Questa è la fic che alcuni avranno già letto, è successo che oggi ho scoperto che me l'hanno cancellata, anche Lose Ypurlsef, per cui non posso far altro che rimetterle. non c'è nulla di nuovo ma abbiate pazienza...uff, che stress sta gente che non ha altro da fare che infiltrarsi negli account degli altri...!!!
BEHIND BLUE EYES
No one knows what it's like
To be the bad man
To be the sad man
Behind blue eyes
And no one knows
What it's like to be hated
To be faded to telling only lies
[chorus]
But my dreams they aren't as empty
As my conscious seems to be
I have hours, only lonely
My love is vengeance
That's never free
No one knows what its like
To feel these feelings
Like i do, and i blame you!
No one bites back as hard
On their anger
None of my pain woe
Can show through
[chorus]
Discover l.i.m.p. say it [x4]
No one knows what its like
To be mistreated, to be defeated
Behind blue eyes
No one know how to say
That they're sorry and don't worry
I'm not telling lies
[chorus]
No one knows what its like
To be the bad man, to be the sad man
Behind blue eyes.
INTRODUZIONE:
Chi vi
scrive per ora è Akane...ma si tratta solo dell'introduzione. Questa fanfiction
mia e di Ladyhell(che poi vi scriverà qualcosa anche lei)l'abbiamo voluta fare
con un motivo ben preciso. Premettendo che è sull'incesto ne spiego i motivi.
L'incesto è una realtà che esiste. È dura e sa essere spietata. E non è una
scelta. Questo soprattutto va capito. I fratelli e sorelle non scelgono di
amarsi e avere così un incesto. Ma succede e quando se ne rendono conto è
troppo tardi forse per reprimere certi sentimenti. Il problema di queste
persone non sono loro, ma la gente che li circonda. La gente superficiale e
chiusa che non li accetta, che li guarda male con occhi forse troppo sensibili
per provare a capire cosa muova quelle due persone. Gente che ha il giudizio
facile e la presunzione di sapere tutto quando invece non lo sanno. L'amore non
ha regole. Il nostro intento è rendere consapevoli la gente che non vuole
vedere e che invece crede di sapere. E provocare anche un po' quel tipo di
gente. Ma specialmente perchè non parlarne ignorando che certe realtà forti
esistano è la cosa più sbagliata. Bisogna saper guardare e ascoltare. Anche
perchè l'oscenità è di certo di questo mondo ma non coinvolge di certo l'amore,
con o senza consanguineità di mezzo. Lasciando perdere le regole dell'uomo
visto che la natura non le ha mai date. Ho parlato dell'argomento in generale,
poi Ladyhell se ha bisogno aggiunge qualcosa, non sapevo di preciso che dovevo
dire. I due protagonisti sono due gemelli, maschio e femmina. Io tengo
ovviamente il gemello di nome Alexander chiamato Lex. In comune abbiamo i
soliti personaggi secondari, tipo la fidanzata di lui, la sorellina più piccola
Selene e l'amico Erik. Ora passo la parola a Ladyhell, la mia dolce e
bellissima compagna leggermente più sana di mente di me....ma di poco, eh?
Cavoli, questa introduzione è decisamente troppo seria per i miei gusti...vabbè
sto zitta. A presto e buona lettura.
Ed ora
tocca a me! sono Ladyhell che dedica un grosso OSCENO a tutti voi! Ah ah ah!
Questa uscita la possono capire solo quelli che hanno letto ultimamente il
forum del sito.
A parte
tutto ciò… Akane vi ha già detto tutto e io condivido appieno tutte le sue idee
e non ho nulla da aggiungere. Dico solo che questa storia è una provocazione e
sarò disposta ad accettare qualunque opinione a proposito, che sia buona o
cattiva. Io mi sento molto presa da questa storia e so per certo che riuscirà
in un modo più che soddisfacente (evviva la modestia).
Comunque io
tengo la sorella gemella, Zena. È un personaggio tormentato e profondamente
solo che cerca di nascondersi con la facciata della perfezione.
Saluto qui,
lasciando commenti a voi e parole alla storia.
CAPITOLO I: SECRETLY
you're the face inside of me
L'aula
completamente vuota di educazione musicala mi ospita fra le sue mura ricoperte
di poster di vari artisti e cantanti del passato e del presente. Come ci sono
finito qua dentro non lo so...non faccio nemmeno parte di questa attività.
Pensavo di trovarci gli altri a suonare qualcosa...evidentemente non è oggi che
si riuniscono. Poco importa. Esploro con lo sguardo gli strumenti. Una chitarra
elettrica, una acustica...sono incoscienti a lasciare a scuola strumenti del
genere....evidentemente sono di proprietà scolastica...voglio vedere quanto ci
rimarranno. Hanno comprato addirittura una batteria...ci sono diversi altri
strumenti musicali...ma quello che cattura la mia attenzione è il pianoforte.
In lucido legno nero. Con la coda. Un signor piano. Mi sono sempre piaciuti i
piani, affascinanti nella loro eleganza...capaci di una grazia infinita.
Possono incantarti se li sai ascoltare. Inconsciamente mi ci sono seduto
davanti. È aperto. Passo le dita lunghe e affusolate sui tasti bianchi e neri.
Non lo so suonare ma mi piacerebbe imparare. Quanti concerti sono stati fatti
con un piano! È un dispiacere non avere abbastanza soldi per potersi permettere
di fare certe cose. Ma questo non sarà il mio futuro. Non è ambizione la mia,
ma un dato di fatto. Io riuscirò dove i miei hanno fallito. Schiaccio un tasto
a caso, una nota si leva impercettibile. Mi incanta subito...schiaccio quello
accanto con l'altro dito. Tengo il busto eretto, la classica posa di un
suonatore...e dire che questa è la mia posa naturale. Eretto e sicuro. Come
ora...da fuori mi immagino bene che io sembri un esperto di pianoforti...invece
non è assolutamente vero...conosco molto su di essi perchè mi interessano e
come per ogni mio interesse approfondisco il mio sapere, ma in realtà non lo so
suonare. Ma un domani molte cose cambieranno! È una certezza. Nella mia vita ci
sono solo certezze e sono tranquillo perchè non accadrà nulla di ciò che non
voglio. Dalla finestra aperta mi arrivano le urla dal giardino della scuola. Le
lezioni sono finite da un po', c'è la pausa pranzo e in attesa dell'inizio
delle attività pomeridiane dei vari club la gente cazzeggia fuori all'aperto.
Io non faccio parte di nessun club nonostante potrei farne qualunque di
sportivo, viste le mie capacità...ma non mi interessa eccessivamente,
preferisco osservare e dare una mano se mi va. Mi alzo dal pianoforte e mi
avvio al balcone appoggiandomici sopra coi gomiti e metà busto in avanti. Il
fresco venticello di primavera mi colpisce accarezzandomi i capelli
scompigliati con un po' di gel. Respiro a fondo. So di essere considerato
eccentrico e strano da tutti...temuto....ma finchè ottengo il rispetto che
voglio e che so di meritare non me ne importa dei loro giudizi. I miei occhi
blu penetrano la distanza notevole che mi separa dal terreno e mi concentro sul
gioco in atto da alcuni ragazzi che non conosco. Basket. Noto uno fra loro che
si destreggia egregiamente con la palla. Un biondo dai capelli completamente
spettinati che spuntano verso ogni direzione e il fisico da far invidia a
molti, si muove sicuro e veloce palleggiando la palla senza farsi prendere da
nessuno, scartando avversari per poi finire a canestro. Un ottima azione. Anche
lui, Erik, è portato per gli sport ma al contrario di me lui ci si applica
facendo parte della squadra. Ma siamo così diversi che nessuno si spiega il
nostro rapporto d'amicizia. Anzi ad essere sinceri tutti sono convinti che io e
lui abbiamo solo uno strano rapporto e che non sia amicizia ma solo ambiguità.
Ma la gente che giudica facilmente senza sapere nulla non sa che per me sono
proprio quelle le migliori e vere amicizie! Tanto calmo , tranquillo e semplice
è lui, tanto io sono eccentrico, strano e complesso. Complicato. Nessuno
capisce mai nulla di me. Ma l'importante è che io sia un vincente. Mi ricordo
fin troppo bene il nostro primo incontro. Con Erik ho un debito che non potrò
mai saldare. Gli devo la mia vita. E non solo a lui, ma a lui principalmente.
Non ho bene in mente come si svolsero i fatti. Quella notte ero ubriaco
fradicio. Ubriaco e fuori di me. Non dalla rabbia...ma in piena crisi, forse
depressiva. Avevo saputo una cosa che mi cambiò radicalmente. Una cosa che mi
fece aprire gli occhi e vedere un lato di me che sarebbe dovuto rimanere sempre
chiuso e buio...mai scoperto. Il mio lato osceno. Il mio lato anormale. Questo
è quello che direbbe la gente superficiale pur non conoscendomi. Io preferisco
definirlo come uno dei miei lati oscuri dei quali nessuno sa. In fin dei conti
sono convinto che tutti abbiano bisogno di avere i loro segreti che nessuno
conosce. Un posto dove stare soli quando ci si rinchiude in se stessi. Al quale
aggrapparsi. Quella volta avevo ricevuto da mia sorella, Zena, una confidenza
che avrei preferito non ricevere mai...a dire il vero era una confidenza
normale da dare ad un gemello col quale sei sempre andato d'accordissimo. Mi
disse che aveva trovato il ragazzo giusto, si amavano e avevano fatto l'amore.
Per lei era stata la prima volta. Me la ricordo bene. I suoi occhi
brillavano....era uno sguardo sincero, convinta di quel che diceva. Che
l'amasse realmente? Non credo affatto. Ma in quel momento le credetti. Come
credetti anche di morire. Qualcosa dentro di me venne colpito da qualcosa di
affilato e appuntito. Erano le sue parole. Quelle parole. Quelle parole d'amore
per un altra persona. Mi resi conto che le volevo per me e non per qualcun
altro. E appena formulai il pensiero le sorrisi come facevo sempre senza far
trapelare quel che pensavo, senza mai farmi capire, e me ne andai. Uscii di
casa e stetti fuori tutta la notte. Andai in un locale a bere. Un locale per
nulla sorvegliato dove servono alcolici anche ai minorenni incoscienti, mi
ubriacai come mai avevo fatto mentre mi dicevo a me stesso che avevo desiderato
l'unica cosa che mai avrei potuto avere. Mentre mi davo della bestia. Si. Ero
ancora immaturo evidentemente. Se ora mi rendessi conto di una cosa del genere
non credo reagirei più così. Ma volevo distruggermi per far si che non fosse
vero. Che quei pensieri troppo sinceri e veri non fossero la mia realtà. Ma ero
abituato a non mentire con me stesso. me ne resi conto in fretta e me lo dissi
subito senza troppi giri di parole. Ho sempre saputo definire i miei
sentimenti, per non parlare di quel che volevo e voglio tuttora, ho sempre
saputo che fare e non ho mai mentito con me stesso. Me ne sono reso conto
subito.
Ero
innamorato di mia sorella. Di Zena.
Ma non era
solo attrazione fisica, quella l'ho provata per lei miliardi di volte. Non era
quello. Non era nemmeno affetto. Non la vedevo come mia sorella o come mia
gemella o parente. Tantomeno come una mia consanguinea. La vedevo come una
donna. Una donna verso la quale sentivo il sentimento più forte e profondo che
avessi mai sentito per un essere vivente. Può un ragazzo di 15 anni amare in
quel modo? Si. Ma la domanda è: può amare sua sorella? Si, perchè lei non la
vedevo più come mia sorella ma come una splendida ragazza che avrei voluto
proteggere, amare apertamente. Essere un tutt'uno con lei. Fondermi con il suo
essere. Farmi stringere dalle sue braccia e nel suo corpo morbido e bello.
Sentirla su di me. Avrei dato la vita per lei. Le volevo bene ma non solo. Come
si può definire l'amore? Morte? Era quello? Non si può definire l'amore. Lo
provi e basta e sai che è diverso dagli altri sentimenti perchè sei solo tu a
provarlo. E se non menti a te stesso allora per un sentimento del genere, verso
la persona alla quale non avresti mai potuto darlo, ti uccideresti. Quello che
ho provato a fare io. Che volevo fare. Quella sera stessa presi subito la
decisione. Faceva freddo, era pieno inverno. Andai senza esitazione al fiume
gelido che passava per la periferia della città e mi ci buttai dentro. Non
pensavo più. Solo il mio amore per lei. Un amore sbagliato. Che ero convinto
fosse tale, osceno, ripugnante, che mai potrebbe essere ricambiato. Un amore impossibile.
E senza far soffrire Zena preferii soffrire da solo. Come ogni volta. Non ho
mai dato pesi a mia sorella e l'ho sempre protetta. L'avrei continuato a fare.
Ero convinto che togliere il peccato e l'orrore da lei l'avrebbe aiutata...così
non avrebbe sofferto come se avesse saputo di quel che provavo nei suoi
confronti. Nell'istante in cui mi gettai in quelle gelide acque ricordo che mi
andò via completamente la sbronza, ero lucidissimo, ma non mi sono mai pentito
in quegli attimi della mia azione. Non sono nato per pentirmi delle cose che ho
fatto. Non accadrà mai quello. Ma il suicidio, la morte in quel momento era
l'unico modo per far del bene a mia sorella. Ne ero sicuro. Mentre il ghiaccio
mi entrava nei polmoni penetrandomi fino alle ossa trafiggendomi gli organi e
atrofizzandomi il cervello, sorrisi. L'unica cosa veramente chiara di quella
confusione. Uno dei miei sorrisi incomprensibili e indecifrabili. Poi il buio.
Persi i sensi, ma parzialmente perchè so di essere stato tirato fuori subito...ma
il processo di congelamento era già iniziato....lontanamente sentivo le braccia
forti di un ragazzo, mani che sarebbero dovute essere calde ma non abbastanza
per il mio corpo freddo. Troppo freddo. Ho visto la morte in faccia in quei
momenti. Vago. Era vago il volto del mio salvatore. Ma quella persona era Erik.
La prima volta che lo incontrai. Era sua mania pensare prima agli altri e poi a
se stesso...e anche ora lo è. Vedevo la morte nei miei occhi, nella mia
oscurità interiore che mi divora lentamente da sempre. Un oscurità della quale
nessuno conosce l'esistenza. A Erik lo dissi un giorno. Scuro in volto.
Enigmatico con una voce e uno sguardo da brivido. Dissi esattamente: "il
viaggio verso il lato oscuro è lento e dura tutta una vita. Quando ci si rende
conto è troppo tardi per tirarti indietro." Già. Non si diventa delle
bestie subito e nessuno se ne accorge. Nessuno. Nemmeno tu. Quella volta vedevo
la morte in faccia. Nelle mie tenebre, nei miei occhi blu opaco. Invece in
quelli di Zena, in quelli blu zaffiro vedevo la vita. E l'angelo della morte
che accompagnava il viaggio delle anime perdute o nel regno dei vivi o in
quello dei morti in quel momento era Erik. Mi ha portato verso la vita. Mi ha
portato da Zena. Ma non ricordo bene altro. Solo dopo un lungo tormentato
viaggio delirante pieno di gelo...solo dopo tutto quanto....ho potuto sentire
il calore. Calore umano. Calore non solo fisico, calore nell'anima, calore che
mi sembrava amore. L'amore per una persona che mai avrei potuto perdere. Credo
che per poter stare bene ed essere in paradiso, felice e al caldo, amato e
accettato, devi prima vedere l'inferno, passarci in mezzo, assaggiarlo, cadere
in basso e toccare il fondo. Prima di allora non pretenderò mai l'amore sincero
di nessuno, tantomeno la vita, la felicità e il paradiso. Solo dopo essere
stato giù, all'inferno, pretenderò il Nirvana. Nel frattempo continuerò a
proteggere la mia piccola Zena che piccola non lo dovrebbe essere visto che è
come me. 19 anni...quando si concia per bene può anche dimostrarli, ma solo io
la vedo come è realmente...un furetto da difendere....un cristallo dove si può
vedere attraverso se lo sai pulire. Ma un cristallo lo puoi anche rompere.
- Lex! Eri
qua! Ti ho cercato dappertutto! -
Mi volto,
la voce che ha interrotto i miei pensieri e ricordi tetri la conosco bene. La
fonte delle mie attenzioni, dal mio amore segreto, delle mie protezioni.
- Zena-
dico con la
mia voce pacata e per nulla agitata. A molti piace la mia voce, io la ritengo
normale....semplicemente la so usare...con tutte le sfumature che servono. La
osservo attentamente. È sulla porta e si avvia verso la batteria montata da
pochi giorni. Raccoglie le stecche dello strumento e rimanendo li accanto mi
parla. L'ascolto come faccio sempre, facendo attenzione ad ogni suo più
impercettibile messaggio non verbale. Ma sempre guardandola fisso negli occhi.
È mia abitudine farlo. Ha dei bellissimi occhi lei. Sono grandi e allungati
verso le tempie...come i miei e quelli della piccola Selene, la peste di 4 anni.
Ma i suoi per me sono speciali, sono più grandi dei nostri, espressivi,
evidenziati con solo un semplice filo di matita nera sulla parte inferiore
dell'occhio. Blu intensi, zaffiro. Come il mare che tanto ama. Pelle
leggermente abbronzata. Me l'immagino morbidissima da toccare. Sopra il mio
corpo di libidine pura. Bocca ben disegnata, piena, invitante. Il naso piccolo
è sullo stampo di nostra sorella Selene. Ha i lineamenti del volto delicati,
nell'insieme decisamente unica. Bella. Senza altri aggettivi. Il suo corpo
generoso e perfetto, dalla linea invidiabile e dalle lunghissime e snelle
gambe. Meraviglioso. Fasciato da vestiti impeccabili che lei ama far credere
firmati e costosi, in realtà sono normali, ma è lei che riesce a renderli
speciali. Un corpo che fa gola a molti, un corpo che proteggerò per sempre. Un
corpo che non fa solo gola....ma invidia alle ragazze....per la sua
bellezza....per lei...e i suoi capelli. Quei capelli che tanto amo e che non
smetto mai di accarezzare. Affondo spesso e volentieri le mie dita fra quei
lunghi fili castano - dorati che a volte liscia a volte lascia ricci. Ma li
adoro in qualunque modo li tenga. Le incorniciano quel volto stupendo
ricadendole sulla schiena in modo così sensuale e letale per degli occhi umani.
È bella. La desidero come donna. La desidero come persona. Non è solo
bella....ma è da amare....con tutte le sue imperfezioni che cerca di cancellare
agli occhi della gente. Con tutte le sue fragilità e isterismi segreti. Con
tutti i suoi sfoghi.
- hanno
chiamato dall'asilo e dicono di andare a prendere Selene che ha fatto una rissa
con altri bambini e non sanno come fermarla...immagino che gli altri siano da
portare all'ospedale!-
un sorriso
mi sfugge...un sorriso semplice e sincero...quella bambina è un mito. Non so da
chi ha preso quel carattere maschiaccio e teppista, ma è troppo divertente! La
adoriamo!
- così
piccola e ha già imparato tutto dalla vita! -
- spiegalo
alle maestre e ai bambini pestati da lei!-
- glielo
spiegherò io!-
- si, basta
che ti guardino per adorarti...prendono tutti come oro colato le tue
parole...anche se insulti qualcuno si inginocchiano a te!-
- so
vincere!-
- sei solo
bello e suggestivo! Tutto lì!-
- va bene,
pensala come vuoi! Vado io a prenderla. Tu hai attività di club, vero?-
non aspetto
la risposta, noto che durante il nostro discorso siamo rimasti entrambi
seri...quando noi scherziamo a modo nostro nessuno capisce se siamo seri o
no...è divertente non essere capiti da nessuno. Dopo averci giocato un po' con
le bacchette da' un colpetto con una di esse ai piatti della batteria. È il suo
congedo? Ad ogni modo non aspetto altro. Senza dire nulla prendo ed esco col
mio passo sicuro e aggraziato lasciandola sola. Mai una volta che saluto, se
vogliono devono essere gli altri a salutare per primi, a me non fa ne caldo ne
freddo...e ormai Zena mi conosce bene, come io conosco lei!
***
chiude la
porta alle sue spalle senza metterci forza.
Non uno
sguardo per me, non una parola. Niente.
Gelo.
Sbuffo.
Già… come sempre. dovresti esserci abituata, no Zena?!
Stupida
mocciosetta viziata… devi smetterla di vivere in un mondo tuo, di continuare a
sognare… di continuare a sperare.
Guardo le
bacchette che ho tra le mani… e continuano a tremare. MERDA! Le butto a terra
con violenza e corro alla finestra, rischiando di inciampare in una chitarra
messa a terra. La spalanco e velocemente butto fuori la testa, percorrendo con
lo sguardo tutto il cortile movimentato. Ancora nessuna traccia di mio
fratello. Mi passo una mano tra i capelli e sorrido alla mia idiozia. Che cosa
pretendevo questa volta? Che lui fosse appostato qui sotto solo per vedermi un
ultimo secondo, quando condividiamo la casa? Ma per favore…
Eppure
eccolo uscire adesso dal portone d’entrata, con le mani cacciate nei jeans un
po’ cadenti. Ha delle mani grandi, morbide… quando le poggia sulla mia spalla
sembra che tutti i miei problemi spariscono. Lex cammina disinvolto e fiero per
il cortile, alzando qualche volta distrattamente il braccio per salutare un
compagno. Sono in molti a stimarlo perché Lex, al contrario di me, è bello,
intelligente e sa come cavarsela in qualunque situazione contando unicamente su
se stesso. Io invece sono una debole, non so fare nulla se mio fratello non è
al mio fianco. Continuo ad osservare la sua nuca castana, da quei corti capelli
che lui tiene un po’ scomposti. Perfino di spalle la figura di mio fratello
implica rispetto. Lex è un diamante… è forte, bellissimo e non smetterà mai di
brillare. Si distingue sempre dalla massa, tanto è superiore a qualunque altro.
Non riesco
a trattenermi – LEX! – urlo, più forte che posso.
E lui si
blocca all’istante,gira su se stesso e alza il capo nella mia direzione. Posso
sentire distintamente i sui alteri, intelligenti e penetranti occhi blu cobalto
nei miei. Sono uguali, ma quelli di mio fratello mettono soggezione. I miei
sono comuni… i suoi sono magnifici – stasera tocca a te fare la cena!
Le sue
labbra disegnate si incurvano in un sorriso e mi fa l’ok con il pollice. Torna
a camminare con quel suo passo lento ed aggraziato verso l’uscita e io chiudo
la rientra, dandogli le spalle.
Io farei di
tutto per lui.
Mi accuccio
a terra, rannicchiandomi su me stessa, come quando ero bambina e facevo un
brutto sogno. Ma ora sono una donna e Lex non verrà più a difendermi dai miei
incubi.
Voglio
essere sua.
Mi stringo
la testa tra le mani.
Da quanto
tempo è che mi sono resa conto di questi miei sentimenti? Tanto… troppo. Ed
ora… io non ce la faccio più a sopportarli.
Sono
innamorata di mio fratello.
Amo Lex più
della mia stessa vita.
Ma mai
queste parole usciranno dalla mia bocca, poiché posso accettare che gli angeli
scaccino, calpestino, picchino una donna infame come me, ma nessuno deve
toccare mio fratello. Lui non c’entra nulla. Sono solo io ad essere sbagliata.
Sono una puttana… Dio, lo sono. Sono disposta a morire per un suo bacio, anche
solo per una sua carezza. E so che se mai dovessi essere completamente sua mi
spegnerei come una leggera fiammella in una notte gelida.
Quando
avevo sedici anni, due anni fa, stavo insieme ad un ragazzo. Si chiamava
Patrik. Lui era molto bello, dai capelli biondi e gli occhi verdi, era il
capitano della squadra di football e stava all’ultimo anno. Ero così orgogliosa
che uno così potesse interessarsi a una ragazzina di prima. Feci l’amore con lui,
per la prima volta. Fu bello, un po’ doloroso, ma in quel momento ero felice.
Certo, lo immaginavo molto più intenso poiché io ero certa di amarlo, ma lo
stesso ero contenta. Subito lo dissi a Lex, a lui avevo sempre raccontato tutto
di me, fin dall’infanzia. Ricordo che non mi disse niente, lui non parla molto,
ma mi accennò un sorriso che credetti significasse che era felice per me. e lì
sentì come una fitta nel mio cuore. Era… fastidio. Già, ero infastidita dal
fatto che Lex non era geloso di me. ma perché mai avrebbe dovuto?! Sul momento
però non mi soffermai molto su quel fatto, e passai al telefono con Patrik
tutta la serata.
Poi
successe qualcosa che mai avrei creduto possibile. Suonarono alla porta e
quando aprii mi trovai davanti un mio compagno di classe, Erik che teneva tra
le braccia un fagotto scuro e tutto ghiacciato. Lex. Mi dimenticai
completamente di Patrik che mi attendeva al telefono e mi preoccupai solo di
mio fratello. Erik se ne andò via, dopo un po’ e mi lasciò da sola con lui. Lex
tremava in continuazione, non sapevo cosa gli era successo… e men che meno
sapevo cosa fare. Erik mi aveva dato una mano a toglierli gli abiti bagnati e
lo avevamo messo sotto coperte calde e asciutte. Ma lui continuava a tremare e
io avevo paura. Così feci come avevo visto in un vecchio film. La mia leggera
camicia da notte candida scivolò a terra e mi sciolsi i miei lunghissimi e
mossi capelli castani. e mi accoccolai accanto a lui, come un cucciolo. Lo
stinsi forte a me, a quel mio seno così poco elegante per una ragazzina,
passando le mani su quel petto scolpito. E mi sentivo bene, con il suo respiro
sul collo, mi piaceva il contatto tra la sua pelle e la mia. La sola vicinanza
di Lex era capace di trasmettermi più passioni di quante me ne avesse provocate
il rapporto con Patrik. E mio fratello aveva smesso di tremare.
Il giorno
dopo lasciai Patrik, senza alcuna spiegazione che non fosse un ‘non ti amo’.
I giorni
sono passati… così come i mesi e gli anni… ma il sentimento perverso che nutro
nei confronti di mio fratello continua a essersi… diventa ogni giorno più
solido… più dannatamente doloroso! Io non so per quanto ancora resisterò in
questo stato… davvero, non ce la faccio. Non sono poi così forte come tutti
credono, come io ho sempre creduto. Quando qualcosa riguarda Lex io divengo
debole come una bambola di porcellana. I fili della mia vita sono in mano a
Lex, io sono il suo burattino.
La porta si
apre e quella che compare è l’ultima persona che voglio vedere. Michelle si
sporge dentro la stanza e i suoi scuri occhi da cerbiatta si fermano su di me,
che mi alzo di scatto. Detesto dimostrarmi per quello che sono davanti agli
altri. Soprattutto davanti a lei – ah, sei tu… - dice, con quella sua dannata
voce. Mi passo una mano tra i capelli e riassumo il mio solito cipiglio fiero.
- cerchi
qualcosa? – le chiedo, camminando verso di lei, verso la porta.
Guarda
ancora un attimo per la stanza – si – dice – Lex… l’ hai visto?
Ho un
brivido che sale dalla schiena e mi prende direttamente la testa. È rabbia – si
– sbotto, sorpassandola e uscendo dall’aula – ma è appena andato via, a
prendere Selena all’asilo.
Mi guarda
per un attimo, nonostante io le dia le spalle – ok. Allora digli che lo chiamo
io, appena lo rivedi. Ciao, Zena.
- ciao –
dico, e, mentre lei se ne va da una parte, io cammino spedita dall’altra.
Mi blocco
appena sono abbastanza lontana da lei. Respiro a fondo, cercando di calmarmi. È
quasi un anno che lei e Lex fanno coppia fissa. Michelle è bella, è in gamba,
ricca anche (il che non guasta visto che noi non nuotiamo nell’oro, tutt’altro)
e per di più sembra essere il prototipo della donna che fa per Lex. Non lo
oppressa, è indipendente, gli apre la gambe qualche volta e siamo tutti
contenti. Mi prende uno sforzo di vomito e ricomincio a camminare, lentamente.
La odio. Il solo pensare a Lex che fa sesso con quella maledetta… non lo
accetto! Non ci riesco! Lei è anche gentile con me, ma io per quanto mi impegni
e sia un ottima attrice… con lei la mia maschera di perfezione e autocontrollo
crolla miseramente.
Svolto
l’angolo e una ragazzina del terzo anno mi sbatte contro, cadendo e
sparpagliando tutti i suoi quaderni per terra – SCUSA! – dice, con quella voce
innocente e positiva. Anche io ero come lei, un po’ bambina alla sua età. Ma
non mi rimaneva ancora molto tempo per essere così ottimista per il futuro.
Mi
inginocchio e la aiuto a raccogliere tutto. Alza leggermente il capo per
ringraziarmi e la vedo distintamente arrossire riconoscendomi. Io le sorrido –
ti sei fatta male?
Scuote
veloce il capo – no, no! Anzi, mi scusi lei signorina Kendall… io… io non
volevo è solo che ero di fretta e…
- non ti
devi scusare – le porgo i quaderni – non l’ hai fatto apposta, no?
-
assolutamente! – io le porgo la mano e lei la afferra, solo un po’ intimidita e
si alza – non potrei mai. Lei è un idolo per tutti noi, signorina.
- chiamami
pure Zena… tu sei?
- mi chiamo
Elizabeth… Elizabeth Pent!
- ‘colei
che giura per Dio’… hai un nome bellissimo. Complimenti.
Arrossisce
ancora di più – grazie – miagola, abbassando lo sguardo – ‘colei che vive per
volere di Giove’ non è vero?
Sorrido al
sentirla informata sul significato del mio nome – esatto. Molto brava.
Ridacchia,
grattandosi la guancia – beh… tutti noi cerchiamo di sapere tutto su di lei e
suo fratello. Siete gli idoli della scuola, signorina.
Le passo
una mano sul capo. È molto più bassa di me, un po’ grassoccia ma ha un viso
carino e dolce – Zena, Beath… chiamami solo con il mio nome. Non sono poi così
vecchia… - le dico, andando via e lasciandola con un sorriso stampato i faccia
e immagino che poi andrà nella sua classe e dirà a tutti con chi le è capitato
di parlare, e racconterà che sono gentile, bellissima vista da vicino e anche
molto intelligente. Ridacchio anche io, stavolta. È dal primo anno che la
faccenda continua in questo modo. E non mi dispiace affatto.
Ma faccio
una smorfia.
Che cosa
direbbero tutti se scoprissero che sono così imperfetta? Che sono blasfema, che
studiare mi annoia, che odio faticare e sfrutto il mio bel faccino per fermi
aiutare da tutti, che sono gentile solo per comodità?! Questa non sono io, è
solo una maschera che indosso per la società, perché voglio essere anche io una
vincente in futuro, come Lex e perché non voglio mai farlo sfigurare per colpa
della mia inutilità.
Percorro il
corridoio fino all’aula di recitazione dove sento già il chiasso di tutti gli
aspiranti attori che la riempiono. E tutti sono fermamente convinti che
probabilmente solo io riuscirò ad avverare il mio sogno. Sono l’unica con le
carte in regola, la dentro. Io recito da quando ero bambina. E mi piace,
recitare… vivere per un'altra persona… mi piace davvero.
Qualcuno mi
afferra per il braccio e mi tira in uno sgabuzzino. Sto già per graffiare ed
urlare quando si accende la luce e quello che mi trovo davanti è un faccia
conosciuta, è Miles.
- che c’è?
– gli dico, scocciata. Detesto gli agguati da parte dei ragazzi.
- ieri sera
sei andata via presto – Lex è tornato prima, volevo stare con lui – come mai?
- dovevo
badare a mia sorella!
- dai
piccola… - dice, stringendomi tra le sue braccia robuste, da giocatore di rugby
– non essere così fredda con me…
lo guardo.
Anche lui è un bel ragazzo, è un po’ stupido… ma piace a tutte ed è una bella
borsetta con la quale passeggiare. Gli strappo la sigaretta dalle labbra e
faccio un tiro, prima di buttarla a terra e spegnerla con la scarpa. Mi sorride
e mi bacia lievemente le labbra. Non è il mio ragazzo. È uno dei… tanti. Il suo
bacio si fa più profondo e, come ogni volta io vedo Lex. È qui, che mi stringe
a se, le sue mani percorrono tutta la mia schiena e arricciano i miei
lunghissimi capelli, la sua lingua gioca con la mia e sento caldo dentro.
Sbarro gli occhi. Miles continua a baciarmi e io gli passo le mani dietro la
nuca. Infondo, cosa mi costa aprire la gambe a un altro? Sono solo una puttana…
ma ho bisogno di spegnere il cervello.
Scusa,
fratello.
Scusa, ma
ti amo troppo per rimanere nella mia testa. Sto solo cercando di fuggire.
Io non sono
forte come te.
Ma ti amo.