† Tenshi no yubikiri †
La promessa dell’angelo
- Cosa stanno facendo quelle
mocciose?-
Era una tranquilla giornata
alla Wammy’s House. Il sole splendeva alto nel cielo, piuttosto inusuale per
quel periodo, e tutti avevano deciso di passare la giornata all’aperto.
I ragazzi giocavano a calcio,
mentre le ragazze si erano fatte da parte per chiacchierare di qualche
scemenza. Near invece, asociale come al solito, si era seduto sotto uno degli
alberi e stava leggendo un libro. Non poteva portare certo fuori il suo puzzle,
no no, si sarebbe potuto rovinare. Anzi, era già un
miracolo che fosse uscito, invece di rimanere nella sala comune.
Stupido moccioso.
Mello lo stava osservando fin
dall’inizio, mentre giocava a calcio con Matt e gli altri. O meglio, lo aveva
fatto finché uno scoppio irritante di risate aveva squarciato la pace che si
era venuta a creare.
- A quanto sembra Linda ha
avuto qualche colpo di genio.- gli rispose Matt, con una mezza sghignazzata.
- Hanno saputo che la prof di
religione ha intenzione di farci fare un progetto idiota.- a parlare era stato
uno dei ragazzi, Rod.
- Ci risiamo.- sbuffò Mello.-
Che progetto?-
Rod scosse la testa.- Non lo so, qualche scemenza sugli angeli o qualcosa del genere.-
- Ma quando capirà quella
megera che non abbiamo più cinque anni?-
La professoressa di religione
dell’istituto era una vecchia suora che, più o meno una volta al mese, gli
affibbiava sempre qualche compito ridicolo o privo di significato.
Ancora si ricordava quando li
aveva costretti a fare una recita sulla nascita di Gesù. Non sarebbe stata una
cattiva idea se fossero stati dei bambini, ma era successo solo il natale precedente, e fino a prova contraria Mello aveva
quattordici anni.
Comunque inutile lamentarsi,
avrebbero dovuto aspettare il giorno seguente per scoprire cosa la suora si era
inventata quella volta.
Il giorno dopo, in aula, le
ragazzine sghignazzavano emozionate, aspettando l’ingresso della professoressa.
- Matt, trattienimi o le
strozzo.- sibilò Mello, ormai al limite della sopportazione.
L’altro gli posò una mano
sulla spalla.- Andiamo, cerca di distrarti pensando a qualcos’altro. Non so,
guarda fuori dalla finestra.-
Mello si voltò verso la
finestra, sbuffando.
Peccato che, voltatosi, si ritrovò a fissare una figura bianca.
Troppo tardi si ricordò che
Near era solito sedersi accanto alla finestra.
Possibile che me lo ritrovi sempre
ovunque?!
- Oddio...Mello,
fermo..lasciami mi fai male!!-
Mello si riscosse dai suoi
pensieri all’urlo di Matt, e notò che gli stava stringendo il braccio. Lo
lasciò andare.
La porta dell’aula si aprì
cigolando leggermente, e una donna non più giovanissima
entrò nella stanza.
- Ragazzi, oggi ho un compito
da assegnarvi. Chi di voi conosce la leggenda dell’angelo?- chiese
raggiante, come se fosse una domanda di cui tutti sapessero la risposta.
- Cos’è questa scemenza?-
sussurrò Mello rivolto all’amico, senza farsi sentire dalla professoressa.
- Andiamo ragazzi, chi mi sa
dire cos’è?-
Seguì un attimo di silenzio,
finché...
- Non lo sapete? La leggenda
dell’angelo dice che chiunque scriva ad un angelo il proprio desiderio più
grande, questo si avvererà! E questo sarà il vostro compito per domani: ognuno
di voi scriverà la propria lettera, specificando perché vorrebbe che il suo
desiderio si realizzasse!-
Dalla classe si levò qualche
borbottio, mentre le ragazze ridacchiavano.
- Che bello!- commentò Linda,
battendo le mani. Ma quanti anni aveva, tre?
- Inoltre, domani,- continuò la professoressa.- andremo tutti fuori in
cortile, legherete le vostre lettere ad un palloncino e le farete volare in
alto nel cielo. In questo modo i vostri desideri arriveranno dritti
all’angelo!- concluse, era proprio il caso di dirlo, al settimo cielo.
Mello da parte sua sbuffò di
nuovo, incrociando le braccia. Assurdo! Chi è così idiota da pensare che il
proprio desiderio si realizzi scrivendo una stupida letterina?
Quel pomeriggio, dopo aver
terminato i soliti compiti, Mello si sedette sul proprio letto con in mano un figlio di carta. Sapeva benissimo cosa
scrivere, ma quell’idea gli sembrava ancora così assurda da impedirgli di
mettere su carta una sola parola.
Forza, non fare lo scemo! Scrivi questa cavolo di lettera e piantala!
Con tutta la sua forza di
volontà, Mello si costrinse a scrivere. Scrisse di quello che passava ogni giorno,
dell’umiliazione che provava nell’arrivare sempre secondo, e chiese di poter
finalmente essere il primo e battere Near.
Quando ebbe finito posò il
foglio ben piegato in uno dei suoi quaderni. Dopodiché uscì dalla propria
stanza.
Si ritrovò a guardare la
porta della camera di Near, di fronte alla sua.
Chissà cosa avrebbe scritto
quel moccioso.
Si allontanò, incamminandosi
verso le scale, ma venne bloccato da un’idea.
Perché non dare un’occhiata?
Silenziosamente, si avvicinò
alla porta e l’aprì. Sorrise ricordandosi che Near non chiudeva mai la porta a
chiave.
Si intrufolò dentro
richiudendo delicatamente l’uscio, e si diresse verso la scrivania. Gli bastò
cercare per pochi minuti per trovare la sua lettera, ripiegata dentro un
cassetto.
Iniziò a leggere, con una
certa curiosità.
Di
solito non sono una persona che si affida a metodi del genere per realizzare i
propri desideri, ma questo è soprattutto compito scolastico, quindi non posso tirarmi in dietro.
Da
quando sono entrato in questo istituto sono sempre stato il migliore. All’inizio
ero contento dei miei risultati, ma col passare del tempo mi sono ricreduto.
Nel
mio istituto c’è un altro ragazzo, di nome Mello. Posso
considerarlo il mio degno rivale, ma so perfettamente che non è esattamente così.
Vederlo
sempre arrabbiato, ogni volta che escono i risultati e scopre di essere
arrivato secondo, subito dietro di me, mi riempie sempre di una sensazione di
sconforto, che tuttavia non riesco a spiegare. Ho sempre pensato che Mello
fosse un ottimo soggetto, e trovo ingiusto che i suoi sogni vengano sempre
distrutti da questa graduatoria.
Per
questo, se devo esprimere un desiderio, non ho dubbi: vorrei, almeno per una
volta, che Mello riuscisse a superarmi, che arrivasse primo.
Può
sembrare una richiesta assurda, ma è tutto ciò che desidero.
Forse,
quando vedrà il suo nome in cima, proprio sopra il mio, vedrò il suo volto
illuminarsi di un sorriso.
Near
Mello fissò quelle parole, scritte nero su bianco.
Cosa...cosa
voleva dire questo?
Near, il perfetto Near, non
avrebbe mai scritto una cosa del genere.
Era solo un tentativo per
umiliarlo ancora?!
Rilesse quella lettera ancora
e ancora, cercando di capire perché mai avesse scritto quelle parole. Era così
concentrato su quelle poche righe che non si accorse della porta che si apriva,
e Near entrò nella stanza.
- Mello.-
Il ragazzo si voltò di
scatto, sorpreso dalla voce. Senza accorgersene strinse di più la sua lettera,
che ancora teneva tra le mani.
L’albino si accorse del pezzo
di carta che teneva in mano, e alzò lo sguardo, fissandolo negli occhi.
- L’hai letta?-
Il biondo annuì.- Sono vere
le cose che hai scritto?-
- Io...-
disse solo Near, abbassando lo sguardo.
Era la prima volta che Mello
lo vedeva in quel modo. Near non balbettava mai, aveva sempre la situazione
sotto controllo.
- Perché lo hai scritto?-
Passarono alcuni secondi,
carichi di una strana tensione.
- Sono stufo di vederti
sempre arrabbiato.- sussurrò infine, fissando il pavimento.
- Di vedermi arrabbiato?-
Mello rimase stupito da
quell’affermazione.
- Vorrei che tu mi sorridessi
almeno una volta. Quando mi avrai battuto non mi odierai più così tanto...- mormorò, voltandosi verso la porta. Le sue spalle
tremavano.
- Near..-
esclamò, stupito.
Sta... piangendo?
Near si voltò di scatto, gli
occhi imperlati di lacrime.- Vattene.-
Pensò di non aver capito
bene.
- Cosa?-
- Vattene!!-
Mello rimase bloccato. Non lo
aveva mai sentito gridare.
Nessuno lo aveva mai sentito
gridare.
- Near, ma
cosa...-
- Vattene ho detto!-
Mello però rimase fermo al suo
posto, continuando a stringere tra le mani il piccolo foglio che sembrava la
causa di tutto.
- E ridammi la lettera!-
Near lo raggiunse in un
istante e gliela strappò dalle mani. Il biondo lo fissò esterrefatto mentre,
tra i singhiozzi, stracciava la lettera in mille pezzi.
- Near, calmati...- gli disse ancora incredulo, accostandosi al più giovane.
Lui indietreggiò.- N-Non ti
avvicinare!-
- Near, perché...cosa ti succede? Tu sei sempre così calmo, mentre ora
stai piangendo per una banale lettera.- sicuramente era la cosa più stupida che
potesse dire, ma non sapeva cos’altro fare.
- Vuoi sapere perché?!- gli gridò contro, quasi furente.- Perché ti amo! Ti amo,
dannazione!!! Non so cosa ci sia di sbagliato in me,
non so perché provi questi sentimenti, ma è così!! E ora se sai tutto è solo
per colpa di quella lettera!!- si lasciò cadere in
ginocchio, continuando a piangere.
Mello rimase completamente
immobile, probabilmente shockato. Per un attimo gli venne in mente di uscire
dalla stanza e lasciarlo lì, sul pavimento.
No.
Non poteva farlo. In un certo
senso era colpa sua. Anzi, senza quel “in un certo senso”. Se non avesse letto
la sua lettera...
Fece qualche passo avanti,
raggiungendolo e inginocchiandosi accanto a lui.- Near, per favore calmati.-
sussurrò, abbracciandolo.
Aspetta, cosa sto facendo? Perché
diamine l’ho abbracciato?
Appena finì di formulare la
domanda sentì il più piccolo afferrare la sua maglia, tenendola stretta tra i
pugni. Teneva il volto abbassato, ma si capiva dal suo tremolio che stava
piangendo.
- Non posso calmarmi..lo vuoi capire?- chiese con un singhiozzo.
Mello lo prese per il mento,
facendogli alzare il viso.- Guardami.-
Near evitò di guardarlo,
osservando attentamente il pavimento.
- Guardami.- ripeté. Senza
accorgersene avvicinò il proprio volto al suo.
Fu questione di un attimo.
Near sollevò gli occhi onice in quelli azzurri di Mello e, senza resistere,
annullò definitivamente la distanza tra le loro labbra. Il biondo sgranò gli
occhi, sorpreso.
Cosa fai lì imbambolato idiota, spingilo
via!
Questo è quello che gli
gridava contro il cervello. Ma comunque non poteva fare a meno di rimanere
immobile. Le labbra di Near erano così morbide, con un sapore delizioso, quasi
di zucchero, e il modo in cui le strofinava lentamente contro le sue aveva
qualcosa di dolce e ingenuo insieme.
Senza quasi rendersene conto,
iniziò a ricambiare il bacio. Sentì Near bloccarsi per qualche secondo, di
sicuro non se lo aspettava, poi riprese a muovere le labbra, lentamente.
Non sapeva esattamente per
quanto rimasero così.
Quando si staccarono, a corto
di fiato, Mello era decisamente confuso.
- Near, cosa...- provò a chiedere.
- S-Scusa, non avrei dovuto.
Dimenticalo, per favore!-
Adesso Near appariva così
spaventato. Per l’ennesima volta Mello pensò che nessuno lo
aveva mai visto così. Chissà, magari nessun’altro lo avrebbe mai più rivisto
così.
- Mi dispiace, ma proprio non
posso.- rispose, con un tono di voce neutro che fece spaventare ancora di più
il giovane.
- No, tu devi! Non avrei
dovuto farlo, io..-
Near non poté finire la
frase.
Le labbra di Mello glielo
impedirono.
Anche quel giorno splendeva
il sole.
I ragazzi erano tutti
radunati in giardino, sparsi in maniera disordinata davanti alla professoressa di
religione. Ognuno di loro teneva tra le dita il filo di un palloncino.
- Ragazzi, legate
il biglietto al palloncino.-
Tutti, chi sorridendo chi
sbuffando, ubbidirono all’ordine stringendo un sottile nodo intorno al piccolo
pezzo di carta che stringevano nell’altra mano.
- Al mio
tre lasciateli. Uno...due...tre!-
All’unisono una ventina di
palloncini si innalzarono verso il cielo, iniziando la loro salita tra le
nuvole.
- Non è uno spettacolo
stupendo?- chiese la professoressa, con un enorme sorriso.
Le ragazze osservavano
incantate i movimenti dei palloncini sospinti dal vento.
- Secondo me è ancora una
scemenza. Però è spettacolare.- sussurrò Matt, sperando che nessuno lo
sentisse.
E nessuno notò due
palloncini, uno bianco uno nero, che sospinti dal vento si urtarono
leggermente, per poi intrecciare i loro fili insieme.
Così come nessuno notò Near e
Mello, l’uno accanto all’altro, intrecciare le loro dita insieme, in una
stretta lieve ma carica di significato.
All’inizio
credevo di dover essere il numero uno per poter diventare felice.
Era il mio solo ed unico desiderio.
Ora
però ho cambiato idea.
E
non ho bisogno di esprimere nessun desiderio per essere felice.
Mello
All’inizio
credevo di dover smettere di essere il numero uno per diventare felice.
Era
il mio solo ed unico desiderio.
Ora
però ho cambiato idea.
E
non ho bisogno di esprimere nessun desiderio per essere felice.
Near
† Tenshi no yubikiri †
Fine