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Autore: swan87    01/03/2010    2 recensioni
Fan fiction 4° classificata al contest "Crazy Christmas Prompt" indetto da Emogirl in pink. La tranquilla vita da vampira di Bella sta per essere sconvolta da un evento inatteso. Charlie le rivela di avere in progetto qualcosa di molto importante, ma che cosa? "La mia vita da umana era soddisfacente, seppur piena di pericoli, ma il mio ultimo anno da vampira non l’avrei barattato per nulla al mondo. La fede al dito, che un tempo mi aveva tanto spaventata, ormai era fusa assieme alla mia pelle e spesso rimiravo le splendide pietre che la componevano. Tutto andava per il verso giusto, mio marito Edward mi amava più della sua vita, come del resto facevo io, e niente poteva turbare il nostro meraviglioso matrimonio".
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Charlie Swan, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ultima cosa che avrei potuto immaginarmi...

Ciao a tutti! La fiction che vi propongo è il primo capitolo di "Il matromonio", la fiction che ha partecipato al contest "Crazy Christmas Prompt". L'ho corretta, su consiglio di Emogirl in pink (che ringrazio per la sua critica costruttiva) e ho modificato qualcosa . Spero che vi piaccia. Aspetto fiduciosa i vostri commenti!! Buona lettura!!

CAPITOLO 1

L'ultima cosa che avrei potuto immaginarmi...

La Volvo grigia ruggiva mentre premevo con decisione il pedale dell’acceleratore.

I tergicristalli scorrevano sul vetro dell’automobile per spazzare via i fiocchi di neve che, turbinando, si attaccavano al parabrezza. Ripensavo al mio anno e mezzo di matrimonio: ero stata felice come mai in vita mia. La consapevolezza di poter restare per sempre al fianco dell’uomo che amavo e di mia figlia mi portavano a gioire per ogni giorno che sorgeva sulla Terra. La mia vita da umana era soddisfacente, seppur piena di pericoli, ma il mio ultimo anno da vampira non l’avrei barattato per nulla al mondo. La fede al dito, che un tempo mi aveva tanto spaventata, ormai era fusa assieme alla mia pelle e spesso rimiravo le splendide pietre che la componevano. Tutto andava per il verso giusto, mio marito Edward mi amava più della sua vita, come del resto facevo io, e niente poteva turbare il nostro meraviglioso matrimonio.

 Il bagagliaio era pieno di pacchetti incartati con costose carte dorate e scintillanti fiocchi. Avevo passato un pomeriggio in compagnia di mia figlia a Seattle ed insieme avevamo scelto i regali per ogni membro della famiglia. Ad Esme avevamo comprato un set di matite e strumenti costosissimi per il disegno professionale; per Rosalie avevamo fatto stampare una bellissima foto che la ritraeva con Renesmee e l’avevamo fatta incorniciare in un’adornata cornice d’argento; per Carlisle il regalo era semplice: nulla lo rendeva più felice dei libri; a Jasper una nuova tuta da motociclista che, oltre a salvare le apparenze, aveva mostrato di gradire particolarmente; per Emmett la nuova consolle di videogiochi, in fondo era sempre un eterno (era proprio il caso di dirlo) “ragazzone”. Al mio migliore amico Jacob avevo comprato un regalo che difficilmente avrebbero potuto impacchettare: la motocicletta ultimo modello che continuava a decantare come il mezzo “più potente dell’Universo”. In fondo aveva fatto tantissimo per me e se lo meritava. Renesmee si sarebbe divertita moltissimo in sua compagnia. Anche se trasformato in lupo avrebbe potuto raggiungere velocità ben superiori, il mio amico Jake non aveva perso la passione per i motori. Anche io del resto avevo conservato la mia moto e la custodivo gelosamente nell’enorme garage di casa Cullen.

Comprare un regalo ad Alice si rivelò un’impresa ardua. Alla fine mi buttai sulla cosa più ovvia: vestiti. Le comprai un buono da una cifra spropositata che avrebbe potuto spendere acquistando tutti i vestiti che desiderava.

Per Edward, Renesmee e me scelsi una vacanza in Alaska, un fine settimana da trascorrere come una famiglia “normale”, magari andando a trovare le cugine di Denali. A Jake sarebbe costato un grande sforzo separarsi da Renesmee per qualche giorno, ma lo avremmo rassicurato telefonando decine di volte al giorno e magari cercando di tenerci in contatto tramite web-cam. Cosa non si faceva per un licantropo con l’imprinting…

La neve scendeva copiosa quel pomeriggio ed il cielo era di una sfumatura biancastra, perfetto sia per mia figlia, che per me. Aveva nevicato molto nei due giorni precedenti e perciò non mi sorpresi di trovare mio padre intento a spalare il vialetto di fronte a casa. Lo trovai accaldato e sudato con indosso solamente una camicia di flanella e gli scarponi pesanti.

Scesi dalla macchina con Renesmee e mi diressi verso di lui. “Ciao papà” lo salutai.

Alzò lo sguardo e i suoi occhi si illuminarono nel vedermi “Oh Bells tesoro, ciao! Ciao Renesmee, vieni a dare un bacino al nonno”.

“Ciao nonno” lo salutò allegra mia figlia. Ormai aveva l’aspetto di una bambina di cinque anni, nonostante dovesse averne poco più di uno. Charlie cercava di non farci più caso, ma Edward leggeva ogni tanto la preoccupazione nei suoi pensieri.

“Papà, lo sai che non devi prendere freddo, ti ammalerai se resti qui fuori a spalare la neve in maniche di camicia. È la Vigilia di Natale, non vorrai passare la giornata di domani a letto con la febbre, vero?” lo rimproverai.

Lui si giustificò con un alzata di spalle.

“Vuoi che ti dia una mano?” chiesi educata.

Dopo aver osservato il mio cappotto nuovo di cachemire e la mia acconciatura perfetta scoppiò a ridere “Bella, non essere ridicola, non credo che riusciresti a spalare tutto il vialetto, è un lavoro faticoso e ti sporcheresti tutta! Sei una donna sposata, non puoi fare dei lavori faticosi!”

Avrei potuto farlo con le unghie. Nel tempo che ci avrebbe messo a infilarsi il maglione avrei già spalato tutto il vialetto e ammonticchiato la neve ai lati. Forse però era meglio che mio padre non lo sapesse.

“Piuttosto” mi guardò con aria agitata, come se volesse dirmi qualcosa “entrate un attimo a prendere un the” disse tormentandosi l’orlo della camicia e riavviandosi i capelli spettinati.

Conoscevo bene mio padre, inoltre ne sentivo le pulsazioni aumentare sotto la pelle pallida del collo, chiaro sintomo di nervosismo. “Ok, Renesmee vieni, entriamo” e ci avviammo.

Mi misi all’opera per preparare il the e lo spedii in camera sua a mettere un maglione. Avrei gettato poi la mia tazza nel lavandino. Mentre aspettavo che l’acqua bollisse pensavo a cosa dovesse dirmi di così importante mio padre. Aveva forse ricevuto una promozione? Aveva vinto qualche premio importante alla lotteria locale? Mia madre si sarebbe trasferita ancora? Proprio non riuscivo ad indirizzare i miei pensieri verso una soluzione plausibile. Il fischio del bollitore mi destò dalle riflessioni, mentre sentivo il passo pesante di mio padre scendere le scale. Dal salotto mi arrivavano le voci dei personaggi dei cartoni animati che mia figlia stava guardando.

“Allora papà” lo esortai “ci sono novità?” e rimasi a fissarlo con i miei nuovi occhi dorati.

Lui scostò lo sguardo e fissò il pavimento. Vedermi così diversa dalle foto che restavano in bella mostra sul caminetto ancora lo turbava. Non capiva e non poteva capire cosa mi potesse essere successo.

“No, non è successo niente di particolare. Al lavoro tutto è tranquillo. Sai, d’inverno c’è sempre meno lavoro, gli escursionisti vengono a Forks soprattutto d’estate …” aveva lasciato cadere il tono della frase, come se nemmeno gli importasse terminarla.

“Capisco” e annuii con convinzione “per cui non c’è proprio nulla di cui vorresti parlarmi, vero?”

Tacque per un minuto e lo lasciai riflettere mentre versavo il the all’interno delle tazze bianche, tutte rigate a causa dei troppi lavaggi. Lo sentivo avvampare in viso, il suo cuore rimbombava ad un ritmo frenetico ed il sangue fluiva con rapidità, pompando nelle vene con maggiore intensità rispetto al solito.

“Bella” disse in un sussurro quasi inudibile “io e Sue ci sposiamo”.

Mi bloccai di colpo e la tazza che avevo in mano scivolò fino a schiantarsi sul pavimento, andando in mille pezzi. Avrei potuto raccoglierla prima che toccasse il suolo, ma mio padre si sarebbe spaventato dalla rapidità del gesto. Gocce di the bollente andarono ovunque schizzando i miei pantaloni e la tovaglia a quadretti della cucina.

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