Salve gente. Finalmente, mi sono decisa a modifacare un po' questa vecchia storiella. Non lo sto facendo per la recensione neutra che mi è stata lasciata, ero anche io ben consapevole del fatto che fosse scritta in modo astruso, ma si tratta pur sempre di una delle mie prime oepre. xD Detto questo, ho comunque deciso di modificarla, e mi sembra giusto aggironare con la nuova versione anche sul sito. Bacioni Amy!
Adolescenza bruciata
Circa cinquant'anni or sono, a
Francoforte, vivevano due fratellini, un maschio di nome Alfredo e una
femmina
di nome Bianca. Abitavano al centro della città, in una
bellissima e
grandissima casa, con i loro genitori e con i domestici.
Erano molto ricchi, infatti, il
padre era un medico nonché direttore dell'ospedale, la madre
era la
proprietaria del più grande supermercato della
città. Ma, lasciando da parte i
lavori dei genitori, erano anche discendenti di una lunga stirpe
nobiliare.
Ergo, come ogni famiglia nobile che si rispetti, possedevano molte
ricchezze,
ed uno stemma di famiglia, lasciato in eredità al padre in
quanto unico
erede.
Alfredo, aveva quindici anni, e
frequentava il II° anno del liceo classico. Era un ragazzino colto,
intelligente e carismatico, ed anche molto grazioso, essendo biondo con
gli
occhi azzurri.
Bianca,
aveva
tredici anni, e frequentava la 3° media. Anche lei come il
fratello, aveva
capelli biondi e occhi azzurri, era molto intelligente, ed a volte
anche
capricciosa, ma in fondo era una ragazzina davvero dolce. Bastava solo
saperla
prendere.
Era dicembre,
nell'aria si respirava già il clima
natalizio, le scuole avevano già comunicato le vacanze.
Sebastian, il
maggiordomo, andò a scuola a
prendere i ragazzi come ogni giorno, dopo aver finito di pranzare e
aver fatto
i compiti, i due fratelli, andarono fuori a giocare con i loro amici,
Cinzia,
Marì, Romeo, e Stefano.
Stefano, era compagno di Alfredo,
Cinzia, andava al I° anno nella loro stessa scuola.
Marì, era la sorellina di
Cinzia, ed era compagna di Bianca, mentre Romeo non andava a scuola,
perché i suoi non potevano permettersi di
mantenerlo negli studi, a
differenza degli amici, lui non era nobile.
Poi,
per dirla
tutta, a lui non piaceva proprio l'idea di passare i pomeriggi sui
libri, ma,
nonostante ciò era un ragazzo molto intelligente, che sapeva
cavarsela in
qualsiasi situazione.
Quel pomeriggio, faceva molto più freddo,
degli altri giorni. Infatti, all'improvviso si mise a nevicare, cosi i
ragazzi
si misero a giocare con la neve, giocando, giocando si fece ora di
tornare a
casa.
«Alfri, giochiamo a scacchi?»
chiese Bianca, la quale aveva sempre voglia di giocare .
«No»
rispose Alfredo.
«Perché?
E' il
tuo gioco preferito…» ribatté Bianca.
«Si,
questo lo
so anche io, ma mi sento un po' stanco» taglio il discorso
lui, salendosene in
camera sua.
Bianca,
era
molto legata al fratello, lo conosceva bene e sapeva che quando era
stanco
voleva giocare a scacchi per rilassarsi.
La
ragazzina,
aveva capito, che il suo dolce e adorato fratellino aveva qualcosa che
non
andava. Decise dunque, di dirlo a Sebastian che, salì in
camera del ragazzo.
«Padroncino,
tutto bene?» chiese il maggiordomo.
«Si,
sto bene,
mi sento solo un po’ stanco, ed ho bisogno di dormire tutto
qui. Non
preoccuparti». rispose il ragazzo.
Il
domestico,
scese nuovamente al piano di sotto, e chiamò Bianca.
«Non
preoccupatevi Signorina, vostro fratello ha detto di essere stanco, ed
aver
sonno»
«Sicuro?»
chiese lei, sicuramente poco convinta…
«Si
Signorina, cosi ha detto!” rispose l'uomo.
«Va
bene,
grazie Sebastian!»
Il maggiordomo
fece un inchino di congedo, e torno
alle sue mansioni, aveva una cena da servire.
Bianca,
non
tanto convinta, che il fratello avesse solo sonno, decise di aspettare
l'arrivo
del padre.
Una mezz'oretta dopo arrivò, la ragazzina
lo vide parcheggiare di fronte casa e corse ad aprire la porta. Gli
saltò
addosso e gli diede un bacio sulla guancia, lui ricambiò.
«E
tuo fratell...»
stava per dire ma non
riuscì a finire la
frase, lei lo interruppe.
«Ecco
appunto,
corri subito in camera sua perché ha detto di essere stanco
aver sonno, ma per
me è strano.»
Il genitore
corse subito nella camera del figlio, lo
trovò svenuto sul pavimento lo prese, lo mise sul letto e lo
fece
rinvenire.
Chiamò Bianca. «Portami subito la
mia borsa»
le
disse,
controllando il polso al ragazzo, lei volò come il vento e
si precipitò nella
camera del fratello.
«Grazie,
ora va
fuori!»
«Ma
papà...» disse lei, quasi con le lacrime gli occhi.
«Niente
ma,
tesoro fuori.»
La piccola
scoppiò a piangere, e rimase dietro la
porta ad origliare. Il padre prese lo stetoscopio, sbottonò
la camicia al
figlio, e lo visitò aveva i polmoni pieni di muco, poi prese
il termometro e
gli misurò la temperatura, aveva la febbre alta gli diede un
antibiotico e uscì
dalla stanza.
«Come
sta
Alfri...?» chiese Bianca piangendo.
«Ha
solo un po’
di febbre, ma non c'è bisogno di piangere
stupidina!» rispose il padre,
scompigliandole i capelli.
«Piango
perché
poteva dirlo prima di sentirsi male, cosi ti avrei chiamato, ed evitava
di
svenire. Mi ha fatto preoccupare. Comunque posso stare in camera con
lui?»
rispose lei accennando a un piccolo sorriso.
«No,
si è appena addormentato, lascialo riposare ne ha
bisogno.» disse l'uomo, abbracciando la figlioletta.
Dopo qualche ora la madre aprì la
porta, solitamente i figli e il marito andavano ad accoglierla, ma
quella sera
non fu così.
Infatti,
Bianca
era seduta sulle scale con aria triste, il marito faceva
su e giù per la stanza e Alfredo non
era in giro.
«Ciao
ragazzi, eih sicuri che non ho sbagliato
casa...e Alfredo dov'è?» disse la donna scrutando
il marito e la figlia, la
quale si alzò dalla scale.
«Alfredo
ha la
febbre, e io sono triste perché lui sta male»
disse la piccola saltandole in
braccio e dandole un grosso bacio sulla guancia.
«Ah
ecco perché queste facce... ma come sta Alfredo?»
disse la madre ricambiando il gesto affettuoso della sua bambina e
rivolgendo
lo sguardo sul marito.
«Beh,
non credo
molto bene, visto che ha la febbre molto alta» rispose l'uomo.
«Povero
piccolino mio...» disse la madre avviandosi sulle
scale per salire al
piano di sopra, la seguirono anche il marito e la figlia.
Nel frattempo Alfredo dopo una lunga
dormita si sveglio, «Mammina...» mormorò
con voce affaticata.
«Come
ti senti
amore mio?» chiese la donna abbracciandolo e dandogli un
affettuoso bacio sui
capelli.
Lui
non riuscì
a rispondere per la debolezza, il padre prese nuovamente il termometro,
la
febbre era ancora più alta e decisero di portarlo in
ospedale.
«Ecco
lo sapevo,
Alfri non ha la febbre...» disse Bianca in lacrime, non
appena vide che il
padre avvolse il fratello tra le coperte e lo prese in braccio.
«Si
tesoro, è
solo che invece di scendere è salita.»
La famiglia si recò in auto e corse in
ospedale, Alfredo venne subito ricoverato e controllato, aveva la
broncopolmonite.
La
piccola
Bianca era preoccupatissima, pensava che il suo amato fratellino stesse
per
morire, ma venne curato e riportato a casa.
Le cure erano
lunghe e dolorose, infatti, povero
piccolo Alfredo, doveva sopportare tre iniezioni al giorno.
[…]
Dopo circa due mesi, in casa scoppiò un
terribile incendio, morirono tutti tranne i ragazzi che tutti credevano
fossero
morti o fossero stati rapiti e uccisi in seguito.
Alfredo
e
Bianca erano rimasti orfani, e dovevano cavarsela da soli, ed era molto
difficile, vivevano in baracca che prima usavano per giocare.
Cinzia
e
Stefano gli portavano qualcosa da mangiare a turno, e per la notte
usavano
delle coperte che si trovavano lì, Alfredo ne usava una e ne
dava due alla
sorellina, ma lei con la seconda copriva anche il fratello.
Ciò nonostante, il fisico di Alfredo si
era molto indebolito, a causa di quella broncopolmonite, anche
perché dopo
l'incendio le cure non erano state portate a termine, quindi dopo un
po' di
tempo si riammalò di nuovo, ma questa volta di tubercolosi.
Bianca,
cercava
di convincerlo in tutti i modi ad andare in ospedale, per farsi curare
ma lui
rispondeva sempre di no, altrimenti poi essendo minorenni sarebbero
stati
separati.
Una domenica mattina, come tante altre,
Alfredo era con gli amici, i suoi sforzi di trattenere la tosse furono
inutili
e tossì: Cinzia gli porse il suo fazzoletto, lui non
riflettendo lo prese, lo
portò alla bocca e lo sporco di sangue.
«Oh
mio Dio!
Alfredo, sei di nuovo malato, ti prego vieni a casa mia, i miei
genitori ti
faranno curare!» disse Cinzia in lacrime.
«No
Cinzia,
grazie ma non posso, perché altrimenti io e Bianca verremo
separati, ed io non
voglio che questo accada» rispose il ragazzo ripresosi
leggermente.
«Ma
no Alfri,
tu credi veramente che possa accadere una cosa del genere?»
replicò Cinzia.
«Si.
L'ho visto
una volta in televisione» rispose nuovamente Alfredo.
«Si
è vero, che
queste cose accadono, ma no credo che i genitori di Cinzia
permetterebbero una
cosa del genere, comunque se noi ti diciamo queste cose lo facciamo per
te,
perché ti vogliamo bene, e non vogliamo che tu stia male.
Siamo i tuoi migliori
amici, e vogliamo solo il tuo bene!» aggiunse Stefano.
«Stefano
ha
ragione, non ti lasceremo mai solo» fece eco Cinzia.
Alfredo non
rispose, e ricadde in un altro brutto
colpo di tosse, l'infezione ai polmoni aveva causato la febbre, e non
essendo
curata l'infezione cresceva.
Alfredo aveva una mano poggiata al muro,
l'altra alla bocca, l'amico Stefano di fronte e Cinzia che lo
abbracciava.
Dopo
l'ennesimo
colpo di tosse, le cadde svenuto tra le braccia, lei si
sentì crollare tutto il
mondo addosso.
L'amico per il
quale aveva sempre avuto un debole,
adesso giaceva tra le sue braccia, privo di sensi.
La ragazza
piangeva, Stefano era nel panico più
totale, non sapeva proprio da dove iniziare per far rivenire Alfredo,
ancora
svenuto, ma per fortuna, arrivò Romeo che vedendo la scena
si preoccupò e corse
dagli amici.
«Ma
cosa sta
succedendo?» disse abbassandosi, per prestare soccorso
all'amico per terra.
«Si
è sentito
male, ed è svenuto, noi non sappiamo cosa fare.
Tu?” disse Stefano speranzoso.
«Si
ci penso
io...» rispose Romeo , rassicurando gli altri due.
Cinzia gli
reggeva la testa, mentre i due ragazzi
cercavano di fargli riprendere conoscenza, visto che Romeo aveva il
nonno nelle
stesse condizioni dell'amico, sapeva come comportarsi.
Lo
fecero
rinvenire, e sorreggendolo lo portarono alla baracca, lo fecero
distendere e lo
coprirono.
Tutto questo
fu visto dalla piccola Bianca, che aveva
gli occhi spalancati e pieni di lacrime, aveva una terribile paura di
perdere
il suo fratellino e di rimanere sola al mondo.
Intanto, Romeo andò nel bosco, per
prendere delle erbe medicinali, per far abbassare la febbre all'amico.
Cinzia
e
Stefano erano rimasti con Alfredo, Marì consolava Bianca,
passò circa una
mezz'oretta e finalmente Romeo tornò con le erbe.
Le
masticò, e
le mise sulla fronte dell'amico, Stefano corse a casa a prendere il
termometro,
qualcosa da mangiare e degli antibiotici.
Ritornò
alla
baracca, fece mangiare del pane ad Alfredo, gli misurarono la febbre la
quale
era a 39°, gli diedero l'antibiotico.
I
ragazzi
andarono a casa, visto che era quasi ora di pranzo.
Dopo circa un'ora, Cinzia e Marì
tornarono, ed avevano portato delle porzioni di pasta, nel frattempo il
ragazzo
si era svegliato.
Cinzia
prese il
termometro, e gli ricontrollo la temperatura, nello stesso istante
arrivò Romeo,
la ragazza passati cinque minuti, tolse il termometro all'amico, per
fortuna la
febbre era scesa a 37°.
Con
mezz'ora di ritardo, arrivò anche Stefano.
«Scusate
il ritardo, ma c'erano i miei nonni e mi hanno trattenuto, sapete come
sono
fatti... comunque come sta?» disse, sperando in una buona
notizia.
Cinzia
balzò in piedi. «La febbre è scesa a
37°...»
rispose, con il sorriso sulle labbra»
«Ma
è fantastico...
questo è tutto merito tuo Romeo, hai avuto un'idea
geniale...» disse
abbracciando i gli amici.
«Adesso
non
esagerare, l'importante è che sta meglio...»
rispose Romeo, diventando rosso.
Visto
che non potevano andare fuori,
rimasero dentro a parlare, Alfredo si era riaddormentato, parlavano del
più e
del meno, quando a Bianca venne un'idea.
«Cinzia,
Stefano, mi è venuta un'idea fantastica, però voi
dovete aiutarmi. Dovete
recarvi all'ospedale dove lavorava mio padre, e dovete a tutti i costi
parlare
con il direttore. Dovete chiedergli se si ricorda ancora di Alfredo e
Bianca
Becker, se vi dice di si, gli dovete dire che siamo ancora
vivi. Dovete a
tutti costi, farlo venire qui, per visitare Alfredo» disse
Bianca, guardando il
fratello dormiente.
«Ok
va bene...«
disse Cinzia, sorridendo,.
«Si,
anche per me va bene, ma come lo dici a tu
fratello? Sicuramente, come al solito, non sarà
d'accordo...» disse Stefano,
pensieroso.
«Beh,
possiamo
provare a dirglielo, e qualunque sia la sua risposta lo facciamo venire
ugualmente. Cosa ne pensate?»
Rispose
Bianca,
determinata dalla preoccupazione di perdere l'unico membro della
famiglia, che
l’era rimasto.
«Si
perfetto,
io ci sto...» disse Cinzia sorridendo, e dando il cinque
all'amica.
«Si,
va
benissimo, dobbiamo fare qualcosa, non può più
andare avanti in questo modo
altrimenti non so come finirà…»
aggiunse Stefano, seriamente preoccupato, per
le condizioni dell'amico.
La sera, quando Alfredo si svegliò Bianca
lo coccolò un po’. «Eih fratellino, mi
è venuta un'idea, cioè: Cinzia e Stefano,
andranno all'ospedale dove lavorava papà, e parleranno con
il direttore per
vedere se potrà curarti. Per te va bene?»
Disse la
ragazzina, baciando la fronte del fratello, e
sperando che quella sarebbe stata la volta di una risposta positiva.
«Uffa,
e va
bene, ma solo con la condizione che tu rimarrai al mio
fianco»
Rispose il
ragazzo sorridendo, e rendendosi conto che
ormai era quasi allo stremo delle forze, e che forse era quasi giunta
la sua
ora.
«Tranquillo,
non ci separeranno mai, perché il direttore
è l'amico di papà...» disse Bianca,
rassicurando il fratello con un sorriso.
«Ok,
mi faccio
ricoverare...» disse Alfredo, stringendo la mano alla
sorella.
L'indomani, come ogni giorno, Cinzia e
Stefano andarono a portar loro da mangiare.
«Eih,
amico
come ti senti oggi?» chiese Stefano ad Alfredo, mentre Cinzia
gli metteva il
termometro.
«Meglio
grazie!» rispose lui sorridendo, la febbre intanto era salita
a 37 e mezzo.
«Cosa
dobbiamo
fare per quel discorso, gliel'hai detto?» chiese Cinzia a
Bianca, sottovoce, per
non farsi sentire da Alfredo.
«Si,
gliel'ho
detto, mi ha detto di si. Ma, a patto che io rimarrò sempre
al suo fianco…»
rispose Bianca sorridendo.
«Tranquilli,
ci
pensiamo noi, non vi separerà nessuno...» aggiunse
Stefano, alzando il pollice
all'insù.
I
due amici,
come deciso, si recarono all'ospedale. Con non poche
difficoltà, si fecero
condurre nel ufficio del direttore.
«Buongiorno
dottore, ci scusi se le stiamo facendo
perdere del tempo prezioso, ma si tratta di una questione di vita o di
morte...» disse immediatamente la ragazza, senza troppi giri
di parole.
«Eih
ragazzina,
calmati, fai un bel respiro profondo, siediti, e dimmi di cosa si
tratta…»
rispose il medico, leggermente spazientito.
«Bene.
Allora:
mi ascolti molto attentamente. si ricorda ancora di Alfredo e Bianca
Becker?»
disse Cinzia, dopo essersi calmata.
«Si,
certo che
li ricordo, chissà che fine avranno fatto poveri
bambini...» sussurrò il medico,
molto tristemente.
“Beh,
sono
ancora vivi, e noi siamo qui per questo. Vede? Alfredo è
molto malato, crediamo
si tratti di tubercolosi, e lei deve in tutti i modi aiutarci. Ma, deve
promettere che ricovererà sia Alfredo sia Bianca, in quanto
non sopporterebbero
l'idea di essere divisi in alcun modo... la prego!» disse
Cinzia, cominciando a
piangere.
«Si,
lo farò,
ma adesso portatemi da loro, non c'è un minuto da perdere.
Alfredo ha
immediatamente bisogno di cure...»
Disse
il medico
commosso, sia per aver scoperto che i figli del suo caro amico non
erano morti
nell'incendio, e sia anche nel vedere quanto questi due ragazzi avevano
a cuore
la salute dell'amico.
Il medico prese l'automobile, e si lasciò
guidare dai due ragazzi alla baracca, giunti a destinazione, il dottore
si
commosse nuovamente, vedere i due ragazzi che credeva morti fu per lui
una
grande emozione, ma si riprese immediatamente, non era quello il
momento per
fare del sentimentalismo.
In
quel momento,
le priorità erano ben altre, nell'istante in cui entrarono
alla baracca Alfredo
tossì bruscamente, ed una copiosa quantità di
sangue fuoriuscì nuovamente dalla
sua bocca, facendogli perdere i sensi.
Il
medico corse
immediatamente dal ragazzo, lo fece rinvenire, e gli fece un'iniezione
di antibiotico,
lo avvolse tra le coperte e raggiunsero tutti l'auto.
Seduti
dietro
c'erano: Cinzia e Stefano, con Alfredo steso sopra di loro, ovviamente
il
medico era al volante, ed al suo fianco era seduta Bianca.
«Sono
davvero
molto felice che si ricorda ancora di noi, e grazie… grazie
di cuore, per
quello che sta facendo per mio fratello...» disse timidamente
Bianca.
«Non
vi ho mai
dimenticati, anzi, speravo con tutto il cuore che sareste rimasti vivi!
Beh... raccontami
qualcosa di voi, per esempio, cosa avete fatto in questi
anni?»
Disse il
medico preoccupato, per le condizioni del
ragazzo, e stando attento alla strada.
«Beh...
niente di particolare. Abbiamo vissuto alla
baracca per due anni, Alfredo ha diciassette anni, mentre io ne ho
quindici. Dopo
circa un anno, lui purtroppo, si è riammalato...»
disse la ragazzina,
rattristandosi pensando ai terribili momenti vissuti.
«Capisco...
ma per quale motivo non siete venuti a
cercarmi, immediatamente, ai primi sintomi della malattia?»
Chiese il medico,
girandosi per un secondo verso la ragazza, al suo fianco, e
stringendole la
mano.
«Semplice
perché sono uno stupido, avevo paura che
separassero me da mia sorella, e mia sorella da me, e poi credevo di
poter
resistere... ma invece, forse, sto per morire, ed è tutta
colpa mia...» disse
Alfredo, con voce affannata, triste ed anche un po’
spaventata.
«No
piccolo, non dire cosi, non stai per morire siamo
ancora in tempo per intervenire, grazie anche alla determinazione dei
tuoi
amici, e della tua dolce sorellina. Ti prometto sulla grande amicizia,
che mi
legava a tuo padre, che farò tutto ciò che
è in mio potere per salvarti...»
Rispose il
medico, rassicurando il diretto interessato,
ed anche gli altri ragazzi.
Ma dentro di
se, era un po’ dubbioso, sperava davvero,
con tutto il cuore, di poter salvare il ragazzo anche se ormai, la
malattia
aveva fatto buona parte del suo percorso, giungendo quasi
all’ultimo stadio.
Giunti in ospedale, ricoverano d'urgenza
Alfredo, il quale fu immediatamente sottoposto a parecchi esami di ogni
tipo,
per valutare le sue condizioni.
Dopo
i
controlli, lo portarono in una camera, gli
venne attaccata una flebo al braccio,
piena di un potente antibiotico.
Nella
camera
c'erano due lettini, uno dove stava lui, ed un altro sarebbe servito
per
Bianca.
Le
condizioni
di Alfredo miglioravano notevolmente, la sorella e gli amici, erano
molto felici
per i suoi miglioramenti.
[…]
Passò
un altro anno, Bianca si fidanzò con il figlio
del medico, ed inizio gli studi di medicina, affiancata dal suo
fidanzato il
quale stava svolgendo il tirocinio presso l’ospedale.
Dopo
svariate discussioni, e controlli
accurati di ogni tipo, decisero di sottoporre il ragazzo ad un
intervento
chirurgico, per asportargli il polmone malato.
Nel
frattempo
Alfredo, si fidanzò con Cinzia, la quale in quel momento era
la ragazza più
felice della terra, perché l'amico si riprendeva, e
soprattutto, perché adesso
era diventato il suo ragazzo.
Dopo un
po’, fu deciso di procedere con l'intervento.
le condizioni di Alfredo precipitarono di nuovo, ma, decisero
ugualmente di
operarlo, se c’era anche solo una speranza di riuscita,
valeva la pena tentare.
Tutti
credevano
non
ce l'avrebbe fatta, ma invece,
superò l'intervento, ristabilendosi pian piano al meglio.
Ristabilitosi del
tutto, uscì finalmente dall'ospedale.
Passò
ancora un altro anno, ed Alfredo assieme alla
sua ragazza, decise di fare il grande passo del matrimonio. Qualche
mese dopo,
anche la sorellina si sposò con il figlio del medico.
Le
cure ed i
controlli erano obbligatori. Passarono due bellissimi anni, Alfredo e
Cinzia
ebbero un bimbo, che chiamarono Benjiamin, come il padre del ragazzo.
Poco dopo,
arrivò anche per Bianca, ma questa volta era una bimba, che
venne chiamata
Aurora, come la nonna.
Alfredo, era tornato a vivere una vita
normale, Stefano, si era laureato in giurisprudenza, e
affittò una casa assieme
a Romeo.
Marì,
andò a
vivere con la sorella e il cognato. Le cure ed i controlli andavano
bene, per
fortuna, della malattia non c'era nessuna traccia. Dopo tutto
ciò, vissero
felicemente la loro nuova vita, fino alla fine dei loro giorni.