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Autore: Rota    05/03/2010    5 recensioni
-Mello, non ti senti un po’ blasfemo?-
-Che cazzo stai dicendo, Matt?-
-Dico… non pensi che qualcuno lassù potrebbe arrabbiarsi?-
-Non penso proprio!-
-Non ti senti un ipocrita a pregare un Dio in cui non credi?-
-Io credo in Dio, Matt! Altrimenti perché sarei in una chiesa a pregare?-
-Oh, questa certo è un’ottima domanda…-
-Chiudi quella fogna e lasciami pregare in pace!-
-Come desideri tu…-

[Scritta per lo Yaoi Day, fuori concorso al contest "Rainbow celebration" indetto sul forum di EFP da Setsuka e rekichan]
[A steste e Bella]
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello
Note: What if?, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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pray with me Mello è una persona diretta e sboccata, molto incline a lasciarsi andare anche a livello verbale. Questo per “giustificare” ogni singolo turpiloquio io abbia inserito all’interno della mia ff.
La ff è ambientata in Inghilterra, terra di origine sia di Mello che di Matt. Questo per giustificare la chiesa e l’ambiente che io descrivo nel testo. Quindi si può dire che è un Missing Moment nel senso che è ambientato prima della storia raccontata dal manga.


I will deliver

you know I'm a forgiver
reach out and touch faith
your own personal Jesus
someone to hear your prayers
someone who cares
your own personal Jesus
someone to hear your prayers
someone who's there.
[ Personal Jesus, Depeche Mode]

Partecipante al contest "Rainbow celebration" indetto da Setsuka e rekichan sul forum di EFP
Dedicata a steste e Bella <3<3




Pray with me



-Mello, non ti senti un po’ blasfemo?-
-Che cazzo stai dicendo, Matt?-
-Dico… non pensi che qualcuno lassù potrebbe arrabbiarsi?-
-Non penso proprio!-
-Non ti senti un ipocrita a pregare un Dio in cui non credi?-
-Io credo in Dio, Matt! Altrimenti perché sarei in una chiesa a pregare?-
-Oh, questa certo è un’ottima domanda…-
-Chiudi quella fogna e lasciami pregare in pace!-
-Come desideri tu…-

L’odore del fumo appiccicato ai vestiti di Matt si mescolava per contrasto con l’aroma pungente dell’incenso che il parroco aveva sparso per l’aria stantia di quella piccola chiesetta giusto qualche minuto fa.
Una vera schifezza per l’odorato.
Certo, se non fosse stato che Mello l’aveva già fulminato con uno sguardo che dire cattivo era dire poco, persino più di una volta, notando i movimenti furtivi della sua mano verso la tasca interna della giacca, Matt sicuramente avrebbe passato in altro modo il proprio tempo anziché a sbuffare annoiato e in continuazione.
Erano venti minuti e Mello non dava cenno di smuoversi da quella dannata panca di legno.
Ne aveva scelta una proprio davanti all’altare, colpita dalla luce colorata che filtrava dalla finestra in alto.
Con le mani giunte, in ginocchio, sussurrava chissà quali diavolerie che la sua mente malata aveva partorito.
Credenti…
Erano buffi, terribilmente curiosi i credenti. Così orgogliosi nell’appoggiare la propria sicurezza a qualcosa di esterno a loro stessi, così spavaldi nel credere di morire illuminati da una giusta causa superiore.
Erano strani – un po’ vili e un po’ coraggiosi allo stesso tempo – nell’affidare le proprie speranze a qualcuno che conoscevano solo per sentito dire.
Erano semplicemente umani, i credenti. Di quell’umanità che si faticherebbe a trovare in altre categorie.
Alla fine, Mello si alzò dalla propria panca, guardando fisso la croce dietro l’altare, sopraelevata per essere visibile da ogni parte della chiesa.
Un ultimo sguardo, poi voltò le spalle diretto all’uscita; il passo era fin troppo celere.

-Mello, cosa hai chiesto a Dio?-
-Cosa ho chiesto a Dio? Matt, che cazzate spari?-
-Perché allora siamo rimasti in quella chiesa per tutto questo tempo?-
-Avevo bisogno di pregare!-
-Appunto! Cosa hai chiesto a Dio?-
-Definiscimi Dio, prima di tutto. E poi ti dirò cosa gli ho chiesto!-
-Non dovresti definirlo tu? Sei tu quello che prega, certo non io!-
-Ma chiudi quel cesso, che fai una figura migliore!-

Giusto il tempo di fare due passi e Matt aveva già tra le labbra una sigaretta – pareva quasi che stesse respirando solo in quel momento dopo lunghi minuti di apnea.
La nebbia li avvolse mentre con passo svelto percorrevano il vialetto che dalla chiesa portava alla strada – quelle lapidi parevano fissarli nella loro fredda immobilità.(*)
Era Inverno, stagione del sonno; pareva quasi che ogni cosa si fosse dedicata al riposo, dimenticando in un angolo remoto la vitalità che colora tutto.
Grigiore, scuro e profondo grigiore.
Si osava allora un movimento che rendesse i corpi più vicini – forse nell’illusione che il calore potesse essere trasmesso anche attraverso l’aria gelida di Dicembre – ma la marcia sull’acciottolato bianco fu abbastanza serrata da non far intendere neppure una vana illusione.
Così, la chiesa, con le sue tegole rossicce, con le sue pareti bianche, con le sue finestre colorate nonché la porta discreta sul retro e quella davanti pomposa e magnifica, si allontanava sempre di più dietro le spalle della coppia.
Solo il rumore di respiri accelerati si lasciava, come traccia.
Poi, tutto fu di nuovo silenzio stabile.
Ma bastò qualche metro al di là del cancello di ferro e subito – subito – ogni distanza venne accorciata. Brutalmente e con una certa urgenza.
In un vialetto di periferia, all’aperto e sotto lo sguardo accusatore di Dio: proprio così.

-Non potevi aspettare almeno che salissimo in macchina?-
-Troppo distante…-
-Mello, facciamo due passi e ci siamo già arrivati!-
-Troppo distante, ho detto!-
-Lo sai che sei un idiota, vero?-
-Se non chiudi quella dannata bocca giuro che ti picchio a sangue!-

Si schiantarono i corpi contro un muro di cemento, alto appena quanto le spalle del più basso.
Alla fin fine, il vero credo si confermava nella coerenza – e Mello era fin troppo coerente con sé stesso.
Sempre seguiva il proprio istinto, sempre asserviva a questo ogni possibile ragione ed intelletto.
Se voleva una cosa, la otteneva, qualsiasi fosse stato il prezzo da pagare.
In quel momento, il prezzo era una velata ipocrisia sul capo che i ben pensanti – i più ipocriti di tutti – additavano ai lussuriosi.
Ma non c’era davvero nulla di più bello che le labbra di Matt a contatto con le proprie. In quel momento, a Mello premeva solamente quello.
Così come era ovvio e scontato che le sue labbra sarebbero sempre state a sua completa disposizione e mai si sarebbero allontanate troppo da risultare irraggiungibili.
Anche in cose come questa si credeva – cose blasfeme, cose profane. Ma chi è tanto alto da giudicare cosa è giusto e cosa è sbagliato, a questo mondo?
Ogni dio ha lo stesso valore di un vetro intagliato a diamante.

-Mello…-
-Che vuoi, ancora?-
-Chi hai pregato, prima?-
-Ancora con questa storia? Ti incuriosisce tanto?-
-Abbastanza. Vorrei capire per quale cavolo di motivo ho perso tempo inutilmente.-
-Ho pregato Dio.-
-E, dimmi, cosa gli hai chiesto?-
-Che mi assista quando taglierò la testa a Kira!-
-Hai chiesto questo, a Dio?-
-Precisamente!-
-Che razza di Dio hai pregato, Mello?-
-Ma come! Il mio Dio, Matt!-
-E come si chiama il tuo Dio, Mello?-
-Si chiama Giustizia…-

Sorrise estasiato, il credente, come ad aver detto una verità assoluta e assolutamente innegabile.
Tornò a baciare l’amante, con più fame di prima – con più bisogno dell’assalto precedente.
E il giovane si lasciò trasportare, si lasciò condurre dove quel folle vestito di nero lo volle portare. Che fosse lontano o che fosse vicino, poco importava: bastava avere una meta.
Solo, un ultimo dubbio – atroce, non rimandabile in alcun modo.
Matt sorrise a sua volta, guardando l’altro in volto.

-Perché allora siamo dovuti venire qui per pregare? Non sarebbe stato più semplice pregare direttamente a casa o, che so, in macchina? Dovevi per forza venire qui a farlo?-
-Mi stai semplicemente scassando il cazzo! Muori, brutto deficiente!-




Nota:
(*)In Inghilterra così come in molti paesi anglosassoni, i cimiteri sono posti davanti e tutt’attorno alle Chiese.
   
 
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