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Autore: Tayr Seirei    07/03/2010    10 recensioni
Yuugi si ammala e Yami fa il possibile per tirarlo su di morale. ^^ (Sul genere ero un po' indecisa, dunque ho messo "sentimentale" ma sarebbe più corretto dire "dolce con leggero sottotono ironico".)
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dark/Yami Yuugi, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bonjour ^^ qualche premessa: ordunque, non so bene come questa cosa mi sia venuta in mente. E’ la prima fanfic su Yugioh che ambiento in un periodo interno all’anime (potete collocarla subito prima o subito dopo Battle City, come preferite. Tanto non ha molti riferimenti con la storia in generale…) e dove “giostro” Yami e Yuugi. Probabilmente sono andata un po’ OOC ^^’’’ Narra un po’ di come si sarebbe comportato Yami di fronte ad una febbre del suo Aibou ^^ E’ piuttosto dolce - almeno dal mio punto di vista - e scrivendola mi sono intenerita, ma non è yaoi. Un giorno o l’altro, però, una dovrò scriverla. Comunque, ora buona lettura!


La nostra medicina




La catena del Puzzle Millenario emise un debole tintinnio, quando Yuugi lo appoggiò sul comodino.
- Sai, non vorrei strozzarmi proprio con la nostra catena, mentre dormo ... - Il ragazzo accennò un sorriso. - Non ti offendi, vero?
- Figurati - rispose Yami, comparendo di fronte al letto, con le braccia conserte. Esaminò Yuugi attentamente: occhiaie scure cerchiavano gli occhietti viola tanto simili ai suoi, le guance erano arrossate e il respiro vagamente affannoso.
- Perdona l’osservazione scontata, Aibou, ma non hai proprio una bella cera - sospirò Yami sedendosi (virtualmente) sul letto accanto a lui. - Come sei riuscito ad ammalarti, di grazia?
- Ah, non saprei - Yuugi roteò gli occhi e si abbandonò sui cuscini. - So solo che questa febbre ha avuto un tempismo impressionante.
Voleva essere autoironico, certo, ma una nota d'amarezza non poteva celarla; perlomeno, non alla sua controparte. Il giorno dopo ci sarebbe stata una visita scolastica (più comunemente detta, da Jono e Honda, "gita all'insegna del fancazzismo") e lui, ovviamente, se la sarebbe persa. Anche a Yami dispiaceva un po' su quel versante, ma ora era più preoccupato per il suo Aibou.
- Non c'è nulla che possa fare per te...? - chiese esitante, guardandolo rigirarsi fra le lenzuola sudate.
- Sì, una cosa c'è - Yuugi chiuse definitivamente gli occhi, volendosi costringere ad un sonno curativo. - Controlla che non faccia sogni strani!
No, ci doveva essere qualcosa di più utile che arrogarsi le responsabilità dell'Omino del sonno.
Ci rifletté qualche secondo, i pensieri scanditi dai rintocchi cadenzati dell'orologio a pendolo. Quando ebbe un'idea, come dire... caruccia, si alzò, portò le mani ai fianchi e con un sorrisetto si lasciò risucchiare nuovamente dal Puzzle. Portandosi dietro Yuugi.

Mentre abbracciava con un unico sguardo pigro tutta la labirintica Stanza dell'Anima di Yami, Yuugi si stiracchiò. - Avevo intenzione di dormire, in realtà...
- Bah. Tecnicamente, il tuo corpo sta dormendo.
Seduto su uno dei gradini lisi, Yami si mise una mano sotto il mento con aria sorniona. - Ma qui va meglio, no?
L'altro annuì. - Abbastanza. - Fece qualche passo per sgranchirsi le gambe. Se l'avesse fatto fuori, con il suo corpo, probabilmente avrebbe barcollato. - Allora, che dobbiamo fare?
Yami si rialzò. Spolverò il retro dei pantaloni e si avviò verso l'uscita.
Momento: dove stava andando? Interdetto, Yuugi rimase impalato a guardarlo. - Mou hitori no boku...?
- Non ho mai detto di voler restare qui - Yami spalancò la porta della sua stanza con un gesto imperioso. - Avanti, la tua è più confortevole.
- Ma... - Yuugi non sapeva bene cosa dire. Sì, Yami là ci era entrato molte altre volte, ma adesso cosa contava di fare?
Per una volta, Yami mostrò un sorriso sereno. - Avanti. Ti va di giocare un po' con me?

Su quanto più confortevole fosse la sua Stanza, Yami aveva ragione. Di dimensioni modeste, luminosa e cosparsa di giocattoli: un ambiente piacevole che rifletteva la sua anima. In fondo Yuugi preferiva la sua, anche se aveva sempre trovato che la Stanza del suo doppio avesse un certo non so che di terribilmente intrigante.
- Bene, vediamo un po'...
Yuugi vide il suo Mou hitori no boku aggirarsi tra le pile di giocattoli con disinvoltura. Pareva che lì ce ne passasse parecchio, di tempo.
- Dimmi, Namonaki Pharao - esordì con un mezzo sorriso, - Qui ci vieni più spesso di quanto dovresti, eh?
Yami si grattò una guancia. - Be', non è molto esaltante passare il proprio tempo a fissare le porte, sai...
Una risatina gli sfuggì suo malgrado. Era lieto di sapere che persino la sua stanza esercitava un qualche fascino su di Yami.
- Ah, trovate *-* - Yami scavalcò un mucchio di macchinette e arrivò nell'"Angolo Costruzioni".
- Cosa ne dici di fare una ricostruzione di un Palazzo Reale?
Dopo averlo guardato leggermente sconcertato, Yuugi gli tirò un cuscino, poi ne prese uno per se stesso e gli si avvicinò ridacchiando. - Non sarai un po' troppo megalomane, Mou hitori no boku?
- Qualsiasi riferimento è puramente casuale - si schermì l'altro, stringendosi nelle spalle. - Poi, magari, ci piazziamo qualche piramidina vicina...
- E le allineiamo con la Cintura di Orione, certo - Yuugi alzò gli occhi al cielo, ma solo per nascondere un altro sorriso.

Il tempo passava lentamente, nel Puzzle.
In teoria. Ma a Yuugi sembrava volare. Si stava divertendo: il suo Mou hitori no boku ce la stava mettendo tutta per distrarlo e non fargli pensare al giorno dopo.
Gli veniva quasi voglia di abbracciarlo. In un certo senso, poteva farlo; là dentro entrambi erano solo anime, quindi risultavano tangibili l'uno per l'altro. Non avrebbe provato esattamente le sensazioni del tatto, magari, però almeno gli sarebbe parso di stringere qualcosa e non l'aria...
Osservò Yami inginocchiarsi e frugare in un mucchietto di costruzioni colorate, mormorando qualcosa fra sé. Aveva la stessa espressione concentrata di un bimbo che gioca.
- Non sei cresciuto, tu - Un'affermazione che uscì dalla bocca di Yuugi così, senza che lui se ne accorgesse. Lentamente, l'altro si voltò verso di lui. - No. Non sarebbe assurdo, se il Re dei Giochi fosse adulto? E poi, anche volendo mi verrebbe un po' male. - Fece spallucce. - Non è che ci pensi molto, a dirla tutta.
- Non ti stavo criticando, eh... - Yuugi, incerto, lasciò vagare lo sguardo violetto sulla stanza, per poi posarlo nuovamente su di lui. - Solo che... vederti giocare così...
Yami posizionò un mattoncino rosso sulla cima della costruzione. - Per me non fa molta differenza: Duel Monsters, D.D.D., senet, dama, anelli rompicapo, videogames, cubi di rubik, puzzle (non d'oro massiccio, possibilmente) yami no game... sempre giochi sono.
- Ho capito - L'Aibou diede una pacca sulla spalla di Yami. - E' quello che ho sempre pensato anch'io!
- Per questo siamo un'anima sola scissa in due - sogghignò l'altro. - Tornando a noi. E' venuto bene, non credi?
Davanti a loro, una sorta di incrocio tra il Castello di Bran, Chatel Argent e la Sfinge, con tanto di torretta sbilenca in Lego, faceva bella mostra di sé.
- Ehm... - Yuugi si tratteneva a stento. - Non era così anche il tuo, vero?
Il suo doppio esitò. E la torre, come a voler dire la sua, crollò.
- Mi auguro di no - rispose Yami, e tutti e due risero.

- Ora devo andare -Yuugi abbandonò il suo comodo posticino sui cuscini. - Che ore saranno?
- Le dieci passate - Yami, col tempo, aveva imparato a capire quanto passasse effettivamente nel Puzzle, ma Yuugi ancora non si destreggiava bene con quegli orari scombinati.
- Mpf. Anche la mente ha bisogno di un po' di riposo.
I due tornarono al punto di partenza. Ergo, la Stanza di Yami.
Yuugi era un pochino imbarazzato, veramente. Il suo doppio, quella sera, era stato adorabile... chissà che faccia avrebbe fatto, udendo una definizione simile?
Strofinandosi un braccio, gettò all'altro un'occhiata in tralice, poi riuscì ad esclamare: - Grazie, Mou hitori no boku!
Una bonaria scompigliata di capelli non gliela levò nessuno. - Su, fila - Yami, appoggiato allo stipite della sua porta, lo osservò scomparire, tornare nel mondo reale.
Reale
... e perché, quell'altro piccolo mondo del Puzzle Millenario - tutto per loro - non era reale, forse?

Yuugi si addormentò, questa volta sul serio, con il sorriso sulle labbra. Perciò nemmeno la sua anima si accorse che Yami si era impossessato di lui.

- Non avresti dovuto farlo!
Sole. Una calda mattina di sole, a Domino. Raggi dorati filtravano dalle finestre, scaldando lo zainetto marrone in cui Yuugi stava infilando il bento.
- Ma l'ho fatto comunque.
A chiunque sarebbe sembrato che Yuugi parlasse da solo. Invece no, conversava amabilmente con lo spirito che risiedeva dentro di lui. O meglio, bisticciava amabilmente.
- Io non ti avrei mai chiesto di passare una notte d'inferno in preda alla febbre per...
Yami si decise a comparire, e sembrava in gran forma. Nonostante fosse alquanto morto. E avesse passato una notte d'inferno, sì.
- Lo so, Aibou - Yami sorrise. - Ma ormai è fatta.
- Non provarci mai più - lo ammonì l'altro, fissandolo truce.
- Mi stai sgridando, per caso?
- Già.
A Yami scappò un ghigno. Se avesse potuto, gli avrebbe tirato uno scappellotto affettuoso. - Muoviti, avanti. Gli altri ti stanno aspettando.
Come avesse fatto Yami a farlo guarire scambiando le anime per una sola notte rimaneva un mistero, ma ora Yuugi avrebbe potuto fare quella benedetta gita, e tanto bastava.
- Tu ricorda di non provarci più - si caricò lo zaino in spalla, poi prese fiato. - Però grazie. Di nuovo.
- Non c'è di che - Yami, soddisfatto, tornò nella sua Stanza dell'Anima.
"Cosa farei senza di te?" si domandò Yuugi con un sorrisetto, mentre usciva di casa.
"Dovresti inventarmi" replicò la voce del suo doppio, non senza una punta di compiacimento.
Yuugi si tirò una manata in fronte. Ma era possibile che non gli lasciasse mai l'ultima parola?
Dall'interno, silenzio.
Forse sì.
Il rintocco della pendola che batteva le otto giunse fino in strada.
"Muoviti" Forse no.

Ma, alla fin fine... davvero... grazie, Mou hitori no boku.

Un ultimo pensiero che Yuugi custodì gelosamente, in quel certo posticino nascosto che solo lui avrebbe potuto aprire. Il cuore.
Grazie.


Fine!

* Suppongo che molti lo sappiano, comunque preferisco specificare che il Castello di Bran è quello che viene considerato il castello di Dracula (storicamente, fu una delle residenze di Vlad Tepes, che ispirò il personaggio). ^^ mentre Chatel Argent era quello di Hyperversum, dunque in Francia.

Bien, qui si conclude questa piccola fanfic ^^ a me è piaciuta davvero molto, spero per voi valga lo stesso. Non sto togliendo tempo alle fanfic in corso, però, eh? Solo che mi serve un po’ d’ispirazione per continuarle in maniera degna, ecco. Abbiate pazienza, vi prego.
Un’ultima annotazione che volevo fare: ho sempre considerato le Stanza dell’Anima come cose materiali, in un certo senso, quindi chi si trova dentro può giustamente maneggiare e toccare tutto ciò che trova. Nelle mie fanfic, perlomeno!
Se vi fosse piaciuta (ma anche no, perché pure le critiche servono) vi pregherei di lasciarmi un commentino, eh? Pleaseee ç.ç
Ringrazio tanto chiunque abbia letto fin qui ^__^ e un “grazie” grande così in particolare a Sierradorata e Andromeda2012, che hanno lasciato degli splendidi (davvero, raga! Thanks! ç_ç) commenti alla mia ultima fic, Udjat! ^__^ (I ringraziamenti per Spirito saranno in Jumanji!)
Ok, la prossima a tornare sarà Jumanji!
Bye!


  
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