La figura sospirò, stringendosi nel mantello freddo.

Due anni.

Due lunghissimi, disastrosi, profiqui anni.

Anni di dolore e di rabbia, di sopravvivenza e vita vissuta a metà, anni di esistenza effimera e sofferente.

Anni lontano dalla sua Camelot.

Mesi e giorni e ore e minuti, in cui in ogni istante aveva sofferto per quella mancanza.

Per la mancanza di lui.

La mancanza di Gaius, Gwen, Lady Morgana...

Di casa, semplicemente.

Era stato tutto così difficile...

Perchè non lo aveva saputo in modo diverso, perchè proprio in quel momento?

Doloroso, maledettamente doloroso.

E ora era lì, davanti al cancello.

Entrare, o non entrare?

Era indeciso, come sempre.

Ne aveva passate tante, eppure il suo carattere era sempre lo stesso.

Solo, più duro e amaro, abituato alle intemperie e al veleno, al gelo e alla cattiveria gratuita.

<< Ci separiamo qui, Mordred. >> Fece, pensieroso.

<< Come volete, Emrys. Non approvo, ma se è il vostro desio... >>
<< Sì, lo è. Dì a Will e a Cadoc che ci rivedremo presto. >> Scandì, leggermente seccato.

<< Certo, Emrys. >>

<< Sai che odio questo nome. >> Si mosse nervosamente, irritato.

<< Eppure è il vostro. >> Replicò, con un filo di strafottenza che lo fece scattare.

<< Ti sbagli! E ora va, e non tornare. >> Gli sibilò, senza voltarsi a guardarlo.

Il giovane dietro di lui, con occhi più chiari dell'acqua di sorgente, ghignò sardonicamente, senza farsi notare.

<< Ogni desiderio è un ordine, Signore. Ma ricordate... Avete un debito con me. >> Il sorriso inquietante sul volto del ragazzo gli diede i brividi.

Lo sentiva nella sua voce acuta e sinistra, nel tono falsamente rispettoso...

<< Nient'affatto. Ho pagato quel che ti dovevo. >>

<< E il vostro amico? L'Antica Religione... >>

<< So cosa dice l'Antica Religione! >>

<< Di chi sarà la vita da donare, Emrys? >> Il tono cantilenante con cui pronunciava il suo nome lo indisponeva alquanto, ma resistette.

E' solo un bambino, ricordò a sè stesso.

Un bambino dannatamente malvagio, ma pur sempre un bambino.

<< Non ho ancora deciso. La mia, probabilmente. Devo solo... Fare una cosa. >>

<< Emrys, non fate sciocchezze... Siete troppo importante per sacrificarvi per un semplice popolano! >>

<< No, non lo sono affatto. E' una mia scelta, Mordred. E ora va, e non tornare. >> Ripetè ancora, quasi con astio.

<< Addio, Emrys. >> Un veloce inchino e l'infante sparì, scoccandogli un'occhiata che non lo rassicurava per nulla.

Malvagio, malvagio, malvagio... Lo sentiva sotto pelle, nelle vene, quel ragazzino era malvagio.

La nebbia si sospingeva sulla landa desolata, rendendo gli alberi solo figure lontane e da brivido, scheletriche e spoglie, come braccia che invocavano aiuto in modo pietoso e disperato.

Fremette interiormente, cercando di non badarci, fissando le porte poco più in là.

Doveva fare qualcosa per il giovane druido, lo sapeva.

Ma non era ancora il momento adatto.

Sospirò, stringendosi meglio nel mantello, e decidendosi a varcare la soglia che aveva cambiato il suo destino.