E
lucevan le stelle,
e
olezzava la terra
stridea
l'uscio dell'orto
e un passo sfiorava la rena.
Ed
una miriade di stelle, punti di
fuoco, lacrime degli dei lì immanenti, fissate dalla notte
dei tempi, ieri
hanno assistito indiscrete a due ragazzi nel fare l’Amore, lo
sbocciare d’una
rosa , il suggello d’una vita offerta. La terra odorosa ha
accolto accocolati
due corpi nuovi, nella danza più atavica
dell’universo, quella che permette
alle anime di sfiorarsi e plasmare l’una il corpo
dell’altra, dopo l’Amore uno
spicchio d’anima, una piuma che leggera plana, rimane dentro
l’altro e per
sempre tu diventi parte di lui, un piccolo frammento si cuce al cuore.
Un
tappeto d’erba arsa e riarsa dalla calura ha cullato due
amanti impacciati, i
pudori taciuti nascosti dal buio, scemati con l’arrivo della
luce.
Entrava
ella fragrante,
mi cadea
fra le braccia.
Per
la prima volta come
venuto al mondo in una pelle nuova, immergevo il volto nel tenero
dell’incavo
del suo esile collo, meraviglia di rosa fragrante la curva di una nuca
nuova ai
gesti d’amore. Abbandonata tra le mie braccia ardenti di
gesti arditi, e
ritrattati dal pudore di un novello stupore.
Oh!
dolci baci, o languide carezze,
mentr'io
fremente
le belle
forme disciogliea dai veli!
Un battito in meno…
le sue
labbra sulle mie, tenere, dolci dischiuse per me, non urla, non ordini
sguaiati, aperte mute, tecenti di baci nuovi rivolti a me… i
gesti
ansiosi attesi da lustri, una mano a farsi strada come acqua tra gli
intonaci
d’un affresco, fretta ardente sciogliendo strisce di seta
odorosa, seta come
sudario d’un corpo esposto alla vista, veemenza di atti
insidiosi e timidi,
strategie belliche d’avanzata subito ritrattata in ritirata,
in un baleno già
avanzata di nuovo, e di nuovo, una marea che più volte sotto
la luna ne segue
le movenze.
Svanì
per sempre il sogno mio d'amore.
L'ora
è fuggita,
e muoio disperato!
Ieri, già,
ieri… M’era parso
troppo, m’era parso ardito l’esser felice,
già ieri temevo la sorte avversa, ho
avuto troppo tra le mani, e tutto sta per scorrere, come per gli eroi
tragici
più alta è la vetta più
è rovinosa la
caduta, ed io come Icaro non solo ho lambito il sole con cera piumata,
ho
osato cingerlo, ed ecco che troppa felicità la devi pagare,
ed ecco che poche
ore addietro facevo l’Amore con una donna, la Mia donna, ecco
che adesso
un’altra invidiosa, gelosa mi reclama, mi circuisce, una
donna alla quale non
puoi negarti, nessuno può… Lei, la Mia, mi
promette quel che sa di non dover
mantenere, io fingo la convinzione, come se quel che dice fosse
fattibile, come
se non stessi già ballando un minuetto con
l’Altra, almeno quando l’Altra
m’avrà preso, Lei - la Mia- sarà
convinta che non me ne sia accorto, invece lo
so eccome, stiamo mentendo a vicenda, lei parla di un domani come se ce
lo
avessi, io le rispondo come se lo sperassi!
E non ho
amato mai tanto la vita!
Mai
la vita s’era rivelata tanto
bella, mai avevo creduto nell’immortalità, quella
che tocchi quando ami, quella
che ti fa sentire vivo, perché in fondo l’Amore
è eterno, sono i corpi che lo
indossano a mutare, di per sé Egli è eterno
-l’amore dico- amare è un modo per
garantirsi l’eternità, amiamo vestendo
l’amore che sopravvive ai corpi, e quindi
diveniamo eterni per via dell’Amore che seguita. E sto
morendo, sto lasciandola
sola, almeno una cosa positiva c’è, non avrei mai
potuto sopravviverle, quindi
ringrazio almeno di precederla in una danza inevitabile, e sono fiero
di star
andandomene avendola salvata. Eros e tanathos sono proprio inscidibili,
l’uno
alle spalle dell’altro due volti d’una sola
realtà, ed io paradigma perfetto
della loro relazione intima…
Ed io muoio disperato!