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Autore: Amily Ross    24/02/2010    2 recensioni
Questa è la storia di due fratellini, i quali avevano una bellissima vita nella quale non gli mancava nulla, avevano tutto ciò che desideravano, genitori fantastici che li amavano alla follia, una bellissima casa, degli amici stupendi ed una vita felicissima... ma un brutto giorno le cose purtroppo cambiarono la loro vita si ribaltò completamente, trasformandosi in una tragedia...ma alla fine tutto tornerà come prima o quasi, i due fratellini condurranno nuovamente una vita bellissima grazie anche all'aiuto dei loro amici sui quali sanno sempre di poter contare...!
Genere: Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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   Salve gente. Finalmente, mi sono decisa a modifacare un po' questa vecchia storiella. Non lo sto facendo per la recensione neutra che mi è stata lasciata, ero anche io ben consapevole del fatto che fosse scritta in modo astruso, ma si tratta pur sempre di una delle mie prime oepre. xD Detto questo, ho comunque deciso di modificarla, e mi sembra giusto aggironare con la nuova versione anche sul sito. Bacioni Amy! 

Adolescenza bruciata

 

    Circa cinquant'anni or sono, a Francoforte, vivevano due fratellini, un maschio di nome Alfredo e una femmina di nome Bianca. Abitavano al centro della città, in una bellissima  e grandissima casa, con i loro genitori e con i domestici.

 

    Erano molto ricchi, infatti, il padre era un medico nonché direttore dell'ospedale, la madre era la proprietaria del più grande supermercato della città. Ma, lasciando da parte i lavori dei genitori, erano anche discendenti di una lunga stirpe nobiliare. Ergo, come ogni famiglia nobile che si rispetti, possedevano molte ricchezze, ed uno stemma di famiglia, lasciato in eredità al padre in quanto unico erede. 

 

    Alfredo, aveva quindici anni, e frequentava il II° anno del liceo classico. Era un ragazzino colto, intelligente e carismatico, ed anche molto grazioso, essendo biondo con gli occhi azzurri.

 

 

 Bianca, aveva tredici anni, e frequentava la 3° media. Anche lei come il fratello, aveva capelli biondi e occhi azzurri, era molto intelligente, ed a volte anche capricciosa, ma in fondo era una ragazzina davvero dolce. Bastava solo saperla prendere.

 

Era dicembre, nell'aria si respirava già il clima natalizio, le scuole avevano già comunicato le vacanze.

 

Sebastian, il maggiordomo,  andò a scuola a prendere i ragazzi come ogni giorno, dopo aver finito di pranzare e aver fatto i compiti, i due fratelli, andarono fuori a giocare con i loro amici, Cinzia, Marì, Romeo, e Stefano.

 

    Stefano, era compagno di Alfredo, Cinzia, andava al I° anno nella loro stessa scuola. Marì, era la sorellina di Cinzia, ed era compagna di Bianca, mentre Romeo non andava a scuola,  perché i suoi non potevano permettersi di mantenerlo negli studi, a differenza degli amici, lui non era nobile.

 

  Poi, per dirla tutta, a lui non piaceva proprio l'idea di passare i pomeriggi sui libri, ma, nonostante ciò era un ragazzo molto intelligente, che sapeva cavarsela in qualsiasi situazione.

 

   Quel pomeriggio, faceva molto più freddo, degli altri giorni. Infatti, all'improvviso si mise a nevicare, cosi i ragazzi si misero a giocare con la neve, giocando, giocando si fece ora di tornare a casa. 

 

    «Alfri, giochiamo a scacchi?» chiese Bianca, la quale aveva sempre voglia di giocare .

 

«No» rispose Alfredo.

 

 «Perché? E' il tuo gioco preferito…» ribatté  Bianca.

 

 «Si, questo lo so anche io, ma mi sento un po' stanco» taglio il discorso lui, salendosene in camera sua.

 

 Bianca, era molto legata al fratello, lo conosceva bene e sapeva che quando era stanco voleva giocare a scacchi per rilassarsi.

 

 La ragazzina, aveva capito, che il suo dolce e adorato fratellino aveva qualcosa che non andava. Decise dunque, di dirlo a Sebastian che, salì in camera del ragazzo.

 

 «Padroncino, tutto bene?» chiese il maggiordomo.

 

 «Si, sto bene, mi sento solo un po’ stanco, ed ho bisogno di dormire tutto qui. Non preoccuparti». rispose il ragazzo.

 

 Il domestico, scese nuovamente al piano di sotto, e chiamò Bianca.

 

 «Non preoccupatevi Signorina, vostro fratello ha detto di essere stanco, ed aver sonno»

 

 «Sicuro?» chiese lei, sicuramente poco convinta…

 

«Si Signorina, cosi ha detto!” rispose  l'uomo.

 

 «Va bene, grazie Sebastian!»

 

Il maggiordomo fece un inchino di congedo, e torno alle sue mansioni, aveva una cena da servire.

 

 Bianca, non tanto convinta, che il fratello avesse solo sonno, decise di aspettare l'arrivo del padre.

 

   Una mezz'oretta dopo arrivò, la ragazzina lo vide parcheggiare di fronte casa e corse ad aprire la porta. Gli saltò addosso e gli diede un bacio sulla guancia, lui ricambiò.

 

 «E tuo fratell...»  stava per dire ma non riuscì a finire la frase, lei lo interruppe.

 

 «Ecco appunto, corri subito in camera sua perché ha detto di essere stanco aver sonno, ma per me è strano.»

 

Il genitore corse subito nella camera del figlio, lo trovò svenuto sul pavimento lo prese, lo mise sul letto e lo fece rinvenire. 

 

    Chiamò Bianca. «Portami subito la mia borsa»

 

 le disse, controllando il polso al ragazzo, lei volò come il vento e si precipitò nella camera del fratello.

 

 «Grazie, ora va fuori!»

 

  «Ma papà...» disse lei, quasi con le lacrime gli occhi.

 

 «Niente ma, tesoro fuori.»

 

La piccola scoppiò a piangere, e rimase dietro la porta ad origliare. Il padre prese lo stetoscopio, sbottonò la camicia al figlio, e lo visitò aveva i polmoni pieni di muco, poi prese il termometro e gli misurò la temperatura, aveva la febbre alta gli diede un antibiotico e uscì dalla stanza.

 

 «Come sta Alfri...?» chiese Bianca piangendo.

 

 «Ha solo un po’ di febbre, ma non c'è bisogno di piangere stupidina!» rispose il padre, scompigliandole i capelli.

 

 «Piango perché poteva dirlo prima di sentirsi male, cosi ti avrei chiamato, ed evitava di svenire. Mi ha fatto preoccupare. Comunque posso stare in camera con lui?» rispose lei accennando a un piccolo sorriso.

 

«No, si è appena addormentato, lascialo riposare ne ha bisogno.» disse l'uomo, abbracciando la figlioletta. 

 

    Dopo qualche ora la madre aprì la porta, solitamente i figli e il marito andavano ad accoglierla, ma quella sera non fu così.

 

 Infatti, Bianca era seduta sulle scale con aria triste, il marito  faceva su e giù per la stanza e Alfredo non era in giro.

 

«Ciao ragazzi, eih sicuri che non ho sbagliato casa...e Alfredo dov'è?» disse la donna scrutando il marito e la figlia, la quale si alzò dalla scale.

 

 «Alfredo ha la febbre, e io sono triste perché lui sta male» disse la piccola saltandole in braccio e dandole un grosso bacio sulla guancia.

 

«Ah ecco perché queste facce... ma come sta Alfredo?» disse la madre ricambiando il gesto affettuoso della sua bambina e rivolgendo lo sguardo sul marito.

 

 «Beh, non credo molto bene, visto che ha la febbre molto alta» rispose l'uomo.

 

 «Povero piccolino mio...» disse la madre avviandosi sulle  scale per salire al piano di sopra, la seguirono anche il marito e la figlia. 

 

   Nel frattempo Alfredo dopo una lunga dormita si sveglio, «Mammina...» mormorò con voce affaticata.

 

 «Come ti senti amore mio?» chiese la donna abbracciandolo e dandogli un affettuoso bacio sui capelli.

 

 Lui non riuscì a rispondere per la debolezza, il padre prese nuovamente il termometro, la febbre era ancora più alta e decisero di portarlo in ospedale.

 

 «Ecco lo sapevo, Alfri non ha la febbre...» disse Bianca in lacrime, non appena vide che il padre avvolse il fratello tra le coperte e lo prese in braccio.

 

 «Si tesoro, è solo che invece di scendere è salita.»

 

   La famiglia si recò in auto e corse in ospedale, Alfredo venne subito ricoverato e controllato, aveva la broncopolmonite.

 

 La piccola Bianca era preoccupatissima, pensava che il suo amato fratellino stesse per morire, ma venne curato e riportato a casa.

 

Le cure erano lunghe e dolorose, infatti, povero piccolo Alfredo, doveva sopportare tre iniezioni al giorno.

 

[…]

 

 

   Dopo circa due mesi, in casa scoppiò un terribile incendio, morirono tutti tranne i ragazzi che tutti credevano fossero morti o fossero stati rapiti e uccisi in seguito.

 

 Alfredo e Bianca erano rimasti orfani, e dovevano cavarsela da soli, ed era molto difficile, vivevano in baracca che prima usavano per giocare.

 

 Cinzia e Stefano gli portavano qualcosa da mangiare a turno, e per la notte usavano delle coperte che si trovavano lì, Alfredo ne usava una e ne dava due alla sorellina, ma lei con la seconda copriva anche il fratello.

 

   Ciò nonostante, il fisico di Alfredo si era molto indebolito, a causa di quella broncopolmonite, anche perché dopo l'incendio le cure non erano state portate a termine, quindi dopo un po' di tempo si riammalò di nuovo, ma questa volta di tubercolosi.

 

 Bianca, cercava di convincerlo in tutti i modi ad andare in ospedale, per farsi curare ma lui rispondeva sempre di no, altrimenti poi essendo minorenni sarebbero stati separati.

 

   Una domenica mattina, come tante altre, Alfredo era con gli amici, i suoi sforzi di trattenere la tosse furono inutili e tossì: Cinzia gli porse il suo fazzoletto, lui non riflettendo lo prese, lo portò alla bocca e lo sporco di sangue.

 

 «Oh mio Dio! Alfredo, sei di nuovo malato, ti prego vieni a casa mia, i miei genitori ti faranno curare!» disse Cinzia in lacrime.

 

 «No Cinzia, grazie ma non posso, perché altrimenti io e Bianca verremo separati, ed io non voglio che questo accada» rispose il ragazzo ripresosi leggermente.

 

 «Ma no Alfri, tu credi veramente che possa accadere una cosa del genere?» replicò Cinzia.

 

 «Si. L'ho visto una volta in televisione» rispose nuovamente Alfredo.

 

 «Si è vero, che queste cose accadono, ma no credo che i genitori di Cinzia permetterebbero una cosa del genere, comunque se noi ti diciamo queste cose lo facciamo per te, perché ti vogliamo bene, e non vogliamo che tu stia male. Siamo i tuoi migliori amici, e vogliamo solo il tuo bene!» aggiunse Stefano.

 

 «Stefano ha ragione, non ti lasceremo mai solo» fece eco Cinzia.  

 

Alfredo non rispose, e ricadde in un altro brutto colpo di tosse, l'infezione ai polmoni aveva causato la febbre, e non essendo curata l'infezione cresceva.

 

   Alfredo aveva una mano poggiata al muro, l'altra alla bocca, l'amico Stefano di fronte e Cinzia che lo abbracciava.

 

 Dopo l'ennesimo colpo di tosse, le cadde svenuto tra le braccia, lei si sentì crollare tutto il mondo addosso.

 

L'amico per il quale aveva sempre avuto un debole, adesso giaceva tra le sue braccia, privo di sensi.

 

La ragazza piangeva, Stefano era nel panico più totale, non sapeva proprio da dove iniziare per far rivenire Alfredo, ancora svenuto, ma per fortuna, arrivò Romeo che vedendo la scena si preoccupò e corse dagli amici.

 

 «Ma cosa sta succedendo?» disse abbassandosi, per prestare soccorso all'amico per terra.

 

 «Si è sentito male, ed è svenuto, noi non sappiamo cosa fare. Tu?” disse Stefano speranzoso.

 

 «Si ci penso io...» rispose Romeo , rassicurando gli altri due.

 

Cinzia gli reggeva la testa, mentre i due ragazzi cercavano di fargli riprendere conoscenza, visto che Romeo aveva il nonno nelle stesse condizioni dell'amico, sapeva come comportarsi.

 

 Lo fecero rinvenire, e sorreggendolo lo portarono alla baracca, lo fecero distendere e lo coprirono.

 

Tutto questo fu visto dalla piccola Bianca, che aveva gli occhi spalancati e pieni di lacrime, aveva una terribile paura di perdere il suo fratellino e di rimanere sola al mondo. 

 

    Intanto, Romeo andò nel bosco, per prendere delle erbe medicinali, per far abbassare la febbre all'amico.

 

 Cinzia e Stefano erano rimasti con Alfredo, Marì consolava Bianca, passò circa una mezz'oretta e finalmente Romeo tornò con le erbe.

 

 Le masticò, e le mise sulla fronte dell'amico, Stefano corse a casa a prendere il termometro, qualcosa da mangiare e degli antibiotici.

 

 Ritornò alla baracca, fece mangiare del pane ad Alfredo, gli misurarono la febbre la quale era a 39°, gli diedero l'antibiotico.

 

 I ragazzi andarono a casa, visto che era quasi ora di pranzo.

 

   Dopo circa un'ora, Cinzia e Marì tornarono, ed avevano portato delle porzioni di pasta, nel frattempo il ragazzo si era svegliato.

 

 Cinzia prese il termometro, e gli ricontrollo la temperatura, nello stesso istante arrivò Romeo, la ragazza passati cinque minuti, tolse il termometro all'amico, per fortuna la febbre era scesa a 37°.

 

 Con mezz'ora di ritardo, arrivò anche Stefano. «Scusate il ritardo, ma c'erano i miei nonni e mi hanno trattenuto, sapete come sono fatti... comunque come sta?» disse, sperando in una buona notizia.

 

Cinzia balzò in piedi. «La febbre è scesa a 37°...» rispose, con il sorriso sulle labbra»

 

 «Ma è fantastico... questo è tutto merito tuo Romeo, hai avuto un'idea geniale...» disse abbracciando i gli amici.

 

 «Adesso non esagerare, l'importante è che sta meglio...» rispose Romeo, diventando rosso. 

 

  Visto che non potevano andare fuori, rimasero dentro a parlare, Alfredo si era riaddormentato, parlavano del più e del meno, quando a Bianca venne un'idea.

 

 «Cinzia, Stefano, mi è venuta un'idea fantastica, però voi dovete aiutarmi. Dovete recarvi all'ospedale dove lavorava mio padre, e dovete a tutti i costi parlare con il direttore. Dovete chiedergli se si ricorda ancora di Alfredo e Bianca Becker,  se vi dice di si, gli dovete dire che siamo ancora vivi. Dovete a tutti costi, farlo venire qui, per visitare Alfredo» disse Bianca, guardando il fratello dormiente.

 

 «Ok va bene...« disse Cinzia, sorridendo,.

 

«Si, anche per me va bene, ma come lo dici a tu fratello? Sicuramente, come al solito, non sarà d'accordo...» disse Stefano, pensieroso.

 

 «Beh, possiamo provare a dirglielo, e qualunque sia la sua risposta lo facciamo venire ugualmente. Cosa ne pensate?»

 

 Rispose Bianca, determinata dalla preoccupazione di perdere l'unico membro della famiglia, che l’era rimasto.

 

 «Si perfetto, io ci sto...» disse Cinzia sorridendo, e dando il cinque all'amica.

 

 «Si, va benissimo, dobbiamo fare qualcosa, non può più andare avanti in questo modo altrimenti non so come finirà…» aggiunse Stefano, seriamente preoccupato, per le condizioni dell'amico.

 

 

   La sera, quando Alfredo si svegliò Bianca lo coccolò un po’. «Eih fratellino, mi è venuta un'idea, cioè: Cinzia e Stefano, andranno all'ospedale dove lavorava papà, e parleranno con il direttore per vedere se potrà curarti. Per te va bene?»

Disse la ragazzina, baciando la fronte del fratello, e sperando che quella sarebbe stata la volta di una risposta positiva.

 

 «Uffa, e va bene, ma solo con la condizione che tu rimarrai al mio fianco»

 

Rispose il ragazzo sorridendo, e rendendosi conto che ormai era quasi allo stremo delle forze, e che forse era quasi giunta la sua ora.

 

«Tranquillo, non ci separeranno mai, perché il direttore è l'amico di papà...» disse Bianca, rassicurando il fratello con un sorriso.

 

 «Ok, mi faccio ricoverare...» disse Alfredo, stringendo la mano alla sorella. 

 

   L'indomani, come ogni giorno, Cinzia e Stefano andarono a portar loro da mangiare.

 

 «Eih, amico come ti senti oggi?» chiese Stefano ad Alfredo, mentre Cinzia gli metteva il termometro.

 

 «Meglio grazie!» rispose lui sorridendo, la febbre intanto era salita a 37 e mezzo.

 

 «Cosa dobbiamo fare per quel discorso, gliel'hai detto?» chiese Cinzia a Bianca, sottovoce, per non farsi sentire da Alfredo.

 

 «Si, gliel'ho detto, mi ha detto di si. Ma, a patto che io rimarrò sempre al suo fianco…» rispose Bianca sorridendo.

 

 «Tranquilli, ci pensiamo noi, non vi separerà nessuno...» aggiunse Stefano, alzando il pollice all'insù.

 

 I due amici, come deciso, si recarono all'ospedale. Con non poche difficoltà, si fecero condurre nel ufficio del direttore.

 

«Buongiorno dottore, ci scusi se le stiamo facendo perdere del tempo prezioso, ma si tratta di una questione di vita o di morte...» disse immediatamente la ragazza, senza troppi giri di parole.

 

 «Eih ragazzina, calmati, fai un bel respiro profondo, siediti, e dimmi di cosa si tratta…» rispose il medico, leggermente spazientito.

 

 «Bene. Allora: mi ascolti molto attentamente. si ricorda ancora di Alfredo e Bianca Becker?» disse Cinzia, dopo essersi calmata.

 

 «Si, certo che li ricordo, chissà che fine avranno fatto poveri bambini...» sussurrò il medico, molto tristemente.

 

 “Beh, sono ancora vivi, e noi siamo qui per questo. Vede? Alfredo è molto malato, crediamo si tratti di tubercolosi, e lei deve in tutti i modi aiutarci. Ma, deve promettere che ricovererà sia Alfredo sia Bianca, in quanto non sopporterebbero l'idea di essere divisi in alcun modo... la prego!» disse Cinzia, cominciando a piangere.

 «Si, lo farò, ma adesso portatemi da loro, non c'è un minuto da perdere. Alfredo ha immediatamente bisogno di cure...»

 

 Disse il medico commosso, sia per aver scoperto che i figli del suo caro amico non erano morti nell'incendio, e sia anche nel vedere quanto questi due ragazzi avevano a cuore la salute dell'amico. 

 

   Il medico prese l'automobile, e si lasciò guidare dai due ragazzi alla baracca, giunti a destinazione, il dottore si commosse nuovamente, vedere i due ragazzi che credeva morti fu per lui una grande emozione, ma si riprese immediatamente, non era quello il momento per fare del sentimentalismo. 

 

 In quel momento, le priorità erano ben altre, nell'istante in cui entrarono alla baracca Alfredo tossì bruscamente, ed una copiosa quantità di sangue fuoriuscì nuovamente dalla sua bocca, facendogli perdere i sensi.

 

 Il medico corse immediatamente dal ragazzo, lo fece rinvenire, e gli fece un'iniezione di antibiotico, lo avvolse tra le coperte e raggiunsero tutti l'auto.

 

 Seduti dietro c'erano: Cinzia e Stefano, con Alfredo steso sopra di loro, ovviamente il medico era al volante, ed al suo fianco era seduta Bianca.

 

 «Sono davvero molto felice che si ricorda ancora di noi, e grazie… grazie di cuore, per quello che sta facendo per mio fratello...» disse timidamente Bianca.

 

 «Non vi ho mai dimenticati, anzi, speravo con tutto il cuore che sareste rimasti vivi! Beh... raccontami qualcosa di voi, per esempio, cosa avete fatto in questi anni?»

 

Disse il medico preoccupato, per le condizioni del ragazzo, e stando attento alla strada.

 

«Beh... niente di particolare. Abbiamo vissuto alla baracca per due anni, Alfredo ha diciassette anni, mentre io ne ho quindici. Dopo circa un anno, lui purtroppo, si è riammalato...» disse la ragazzina, rattristandosi pensando ai terribili momenti vissuti.

 

«Capisco... ma per quale motivo non siete venuti a cercarmi, immediatamente, ai primi sintomi della malattia?» Chiese il medico, girandosi per un secondo verso la ragazza, al suo fianco, e stringendole la mano.

 

«Semplice perché sono uno stupido, avevo paura che separassero me da mia sorella, e mia sorella da me, e poi credevo di poter resistere... ma invece, forse, sto per morire, ed è tutta colpa mia...» disse Alfredo, con voce affannata, triste ed anche un po’ spaventata.

 

«No piccolo, non dire cosi, non stai per morire siamo ancora in tempo per intervenire, grazie anche alla determinazione dei tuoi amici, e della tua dolce sorellina. Ti prometto sulla grande amicizia, che mi legava a tuo padre, che farò tutto ciò che è in mio potere per salvarti...»

 

Rispose il medico, rassicurando il diretto interessato, ed anche gli altri ragazzi.

Ma dentro di se, era un po’ dubbioso, sperava davvero, con tutto il cuore, di poter salvare il ragazzo anche se ormai, la malattia aveva fatto buona parte del suo percorso, giungendo quasi all’ultimo stadio.

 

   Giunti in ospedale, ricoverano d'urgenza Alfredo, il quale fu immediatamente sottoposto a parecchi esami di ogni tipo, per valutare le sue condizioni.

 

 Dopo i controlli, lo portarono in una camera,  gli venne attaccata una flebo al braccio, piena di un potente antibiotico.

 

 Nella camera c'erano due lettini, uno dove stava lui, ed un altro sarebbe servito per Bianca.

 

 Le condizioni di Alfredo miglioravano notevolmente, la sorella e gli amici, erano molto felici per i suoi miglioramenti.

[…]

 

Passò un altro anno, Bianca si fidanzò con il figlio del medico, ed inizio gli studi di medicina, affiancata dal suo fidanzato il quale stava svolgendo il tirocinio presso l’ospedale.

 

  Dopo svariate discussioni, e controlli accurati di ogni tipo, decisero di sottoporre il ragazzo ad un intervento chirurgico, per asportargli il polmone malato.

 

 Nel frattempo Alfredo, si fidanzò con Cinzia, la quale in quel momento era la ragazza più felice della terra, perché l'amico si riprendeva, e soprattutto, perché adesso era diventato il suo ragazzo.

 

Dopo un po’, fu deciso di procedere con l'intervento. le condizioni di Alfredo precipitarono di nuovo, ma, decisero ugualmente di operarlo, se c’era anche solo una speranza di riuscita, valeva la pena tentare.

 

 Tutti credevano  non ce l'avrebbe fatta, ma invece, superò l'intervento, ristabilendosi pian piano al meglio. Ristabilitosi del tutto, uscì finalmente dall'ospedale.

 

Passò ancora un altro anno, ed Alfredo assieme alla sua ragazza, decise di fare il grande passo del matrimonio. Qualche mese dopo, anche la sorellina si sposò con il figlio del medico.

 

 Le cure ed i controlli erano obbligatori. Passarono due bellissimi anni, Alfredo e Cinzia ebbero un bimbo, che chiamarono Benjiamin, come il padre del ragazzo. Poco dopo, arrivò anche per Bianca, ma questa volta era una bimba, che venne chiamata Aurora, come la nonna. 

 

   Alfredo, era tornato a vivere una vita normale, Stefano, si era laureato in giurisprudenza, e affittò una casa assieme a Romeo.

 

 Marì, andò a vivere con la sorella e il cognato. Le cure ed i controlli andavano bene, per fortuna, della malattia non c'era nessuna traccia. Dopo tutto ciò, vissero felicemente la loro nuova vita, fino alla fine dei loro giorni.

 

 

   
 
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