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Autore: b r i c i o l a    05/03/2010    6 recensioni
L'ennesima one shot. Nata in un momento di tristezza.
Bella è afflitta da una rara malattia ... ma l'amore riuscirà a farla ritornare a sperare ...
“E non esiste una cura?”
“Mi dispiace”
Due semplici parole che avevano rotto il solido equilibrio di una famiglia.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Only You

Quando ero piccola avevo un sogno, o meglio, una speranza.

Speravo di innamorarmi, magari della persona giusta. Quella persona che mi avrebbe fatta sentire una principessa per tutta la vita, che mi avrebbe amata in ogni istante. Quella persona che mi sarebbe stata sempre accanto, anche nei momenti più bui della mia esistenza.

Poi, a dieci anni avevo capito che non potevo innamorarmi.

 

“Signori Swan, vostra figlia è malata. È una malattia molto rara e non si sa in quanto tempo agisce. Potrebbero volerci due settimane, come potrebbero volerci dieci anni”

Il dottore era afflitto. Aveva sentito parlare spesso di quella malattia, e ogni volta si era augurato che non succedesse a uno dei suoi piccoli pazienti.

Tutte le sue preghiere non erano valse a nulla.

“E non esiste una cura?”

“Mi dispiace”

Due semplici parole che avevano rotto il solido equilibrio di una famiglia.

 

Da allora avevo sempre vissuto in una candida stanza d’ospedale. Ormai non ricordavo più la mia casa, i colori delle pareti, gli alberi del giardino.

Il mio mondo, da sette anni, era racchiuso in quei pochi metri.

E sapevo, però, che non mi sarei mai sentita a casa come mi sentivo a casa lì.

Anche se questo significava che non avrei mai trovato l’amore.

Non sarei mai riuscita a innamorarmi di altri pazienti, del mio stesso reparto.

La mia sofferenza era già tanta, e faceva male, anche se non mi lamentavo. Mai.

Non sarei mai riuscita a innamorarmi di uno dei dottori.

I loro sguardi di compassione mi avrebbero uccisa, più di quanto stesse già facendo la malattia.

Poi, un giorno, un dottore speciale aveva bussato alla mia porta.

 

“Lei è la signorina Swan, vero? Piacere, io sono Edward Cullen, il suo nuovo dottore”

Era poco più di un giovane quello che era appena entrato. Era bello, bellissimo.

E sarebbe parso bello anche agli occhi di un cieco, tanta era la purezza che irradiava.

“Si sono io”

Poche parole quelle pronunciate dalla giovane. Parole che riuscirono a toglierle il fiato. Accadeva sempre più spesso da un po’ di tempo.

La fine si avvicinava. E lei lo sapeva.

“Perché ho un nuovo dottore? La mia malattia non si può curare” aveva detto, con la sua ingenua semplicità.

Non era mancanza di fiducia la sua.

Era solo la conoscenza della realtà.

“Si, hai ragione, e sinceramente non so risponderti. Ma rimarrò comunque il tuo medico, potrai anche mandarmi via a calci”

Erano sbocciati due sorrisi, in quell’istante.

 

Da quel giorno erano passati sei mesi. Il mio dottore preferito, veniva a farmi visita ogni giorno, ogni volta che poteva.

“Dottor Cullen, posso farle una domanda?” gli chiesi, una volta.

“Me ne hai appena fatta una, Bella. Ma si, puoi farmene un’altra” aveva sorriso, prendendo posto al mio fianco. Aveva finito il suo turno e senza camice era ancora più bello.

“Lei non ha una moglie?”

“No, Bella. Non ho una moglie”

Ero arrossita. Un piccolo pensiero, stava pian piano prendendo posto nella mia testa.

Dopotutto, chi aveva deciso che non potevo innamorarmi? Solo perché il mio corpo era malato?

No. Non potevo lasciarmi condizionare da una cosa del genere.

Si, il mio corpo stava male, non avrebbe retto ancora a lungo, lo sapevo. Ma la mia anima, quella non era malata.

 

Isabella aveva avuto uno dei suoi attacchi, quel pomeriggio.

Quando era successo, era sola con Edward, che come ogni sera era andato a trovarla.

Entrambi avevano temuto fosse arrivata la fine.

Ma dopo quelli che parvero secoli, tutto finì.

“Grazie dottor Cullen” aveva sussurrato lei, con il viso nascosto dalla mascherina per l’ossigeno.

“Edward. Sono solo Edward per te” aveva detto lui, mentre usciva dalla camera, lasciandola riposare.

Una lacrima solitaria aveva attraversato la sua guancia.

 

“Edward no! Sta fermo!”

“Ma Bella! Mi stai torturando!”

“Oh certo … è solo dell’innocuo rossetto!”

“Innocuo, lo pensi tu …”

Eravamo chiusi in quella stanza da ore. Non eravamo usciti neanche per la nostra solita visita ai bambini ricoverati in pediatria.

Edward sapeva quanto adorassi i bambini.

E mi sarebbe piaciuto tanto averne uno tutto mio.

“Bella …. Hai finito?”

Lo guardai, scocciata. Quel benedetto ragazzo si lamentava sempre. Per del misero rossetto anche!

“No … e se non la smetti non finirò neanche per domani”

Aveva fatto una faccia buffissima, e non ero riuscita a trattenermi dal ridere.

Da quando mi ero resa conto di amarlo, tutto era più bello.

Ogni cosa era colorata, anche il mio sorriso.

E tutto grazie a lui, che mi aveva rubato il cuore.

Poi, prendendomi alla sprovvista, mi rubò un bacio, sporcandomi di rossetto le labbra pallide.

Non ebbi la forza di arrabbiarmi.

Gli sorrisi, semplicemente.

Ricordando.

 

“Edward, perché passi tutto questo tempo con me?”

“Ti da fastidio?”

“No … no … ma nessun dottore lo fa verso la propria paziente”

“Tu sei una paziente speciale”

Tutto il mondo aveva preso a girare per Isabella, mentre lui, lentamente si era abbassato, fino ad avere i loro visi alla stessa altezza. Il cuore iniziò a correre veloce, rischiando di uscirle dal petto.

E in un attimo, le loro labbra si posarono l’una sull’altra.

Combaciavano perfette, come i loro cuori che battevano all’unisono.

Per sempre.

 

Quella mattina, mi ero sentita strana. Era come se sarebbe successo qualcosa di irreparabile.

Qualcosa mi stava lentamente scivolando dalle mani, come un filo che si srotolava.

E quel filo era molto vicino alla fine.

“Buongiorno piccola Bella!” aveva sorriso Edward, entrando con in mano un enorme vassoio con le nostre colazioni.

Era così bello.

Volli imprimere la sua immagine nella mia testa, come se fosse l’ultima volta.

E forse, lo era davvero.

Cercai di rispondere, ma dalle mie labbra uscì un sussurro basso.

Lui mi fu subito accanto, prendendomi la mano.

Sembrava preoccupato, e lo ero anche io.

Iniziai a sentire le guance bagnate, segno che stavo piangendo.

La fine era arrivata.

Mancava molto poco.

“Edward …”

“Shh … non parlare amore mio, non sprecare energie”

Adoravo sentirlo chiamarmi in quel modo.

“Edward sono arrivata alla fine …”

“No, non è vero … shh”

Il medico che era in lui, l’aveva lasciato solo. La sua solita calma l’aveva abbandonato.

“Chiederò di poter essere il tuo angelo custode … starò sempre al tuo fianco …”

Iniziai a tossire. Forte. Tanto forte da sentire il petto spaccarsi a metà.

“ … Ti amo Edward”

 

In quell’istante uno dei due cuori smise di battere, lasciandolo sentire solo il battito furioso dell’altro.

Il cuore vivo iniziò a sentire dolore. Era come se si stesse spaccando, in mille frantumi.

Si spaccava sempre più, togliendo il fiato del suo possessore.

Possessore che stava piangendo, per aver perso la persona più importante della sua vita.

Come avrebbe fatto senza di lei? Sarebbe riuscito a vivere senza sentire il calore del suo corpo al suo fianco, ogni giorno?

No. Ma ci avrebbe provato, per non deluderla.

 

“Ti amo Bella”

Sussurrò quelle tre semplici parole.

Parole che lei non avrebbe sentito mai.

 

 

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M Y  S P A C E

E dopo solo un giorno, rieccomi!

In questo periodo  è nata in me è una strana e inquietante passione per le one shot.

Quindi, ne sarete sommersi.

Questa qui è nata questo pomeriggio, mentre ascoltavo Only Hope, di Mandy Moore.

È molto triste, ma mi piace.

E poi, era da tanto che non scrivevo una shot nel fandom di Twilight!

Spero vi sia piaciuta!

Baci!

P.s. lasciate una recensioncina! Anche se piccola piccola!

 

Briciola.~

 

   
 
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