La storia partecipa all'iniziativa 2010: a year togheter indetta da Mr. Fanfiction Contest; con il prompt n° 175.
Ammited
or not?
175. Test d'ammissione all'università
or not?
175. Test d'ammissione all'università
Sam Uley
non si era mai allontanato da La Push. La sua piccola riserva era, per
lui, il più grande degli imperi e la più dolce
delle madri.
Quindi, quella mattina, varcando la porta di casa, sentì uno strano sapore nel vento; come se all'improvviso fosse più pungente, più affilato.
Camminò svelto fino alla macchina, chiuse la portiera e respirò a fondo.
Dopo tutto non stava facendo niente di che. Un semplice esame di ammissione all'università.
L'aria, nel campus, aveva un altro sapore: vita, giovinezza, spensieratezza.
Era leggera, come doveva essere.
Sfiorava i capelli acconciati delle ragazze, accarezzava i libri lasciati aperti sul prato, per essere studiati.
Camminava lento, quasi con la paura di pestare troppo il pavimento, lasciandosi trasportare dalla folla eccitata.
Accanto a lui decine di ragazzi come lui. Perfettamente come lui.
Pronti a spiccare il volo, su quel trampolino di lancio, protesi verso il futuro.
Quando entrò nell'aula dell'esame le farfalle del suo stomaco ripresero a svolazzare, ma di sicuro le loro ali non producevano nient'altro se non un piacevole senso di ebbrezza.
Due settimane dopo, però, si trovava in un'altra stanza.
Era più piccola e lui era più grande.
Guardo con sguardo vacuo gli anziani davanti a lui. Continuavano a parlare, ma la nausea non gli permetteva di sentirli.
Era tutto così soffuso che gli pareva un sogno. Un orribile sogno.
I vestiti non suoi, che gli stavano stretti; quelle facce contrite da una falsa allegria; quelle frasi confuse.
Leggende, vecchie leggende.
Poi all'improvviso fu tutto più chiaro: i volti ripresero le loro fattezze; le voci la loro tonalità.
«Quindi... devo rimanere qua, a custodire la mia tribù» mormorò, affranto, affondando il volto nelle mani.
«Mi spiace ragazzo, mi spiace veramente tanto» cercò di consolarlo Billy, battendogli una pacca sulla spalla.
E in lontananza, nei pensieri di Sam, tutto franò.
L'università franava, diventava sabbia, spazzata via dalla stessa aria che aveva respirato in quella giornata.
Strinse i pugni e respirò a fondo.
Sul caminetto, posata e ben mostrata al mondo un'inutile lettera: ammesso, c'era scritto.
Angolo autrice:
niente da dire.
Arrivederci.
Saluti.
Là.
Notizia inutile: domani compito di italiano >.<
Quindi, quella mattina, varcando la porta di casa, sentì uno strano sapore nel vento; come se all'improvviso fosse più pungente, più affilato.
Camminò svelto fino alla macchina, chiuse la portiera e respirò a fondo.
Dopo tutto non stava facendo niente di che. Un semplice esame di ammissione all'università.
L'aria, nel campus, aveva un altro sapore: vita, giovinezza, spensieratezza.
Era leggera, come doveva essere.
Sfiorava i capelli acconciati delle ragazze, accarezzava i libri lasciati aperti sul prato, per essere studiati.
Camminava lento, quasi con la paura di pestare troppo il pavimento, lasciandosi trasportare dalla folla eccitata.
Accanto a lui decine di ragazzi come lui. Perfettamente come lui.
Pronti a spiccare il volo, su quel trampolino di lancio, protesi verso il futuro.
Quando entrò nell'aula dell'esame le farfalle del suo stomaco ripresero a svolazzare, ma di sicuro le loro ali non producevano nient'altro se non un piacevole senso di ebbrezza.
Due settimane dopo, però, si trovava in un'altra stanza.
Era più piccola e lui era più grande.
Guardo con sguardo vacuo gli anziani davanti a lui. Continuavano a parlare, ma la nausea non gli permetteva di sentirli.
Era tutto così soffuso che gli pareva un sogno. Un orribile sogno.
I vestiti non suoi, che gli stavano stretti; quelle facce contrite da una falsa allegria; quelle frasi confuse.
Leggende, vecchie leggende.
Poi all'improvviso fu tutto più chiaro: i volti ripresero le loro fattezze; le voci la loro tonalità.
«Quindi... devo rimanere qua, a custodire la mia tribù» mormorò, affranto, affondando il volto nelle mani.
«Mi spiace ragazzo, mi spiace veramente tanto» cercò di consolarlo Billy, battendogli una pacca sulla spalla.
E in lontananza, nei pensieri di Sam, tutto franò.
L'università franava, diventava sabbia, spazzata via dalla stessa aria che aveva respirato in quella giornata.
Strinse i pugni e respirò a fondo.
Sul caminetto, posata e ben mostrata al mondo un'inutile lettera: ammesso, c'era scritto.
Angolo autrice:
niente da dire.
Arrivederci.
Saluti.
Là.
Notizia inutile: domani compito di italiano >.<