GLI
OPPOSTI
SI ATTRAGGONO
Trudy
POV
Nessuno
se n’era mai accorto: io e Norm eravamo
sempre stati molto discreti.
Su
Pandora, agli occhi di tutti, io ero Trudy
Chacòn, elicotterista dell’RNA, decisa e
determinata, alla quale ogni uomo
stentava ad avvicinarsi; lui invece, Norman Spellman, uno scienziato
preparatissimo nel suo campo, ma impacciato e buffo a causa della sua
figura
slanciata, assunto anni prima dalla compagnia per cui lavoravo
anch’io, per
affiancare la dottoressa Grace Augustine nel progetto Avatar.
All’inizio,
quando avevo fatto la sua conoscenza,
anch’io, come tutti, non potevo fare a meno di ridergli in
faccia, per quel suo
modo di fare leggermente saccente, ed alcuni atteggiamenti che mi
ricordavano
un gruppo di “nerd” del liceo che avevo frequentato.
Presto
però, mi dovetti ricredere: spesso
accompagnavo lui e la dottoressa Augustine in ricognizione sulle
Montagne
Fluttuanti, o tra le foreste di Pandora, per permettere loro di
studiare la
flora e la fauna; e quando vedevo Norm, fasciato in quel suo
mastodontico corpo
blu da Na’Vi, mi sentivo piccola ed indifesa, così
stupida per averlo deriso.
Temevo
soprattutto che, nascosto dietro quella
stazza gigantesca, me l’avrebbe fatta pagare.
Ma
non accadde mai. Quell’uomo non approfittò mai
delle nuove capacità acquisite grazie al suo avatar, come la
struttura ossea in
carbonio…
Per
qualche tempo, al contrario, mi evitò, mentre
io lo esaminavo, mentre si muoveva con attenzione tra le piante
così vivide e
colorate di quello strano pianeta, o prendeva campioni di foglie o
corteccia
d’albero, bisbigliandone il nome con solennità e
un timore quasi reverenziale.
Era
una persona onesta, pura, come ne avevo
incontrate poche nella mia vita; sembrava affascinato dalla
realtà di Pandora,
come un bambino che scopre il mondo.
Una
sera, camminando decisa, intenzionata a fargli
le mie scuse(mi sentivo stranamente e profondamente colpevole per la
mia
cattiveria ingiustificata), me lo trovai davanti, in forma
Na’Vi ed ebbi un
sussulto.
Norm
si inginocchiò, in modo che il suo volto
fosse quasi vicino al mio e, prima di prendermi tra le mani, e posarmi
sulla
sua spalla, disse solo:
-
vieni,
devo farti vedere una cosa…-
passeggiò
lentamente, perché, spaventata, mi
aggrappai a lui come se temessi ogni attimo di precipitare;
d’altro canto avevo
la sensazione di trovarmi sulla cima di una montagna che camminava!
Si
fermò solo quando fummo in prossimità di un
albero dalle foglie profumatissime.
Mi
posò su un ramo abbastanza alto e si stiracchiò
appena fino ad arrivare ad un fiore dai petali perlacei, con i riflessi
iridescenti, che colse, e depositò dolcemente tra le mie
mani.
Mi
guardò di sfuggita, mentre sussurrava, teso:
-
ho
notato che si intona bene con i tuoi capelli…spero ti
piaccia…-
commossa,
forse per la prima volta in vita mia, mi
lanciai verso di lui, che mi prese al volo, forse temendo che potessi
cadere; e
quando mi fece tornare sulla sua spalla gli avvolsi le braccia attorno
al
collo, goffamente, ma con gratitudine.
Tornati
alla base, quando l’ebbi di nuovo davanti
nelle sue forme umane, non riuscii a trattenermi
dall’abbracciarlo.
Nel
momento in cui ci separammo, lui si schiarì la
voce, a disagio, e così, tanto per fare qualcosa, prese di
nuovo tra le mani il
fiore che avevo conservato, e me ne ornò i
capelli…
Eravamo
molto vicini, riuscii solo a ringraziarlo,
perché in seguito, gli altri sussurri si persero sulle sue
labbra.
Il
suo bacio era stato delicato, impacciato,
timido, ma sulle sue labbra avevo ritrovato il mio equilibrio, la mia
femminilità…
La
mattina seguente mi ero ritrovata distesa su
una brandina, tra le sue lunghe braccia, e non avevo potuto fare a meno
di
sorridere.
Ricordavo
ancora il suo tocco sulla mia pelle,
artefice del risveglio del mio desiderio d’amore, di un
ritorno alla semplicità…
Da
allora, quando si svegliò, dopo esserci
coccolati, decidemmo che, poiché ci desideravamo entrambi,
ma avevamo una “reputazione”
da difendere, saremmo stati insieme, ma nessun altro
l’avrebbe saputo.
Mi
piacque averlo accanto: con lui potevo sentirmi
di nuovo bambina. Ogni volta che ci incontravamo di nascosto,
organizzavamo
delle piccole sorprese per stupirci a vicenda (lui sfruttava per lo
più le sue
profonde conoscenze di Pandora, e ci riusciva sempre).
Mi
sentivo come un’adolescente al primo amore:
avevo un segreto da condividere con la persona che amavo, ma che doveva
essere
nascosto al resto del mondo.
Mi
riempiva il cuore di gioia la sua semplice
vista, e Norm mi sussurrava che adorava vedermi sorridere.
Poi,
un giorno, come un fulmine a ciel sereno, nella
nostra vita apparve Jake Sully. Era un ex marine, privato
dell’uso delle gambe,
cui era anche stato ucciso il fratello scienziato durante il viaggio
per
Pandora.
A me
sembrava un tipo a posto, ma Norm,
semplicemente lo detestava.
Sin
dai primi giorni, il marine pivellino si
mostrò capace, ed anche piuttosto bene, di legare con i
Na’Vi, e forse Norm si
sentiva minacciato, perché il ragazzo era stato in grado di
fare maggiori
progressi di lui in minor tempo.
Tuttavia,
quando eravamo l’uno tra le braccia dell’altra,
dimenticava tutto e pensava solo a me, a noi.
Jake
dopo qualche tempo si guadagnò anche il suo
rispetto, a causa di quello che definirei…un
inconveniente : adorava passare le giornate a fare dei link,
e fu durante
il ritorno da uno di questi, che ci trovò
appartati…
Norm
mi strinse a sé, come per proteggermi, ma
nulla mi impedì di provare un pizzico di vergogna.
Il
marine però non disse nulla, riconobbe il
limite e si affrettò ad allontanarsi, mentre ci porgeva le
sue scuse; notai che
il suo sguardo si perse lontano, come se sperasse che i suoi pensieri
potessero
essere uditi da una persona a cui evidentemente, teneva.
Solo
adesso so chi è: Neytiri, la figlia del capo clan
Na’Vi, che Jake amava veramente.
Ed
è proprio per lei, per la salvezza del suo
popolo che ora, io e Norm ci troviamo qui, a combattere contro le
truppe del
colonnello Miles Quaritch che vogliono distruggere Pandora.
Ho
paura, ma sono anche molto arrabbiata, e voglio
giustizia: per la morte della dottoressa Augustine; per
l’uccisione di
centinaia di Na’Vi innocenti, che come unica colpa hanno
avuto la sfortuna di mettersi
tra gli umani e l’unobtanium.
Combatto
fino allo strenuo, infervorata dall’ira,
ma quando mi colpiscono so di non avere scampo.
Tento
una ritirata, eppure, nel momento in cui
vedo l’elicottero del colonnello lanciarmi un missile
addosso, so che è finita.
Mi
chiedo se, come è stato per Augustine, l’Albero
delle Anime, Eywa, accoglierà il mio spirito; ma il mio
ultimo pensiero va a
Norm, e riesco solo a dire:
-
Norm,
ti amo…-
Poi,
il buio.
ANGOLO
AUTRICE
Ciao
a tutti! Dopo mesi e mesi dall’uscita di
avatar, ho deciso di scrivere questa OS sulla coppia Norm Trudy,
ispirata ad
alcune scene eliminate.
Ditemi
che ne pensate
Un
baciotto
Marty23