« the beginning
of the end »
Un
passo avanti, uno
indietro. Guarda l’orologio,
controlla
attorno, sistemati la giacca. Poi di nuovo un passo avanti e uno
indietro, di
nuovo l’orologio, e il controllo e la giacca. Il convincersi,
poi cambiare
idea. L’avere paura per tuo figlio e per tua moglie, temer di
perdere la tua
vita, quello che hai costruito, la tua normalità, per un
bastardo, un ragazzo
inetto rifiutato dalla società, così inutilmente
importante per un mondo che
non ti appartiene e che in alcun modo comprendi.
Ti
vedi allo specchio,
vestito di tutto punto, i baffi lisci, il pancione che sbuca
all’infuori esattamente
come quello di una donna gravida, le guancie paffute e bianche,
scolorite, la
tensione che è palpabile nei tuoi occhi,
l’indecisione, la rabbia,
frustrazione, odio, indignazione.
Ripensi
a tutto ciò che
quella casa rappresenta per te, alla
fatica che hai fatto per costruirti una vita, tuo figlio che
è cresciuto lì, vi
hai passato calde e afose estati e freddi inverni gelidi, conosci ogni
angolo,
ogni piastrella, ogni ragnatela che vi è attorno, e ti
sembra tutto così
perfettamente tuo, normale. Poi
qualcuno bussa alla porta, sobbalzi, ti giri, è Petunia, ti
chiama, dice che è
ora di andare, che sono arrivati. Tu sei arrabbiato, hai appena avuto
l’ennesima
discussione col ragazzo, vorresti
mandarlo a quel paese ma Dudley sembra convinto, vuole partire, e tu
non puoi
tirarti indietro ormai. Biascichi qualcosa di incomprensibile e arrivi
in
salotto, dove ci sono già loro,
due
creature assurde che fissano quel disadattato di tuo nipote come se
fosse oro,
e ti chiedi come potresti mai affidare la tua famiglia a creature del
genere,
così diverse, così anomali.
Poi
preghi, preghi quel
dio della cui esistenza
non sei sicuro di portarvi via sani e salvi, di ridarvi quello che era
vostro,
di strapparvi da quell’incubo. E alla fine, senza voltarti
indietro te ne vai,
tremante, angosciato. Scappi da quei mattoni fatti di vita e sangue e
gioie e
fatica e magia. Scappi e ti chiedi
se
è la scelta giusta, se corri verso la salvezza o verso
l’oblio. Ti chiedi se
quello sarà l’inizio di qualcosa di più
grande o la fine di
tutto quanto.
~
° ~
Non
sei mai tornato al numero 4 di Privet Drive, Little Whinging, Surrey.
Non hai mai saputo più nulla di Harry
Potter. La vita è andata avanti in un altro luogo, in un
altro modo, ma è scoppiata
attorno a te, è corsa via, e tu sei ancora lì, a
chiederti come sarebbe stato,
cosa sarebbe successo, se avessi preso la decisione più
facile, se avessi
scelto la normalità. Se fossi
rimasto. Ma lo sai, che quello era l’inizio della fine.
BAH!
ciao mondo, sono tornata (: sinceramente erano mesi che non scrivevo.
Sono
stata così presa dai GdR, dalla vita, da tutto, che per un
pò ho soppresso la
mia passione per questo. Per il mondo di JKRowling,
per le mie One Shot.
Questa mi è venuta così, di getto. Mi sono
ritrovata a pensare ai Dursley, mi
sono immaginata un ipotetico dopo, dopo la guerra,
dopo Harry Potter. Ma
non vedevo niente, così sono tornata indietro fino a questo.
Il POV ovviamente è di Vernon, si svolge tutto pochi secondi
prima dell’addio,
dell’abbandono, chiamatelo come volete.
Volevo
esprimere tutta l’indecisione di Vernon e la sua mania verso
tutto ciò che è
anormale, e spero vivamente di esserci riuscita. Sinceramente, ci tengo
parecchio, quindi vi prego prego prego prego prego, se leggete lasciate
un
commentino ino ino ino ino, non vi morde nessuno, eh! anche negativo,
non sono
ancora carnivora. ho finito, bacio (: