Capitolo
2: Decisione.
Non feci caso a suo
cugino,
che venne a controllare perché ci mettesse tanto a recuperare un
pallone.
Quasi non mi
accorsi delle
prese in giro, dei miei genitori, per le mie condizioni. Completamente
gocciolante e con occhi sognanti.
Dei mesi successivi
tanti
sono stati i momenti felici, quasi tutti creati dal proprietario di due
occhi
che mi hanno stregata, nell’attimo in cui il mio azzurro ed il suo
verde si
sono fusi. E così sono rimasti.
Perfettamente uniti.
Anche se ho capito
subito che
mi sarei innamorata perdutamente di questo diavoletto, sono passati
mesi prima
di una svolta.
All’inizio mi
vedeva come una
bambina pasticciona, successivamente come una sorellina da proteggere.
Ripensandoci bene…
mi ha
fatto passare anche le pene dell’inferno.
Ho pensato di
essere troppo
poco per uno come lui.
Ogni volta che
uscivamo
insieme comprendevo quanto i nostri mondi fossero diversi e lontani.
Niente ci
accomunava.
Ho creduto che
fosse
impossibile poter essere anche solo amici. Ed è stato proprio questo a
cambiare
tutto.
Mi sembra ieri e
invece sono
passati mesi. Tutto scorre velocemente quando sei innamorata e felice.
Invece in quei
giorni era
l’esatto contrario.
Avevo rinunciato a
tutto. Al
mio amore, alla nostra amicizia. A lui.
Come potevo stargli
ancora
accanto quando non facevo altro che mentirgli?
Perché ogni mio
gesto era una
presa in giro. Non era amicizia quella che provavo per lui.
Non erano abbracci
fraterni
quelli che ci scambiavamo. Non potevo continuare a dare altre
spiegazioni alle
quelle lacrime, che ormai mi facevano compagnia quasi ogni giorno.
Ogni volta che
vedevo qualche
ragazza vicino a lui, mi sentivo un mostro. La gelosia mi investiva
come un
fiume in piena, i pensieri cattivi invadevano la mia mente ed il mio
cuore.
Così la decisione
finale è
stata presa più dalle nostre vite che da noi.
Erano giorni che
non uscivo,
che tenevo il cellulare spento. Fortunatamente i miei presero tutto
come una
conseguenza della febbre che mi era venuta.
Non so se aveva
provato a
cercarmi e cercavo di pensarci il meno possibile. Da quel momento in
poi il mio
mondo non doveva più avere come centro Fabio.
Sarebbe stato solo
un punto
felice in una vita triste. Perchè mi rendevo conto che lui non era una
semplice
cotta. Nei miei diciassette anni avevo creduto di amare. Ma niente era
a
confronto della tempesta che lui scatenava in me.
Durante la visione
di un film
sentii bussare alla porta della mia camera.
Stavo per dire di
non voler
vedere nessuno, quando una testa bionda fece capolino nella stanza.
Tutte le
convinzioni e gli
sforzi di quei giorni crollarono in quel secondo.
-Che ci fai tu qua?-
- Potrei farti la
stessa
domanda-
-È casa mia
questa..-
-Questo non vuol
dire che tu
ti ci debba seppellire dentro. Sono giorni che provo a contattarti, mi
hai
fatto preoccupare, scema…-
Era arrabbiato, e
si vedeva
dai lampi verdi che mi lanciavano i suoi occhi.
Mi innervosii anche
io. Non
poteva permettersi di prendersela con me, quando stavo per dedicargli
tutto
l’amore che potevo provare. Non poteva neanche vanificare tutte le
sofferenze
che stavo passando per riuscire a stare lontano da lui.
-Sei pregato di
andare via-
Non se l’aspettava,
il suo
sguardo confuso mi ferì. Possibile che l’idea di un “Noi” fosse così impensabile da non fargli
minimamente pensare che, se stavo in quelle condizioni, era per lui?
-Ho fatto qualche
cosa di
sbagliato? Perché sei arrabbiata con me?-
A quel punto era
inutile
cercare di fargli capire il mio sentimento.
-Non sei tu. Sono
io che non
voglio stare con nessuno…-
-Lo sai che non mi
muoverò di
un solo centimetro, finché non mi dirai quello che ti ha ridotta così,
vero?-
-Lo sai che sono
capace di
picchiarti in qualsiasi momento… vero?-
Uno strano sorriso
curvò le
sue labbra.
Piano si avvicinò a
me, senza
farmi capire la pazza idea che gli era appena venuta.
Con uno scatto mi
buttò a
terra e iniziò a farmi il solletico.
Sentire le sue
mani, il suo
calore, la sua risata, per un attimo, mi fece dimenticare tutto. E risi
anche
io.
Ma tutto mi ferì
ancora di
più. Perché significava che il mio sentimento era così forte, che la
sua sola
presenza curava, in parte, la mia ferita.
Fra le risate
spuntarono
piccoli cristalli di tristezza. Piangevo.
Appena se ne
accorse smise la
tortura e mi guardò preoccupato.
-Cosa ti è successo
scricciolo?-
Non riuscivo
neanche a guardarlo
negli occhi.
Scricciolo… mi
chiamava
sempre così nei nostri momenti “dolci”. Quando guardavamo un film da
soli o mi
veniva a prendere per fare semplicemente un giro insieme. Quando la mia
parte
pessimista prendeva il sopravvento e lui mi consolava.
Quando a San
Valentino mi ha
regalato una rosa, anche se non eravamo una coppia.
È stato in quel
momento che
ho capito di amarlo con tutta me stessa. Fino a quel momento cercavo di
mentire
a me stessa, dicendomi che era una semplice cotta e che la nostra
amicizia era
più importante.
Ma non era così e
io non
potevo continuare a ignorare tutte le sensazioni stravolgenti che, con
un solo
sguardo, era capace di farmi provare.
Le lacrime
continuavano ad
accarezzare il mio viso. E sinceramente non volevo neanche fermarle.
Volevo solo che
tutto finisse
e che lui andasse via, lasciandomi in quel baratro di sofferenza.
-Vai via..- dissi,
dopo
essermelo tolto di dosso, guardando un angolo della mia stanza.
-Alice…-
-Ti prego… vai
via…- non
riuscivo neanche a parlare.
E lentamente, dopo
avermi
lanciato un ultimo sguardo triste, se ne andò.