Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: whateverhappened    28/02/2010    8 recensioni
«Tu dimmi cos'hai» rispose lui, continuando imperterrito a infastidire la bambina.
«No».
«Va bene. Come vuoi tu» Teddy mostrò a Victoire quella che lo zio Harry amava definire “la sua espressione da malandrino”, senza smettere di toccarle il braccio.
«Va bene, va bene! Tu però non devi ridere» lui sorrise. «Promettilo!»
«Sì, sì! Lo giuro!» il piccolo incrociò gli indici sulla bocca.
Victoire sospirò profondamente, si guardò intorno come ad accertarsi che non ci fosse nessun altro e rivolse a Teddy uno sguardo implorante, quindi sorrise. In un primo momento il bambino non capì perché Victoire si vergognasse tanto del suo sorriso, quindi notò un piccolo spazio vuoto fra un incisivo superiore e un canino.
«Hai perso un dente!» le disse dopo qualche istante, con un'allegria che Victoire non riusciva a comprendere.

Fanfiction scritta per l'iniziativa "2010: A Year Together" del CoS.
Prima classificata al contest "Canon! Pairings Contest - 'Cause they can be interesting".
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Teddy Lupin, Victorie Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La petite princesse – 28 Febbraio










Quel pomeriggio di fine febbraio la Tana era la meta di metà Inghilterra magica, presa d'assalto dai giornalisti di ogni singola rivista – dalla Gazzetta del Profeta al Cavillo a Strega Moderna. Ogni tre minuti circa un suono acuto trillava in ogni stanza e nel giardino, avvisando i residenti che un nuovo ospite era arrivato.
«Arrivo, arrivo! Ah, quando finirà?» borbottava Molly ogni volta che era costretta ad andare ad aprire. Era l'addetta alla porta e, sebbene fingesse di non sopportare tutta quella situazione, l'orgoglio che provava era ben visibile dall'espressione sul suo volto. «Oh, Andromeda, sei tu! Vieni, vieni. Fortuna che sei arrivata! Ciao, Teddy» salutò la signora Weasley, scompigliando i capelli del piccolo Lupin come di consueto.
«Come procede?» domandò la signora Tonks, togliendosi il mantello ed andandolo ad appendere dietro una porta, dimostrando grande conoscenza della casa. Da quando la guerra era terminata la donna ed il nipotino, figlioccio di Harry, erano diventati di diritto parte della famiglia Weasley.
«Un inferno, Andromeda, un vero inferno!» rispose Molly, sedendosi pesantemente sul divano. «Gente che va, gente che viene, tutti che vogliono far foto... Povero piccolo».
«È la star del momento, fra una settimana si saranno già dimenticati di lui! D'altra parte c'era da aspettarselo, è pur sempre il figlio di Harry Potter».
«Già, lo ha detto anche Arthur. Teddy, se vuoi Victoire è in giardino» i capelli del piccolo Lupin divennero rapidamente color turchese alle parole di Molly, e sorridendo raggiante corse fuori da quella strana casa.
Una volta in giardino riuscì ad evitare lo zio Percy, che ogni volta lo fermava per ricordargli quanto fosse importante che si impegnasse nello studio fin da piccolo, e si mise a cercare la bionda chioma di Victoire. Teddy passava molto tempo con la figlia di Bill e Fleur, la prima Weasley da generazioni a non avere i caratteristici capelli rossi, tanto che ormai aveva cominciato a considerarla una buona compagnia nonostante fosse soltanto una femmina. Normalmente quando arrivava alla Tana Teddy correva in giardino, dove trovava la piccola a rincorrere gli gnomi, incurante delle grida rimproveranti della madre: a Victoire non importava molto di sporcarsi una gonna, preferiva di gran lunga divertirsi, ed era per quello che a Teddy non dispiaceva così tanto stare con lei, anche se era una femmina e – per giunta – più piccola di lui di ben due anni. Ma quel giorno Victoire non stava rincorrendo gli gnomi, e non era neppure sull'altalena che lo zio George aveva sistemato in un angolo apposta per loro, e neppure a rubare le uova delle galline; Teddy si guardò intorno dubbioso, finché non vide una macchia gialla sotto al pesco poco lontano da lui. Istintivamente sorrise: Victoire adorava le pesche, poco importava che in quel periodo dell'anno l'albero fosse del tutto spoglio, rimaneva l'idea.
«Ciao, Vic!» la salutò allegro quando l'ebbe raggiunta, ottenendo come risposta soltanto un debole cenno del capo.
«Come mai sei qui e non stai rincorrendo gli gnomi?» lei rimase di nuovo in silenzio, alzando semplicemente le spalle. Aveva un'espressione triste ed arrabbiata insieme, Teddy non poté fare a meno di notarlo.
«Che cos'hai? Sei triste?» le chiese preoccupato, sedendosi accanto a lei. Di nuovo lei non rispose, limitandosi a scuotere con decisione i lunghi capelli biondi in segno di diniego.
«Ah, ho capito!» ridacchiò Teddy. «Sei arrabbiata perché nessuno ti guarda!» a quelle parole Victoire lo guardò spaesata, gli enormi occhi azzurri ereditati da Bill spalancati con espressione stupita.
«Tutti guardano solo James e nessuno si interessa della piccola principessina Victoire!» usò di proposito quell'appellativo che Victoire detestava, principessina. «Povera piccola!» ormai Teddy rideva di gusto.
«Sei uno stupido!» gridò Victoire, coprendosi immediatamente la bocca con le mani non appena si rese conto di aver parlato. Teddy la guardò attonito, mentre lei sembrava quasi spaventata.
«Vic? Che hai?» lei scosse nuovamente la testa. «Victoire?» il bimbo cominciò a toccare ripetutamente il braccio dell'amica con il proprio indice.
«Smettila!»
«Tu dimmi cos'hai» rispose lui, continuando imperterrito a infastidire la bambina.
«No».
«Va bene. Come vuoi tu» Teddy mostrò a Victoire quella che lo zio Harry amava definire “la sua espressione da malandrino”, senza smettere di toccarle il braccio.
«Va bene, va bene! Tu però non devi ridere» lui sorrise. «Promettilo!»
«Sì, sì! Lo giuro!» il piccolo incrociò gli indici sulla bocca.
Victoire sospirò profondamente, si guardò intorno come ad accertarsi che non ci fosse nessun altro e rivolse a Teddy uno sguardo implorante, quindi sorrise. In un primo momento il bambino non capì perché Victoire si vergognasse tanto del suo sorriso, quindi notò un piccolo spazio vuoto fra un incisivo superiore e un canino.
«Hai perso un dente!» le disse dopo qualche istante, con un'allegria che Victoire non riusciva a comprendere.
«Non c'è bisogno di essere così contento» ribatté stizzita.
«Ma la fatina dei denti ti farà un regalo, Vic!»
«Cosa me ne faccio se avrò un buco in bocca per tutta la vita?» aveva le lacrime agli occhi, Teddy non poté fare a meno di scoppiare a ridere.
«Ricrescerà!» Victoire lo guardava spaesata. «La nonna mi ha spiegato che devono cadere tutti i denti per farne crescere di più belli. Guarda!»
Victoire lo osservò aprire la bocca e mostrarle due spazi vuoti come il suo, ma nascosti sotto la guancia.
«Questi li ho appena persi. Invece questi due – con il ditino si indicò gli incisivi – sono già ricresciuti! Li ho persi quando avevo cinque anni, ero piccolo».
«Ehi! Io ho cinque anni!»
«Lo so» fece lui, mostrando nuovamente il suo sorriso da malandrino. «Infatti tu sei piccola!»
«Non è vero!»
«Sì che è vero! Una piccola principessina!»
Mai chiamare Victoire principessina. Era una delle regole della famiglia Weasley, la bambina diventava una furia ogni volta che sentiva quel nomignolo. Teddy lo aveva capito subito, tuttavia era l'unica persona che ancora osava utilizzare quel soprannome: si divertiva talmente tanto a vedere Victoire arrabbiata che mai avrebbe rinunciato a quella fonte inesauribile di reazioni spropositate.
Quella volta Victoire lo rincorse per tutto il giardino come se fosse stato uno gnomo.

*


Victoire odiava le mattine di febbraio, erano troppo buie per i suoi gusti. Sospirò profondamente mentre cercava di sistemare la bacchetta sul tavolo in modo da illuminare lo specchio. Con gesti lenti e quanto più possibile silenziosi cercò nella borsa il suo rossetto, dandosene poi un leggero velo sulle labbra.
«Ti preferisco senza» la voce alle sue spalle la fece sussultare.
«Teddy» si voltò verso il letto, il torso nudo del suo ragazzo faceva capolino da sotto le coperte, i capelli ancora arruffati. «Credevo stessi dormendo!»
«Che diavolo stai facendo al buio con la bacchetta in bilico su una scatola di fazzoletti?» domandò lui dubbioso.
«Non volevo svegliarti» gli disse, inginocchiandosi sul letto accanto a lui. «E, comunque, mi hai fatto spaventare! Mi sono anche messa il rossetto sui denti!»
«Dove?»
«Proprio qui» indicò una macchia rossa sull'incisivo superiore. Improvvisamente Teddy scoppiò a ridere.
«Che hai?» Victoire alzò un sopracciglio con fare scettico.
«Nulla. Mi stavo solo ricordando di una certa bambina che aveva paura di crescere con un buco in bocca!»
Victoire avvampò al ricordo, lieta che l'oscurità nella stanza non permettesse a Teddy di vedere il suo rossore.
«Ti dice qualcosa, principessina
«Come. Mi. Hai. Chiamata?»
Negli anni Victoire non aveva perso l'odio per quel soprannome, nemmeno Teddy aveva il permesso di usarlo. Ma era figlio di un Malandrino e, si sa, ai malandrini piace combinare guai.
Quella volta Victoire lo distrusse di solletico fino a fargli implorare pietà, concedendogliela con un bacio al sapore di rossetto.


























Questa shot è stata scritta per l'iniziativa "2010: A Year Together" del CoS - Collection of Starlight, il prompt usato era il n. 87 - "E' caduto il primo dente".

Prima classificata al contest "Canon! Pairings Contest - 'Cause they can be interesting!" indetto da Taminia.
   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: whateverhappened