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Autore: Leliwen    01/03/2010    0 recensioni
Siamo quel che siamo, Olek. Siamo lupi.
Fandom: La saga dei Drenai - Le spade del giorno e della notte, di David Gemmell.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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I personaggi nascono dalla penna del compianto David Gemmell che ha lasciato questo mondo decisamente troppo presto.

Ho scritto questa cosa solo per sviscerare il mio profondo amore e rispetto per l'uomo, l'autore e la saga incredibile che ha creato e di cui, ormai, non potremo più avere nuovi capitoli.

Piccola apologia dell'opera: chiunque si interessi di Fantasy o chiunque abbia intenzione di scrivere una saga dovrebbe prima leggersi La Saga dei Drenai di Gemmell, per imparare cosa sia la coerenza, la completezza, e la capacità, unica nel suo genere, di scrivere una serie di racconti assolutamente autoconclusivi. Non è necessario leggere la Saga in ordine cronologico perchè ogni libro è autoconsistente. Leggerla nella sua interezza è... è affascinante perchè ci si rende conto di come nulla sia lasciato al caso e tutto bilanciato in modo tale da incastrarsi perfettamente all'interno della saga stessa.

Quindi, se posso darvi un consiglio, leggetela.
La Saga, non la mia storia XD




La storia prende spunto da un personaggio degli ultimi due libri del ciclo de La Saga dei Drenai. David Gemmell riusciva a scrivere Saghe di storie autoconclusive che non hanno necessità di essere lette in ordine. Io non credo che in così poche parole si possa capire qualcosa, senza aver letto almeno questi ultimi due libri...

Poi, fate voi!



L'aria era fredda e sapeva di terra. Il pendio su cui si erano accampati era vasto a sufficienza per pemettere a uomini e Jem di non interagire. La donna con le fattezze di Jianna era insieme a Stavut, con le bestie. Quell'uomo aveva dovuto imparare come superare da solo le sue paure e lui non si stava comportando bene nei suoi confronti. Dal lato opposto del campo rispetto alle bestie c'erano i Drenai.

Skilgannon s'era isolato, come al solito.
Non si sentiva parte di quel mondo, e forse non se n'era mai davvero sentito parte. Lui era un assassino, nient'altro che questo. Un assassino che sapeva fare dannatamente bene il suo lavoro.
Guardò la nuova coppia che s'era formata e sentiva dentro un mare immenso di sensazioni.
Tentò di recuperare la calma, ma non era cosa facile. I suoi occhi zaffiro gli dicevano che quella era Jianna, la donna che amava. La sua mente gli ricordava che Jianna non era lì, era con le sue truppe, più a sud, a comandare l'ennesima strage per poter accrescere il suo potere.
Eppure, nonostante il tempo, nonostante l'orrore, amava quella donna come la prima volta che l'aveva incontrata, più di mille anni prima, quando non erano che due ragazzini. Poi era arrivata la guerra nella sua casa e s'era portata via tutto, compresi i suoi sogni d'adolescente innamorato.

E aveva scoprto cosa volesse dire amare. E quanto male potesse fare.

Strinse tra le sue mani l'elsa della spada del Giorno e un fremito gli attraversò la schiena. Quella lama voleva sangue, altro sangue.
Lui era stato in grado di mantenersi lucido, di trovare se stesso. O almeno, ne era stato in grado nella sua vita precedente. In questa... non avrebbe saputo dirlo. Il suo corpo troppe volte lo sorprendeva. Troppo giovane per la mente di un cinquantenne, troppo appassionato per una mante divenuta per forza di cose troppo fredda.
Ma il suo Lupo Bianco era ancora lì. La sua essenza, quando riusciva a lasciare le spade e a ricercare se stesso, era ancora in grado di trovarla.
"Siamo quel che siamo, Olek. Siamo lupi.*"
Suo padre aveva ragione. E non poté trattenere un sorriso al pensiero della paura che l'aveva attanagliato quando aveva scorto il lucente mando del Lupo Bianco invadergli la mente. S'era ritrovato le spade in mano senza nemmeno rendersene conto.

E dopotutto anche Decado aveva ragione.
Non erano state quelle spade a corrodere la sua anima, a renderlo quel che era. Era stato un Guerriero prima di divenire un assassino. Era già un assassino prima di entrare in possesso di quelle due lame.
Decado gli si sedette accanto. Senza emettere un fiato e senza fare il minimo rumore. Così simili eppure così diversi.
Sua diretta discendenza.
Evidentemente Ustarte ogni tanto era in grado di mentire: gli aveva detto che sarebbe stato un buon padre, ma poi non l'aveva informato della presenza di un figlio. Un figlio non voluto, certo, da una donna non amata, ma pur sempre un figlio. E ogni volta che guardava Decado vedeva se stesso.
"Stessa identica simpatia" si ritrovò a pensare "e stesso modo preicoloso di ubriacarsi" e Decado in quel momento ubriaco lo era davvero.
Abbandonò la testa contro il tronco d'albero che gli forniva sostegno, gli occhi fissi sul corpo dell'Eterna.

Druss, poco lontano dai Drenai, era appena comparso per dare un'occhaita sul mondo. Lui era in grado di percepire il cambiamento, tutti gli altri no.
Gli sorrise, facendogli un cenno, mentre lo sguardo grigio dell'amico si soffermava sulla figura seduta accanto a sé.
Skilgannon il Dannato, il Rinato del nuovo mondo per attuare una profezia veccia mille anni, guardò gli occhi di Druss, prima di chiudere i suoi in un moto di stanca rassegnazione.
Decado, lo spadaccino preferito dell'Eterna, era un suo problema, lo sapeva già da tempo. Solo che... avrebbe preferito non doversi confrontare con lui.

"Le assomiglia molto."
Skilgannon aprì gli occhi voltando la testa verso l'altro uomo. Aveva anche lui i capelli scuri, ma le somiglianze tra di loro finivano lì. Tornò a guardare Askari e incurvò appena le labbra: la donna stava parlando fittamente con Stavut e gli occhi dell'uomo erano pieni di luce. La stessa luce che fino a pochi giorni prima illuminava anche lo sguardo di Harad.
"Vero. Ma non è lei."
"Probabilmente no." Decado chiuse gli occhi lasciandosi andare contro l'albero "Ti va un combattimento?"
"Non sono così pazzo."
"Senza spade?"
"Continuo a non essere sufficientemente pazzo."
"E dire che abbiamo lo stesso sangue."
Skilgannon incurvò le labbra prima di rendersi conto della piega amara che avevano quelle del suo vicino.

"Come sta la tua testa?"
Il grido di un uccello notturno quasi sopraffece la risposta.
"L'alcol le sta dando un po' di sollievo." la voce era tirata, distorta da un dolore martellante.
"Alleggerirti di tutta quella ferraglia te ne darebbe sicuramente di più."
"Nemmeno io sono tanto pazzo da spogliarmi della mia sola difesa in mezzo a dei nemici."
"Non credo che ti serva un'armatura per essere al sicuro in mezzo a dei nemici." gli fece notare Skilgannon.
Decado lo guardò negli occhi, cercando di intravedere un trucco che non c'era. Jianna aveva ragione: non esistevano occhi più belli e pericolosi di quelli di Olek Skilgannon, così brillanti e penetranti da trapassarti l'anima. Annuì una volta sola e lo spadaccino si tirò in piedi con una mossa fluida che, nelle attuali condizioni, Decado non poteva certo eguagliare.

Skilgannon lo tirò in piedi, facendo attenzione a non fare movimenti bruschi, ma Decado oscillò comunque paurosamente mentre tentava di acquistare una posizione eretta. Skilgannon lo sostenne per le spalle, aspettando che il mondo smettessi di ruotargli attorno.
"Hai bisogno di un bagno. L'acqua fredda farà bene alle tue tempie."
Quando lo lasciò, Decado s'accasciò quasi sulla spalla del Rinato mentre un'ondata più forte di nausea gli squassava il petto e la mano di Skilgannon, ancora appoggiata alla sua spalla, scese sotto l'ascella dell'altro. Il braccio opposto di Decado si arpionò al fianco, nel tentativo disperato di cercare un sostegno, un ancora di salvezza in mezzo a tutto quel dolore.
Il guerriero dagli occhi blu si tirò l'altro fino al torrente, facendo attenzione a come si muoveva, sentendo l'altro spadaccino alla sua completa mercé, fermandosi poi sotto un albero dalle radici nodose. Skilgannon spogliò Decado, con attenzione, evitando di muoverlo troppo per non far aumentare la nausea.
Poi lo fece sedere su una radice prima di spogliarsi a sua volta. L'ex-favorito dell'Eterna era in balia della sua emicrania, incapace di pensare in maniera lucida, e sembrava di cera tra le mani di Skilgannon che lo sollevò senza sforzo apparente. Decado gli si aggrappò nascondendo il volto nel collo dell'altro, in un gesto di inconsapevole fragilità.
"Le spade..." mugolò sulla pelle muschiata del collo sbilanciandosi appena verso la riva, ma senza la reale intenzione di spostarsi da quel rifugio sicuro, mentre Skilgannon entrava in acqua.
"Non hai bisogno di loro ora." i muscoli d'acciaio di Decado si strinsero in un guizzo di ribellione attorno al corpo del Rinato, ma la ribellione non durò che pochi miseri istanti.

Poi, con un gemito, Decado affondò nuovamente la testa nella curva del collo di Skilgannon, mentre l'acqua gli lambiva, fresca, le caviglie inviandogli segnali di piacere alle sue membra provate dal dolore alle tempie. Rabbrividì quando l'acqua raggiunse il suo inguine. Si sentiva... fragile, per la prima volta, ma protetto. La testa girava ancora, ma il suo pulsare ora era gestibile. Eppure non aveva alcuna intenzione di lasciare la stretta di Skilgannon.
Olek lo adagiò sul pelo dell'acqua, sciogliendo con un massaggio leggero i muscoli del corpo contratto, prima di posizionarsi dietro la testa dello spadaccino, massaggiandogli con fermezza le tempie e la cute, cercando tutti i punti di pressione del cranio, per tentare di allentare la tensione.
Quando Decado ronzò di piacere Skilgannon interruppe il massaggio, riprendendo in braccio il proprio consanguineo e riportandolo alla riva, dove l'avvolse con una coperta prima di lasciarlo crollare, incosciente, sotto il grande albero contro cui avevano appoggiato le loro cose.

Skilgannon gli si sedette vicino e Decado appoggiò la testa sul suo grembo, come un grosso gatto bisognoso di attenzioni. Che il Rinato, con uno sbuffo divertito, gli diede volentieri.

"Come ti senti questa mattina?"
"Per ieri sera..."
"Loro non c'entrano con ieri sera."
"Giusto." le spade del Fuoco e del Sangue erano accanto a lui in tutto il loro macabro splendore. Skilgannon aveva già delle del Giorno e della Notte appesa alla sua schiena "Non vorrei doverle toccare nuovamente." grugnì riluttante guardandole.
"Ti sei trovato ieri?" chiese Skilgannon mentre tornava verso l'accampamento Drenai.
"Credo."
"E allora sarai in grado di non lasciarti corrompere da esse."

"Grazie."

 

 




* Da Il Lupo Bianco, di David Gemmell

  
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