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Autore: Assassin Panda    22/02/2010    1 recensioni
[Hong Kong e Sealand]
(lo so sono pazza)
Sealand era poco più che un bambino, un fratellino viziato che aveva tutto ciò che desiderava dal suo fratello maggiore Inghilterra.Peter Kirkland stava bene con suo fratello, ed era comprensibile che, con tutte quelle attenzioni, fosse diventato non solo viziato, ma anche geloso.Per questo, quando Hong Kong varcò la loro casa Sealand venne scosso da violenti brividi di odio verso quel ragazzino che Inghilterra aveva portato con sè
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Due Nazioni Rivali
Rating: Per tutti
Personaggi: Sealand (Peter Kirkland), Hong Kong
Pairing //
Genere: Comico, Fluff
Avvertimenti: One Shot, Crack!Pairing
Note: Il Sealand si proclamò stato indipendente durante la seconda guerra mondiale, mentre Hong Kong venne consegnata al Regno Unito dalla Cina nel 1860. quindi nella storia c'é una incongruenza storica ad inizio racconto. Ciononostante mi piaceva l'idea di un Sealand geloso del suo Arthur nei confronti di Hong Kong, il nuovo arrivato in casa Kirkland. Quindi perdonatemi l'incongruenza storica e non abbiatemene male.

Due Nazioni Rivali



Sealand era poco più che un bambino, un fratellino viziato che aveva tutto ciò che desiderava dal suo fratello maggiore Inghilterra: giocattoli, dolci, adorabili baby sitter, gite allo zoo e qualsiasi cosa desiderasse, se la voleva, Arthur gliela prendeva.
E allo stesso modo gli donava coccole, affetto e amore, cose primarie nella vita di un bambino.
Peter Kirkland stava bene con suo fratello, ed era comprensibile che, con tutte quelle attenzioni, fosse diventato non solo viziato, ma anche geloso.

Per questo, quando Hong Kong varcò la loro casa Sealand venne scosso da violenti brividi di odio verso quel ragazzino che Inghilterra aveva portato con sè.
Non gli piaceva la sua aria saccente, il suo volto impaurito e disorientato, la sua bellezza orientale e, soprattutto, tutte le attenzioni che Arthur gli donava per farlo stare a suo agio in quella che sarebbe stata la sua nuova casa.

Hong Kong era più grande di lui di qualche anno, e più alto e già abbastanza maturo, ma ciò non impediva all'inglese di concentrare tutto il suo affetto verso di lui, ignorando Peter. E la cosa lo faceva andare sui nervi: nessuno poteva permettersi di rubargli il fratellone!

Era così geloso che spesso aveva ideato vari modi per eliminare quell'intruso indesiderato dalla faccia della terra.
Gli aveva messo chiodi nel letto il giorno stesso in cui era arrivato, con il suo arco giocattolo cercava, come Robin Hood, di riempirlo di frecce finché non fosse morto, senza sapere che le ventose rosse sulla punta non erano armi letali, ma appunto solo giochi.
Una volta, nella legnaia, trovò un accetta che aveva visto usare ad Arthur per spaccare la legna e, una volta sollevata a fatica, la lanciò contro l'orientale che, però, si era dimostrato molto più abile e pieno di riflessi di quanto Sealand non lo fosse. Abbassandosi proprio prima che l'ascia lo colpisse, con un calcio ben assestato e un urlo terrificante, che fece sobbalzare l'inglese, ruppe il legno del manico in due parti nette, facendo volare le schegge ovunque.

Comunque sia Peter Kirkland era un tipo piuttosto testardo, che non si arrendeva facilmente.
E da quel giorno non aveva mai smesso di attentare alla vita di Hong Kong, arrivando a contare i tentativi in in calendario apposito e a tener conto degli errori fatti per migliorarsi ogni volta.

Il cinese ovviamente sapeva benissimo che il piccolo Sealand attentava alla sua vita ogni giorno, ma era dotato di una grande pazienza e ogni giorno si ripeteva sempre ciò che il suo fratello maggiore Cina gli aveva insegnato: La pazienza è potere: con il tempo e la pazienza, il gelso si tramuta in seta. Ancora non capiva bene cosa significasse, ma sapeva che se Cina glielo aveva detto un suo perchè doveva pur avercelo. Prima o poi, pensava, Sealand si sarebbe stancato di cercare di farlo fuori, lui era molto più agile e veloce, ed era un abile esperto di kung fu, cosa che non avrebbe reso vita facile al piccolo inglese. Dovevano solo vedere chi tra i due era il più testardo e chi per primo si sarebbe arreso.


“Ehi! Hong Kong!” Lo chiamò la micronazione, e l'orientale si girò sbuffando, sapendo che probabilmente gli sarebbe arrivato contro un machete.
No non un machete. Un petardo di modeste dimensioni, acceso, volava verso di lui. Nulla a che vedere con i suoi maestosi fuochi artificiali! “AHIYAAA!” Gridò saltando verso il petardo e lanciandolo verso un mucchio di foglie all'angolo del giardino, dove esplose senza arrecare troppi danni. Non appena toccò terra però, un altra decina di proiettili gli volò addosso, esplodendo a pochi centimetri dai suoi piedi. Se non si fosse scansato in tempo probabilmente non ce li avrebbe più avuti i piedi. “THAKE THAT, Hong Kong!” e Peter gli lanciò un altra ondata di petardi, che però l'orientale schivò velocemente balzando su il ramo di un albero.
Quando finalmente sentì che il piccolo aveva esaurito i colpi scese e continuò la sua “tranquilla” passeggiata per il giardino di Inghilterra.

“Uffa non è giusto!” Sbottò Sealand accasciandosi a terra, trattenendo orgoglioso le lacrime.
Hong Kong di solito ignorava i lamenti dell'altro. Ma se non andava errato quello era il tentativo numero 567, e per quanto paziente fosse a tutto c'era un limite.
“Non è valido! Tu sei molto più grande di me! E sei più bravo, usi i tuoi trucchetti cinesi e vinci sempre!” Urlò Peter quando vide che, finalmente, l'attenzione del moro era rivolta verso di lui.
“Sealand. Sono passati centoventicinque anni da quando sono arrivato qui. E tu non hai mai smesso di tentare di uccidermi!” sospirò Hong Kong avvicinandosi lentamente verso l'inglese.
“Lo so! E non smetterò mai! Perchè Arthur vuole più bene a te che a me!”

Tutto qui il problema? pensò Hong Kong. Un secolo e un quarto passati a sopportare le scenate di gelosia di un bambino viziato? Non sapeva se prenderlo a sberle o se rimanere come al solito calmo e impassibile.
Ma in fondo anche lui era nella sua stessa situazione. Ogni volta che poteva tentava anche lui di eliminare Inghilterra dal pianeta, ma non per motivi infantili. Odiava il Regno Unito, era colui che aveva fatto del male al suo fratellone e che lo aveva strappato via dalla sua casa. In un certo senso lo capiva, anche se era del tutto diverso il comportamento di Sealand dal suo. Lui cercava di uccidere Inghilterra lanciandogli contro la dinamite, non dei petardi. Peccato che l'inglese avesse la pellaccia dura.

“Non penso proprio che Arthur voglia più bene a me” Rispose chinandosi sul Sealand, che lo fissò interrogatorio. “In fondo tu sei il suo fratellino! E so che Inghilterra vuole molto bene ai suoi fratelli. Forse non ti ricopre d'attenzioni come un tempo perché vuole che tu cresca!”
“Non è vero!” sbuffò Sealand arricciando il labbro offeso.
“Sealand. Sono passati 120 anni. E sei rimasto ancora piccino. Io invece sono cresciuto, non vedi? E in questi anni io ed Inghilterra non siamo mai andati molto d'amore e d'accordo. Mentre a te continua a coccolarti, non vedi?”
“Dici davvero, Hong Kong?”
“Sì! È che sei troppo preso a cercare di uccidermi per accorgertene!” sorrise l'altro, prendendogli il berretto e scompigliandogli i capelli amorevolmente. Peter si riprese prepotentemente il capello.
Ci fu un momento di silenzio, in cui Sealand si lasciò accarezzare e Hong Kong stava per ricredersi sul giovane microstato; non era poi così male.
Il piccolo sorrise contento e innocente, cosa che fece intenerire forse un po' troppo l'orientale.
“Grazie, Hong Kong!” Esclamò giovale. “E di che?” “Di essere così ingenuo” “Eh...?”
Velocemente il piccolo inglese prese una piccola bomba fumogena dalla tasca e la lanciò in terra, ed esplodendo rilasciò il fumo nero e pungente cogliendo alla sprovvista Hong Kong, che cominciò a tossire senza fiato.

“Coff coff! E ricordati... coff coff... che un giorno conquisterò il mondo!”
“S... sei un idiota! Ti sei affumicato da solo”

Guardò l'inglese scappare via dalla nube nera, e per una volta dovette amettere che il piccolo Sealand per quanto furbizia -e slealtà secondo il suo punto di vista- era stato più furbo di lui.
Solamente che Hong Kong era troppo orgoglioso da ammettere che, dopo centoventicinque anni era stato battuto almeno una volta, e non l'avrebbe ammesso nemmeno se Sealand avesse dimostrato l'evidenza davanti a tutti.

Erano davvero due piccole nazioni rivali in lotta fra loro. Sarebbe stata una battaglia che sarebbe durata secoli, tanto era grande il loro orgoglio e la loro cocciutaggine.


  
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