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Autore: Jo_    21/02/2010    7 recensioni
Andrea aveva un amore, riccioli neri. Storia di adolescenti stupidi, ribelli, ormonali e confusi. Non sono capace ad impostare gli avvertimenti, comunque, si parla di cose sporche. La canzone citata nel titolo sarà di mia proprietà nel giorno in cui verrò adottata da Dori Ghezzi.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci stiamo avvicinando alla fine. Il prossimo, sarà l'ultimo aggiornamento- per questo motivo l'odierno è leggermente "ristretto".

Prendetelo come un assaggio dell'happy ending.

Se avete resistito fin qui...diamine, complimenti!

 

Se non provi a spostare l'orizzonte un po' più in là, i sogni non coincideranno mai con la realtà.

 

 

Andrea.

 

1.

Io lo guardo.

Lui mi guarda.

Ci guardiamo.

Maledetta sindrome del foglio bianco, proprio durante il compito di fisica doveva venirmi?

Mi guardo intorno smarrita.

Rigo si risistema gli occhialetti sul naso.

“Santi, cerchi appoggio?”

“Più che altro l’ispirazione divina.”

Torno a guardare il foglio bianco.

Ho studiato, cazzo. Ho studiato.

Per una volta che ho studiato.

Sono andata a ripetizione tutti i maledetti giorni da una settimana a questa parte.

Ho perfino tolto il libro dal cellophane.

Me lo merito un sei, cazzo.

Rileggo il primo esercizio.

Poi il secondo, e il terzo.

Il quarto è una domanda di teoria.

Intanto faccio quella- sono abbastanza sicura della risposta.

Il secondo esercizio è la messa in pratica del quarto- quindi faccio anche quello.

Il primo implica troppe formule che non sono riuscita a mandare a memoria. Ne ho scritta qualcuna su di un foglietto, ma avulse dal contesto non hanno nessunissimo senso.

Mi incaglio dopo il terzo passaggio.

Lo mollo lì.

Il terzo, alla luce del primo, sembra quasi fattibile. Lo svolgo, anche se quel che viene fuori non vuol dire un bel nulla.

Che palle.

Mi viene da vomitare.

Mi viene seriamente da vomitare.

Betta, calma. Per favore, almeno te, mantieni la calma.

Finisce l’ora.

La Stronza mi si avvicina.

“Allora, Andrea?”

Andrea.

È la prima volta che mi chiama per nome.

“Eh, ho fatto quasi tutto…” gli altri sono usciti a fare ricreazione.

“Fammi vedere.”
Prende il foglio.

“Perché il primo l’hai lasciato a metà?”
”Mi sono bloccata.”
”Guarda” posa di nuovo il foglio sul banco e prende la mia penna.

“Il primo passaggio è corretto. Ma qui hai preso il valore sbagliato e allora si scompiglia tutto…”

Rifà l’esercizio sotto al mio.

Con calma, senza acidità di alcuna sorta.

Incredibile. È gentile!

“Il secondo e il quarto vanno bene…a parte questa” sottolinea “ e questo, che non è proprio un errore, quanto un’imprecisione…”

Corregge.

“…il terzo…si, si, mi pare che vada…”

“…quindi?”

“Quindi va bene, il sei in pagella te lo metto- senza problemi. E incrociamo le dita per gli esami…”

Mi viene quasi da piangere per la gioia.

“…però ecco, non ti adagiare troppo sugli allori. Devi lavorarci molto. Se vuoi sono disponibile ad aiutarti a studiare, qualche pomeriggio. Se vuoi.”

No, vi prego.

Ditemi che sta scherzando.

Che è una candid camera.

“La…la ringrazio. Come…come mai è così gentile con me?”
Finisce la ricreazione, gli altri ricominciano ad entrare.

“Non ti emozionare troppo, Santi. Mi fai solo un po’ pena.”

Prende le sue cose ed esce.

Sono salva.

Sono fottutamente salva.

 

2.

10 giugno.

Nell’immaginario collettivo, il giorno più bello dell’anno.

Pantaloncini corti, scarpe di tela e canottiere in attesa dell’ultima campanella.

Io sto per svenire sul banco dal caldo.

Non ce la faccio più.

È troppo caldo per essere incinta, cazzo.

Mi stringe il vestito.

In compenso, ho due tette stratosferiche.

Cherubini fa seriamente fatica, a guardarmi in faccia quando mi interpella.

Neppure lui ha più voglia di fare lezione.

“Sentite…questa sarà probabilmente l’ultima volta che ci vedremo, scolasticamente parlando. Posso dire, in tutta sincerità, che è stato un vero piacere conoscere ciascuno di voi, nessuno escluso, anche se per un breve periodo. Spero di essere in qualche modo corrisposto. Sappiate che ho cercato di fare il meglio che ho potuto, in ogni occasione. Non sarò presente in sede d’esame, perciò…”

Suona l’ultima campanella dell’anno.

“… in bocca al lupo, ragazzi.”

 

3.

L’attesa.

L’attesa è snervante.

Io odio attendere.

Soprattutto, odio attendere studiando come una pazza.

“No, davvero, ormai è inutile, non si può recuperare in una settimana quel che non si è fatto in una vita.”

“Parla per te, Lucia.” risponde Rigo.

“Sai, Vespucci, non sono tutti geni come te. Sii clemente coi noi povere menti inferiori.”

“Ci proverò.”

Abbiamo occupato un’intera saletta della biblioteca con zaini e scartoffie varie.

Ma sono convinta anch’io che il ripasso pre-esame sia del tutto inutile.

Serve solo a far passare il tempo nell’attesa dell’ora X.

L’ora fatale.

Comunque, dicevo, inganniamo l’attesa fingendo di studiare.

È durante l’attesa che si rivela la nostra vera natura.

Andrea: il lupo solitario. È scomparso magicamente- s’è barricato in casa in piena fase di riflessione zen, dice di non volere la sua tranquillità turbata da noialtri.

Rigo sta sfoderando tutte le sue conoscenze pregresse- va a finire che ne sa molto più di noi che abbiamo sempre studiato con costanza.

Beh, più o meno.

Comunque, Andrea la leonessa e il suo cucciolo tengono duro.

Sono pronta, sono carica.

Quel che so deve bastarmi. E, possibilmente, avanzarmi.

“Oh, una ripassata alle tesine?”

Si, certo.

Lucia se n’è uscita con l’originalissima tesina sul Sogno.

Non so perché, ma negli ultimi mesi ci siamo allontanate molto- come se non avessimo più niente da doverci dire.

Boh, cose che capitano.

“Rigo?”
”Il paradosso. Mi sembra abbastanza coerente con la mia personalità.”
Di materiale ne ha trovato per una tesi di laurea, ma è riuscito a stringersi fino ad un discorso di un quarto d’ora circa. Meglio di così non è proprio riuscito a fare.

“Tu Andrea?”

Ridacchiano conoscendo già la risposta.

“Che bastardi siete.”

4.

“Non ce la faccio, mi viene da piangere.”

“Non dire stronzate- ce la fai eccome. Ormai siamo in ballo, balliamo.”

“Non ce la faccio…”

“Andrea, guardami negli occhi.”
Mi brucia con i suoi due carboni ardenti e mi scuote delicatamente per le spalle.

“Senti, Madonna ha un diploma. Ti rendi conto? Se è riuscita a diplomarsi lei, può riuscirci chiunque. E sai benissimo di essere di gran lunga più figa di lei.”

“Non è vero, ma ti ringrazio per averlo detto.”

Mi si avvicina all’orecchio.

“Non solo sei più figa, ma hai anche le tette più grosse.”
”Quello è perché sono incinta, pezzo d’idiota.”

“Ok, questa me la merito.”
”Alice?”

“Sta arrivando- è imbottigliata nel traffico. Ormai si muove solo in automobile.”

“Non potevi venire con lei?”
”Mi piace l’aria frizzantina del mattino.”
”Frizzantina un corno, saranno quaranta gradi.”
”Trentotto, poco cambia. Comunque, preferisco camminare- sai com’è, per sciogliere la tensione.”

Mezz’ora.

Tra mezz’ora inizia la prima prova.

È un incubo.

È una roba terribile. Ma ormai è tardi, per rimandare. Cinque anni di vita si mettono in discussione in una manciata di ore. Mi stanno venendo i crampi allo stomaco.

“Io sto morendo dal caldo, la aspettiamo dentro?”
”Certo, mamacita.”

Entriamo.

 

 


Beh, sapete CHI aspettarvi nell'ultimissima parte.

 


@MyMuse: Rigo, come tutti i capelloni che si rispettino, va a fasi alterne :D Ogni riferimento...

@Vera Lynn: Alberto neanche ci pensava, alla morte. Semplicemente, non l'aveva considerata nei piani.

@Morgain28: quand'è che finirai di farmi gli spoiler nelle recensioni te??? xD

@cammy: bentrovata :D

@ellii: Abbi fiducia in Brian. E Lunga Vita ai Viaggi Mentali :D


  
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