Ciao a tutti! La fiction che vi propongo è il primo capitolo di "Il matromonio", la fiction che ha partecipato al contest "Crazy Christmas Prompt". L'ho corretta, su consiglio di Emogirl in pink (che ringrazio per la sua critica costruttiva) e ho modificato qualcosa . Spero che vi piaccia. Aspetto fiduciosa i vostri commenti!! Buona lettura!!
CAPITOLO 1
L'ultima cosa che avrei potuto immaginarmi...
La Volvo grigia ruggiva mentre
premevo con decisione il pedale dell’acceleratore.
I tergicristalli scorrevano sul vetro
dell’automobile per spazzare via i fiocchi di neve che, turbinando, si
attaccavano al parabrezza. Ripensavo al mio anno e mezzo di matrimonio: ero
stata felice come mai in vita mia. La consapevolezza di poter restare per
sempre al fianco dell’uomo che amavo e di mia figlia mi portavano a gioire per
ogni giorno che sorgeva sulla Terra. La mia vita da umana era soddisfacente, seppur
piena di pericoli, ma il mio ultimo anno da vampira non l’avrei barattato per
nulla al mondo. La fede al dito, che un tempo mi aveva tanto spaventata, ormai
era fusa assieme alla mia pelle e spesso rimiravo le splendide pietre che la
componevano. Tutto andava per il verso giusto, mio marito Edward mi amava più
della sua vita, come del resto facevo io, e niente poteva turbare il nostro
meraviglioso matrimonio.
Il bagagliaio era pieno di pacchetti incartati
con costose carte dorate e scintillanti fiocchi. Avevo passato un pomeriggio in
compagnia di mia figlia a Seattle ed insieme avevamo scelto i regali per ogni
membro della famiglia. Ad Esme avevamo comprato un set di matite e strumenti costosissimi
per il disegno professionale; per Rosalie avevamo fatto stampare una bellissima
foto che la ritraeva con Renesmee e l’avevamo fatta incorniciare in un’adornata
cornice d’argento; per Carlisle il regalo era semplice: nulla lo rendeva più
felice dei libri; a Jasper una nuova tuta da motociclista che, oltre a salvare
le apparenze, aveva mostrato di gradire particolarmente; per Emmett la nuova
consolle di videogiochi, in fondo era sempre un eterno (era proprio il caso di
dirlo) “ragazzone”. Al mio migliore amico Jacob avevo comprato un regalo che
difficilmente avrebbero potuto impacchettare: la motocicletta ultimo modello
che continuava a decantare come il mezzo “più potente dell’Universo”. In fondo
aveva fatto tantissimo per me e se lo meritava. Renesmee si sarebbe divertita
moltissimo in sua compagnia. Anche se trasformato in lupo avrebbe potuto
raggiungere velocità ben superiori, il mio amico Jake non aveva perso la
passione per i motori. Anche io del resto avevo conservato la mia moto e la
custodivo gelosamente nell’enorme garage di casa Cullen.
Comprare un regalo ad Alice si rivelò
un’impresa ardua. Alla fine mi buttai sulla cosa più ovvia: vestiti. Le comprai
un buono da una cifra spropositata che avrebbe potuto spendere acquistando
tutti i vestiti che desiderava.
Per Edward, Renesmee e me scelsi una
vacanza in Alaska, un fine settimana da trascorrere come una famiglia
“normale”, magari andando a trovare le cugine di Denali. A Jake sarebbe costato
un grande sforzo separarsi da Renesmee per qualche giorno, ma lo avremmo
rassicurato telefonando decine di volte al giorno e magari cercando di tenerci
in contatto tramite web-cam. Cosa non si faceva per un licantropo con
l’imprinting…
La neve scendeva copiosa quel
pomeriggio ed il cielo era di una sfumatura biancastra, perfetto sia per mia
figlia, che per me. Aveva nevicato molto nei due giorni precedenti e perciò non
mi sorpresi di trovare mio padre intento a spalare il vialetto di fronte a
casa. Lo trovai accaldato e sudato con indosso solamente una camicia di
flanella e gli scarponi pesanti.
Scesi dalla macchina con Renesmee e
mi diressi verso di lui. “Ciao papà” lo salutai.
Alzò lo sguardo e i suoi occhi si
illuminarono nel vedermi “Oh Bells tesoro, ciao! Ciao Renesmee, vieni a dare un
bacino al nonno”.
“Ciao nonno” lo salutò allegra mia
figlia. Ormai aveva l’aspetto di una bambina di cinque anni, nonostante dovesse
averne poco più di uno. Charlie cercava di non farci più caso, ma Edward
leggeva ogni tanto la preoccupazione nei suoi pensieri.
“Papà, lo sai che non devi prendere
freddo, ti ammalerai se resti qui fuori a spalare la neve in maniche di
camicia. È
Lui si giustificò con un alzata di
spalle.
“Vuoi che ti dia una mano?” chiesi
educata.
Dopo aver osservato il mio cappotto
nuovo di cachemire e la mia acconciatura perfetta scoppiò a ridere “Bella, non
essere ridicola, non credo che riusciresti a spalare tutto il vialetto, è un
lavoro faticoso e ti sporcheresti tutta! Sei una donna sposata, non puoi fare
dei lavori faticosi!”
Avrei potuto farlo con le unghie. Nel
tempo che ci avrebbe messo a infilarsi il maglione avrei già spalato tutto il
vialetto e ammonticchiato la neve ai lati. Forse però era meglio che mio padre
non lo sapesse.
“Piuttosto” mi guardò con aria
agitata, come se volesse dirmi qualcosa “entrate un attimo a prendere un the”
disse tormentandosi l’orlo della camicia e riavviandosi i capelli spettinati.
Conoscevo bene mio padre, inoltre ne
sentivo le pulsazioni aumentare sotto la pelle pallida del collo, chiaro
sintomo di nervosismo. “Ok, Renesmee vieni, entriamo” e ci avviammo.
Mi misi all’opera per preparare il
the e lo spedii in camera sua a mettere un maglione. Avrei gettato poi la mia
tazza nel lavandino. Mentre aspettavo che l’acqua bollisse pensavo a cosa
dovesse dirmi di così importante mio padre. Aveva forse ricevuto una
promozione? Aveva vinto qualche premio importante alla lotteria locale? Mia
madre si sarebbe trasferita ancora? Proprio non riuscivo ad indirizzare i miei
pensieri verso una soluzione plausibile. Il fischio del bollitore mi destò
dalle riflessioni, mentre sentivo il passo pesante di mio padre scendere le
scale. Dal salotto mi arrivavano le voci dei personaggi dei cartoni animati che
mia figlia stava guardando.
“Allora papà” lo esortai “ci sono novità?”
e rimasi a fissarlo con i miei nuovi occhi dorati.
Lui scostò lo sguardo e fissò il
pavimento. Vedermi così diversa dalle foto che restavano in bella mostra sul
caminetto ancora lo turbava. Non capiva e non poteva capire cosa mi potesse
essere successo.
“No, non è successo niente di
particolare. Al lavoro tutto è tranquillo. Sai, d’inverno c’è sempre meno
lavoro, gli escursionisti vengono a Forks soprattutto d’estate …” aveva
lasciato cadere il tono della frase, come se nemmeno gli importasse terminarla.
“Capisco” e annuii con convinzione
“per cui non c’è proprio nulla di cui vorresti parlarmi, vero?”
Tacque per un minuto e lo lasciai
riflettere mentre versavo il the all’interno delle tazze bianche, tutte rigate
a causa dei troppi lavaggi. Lo sentivo avvampare in viso, il suo cuore rimbombava
ad un ritmo frenetico ed il sangue fluiva con rapidità, pompando nelle vene con
maggiore intensità rispetto al solito.
“Bella” disse in un sussurro quasi
inudibile “io e Sue ci sposiamo”.
Mi bloccai di colpo e la tazza che
avevo in mano scivolò fino a schiantarsi sul pavimento, andando in mille pezzi.
Avrei potuto raccoglierla prima che toccasse il suolo, ma mio padre si sarebbe
spaventato dalla rapidità del gesto. Gocce di the bollente andarono ovunque
schizzando i miei pantaloni e la tovaglia a quadretti della cucina.