Remus cominciò ad accarezzare distrattamente la bestiola nella sua mano, un gesto lento e vagamente minaccioso, come la voce roca che suonava fredda e pericolosa come l'acciaio.

-Voldemort lo sapeva, sai, quando ti ha ordinato di pedinarmi. Devo ammettere che ha sempre avuto un gran senso dell'umorismo nello sbarazzarsi di servi scomodi. Dovrò ringraziare il tuo padrone, Peter, quando mi troverò finalmente faccia a faccia con lui. Stanotte sei davvero un dono gradito. Un dono- sussurrò mentre il piccolo roditore sgranava gli occhietti ancora immobili, -che intendo gustarmi con calma.-

Se qualcuno avesse sbirciato nel vicolo in quel momento avrebbe visto un uomo dagli occhi folli parlare con un sudicio ratto stretto nella mano, e avrebbe pensato ad un pazzo mendicante, da compatire per il suo miserevole stato. Forse si sarebbe chiesto cosa significava quella strana parola -Stupeficium!- pronunciata dal pazzo, o da dove venisse la luce rossa che per un attimo aveva illuminato il vicolo lurido, o ancora dove fossero spariti qualche minuto dopo il folle e il suo topo.

Ma nessuno sbirciava nel vicolo tranne la Luna, pallida e silenziosa testimone e complice dell'ultimo incontro tra due vecchi amici.

********************

Remus si muoveva a suo agio nel sotterraneo semibuio. Fischiettava tra sé una melodia distorta e ripetitiva mentre disponeva vari oggetti di svariata  fattura su un vecchio tavolo macchiato di quello che sembrava sangue vecchio di secoli.

In un angolo della stanza, proprio davanti ad una vecchia gabbia arrugginita, c'era una sedia di legno scuro. Sulla sedia, incatenato, Peter si stava riprendendo dallo schiantesimo. La sensazione doveva essere simile a quella che si prova a riemergere da acque profonde, perché il mago annaspò rumorosamente in cerca d'aria prima di guardarsi intorno spaventato.

-Buongiorno, Peter.- disse la voce di Remus, ancora fredda e ironica come prima nel vicolo, attirando l'attenzione del prigioniero su colui che si apprestava a diventare il suo carnefice.

-Non farei un tentativo di trasformarmi se fossi in te. Senti quel laccio attorno alla gola? E' un collare che impedisce la metamorfosi. Era di Sirius, capisci? Lo usava se doveva uscire come Padfoot, perché nessun incantesimo potesse costringerlo a tornare in forma umana. Ho faticato parecchio per mettertelo, sai? Sei ingrassato, vecchio mio, ma rimedieremo a breve, non preoccuparti.-

Durante tutto il discorso Remus aveva continuato a riordinare il tavolo senza guardare Peter, con la noncuranza che da giovane riservava agli argomenti frivoli come il Quidditch. Ma dopo aver concluso la frase si girò e il suo sguardo trafisse Wormtail come una lama rovente. Il suo volto era ancora atteggiato in un ghigno ferino e nei suoi occhi c'era un gelo che Peter non conosceva, ma che annebbiava persino il colore caldo delle iridi.

-Remus...- cominciò il prigioniero in tono di supplica, ma un incantesimo lo zittì immediatamente.

-Silencio!- risuonò nel sotterraneo, e prima che l'eco si spegnesse Peter si ritrovò a muovere inutilmente la bocca da cui non usciva alcun suono.

-No no, Peter, non credo che tu abbia capito. Stanotte io parlo e tu ascolti, niente piagnistei, grazie. Non rovinare questa bella riunione.- disse il licantropo e la sua voce, apparentemente dolce, strisciava sulla pelle di Peter come un brivido gelido.

-Sai,- continuò Remus, in tono quasi casuale, ma senza smettere di trafiggere gli occhi di Peter come se bevesse il suo panico. -ho sognato a lungo di catturarti, Pete. Ma adesso che sei qui ho un grosso dilemma. Forse tu puoi aiutarmi a risolverlo. Il fatto è che ho l'occasione di vendicare finalmente i Malandrini, ma... non so quale di noi vendicare.-

Moony prese a giocherellare con la bacchetta quasi casualmente mentre la sua voce si alzava leggermente e i suoi occhi restavano fissi in quelli della sua preda.

-Potrei semplicemente lanciarti un' Avavda Kedrava. All'inizio avevo pensato di fare così. Ucciderti come il tuo tradimento ha ucciso James e Lily. Pensaci, Peter. Un attimo di luce verde e puf! Tu non esisti più. Un istante prima sei una persona e un istante dopo solo un inutile ammasso di ossa e carne. Non c'è più vita dentro di te. Irreversibile. Basta un secondo. Non è poi così difficile, giusto? Due parole e sei cibo per vermi, Wormtail.-

Mentre parlava Moony aveva puntato più di una volta la bacchetta verso Peter, che ogni volta aveva sentito il sudore scendergli dalle tempie fino ad infilarsi sotto la tunica lurida. Ma Remus quella notte non aveva ancora finito il suo gioco.

-Però sarebbe un po' riduttivo, giusto? Voglio dire, James e Lily hanno lasciato solo Harry quando sono morti. Tu cosa lasci, Peter, al mondo stanotte? Nulla. Neanche i bei ricordi, amico mio, perché il tuo tradimento schifoso li ha resi falsi.-

Moony appoggiò la bacchetta e fissò un attimo il tavolo, come a cercare ispirazione tra i macabri oggetti in bella vista. Quindi scelse una fialettina piena di un liquido trasparente, la stappò e ne annusò un attimo il contenuto, poi sorrise soddisfatto e prese ad avvicinarsi lentamente a Wormtail che tremava. Ricominciò a parlare e la sua voce sembrava una lugubre cantilena.

-Oppure potrei vendicare Sirius. Vendicare i suoi dodici ad Azkaban a scontare la tua pena.-

Si avvicinò di un passo.

-Sai che cosa ho in mano, Pete? Ti ricordi il nostro esame per i G.U.F.O. tanti anni fa? C'era una domanda... come recitava? Ah, sì.-

Un altro passo.

-"Formula e preparazione dell'antidoto alla pozione nota come Elisir di follia mortale." Hai capito che cosa ho in mano Peter? Sai come funziona questo veleno? Te lo spiego io.-

Ancora un passo.

-Impazzisci, Peter, lentamente, come se un parassita divorasse la tua mente dall'interno. E sai quanto ci vuole a morire in questo modo, Peter? Dodici ore. Curioso, vero?-

Il passo successivo portò Moony a poca distanza da Wormtail.

-Ma non adeguato, forse. Dodici ore non sono dodici anni, Peter. Non è abbastanza. Non è paragonabile a quello che ha sofferto Sirius. Dodici anni di inferno in terra, con il pensiero costante e tormentoso di aver lasciato solo Harry. Inaduguato dunque, anche questo.-

Remus richiuse con cura la fialetta e tornò al tavolo. Posò il piccolo oggetto e raccolse al suo posto un pugnale di ossidiana nera.

-Oppure, Peter, potrei vendicare Remus.-

Passò la lama del pugnale lentamente sul palmo della sua mano, scalfendo la pelle senza fare uscire neppure una goccia di sangue.

-Potrei usare questo curioso artefatto. Non so esattamente cosa sia, ma apparteneva ai Black e certamente non mi deluderebbe.-

Rigirò l'oggetto tra le mani.

-Potrei tagliarti prima le dita, almeno quelle che ti rimangono; poi le braccia o le orecchie. Insomma, farti soffrire un po' prima di ucciderti. Toglierti tutto quello che fa di te un essere umano, per quanto sgradevole. Un pezzo alla volta.-

Moony si interruppe e guardò quasi incuriosito il suo prigioniero che si agitava sulla sedia.

-Cosa c'è, Pete? Vuoi dire qualcosa? Bene, ma ricordati che potrebbero essere le tue ultime parole, quindi vedi di non sprecarle. Finitem Incantate.-

-R-Remus...- balbettò Peter in tono di supplica, -Non ti riconosco... il mio v-vecchio amico... sempre così gentile... tu non potresti mai...-

-Hai centrato il punto, Wormtail, per una volta.- Lo sguardo gelido di Moony ebbe l'immediato effetto di zittire l'Animagus più delle sue parole.

-Io- continuò Moony, -non sono più quello che ricordavi. Tu mi hai reso quello che sono ora. Mi hai strappato i pezzi uno ad uno. I miei amici. La mia famiglia. Coloro che mi rendevano umano. Il mio branco.-

Remus fece una piccola pausa per godersi l'espressione di puro terrore comparsa sul viso del suo prigioniero.

-Vedo che adesso hai capito chi sono, Peter. Remus è morto. Tu l'hai ucciso. E adesso devi fare i conti con quello che resta. Io sono quello che hai lasciato dietro di te, l'unico sopravvissuto al tuo tradimento. Io sono il lupo, Peter. Io sono Moony.-

Nella stanza scese un silenzio gelido, greve di attesa. Sembrava che neanche l'aria osasse muoversi tra i due maghi intenti a fissarsi. Peter respirava rumorosamente, incapace per una volta di trovare le parole per impietosire l'essere che aveva davanti. Moony era avvolto dal silenzio come da un mantello, e il suo volto sembrava aver perso ogni espressione.

Un leggero bussare alla porta ruppe il silenzio. La voce di Minerva McGranitt giunse attutita dal legno spesso alle orecchie del carnefice e del prigioniero.

-Lupin, è ora. Stanno aspettando.-

-Grazie, Minerva. Solo un attimo, per favore.- rispose Moony e per un istante la sua cortesia lo fece sembrare il vecchio Remus di un tempo. Ma il suo sguardo rimase fisso su Peter e il ghigno da lupo si allargò di nuovo sul volto segnato.

-Allora, Peter. Cosa facciamo con te? Ho pensato a lungo a questo, sai? E poi ho realizzato un'altra cosa. Che c'è un'altra persona che ho l'occasione di vendicare stanotte. E sai, credo che sarà lui. Sto parlando di Harry, Peter. Harry che ha perso i suoi genitori per il tuo tradimento, che ha perso il suo padrino per la tua codardia, che ha perso anche l'ultimo contatto con la sua storia quando Remus se n'è andato lasciandomi questo nostro corpo. E' Harry che verrà vendicato stanotte, Wormtail. E lo vendicherò come lui stesso ha deciso.-

L'espressione crudele era svanita dal viso di Moony mentre andava verso la porta e la spalancava. Il suo viso era impassibile e i suoi occhi vuoti mentre due guardie prelevavano di malagrazia Peter dalla sedia.

-Azkaban ti aspetta, mio vecchio amico. Buon viaggio, e addio.-

Minerva McGranitt guardò verso il licantropo, le sopracciglia alzate in un'espressione di preoccupazione. Ma lui le fece cenno con una mano di stare bene e lei seguì le guardie fuori dalla stanza senza voltarsi.

Rimasto solo Moony si lasciò cadere sulla sedia che poco prima aveva occupato Peter, fissando con sguardo vacuo la stanza intorno a lui e gli oggetti ordinatamente riposti sul vecchio tavolo da tortura. Poi, poggiando stancamente la fronte sulle mani, Remus chiuse gli occhi e pianse.

 

FINE

  
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