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Autore: Ulissae    25/02/2010    6 recensioni
Fanfiction partecipante all'iniziativa "2010: a year togheter" indetta da CoS.
[Flash! con Sam Uley come protagonista]
Sul caminetto, posata e ben mostrata al mondo un'inutile lettera: ammesso, c'era scritto.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Quileute
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ululati vari'
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Sproloqui di un cornetto stressato:  leggendo New Moon ho scoperto che Sam doveva andare al college; ma che la sua situazione di capo branco non glielo ha permesso. La flash! nasce da questo :D
La storia partecipa all'iniziativa 2010: a year togheter indetta da Mr. Fanfiction Contest; con il prompt n° 175.

Ammited
or not?

175. Test d'ammissione all'università

Sam Uley non si era mai allontanato da La Push. La sua piccola riserva era, per lui, il più grande degli imperi e la più dolce delle madri.
Quindi, quella mattina, varcando la porta di casa, sentì uno strano sapore nel vento; come se all'improvviso fosse più pungente, più affilato.
Camminò svelto fino alla macchina, chiuse la portiera e respirò a fondo.
Dopo tutto non stava facendo niente di che. Un semplice esame di ammissione all'università.

L'aria, nel campus, aveva un altro sapore: vita, giovinezza, spensieratezza.
Era leggera, come doveva essere.
Sfiorava i capelli acconciati delle ragazze, accarezzava i libri lasciati aperti sul prato, per essere studiati.
Camminava lento, quasi con la paura di pestare troppo il pavimento, lasciandosi trasportare dalla folla eccitata.
Accanto a lui decine di ragazzi come lui. Perfettamente come lui.
Pronti a spiccare il volo, su quel trampolino di lancio, protesi verso il futuro.
Quando entrò nell'aula dell'esame le farfalle del suo stomaco ripresero a svolazzare, ma di sicuro le loro ali non producevano nient'altro se non un piacevole senso di ebbrezza.

Due settimane dopo, però, si trovava in un'altra stanza.
Era più piccola e lui era più grande.
Guardo con sguardo vacuo gli anziani davanti a lui. Continuavano a parlare, ma la nausea non gli permetteva di sentirli.
Era tutto così soffuso che gli pareva un sogno. Un orribile sogno.
I vestiti non suoi, che gli stavano stretti; quelle facce contrite da una falsa allegria; quelle frasi confuse.
Leggende, vecchie leggende.
Poi all'improvviso fu tutto più chiaro: i volti ripresero le loro fattezze; le voci la loro tonalità.
«Quindi... devo rimanere qua, a custodire la mia tribù» mormorò, affranto, affondando il volto nelle mani.
«Mi spiace ragazzo, mi spiace veramente tanto» cercò di consolarlo Billy, battendogli una pacca sulla spalla.
E in lontananza, nei pensieri di Sam, tutto franò.
L'università franava, diventava sabbia, spazzata via dalla stessa aria che aveva respirato in quella giornata.
Strinse i pugni e respirò a fondo.
Sul caminetto, posata e ben mostrata al mondo un'inutile lettera: ammesso, c'era scritto.



Angolo autrice:
niente da dire.
Arrivederci.
Saluti.
Là.

Notizia inutile: domani compito di italiano >.<
   
 
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