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Autore: Kuromi Shinku    05/03/2010    4 recensioni
Di solito non sono una persona che si affida a metodi del genere per realizzare i propri desideri, ma questo è soprattutto compito scolastico, quindi non posso tirarmi in dietro.[...]
Nel mio istituto c’è un altro ragazzo, di nome Mello. Posso considerarlo il mio degno rivale, ma so perfettamente che non è esattamente così.
Vederlo sempre arrabbiato, ogni volta che escono i risultati e scopre di essere arrivato secondo, subito dietro di me, mi riempie sempre di una sensazione di sconforto, che tuttavia non riesco a spiegare. [...]
Per questo, se devo esprimere un desiderio, non ho dubbi: vorrei, almeno per una volta, che Mello riuscisse a superarmi, che arrivasse primo.
Può sembrare una richiesta assurda, ma è tutto ciò che desidero.
Forse, quando vedrà il suo nome in cima, proprio sopra il mio, vedrò il suo volto illuminarsi di un sorriso.
Near

Mello fissò quelle parole, scritte nero su bianco.
Cosa...cosa voleva dire questo?
Near, il perfetto Near, non avrebbe mai scritto una cosa del genere.
Era solo un tentativo per umiliarlo ancora?!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mello, Near
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tenshi no Yubikiri

Tenshi no yubikiri

La promessa dell’angelo

 

 

 

- Cosa stanno facendo quelle mocciose?-

Era una tranquilla giornata alla Wammy’s House. Il sole splendeva alto nel cielo, piuttosto inusuale per quel periodo, e tutti avevano deciso di passare la giornata all’aperto.

I ragazzi giocavano a calcio, mentre le ragazze si erano fatte da parte per chiacchierare di qualche scemenza. Near invece, asociale come al solito, si era seduto sotto uno degli alberi e stava leggendo un libro. Non poteva portare certo fuori il suo puzzle, no no, si sarebbe potuto rovinare. Anzi, era già un miracolo che fosse uscito, invece di rimanere nella sala comune.

 

Stupido moccioso.

 

Mello lo stava osservando fin dall’inizio, mentre giocava a calcio con Matt e gli altri. O meglio, lo aveva fatto finché uno scoppio irritante di risate aveva squarciato la pace che si era venuta a creare.

- A quanto sembra Linda ha avuto qualche colpo di genio.- gli rispose Matt, con una mezza sghignazzata.

- Hanno saputo che la prof di religione ha intenzione di farci fare un progetto idiota.- a parlare era stato uno dei ragazzi, Rod.

- Ci risiamo.- sbuffò Mello.- Che progetto?-

Rod scosse la testa.- Non lo so, qualche scemenza sugli angeli o qualcosa del genere.-

- Ma quando capirà quella megera che non abbiamo più cinque anni?-

La professoressa di religione dell’istituto era una vecchia suora che, più o meno una volta al mese, gli affibbiava sempre qualche compito ridicolo o privo di significato.

Ancora si ricordava quando li aveva costretti a fare una recita sulla nascita di Gesù. Non sarebbe stata una cattiva idea se fossero stati dei bambini, ma era successo solo il natale precedente, e fino a prova contraria Mello aveva quattordici anni.

Comunque inutile lamentarsi, avrebbero dovuto aspettare il giorno seguente per scoprire cosa la suora si era inventata quella volta.

 

 

Il giorno dopo, in aula, le ragazzine sghignazzavano emozionate, aspettando l’ingresso della professoressa.

- Matt, trattienimi o le strozzo.- sibilò Mello, ormai al limite della sopportazione.

L’altro gli posò una mano sulla spalla.- Andiamo, cerca di distrarti pensando a qualcos’altro. Non so, guarda fuori dalla finestra.-

Mello si voltò verso la finestra, sbuffando.

Peccato che, voltatosi, si ritrovò a fissare una figura bianca.

Troppo tardi si ricordò che Near era solito sedersi accanto alla finestra.

 

Possibile che me lo ritrovi sempre ovunque?!

 

- Oddio...Mello, fermo..lasciami mi fai male!!-

Mello si riscosse dai suoi pensieri all’urlo di Matt, e notò che gli stava stringendo il braccio. Lo lasciò andare.

La porta dell’aula si aprì cigolando leggermente, e una donna non più giovanissima entrò nella stanza.

- Ragazzi, oggi ho un compito da assegnarvi. Chi di voi conosce la leggenda dell’angelo?- chiese raggiante, come se fosse una domanda di cui tutti sapessero la risposta.

- Cos’è questa scemenza?- sussurrò Mello rivolto all’amico, senza farsi sentire dalla professoressa.

- Andiamo ragazzi, chi mi sa dire cos’è?-

Seguì un attimo di silenzio, finché...

- Non lo sapete? La leggenda dell’angelo dice che chiunque scriva ad un angelo il proprio desiderio più grande, questo si avvererà! E questo sarà il vostro compito per domani: ognuno di voi scriverà la propria lettera, specificando perché vorrebbe che il suo desiderio si realizzasse!-

Dalla classe si levò qualche borbottio, mentre le ragazze ridacchiavano.

- Che bello!- commentò Linda, battendo le mani. Ma quanti anni aveva, tre?

- Inoltre, domani,- continuò la professoressa.- andremo tutti fuori in cortile, legherete le vostre lettere ad un palloncino e le farete volare in alto nel cielo. In questo modo i vostri desideri arriveranno dritti all’angelo!- concluse, era proprio il caso di dirlo, al settimo cielo.

Mello da parte sua sbuffò di nuovo, incrociando le braccia. Assurdo! Chi è così idiota da pensare che il proprio desiderio si realizzi scrivendo una stupida letterina?

 

 

Quel pomeriggio, dopo aver terminato i soliti compiti, Mello si sedette sul proprio letto con in mano un figlio di carta. Sapeva benissimo cosa scrivere, ma quell’idea gli sembrava ancora così assurda da impedirgli di mettere su carta una sola parola.

 

Forza, non fare lo scemo! Scrivi questa cavolo di lettera e piantala!

 

Con tutta la sua forza di volontà, Mello si costrinse a scrivere. Scrisse di quello che passava ogni giorno, dell’umiliazione che provava nell’arrivare sempre secondo, e chiese di poter finalmente essere il primo e battere Near.

Quando ebbe finito posò il foglio ben piegato in uno dei suoi quaderni. Dopodiché uscì dalla propria stanza.

Si ritrovò a guardare la porta della camera di Near, di fronte alla sua.

Chissà cosa avrebbe scritto quel moccioso.

Si allontanò, incamminandosi verso le scale, ma venne bloccato da un’idea.

 

Perché non dare un’occhiata?

 

Silenziosamente, si avvicinò alla porta e l’aprì. Sorrise ricordandosi che Near non chiudeva mai la porta a chiave.

Si intrufolò dentro richiudendo delicatamente l’uscio, e si diresse verso la scrivania. Gli bastò cercare per pochi minuti per trovare la sua lettera, ripiegata dentro un cassetto.

Iniziò a leggere, con una certa curiosità.

 

 

Di solito non sono una persona che si affida a metodi del genere per realizzare i propri desideri, ma questo è soprattutto compito scolastico,  quindi non posso tirarmi in dietro.

Da quando sono entrato in questo istituto sono sempre stato il migliore. All’inizio ero contento dei miei risultati, ma col passare del tempo mi sono ricreduto.

Nel mio istituto c’è un altro ragazzo, di nome Mello. Posso considerarlo il mio degno rivale, ma so perfettamente che non è esattamente così.

Vederlo sempre arrabbiato, ogni volta che escono i risultati e scopre di essere arrivato secondo, subito dietro di me, mi riempie sempre di una sensazione di sconforto, che tuttavia non riesco a spiegare. Ho sempre pensato che Mello fosse un ottimo soggetto, e trovo ingiusto che i suoi sogni vengano sempre distrutti da questa graduatoria.

Per questo, se devo esprimere un desiderio, non ho dubbi: vorrei, almeno per una volta, che Mello riuscisse a superarmi, che arrivasse primo.

Può sembrare una richiesta assurda, ma è tutto ciò che desidero.

Forse, quando vedrà il suo nome in cima, proprio sopra il mio, vedrò il suo volto illuminarsi di un sorriso.

Near

 

 

Mello fissò quelle parole, scritte nero su bianco.

Cosa...cosa voleva dire questo?

Near, il perfetto Near, non avrebbe mai scritto una cosa del genere.

Era solo un tentativo per umiliarlo ancora?!

Rilesse quella lettera ancora e ancora, cercando di capire perché mai avesse scritto quelle parole. Era così concentrato su quelle poche righe che non si accorse della porta che si apriva, e Near entrò nella stanza.

- Mello.-

Il ragazzo si voltò di scatto, sorpreso dalla voce. Senza accorgersene strinse di più la sua lettera, che ancora teneva tra le mani.

L’albino si accorse del pezzo di carta che teneva in mano, e alzò lo sguardo, fissandolo negli occhi.

- L’hai letta?-

Il biondo annuì.- Sono vere le cose che hai scritto?-

- Io...- disse solo Near, abbassando lo sguardo.

Era la prima volta che Mello lo vedeva in quel modo. Near non balbettava mai, aveva sempre la situazione sotto controllo.

- Perché lo hai scritto?-

Passarono alcuni secondi, carichi di una strana tensione.

- Sono stufo di vederti sempre arrabbiato.- sussurrò infine, fissando il pavimento.

- Di vedermi arrabbiato?-

Mello rimase stupito da quell’affermazione.

- Vorrei che tu mi sorridessi almeno una volta. Quando mi avrai battuto non mi odierai più così tanto...- mormorò, voltandosi verso la porta. Le sue spalle tremavano.

- Near..- esclamò, stupito.

 

Sta... piangendo?

 

Near si voltò di scatto, gli occhi imperlati di lacrime.- Vattene.-

Pensò di non aver capito bene.

- Cosa?-

- Vattene!!-

Mello rimase bloccato. Non lo aveva mai sentito gridare.

Nessuno lo aveva mai sentito gridare.

- Near, ma cosa...-

- Vattene ho detto!-

Mello però rimase fermo al suo posto, continuando a stringere tra le mani il piccolo foglio che sembrava la causa di tutto.

- E ridammi la lettera!-

Near lo raggiunse in un istante e gliela strappò dalle mani. Il biondo lo fissò esterrefatto mentre, tra i singhiozzi, stracciava la lettera in mille pezzi.

- Near, calmati...- gli disse ancora incredulo, accostandosi al più giovane.

Lui indietreggiò.- N-Non ti avvicinare!-

- Near, perché...cosa ti succede? Tu sei sempre così calmo, mentre ora stai piangendo per una banale lettera.- sicuramente era la cosa più stupida che potesse dire, ma non sapeva cos’altro fare.

- Vuoi sapere perché?!- gli gridò contro, quasi furente.- Perché ti amo! Ti amo, dannazione!!! Non so cosa ci sia di sbagliato in me, non so perché provi questi sentimenti, ma è così!! E ora se sai tutto è solo per colpa di quella lettera!!- si lasciò cadere in ginocchio, continuando a piangere.

Mello rimase completamente immobile, probabilmente shockato. Per un attimo gli venne in mente di uscire dalla stanza e lasciarlo lì, sul pavimento.

 

No.

 

Non poteva farlo. In un certo senso era colpa sua. Anzi, senza quel “in un certo senso”. Se non avesse letto la sua lettera...

Fece qualche passo avanti, raggiungendolo e inginocchiandosi accanto a lui.- Near, per favore calmati.- sussurrò, abbracciandolo.

 

Aspetta, cosa sto facendo? Perché diamine l’ho abbracciato?

 

Appena finì di formulare la domanda sentì il più piccolo afferrare la sua maglia, tenendola stretta tra i pugni. Teneva il volto abbassato, ma si capiva dal suo tremolio che stava piangendo.

- Non posso calmarmi..lo vuoi capire?- chiese con un singhiozzo.

Mello lo prese per il mento, facendogli alzare il viso.- Guardami.-

Near evitò di guardarlo, osservando attentamente il pavimento.

- Guardami.- ripeté. Senza accorgersene avvicinò il proprio volto al suo.

Fu questione di un attimo. Near sollevò gli occhi onice in quelli azzurri di Mello e, senza resistere, annullò definitivamente la distanza tra le loro labbra. Il biondo sgranò gli occhi, sorpreso.

 

Cosa fai lì imbambolato idiota, spingilo via!

 

Questo è quello che gli gridava contro il cervello. Ma comunque non poteva fare a meno di rimanere immobile. Le labbra di Near erano così morbide, con un sapore delizioso, quasi di zucchero, e il modo in cui le strofinava lentamente contro le sue aveva qualcosa di dolce e ingenuo insieme.

Senza quasi rendersene conto, iniziò a ricambiare il bacio. Sentì Near bloccarsi per qualche secondo, di sicuro non se lo aspettava, poi riprese a muovere le labbra, lentamente.

Non sapeva esattamente per quanto rimasero così.

Quando si staccarono, a corto di fiato, Mello era decisamente confuso.

- Near, cosa...- provò a chiedere.

- S-Scusa, non avrei dovuto. Dimenticalo, per favore!-

Adesso Near appariva così spaventato. Per l’ennesima volta Mello pensò che nessuno lo aveva mai visto così. Chissà, magari nessun’altro lo avrebbe mai più rivisto così.

- Mi dispiace, ma proprio non posso.- rispose, con un tono di voce neutro che fece spaventare ancora di più il giovane.

- No, tu devi! Non avrei dovuto farlo, io..-

Near non poté finire la frase.

Le labbra di Mello glielo impedirono.

 

 

Anche quel giorno splendeva il sole.

I ragazzi erano tutti radunati in giardino, sparsi in maniera disordinata davanti alla professoressa di religione. Ognuno di loro teneva tra le dita il filo di un palloncino.

- Ragazzi, legate il biglietto al palloncino.-

Tutti, chi sorridendo chi sbuffando, ubbidirono all’ordine stringendo un sottile nodo intorno al piccolo pezzo di carta che stringevano nell’altra mano.

- Al mio tre lasciateli. Uno...due...tre!-

All’unisono una ventina di palloncini si innalzarono verso il cielo, iniziando la loro salita tra le nuvole.

- Non è uno spettacolo stupendo?- chiese la professoressa, con un enorme sorriso.

Le ragazze osservavano incantate i movimenti dei palloncini sospinti dal vento.

- Secondo me è ancora una scemenza. Però è spettacolare.- sussurrò Matt, sperando che nessuno lo sentisse.

E nessuno notò due palloncini, uno bianco uno nero, che sospinti dal vento si urtarono leggermente, per poi intrecciare i loro fili insieme.

Così come nessuno notò Near e Mello, l’uno accanto all’altro, intrecciare le loro dita insieme, in una stretta lieve ma carica di significato.

 

 

 

All’inizio credevo di dover essere il numero uno per poter diventare felice.
Era il mio solo ed unico desiderio.

Ora però ho cambiato idea.

E non ho bisogno di esprimere nessun desiderio per essere felice.

Mello

 

 

All’inizio credevo di dover smettere di essere il numero uno per diventare felice.

Era il mio solo ed unico desiderio.

Ora però ho cambiato idea.

E non ho bisogno di esprimere nessun desiderio per essere felice.

Near

 

 

Tenshi no yubikiri

Fine

 

 

 

   
 
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