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Autore: _deny_    21/02/2010    0 recensioni
Henry è un giovane principe che vive da solo e abbandonato nel suo castello.Gaia,una contadinella che scappa di casa a causa del maltrattamento ricevuto dalla famiglia e per cercare la felicità s'imbatterà per caso in questo giovane che l'ha salvata in mezzo a un bosco,e non tarderà a scoprire l'oscuro segreto che questo giovane protegge... Un'altra prova di quanto fosse umano,anche senza rendersene conto. Allora sorrise,addolcita dalla conclusione a cui era appena arrivata.E arrivò al cuore di lui,che si riempì di quella dolcezza,e che ne desiderava ancora,e ancora,e ancora l'avrebbe desiderata senza mai averne abbastanza.
Ma lui ancora non lo sapeva,sentì solo il calore di quel sorriso,che cacciò la sua tristezza.
<< Voi dite che siete un mostro, che non siete umano. Ma non vi rendete conto che in ogni momento,in ogni gesto e parola,e sentimento,siete molto più umano di quanto crediate.
Vedete,ho ragione io: siete talmente testardo da non voler vedere altro che la parte peggiore di voi.
Se un grande e virtuoso artista creasse la sua opera,ne vedrebbe solo i difetti e le mancanze...ma se la stessa opera venisse posta al cospetto di una persona qualunque, che non sia il suo creatore, essa la vedrà perfetta,e coglierà tutte le virtù di essa,la mostrerà a tutti,orgoglioso,vedrà ciò che il creatore non era stato in grado di vedere.E sapete il motivo? perché l'artista era talmente concentrato nella ricerca dei difetti del suo capolavoro che non era stato capace di vederne la bellezza.Quindi,dovete permettermi di dirvi ciò che vedo in voi,perché siete talmente accecato!
Lasciate che i miei occhi leggano la vostra anima,perché voi ancora non siete capaci di farlo. >>
e con la mano sfiorò leggermente quella del principe,posata sul tavolo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta,secoli fa,una casa posta al confine di una grande foresta. In questa casa, isolata dal resto del paese, abitava lei, Gaia.
Gaia era una ragazza di appena diciassette anni, molto curiosa e desiderosa di scoprire il mondo,non avendo avuto molte opportunità di allontanarsi dai confini della sua casa,per tutta la sua vita. Avventurarsi in quella foresta a cui nessuno osava avvicinarsi,era giusto uno dei suoi scopi;infatti essa era un posto particolare,in certi tratti alquanto malsano,e in certi invece rigoglioso come pochi,fitto di piante alte e grosse,che svettavano fino al cielo; numerosi spiazzi pieni di fiori coloratissimi si trovavano piuttosto lontano dalle zone buie e dense di vegetazione del bosco,ed erano lasciate incolte,a causa delle scarsissime presenze umane che,se un tempo vi potevano passeggiare tranquillamente,ora sarebbe stato purtroppo impossibile. Ma le aiuole curate,l’erbetta verde tagliata con costanza e quel profumo di quei bellissimi fiori, sopperivano all’ambiente non attraente nel cuore della foresta,e rendevano il luogo degno di essere visitato. Inoltre,bisognava mettere in conto che ,se anche si decideva di inoltrarvisi all’interno,si doveva considerare un fatto fondamentale: la foresta era da sempre stata protagonista di numerose e spaventose leggende,molte assurdamente inventate,ma credute vere dalla maggior parte degli abitanti dei paesetti vicini. Questo era il principale motivo,che rendeva quel luogo assai temuto e rischioso e, per certi, troppo spaventoso per essere esplorato. Naturalmente,era ovvio che, a Gaia,tutto ciò pareva incredibilmente stupido,privo di basi concrete per essere giudicato senza dubbi vero. Certo anche a lei erano state raccontate le solite vecchie fiabe,a sua volta quando era più piccola,e in un certo senso,e a suo modo,ci credeva ancora nell’esistenza delle fate,degli gnomi,e del principe azzurro. Ma sapeva anche che si doveva ben distinguere la realtà dalla finzione. E lei si sentiva indubbiamente abbastanza cresciuta e scettica da seguire i suoi personali pensieri,invece che affidarsi ciecamente a qualche storia narrata dai suoi compaesani, chissà quanto tempo fa,e chissà perché. Semplicemente non ci credeva,ed era anzi molto curiosa di constatare coi suoi occhi quale fosse la verità su quella foresta,che tanto era stata abbandonata a se stessa e allontanata dalla gente. Le piacevano gli atti gloriosi degli eroi,di cui aveva sentito parlare nei poemi epici,e avrebbe tanto desiderato essere come loro,forte e impavida,buttarsi nelle difficoltà con spavalderia e umile coraggio…perché desiderava più di ogni altra cosa che possedeva,più di qualsiasi altra cosa al mondo,la felicità. E per Gaia,la vera felicità,non consisteva di certo rinchiusa in quel minimo spazio vitale,costretta nei dintorni della sua abitazione,o dei campi coltivati della cittadina.
Avrebbe voluto di più,molto,tanto di più. E come non mai,sentiva che quel momento era propizio per lei. Sentiva che aveva necessità di liberarsi,di viaggiare più che poteva,di espandere i suoi orizzonti. Un buon inizio poteva proprio essere quella famigerata foresta. Chi lo sa cosa a cosa l’avrebbe spinta? Tanto,da perdere non aveva quasi nulla. Perché preoccuparsi inutilmente,quando ai tuoi unici cari rimasti in vita,non importi granchè..?
Un giorno,dopo una delle ennesime liti con la sorella,si convinse che era giunto il suo momento. Era troppo stanca per avere la forza di continuare così in quel modo. Non ne poteva più,sentiva che aveva raggiunto il limite massimo delle sopportazioni. Ed era pronta per affrontare il territorio proibito. Magari avrebbe potuto scoprire qualcosa di davvero interessante,magari avrebbe potuto trovare un tesoro di immenso valore e dire definitivamente addio all'orrenda vita cui era costretta a sottostare! Si era sempre chiesta il perché,proprio a lei,che non si era mai comportata male nella sua breve vita,il destino avesse riservato quelle abitudini,quei dispetti,quelle grida,quei continui rimproveri,da parte dell’unica gente che potesse chiamare “famiglia”,ma che in realtà,non lo era nel vero senso della parola… Perché?
Cosa aveva effettivamente da perdere? E cosa,piuttosto,si sarebbe lasciata alle spalle se non si fosse buttata in quel suo istinto?
Il futuro,le rispose: molto. Ma lei,non sentì quel richiamo sussurrato dal vento, e,trasportata dalle sue sensazioni,sempre più convinta della scelta da fare,si decise a intraprendere una strana avventura,che avrebbe avuto un seguito non del tutto tranquillo,ma assolutamente,per lei allora,inaspettato.
Così,emozionata,titubante d’animo nella sua fermezza,entrò nel bosco,che per i primi tratti pareva essere comune e rado. Camminò su un sentiero guardandosi attorno...sembrava tutto così silenzioso.
Più si avvicinava al cuore della foresta,più l'oscurità faceva da padrona; i raggi del sole faticavano sempre di più nel farsi spazio tra le folte chiome degli alberi,e non era più tanto pacifico e calmo lo spettacolo adesso,come al contrario lo era l’ora prima. La fatica cominciava a farsi sentire sul serio…non era abituata,lei a camminare per così tanto,e le gambe si stavano pian piano intorpidendo,seguite dai piedi,rivestiti da comuni zeppe di paglia,che,se erano adatte per i comuni lavori campagnoli e domestici, in queste occasioni non aiutavano certamente a sopportare grandi distanze sul terreno diseguale e scosceso. Era perciò una gran lotta,come d’altra parte lei si immaginava che fosse. Non desiderava una residenza di lusso,nemmeno un bagno alle terme romane;sapeva a cosa andava incontro,quando accettò i patti,con se stessa. Ma la forza d’animo,non le mancava,non le era mai mancata (era uno dei suoi migliori pregi che poteva vantare). Gaia ansimava,e dopo una pausa,riprendette; aveva continuamente sete,e beveva,e aveva sete ancora,e beveva e la voglia aumentava,e il suo stomaco iniziava a gorgogliare,per i morsi della fame. Aveva provveduto a un pezzetto di pane,ma sarebbe bastato fino a domani? E all’ indomani ancora? E poi,come avrebbe fatto,senza scorte ulteriori di cibo? Nutrirsi di vegetali e corteccia le parve la soluzione migliore,anche se non salutare. Si fermò per un secondo,a riflettere; voleva stare calma,ma sentiva dentro di sé l'adrenalina salire per tutto il corpo e il respiro si fece più pesante.
Ad un tratto,si sentì bloccare le spalle da una presa forte e violenta. A quel punto,la tensione e lo spavento,unite allo sforzo che aveva fatto,e all’irrequietezza le fece superare il limite e cacciò un urlo.
Una mano grande e pelosa le bloccò la bocca poi esordì dal dietro una voce rude e rozza,che faceva tremare al solo suono. << Zitta cagna!! È inutile sbraiatare,nessuno può sentirti! Se non ti opporrai non ti farò male e sarò delicato...dipende da te; su fai la brava… >>.
Ormai Gaia non riusciva più a pensare con razionalità. Ma cosa stava accadendo? Un uomo sconosciuto,alto e molto robusto,la stava tenendo con forza stretto a lui,e non poteva in alcun modo muovere una parte di sé. Stava per essere rapita,o peggio ancora…molestata? O uccisa? Quei pensieri balenarono rapidi come una saetta,come un lampo di luce folgorante,nella sua fragile mente,che ormai aveva perso quasi tutta la sua lucidità. Non era possibile,non poteva vivere nessuno lì,in quel maledetto posto! Cosa diavolo voleva da lei,cosa le avrebbe fatto,avrebbe abusato di lei,e poi l’avrebbe lasciata lì,sola come un animale morto,in mezzo alla fitta foresta,senza nessuna speranza di essere ritrovata da anima viva…?
Si dimenava quanto poteva,invano,e gli occhi le si erano offuscati a causa delle lacrime che aumentavano sempre di più. Si sentì buttare a terra,vide l'ombra confusa dell'uomo posizionarsi sopra di lei, mentre,con insistenza cercava di strappargli il vestito che indossava,e intanto le forze le venivano a meno…
Non ci credeva,non ci voleva pensare,anche se la sua mente era già proiettata verso la fine; mai avrebbe visto tutto quel che si era proposta di vedere,il mondo sarebbe stato una enorme scatola nera,inesplorata,ancora da aprire,e a nessuno sulla faccia della terra,sarebbe importato della sua sparizione,del fatto che lei non c’era più,o peggio,non esisteva più. Sarebbe morta tra non meno di qualche minuto,ne era certa. E tutto stava per terminare in un soffio,senza neanche essere cominciato per davvero… addio,alla sua avventura,alla vita,alla felicità,che tanto si auspicava. Poi,d’un tratto,talmente inaspettato e rapido, si sentì un urlo,l'uomo non era più sopra di lei ma qualcuno l'aveva buttato a terra. L'uomo cacciò un urlo di dolore,rauco,profondo,tanto che non poteva essere irreale e Gaia seppe di non essere morta,bensì più viva che mai. Poi, più niente.
L'unico rumore che poteva sentire,ora, era il suo cuore che batteva a mille,e non sapeva come rallentarlo,con la sua scarsa lucidità mentale e il suo fiatone,che poco a poco si calmò ritornò silenzioso. Le lacrime iniziarono a scendere,stavolta più violente di prima. Come poteva esser stata così stupida?! Lei,soltanto lei s’era andata a cacciare in guai del genere. Era tutta colpa del suo mancato buonsenso,della sua irrazionalità… Provò a sedersi su quella poca erba che c’era rimasta.
Improvvisamente sentì il tocco leggero di una mano calda sulla sua spalla tremante. A quel contatto, scattò impaurita all'indietro,colpa dello spiacevole incontro avuto prima, e, alzando il viso ancora intimorito,la prima cosa che vide fu l'ombra di un ragazzo, chino su di lei, che le diceva con voce soave,pacata,rilassante,di non preoccuparsi;che era tutto finito e che nessuno avrebbe osato toccarla più.
A quelle parole così confortanti,non seppe dare subito il loro giusto valore,in quanto era troppo scossa per comprendere chi fosse e cosa stava dicendo;era accaduto tutto troppo in fretta per realizzare sul serio,lì,come fossero andate le cose. Aveva ancora paura, era stremata,le sue energie si erano consumate del tutto e non aveva altra scelta che dar fiducia a quello strano ragazzo,che le parve così sincero,ma sbucato dal niente: eppure gli aveva sì salvato la vita. Aveva un grosso debito con lui… debole,si arrese alla stanchezza e cadde fra le braccia di Morfeo.
Quando si svegliò,la prima cosa di cui si accorse, fu che stava molto comoda. Si rese così conto di essere stesa su un enorme letto a baldacchino. Ancora insonnolita,e con la testa che girava,si sedette e tentò di scrutare con attenzione la stanza,per quel che poteva...di fronte a lei vi era un mobile a cassettoni con un enorme specchio, di legno pregiato ornato d'oro. Alla sua sinistra c'era una grande finestra con finissime tende bianche,parevano di pura seta,raffinatissime; l’apertura portava ad una terrazza, e da lì entrava la luce rosea del sole al tramonto che si espandeva nella stanza. Davvero era già così tardi?
Non capiva dove si trovasse,sopratutto non riusciva a ricordare cosa le fosse successo prima di addormentarsi.
Era partita soltanto alla mattina,quanto volava il tempo. Sì,il tempo. Le sembrava che fosse trascorsa un’eternità,via dal paese,da casa…e poi la foresta,quell’orrendo ricordo che non voleva far uscire…sì,rimembrava.
Bastarono pochi minuti per farle affiorare tutto in un attimo,la sua mente riproiettò la scena dell'uomo che cercava di violentarla e il suo corpo incominciò a tremare,le lacrime ripresero nuovamente a scendere dai suoi grandi occhi color cacao e sentì la paura di poco prima invaderla totalmente.
provò a ricomporsi.era tutto finito,ora era al sicuro,vero?tornando a osservare la stanza notò dalla parte opposta,alla sua destra,che v'erano anche un mobile,anch'esso di legno antico e pregiato che prendeva metà della parete e a lato una porta.
Ad un tratto,essa si aprì ed entrò un ragazzo . Era alto, fisicamente ben fatto,con capelli scuri come la notte…Si,ricordavano proprio la notte,il buio. La pelle olivastra e pallida denotava una scarsa permanenza sotto il sole,che altrimenti l’avrebbe fatta diventare più scura; i lineamenti del viso erano precisi ma delicati. Egli, la guardò con sguardo apprensivo,e allo stesso tempo indagatore, e Gaia poté vedere i suoi occhi,di un profondo verde smeraldo, che la catturarono all’istante. Fu in quel momento che il ragazzo si sedette lateralmente sul letto, e con discrezione le domandò :<< Noto con piacere che vi siete svegliata...State bene?Avete bisogno di qualcosa? >>
Come se non bastasse la sua voce aveva un che di conosciuto,un suono dolce,profondo,surreale e fiabesco,fluido e leggero,come se le parole pronunciate fossero uscite con una facilità estrema,e non avessero consistenza nell’aria… la prese in contropiede.
Arrossì violentemente, temendo di non poter resistere a tale bellezza,prima d’allora mai incontrata. Ma poi ,temendo di mancare di rispetto,disse anch’ella gentilmente :<< Mi perdoni Io...io non ricordo bene...Chi siete? >>
<< Beh,hai ragione....Il mio nome è Henry,anche se non sono abituato a essere chiamato così; sono il Principe in questo castello... Vedendoti in pericolo,oggi, ti sono giunto in soccorso e ti ho portato qui,non sapendo se avevi una casa o dove... Perdonami,posso comprendere il tuo disagio, purtroppo non ho potuto fare diversamente… T-ti ha ferita,o fatto del male?  >>.
Gaia non intese subito a chi si riferisse,doveva ancora calibrare le forze per pensare,e poi collegare l’impulso per aprir bocca, dire qualcosa di sensato. ma subito dopo chinò lo sguardo e rispose :<< Beh,ecco.. io,io...credo,penso di ricordare che lui mi abbia strappato il vestito…ma no,non ha fatto in tempo a toccarmi,credo… Anche se non è stato per nulla delicato...>> Ella era piuttosto frastornata,e non era capace di ricordarsi tutto quel che era avvenuto nella foresta… non desiderava affatto rimembrare cattivi ricordi.
<< Meno male... cioè,non fraintendetemi,ma è stata una fortuna che io sia arrivato in tempo,insomma... e... >>
Era vero. Se non fosse giunto in tempo,probabilmente quell’ignobile uomo avrebbe abusato di lei, e avrebbe perso la sua virtù... era ad un pelo dal perderla, per colpa di un mostro che esisteva solo per realizzare le sue necessità animali,attratto da una facile e giovane ragazza. E a quel punto,chissà cosa ne sarebbe stato del suo corpo…lasciata sola,lì,dispersa. Forse sarebbe morta,ma in fondo era meglio perire che vivere con quella incessante vergogna. Chi l'avrebbe mai presa in moglie o voluta?Per non parlare della ripugnanza che gli altri avrebbero provato per lei...Non dimenticava mai di essere sola sulla terra,perché persone che le volevano bene o che ci tenessero, non esistevano davvero. Nessuno l’avrebbe potuta difendere,proteggere…come invece,avrebbe sempre sognato. Era abituata a questo trattamento distaccato,all’indifferenza delle persone a lei vicine nei suoi confronti;sarebbe potuto solo peggiorare,dopo quell’accaduto;la sua vita,lo sapeva benissimo,era tutto fuorché invidiabile. Tanto,cosa cambiava?. Meglio la morte.
Ciononostante, le cose non erano andate così,per sua fortuna! Qualcuno lassù,aveva avuto pietà per lei,una umile ragazza di campagna,che s’impegnava assiduamente in tutto ciò che faceva,e si meritava,non colpevole della sua nascita e della famiglia che gli era stata data,un’esistenza molto migliore. Qualcuno se n’era accorto,e gli aveva mandato un angelo,che l'aveva tratta in salvo e ora era viva,e stava su per giù bene,in una bella casa,con i suoi valori e la sua virtù ancora intatta,casta e pura come lo era sempre stata,e come avrebbe voluto restasse per ancora un po’ di tempo.
Le parole, le uscirono senza che lei lo potesse decidere,tanto era grata al suo salvatore speciale, che ancora non ci credeva,di essere lì viva…! :<< Grazie… vi sarò grata a vita... Chiedetemi pure qualunque cosa Principe,e farò il possibile per sdebitarmi in tutti i... >>
Sul viso del principe emerse un amaro sorriso sghembo, che rivelava intimi pensieri e segreti appartenuti a chissà quali persone,di chissà quali luoghi… I suoi occhi,parlavano da soli,insinuando una certa curiosità nell’animo di lei; erano inondati di immensa malinconia.
<< No... > rispose lui,quasi in uno sbuffo arrendevole < Non penso potresti fare qualcosa per me...nessuno può >>.
Gaia ne rimase sbalordita:non se l’aspettava.
<< Ma...cosa intendete?vi prego,mi dite ciò che posso fare, magari potrei,potrei aiutarvi...voi avete salvato la mia vita,la mia virtù...non potrei non ricambiare>>
<< Anche se te lo dicessi,giovane ragazza,le cose non muterebbero...Vedi io,… Io sono vittima di una dannazione >>

   
 
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