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Autore: Belial The MadHatter    26/07/2005    9 recensioni
Un'antologia di storie brevi che vedono coinvolti i mazoku.

Glace: una folle scalata... una ricerca disperata... e alla fine solo il ghiaccio.
Wissen: si possono sacrificare la saggezza, la giovinezza ed, infine, la vita alla conoscenza?
Karantez: un patto col diavolo in nome dell'amore.
Aistra: vivere con passione fino all'ultimo.
Vänskap: amici fino alla fine.
Kairi: a volte può finire solo con una separazione.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dark Lords
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Legal Disclaimer:
I personaggi di Slayers sono © di H. Kanzaka, S. Yoshinaka, R. Araizumi e degli aventi diritto.
La Guardia Glaciale e l'Unica Spada appartengono a Hyl, l'autrice de "I ghiacci della notte". Grazie ancora per il prestito... e ti garantisco che in frigorifero non hanno sofferto. :)


Ringrazio i miei beta-reader: la Lepre Marzolina, KillKenny e Makari Metallium.



Tales of the DarkSide

Glace


Avanzava lentamente, tra la neve che cadeva fitta. Non riusciva a vedere quasi nulla e questo lo rendeva nervoso. Non poteva sbagliare...

Il freddo era intenso e il vento aiutava la neve ad infilarsi nei vestiti, raggelandolo... Sulla sciarpa i cristalli di ghiaccio formati dal suo respiro. I guanti servivano a poco: era almeno un'ora che non sentiva più alcuna sensazione dalle mani e riusciva a malapena ad impugnare il bastone. Anche i piedi erano simili a blocchi di ghiaccio. Le racchette gli impedivano di sprofondare, ma lo avevano fatto cadere rovinosamente molte volte... Avrebbe ucciso per un po' di tepore.

Nella mente le ultime parole di sua moglie:

- Ti prego, non farlo! Non lasciarmi sola! -

Lo avevano ferito e continuavano a farlo... Lei si era arresa. Aveva smesso di lottare, presa da quel timore ancestrale. Ma lui non avrebbe rinunciato. Non poteva lasciare che suo figlio rimanesse prigioniero della Montagna. Glace era il suo futuro... In lui aveva riposto tutte le proprie speranze... Non poteva abbandonarlo!

Iniziò la propria faticosa salita.



Il vento soffiava furiosamente per allontanarlo e la neve era un muro bianco che tentava di fermarlo.

Non era il suo posto. Lui, un misero essere umano, tentava di violare la sacralità della Montagna. Gli elementi si ribellavano a tale sacrilegio cercando di ostacolarlo, di punirlo, di ucciderlo...

Ma la volontà del mortale era forte e non cedette. Se cadeva, si rialzava. Se arretrava di un passo, subito ne faceva altri due in avanti. E la Montagna non lo perdonò.



Fu un guizzo.

Colse un movimento alla propria sinistra. E si ritrovò schiena a terra, con un lupo bianco scheletrico che cercava di azzannarlo. Prima che potesse dilaniarlo, riuscì ad infilare trasversalmente l'avambraccio sinistro nelle fauci della belva, bloccandole. L'animale non si arrese: iniziò a graffiarlo utilizzando le zampe, girando la testa per torcergli il braccio, mentre aumentava la stretta per romperlo.

Lottò con tutte le sue forze. Non poteva fallire! Glace aveva bisogno di lui!

Finalmente, dopo un'elevata quantità di calci sulle costole e di bastonate, riuscì ad allontanarlo.

Si alzò, maledicendo le racchette che lo impacciavano. Perdeva sangue e il petto bruciava.

Ma la bestia non aveva rinunciato. Lo osservava inferocita, cercando di girargli intorno per prenderlo alle spalle.

Lasciò cadere il bastone e prese il coltello dalla cintura.

Subito il lupo attaccò di nuovo, saltando e mirando alla giugulare, ma, sfruttando la lunghezza del braccio, lo pugnalò alla gola.

Cadde di nuovo, trascinato dal corpo agonizzante dell'animale.

Per un momento riuscì a percepire il calore del sangue che scorreva... Era così piacevole... Avrebbe voluto rimanere così e riposare sotto quel tepore, chiudere gli occhi per qualche minuto... Ma sarebbe stata la sua morte. Il freddo gli sarebbe entrato nelle ossa e l'avrebbe ucciso. E in primavera chi avrebbe osato spingersi fin lassù forse avrebbe trovato il suo corpo.

Così si alzò, raccolse il bastone e riprese ad avanzare, cocciutamente, continuando a ripetersi che non poteva arrendersi.



La Montagna non gradì. Disgustata da tanta costanza, eresse nuovi ostacoli, più subdoli, per eliminare quello sfrontato essere umano...



Mentre incespicava, il vento gli portò la voce di sua moglie. Gridava, supplicandolo di tornare indietro... che il figlio era morto, preso dalla Montagna... che sarebbe rimasta a morire da sola...

Non si voltò a guardare. Non tornò indietro.

Sapeva che lei era a casa, al sicuro... al caldo. Mai sarebbe stata così pazza da seguirlo. Era troppo debole per farcela e lei ne era consapevole.

Continuò la propria scalata. Non mancava molto. Presto sarebbe giunto alla propria meta. E sarebbero tornati insieme, felici. Lei li avrebbe abbracciati e gli avrebbe preparato una minestra calda, mentre Glace avrebbe raccontato la propria esperienza... Con gli anni quel dolore sarebbe rimasto un ricordo destinato a sbiadire e la scalata sarebbe divenuta un racconto per le lunghe notti d'inverno...

Non sarebbe tornato a casa sconfitto.



La Montagna non si arrese: era decisa a punire con la morte quell'uomo impudente.



Ancora del movimento a sinistra. Un altro lupo? Si girò, pronto ad affrontarlo.

A due metri da lui, Glace. Era lì che lo fissava, felice di vederlo. Non sembra infreddolito o spaventato.

Per un attimo credette di averlo ritrovato davvero e ne fu felice. Voleva avvicinarsi ed abbracciarlo... raccontargli quanto in pena erano stati lui e sua madre... e chiedergli perché non gli aveva dato ascolto ed aveva scalato la Montagna d'inverno...Ma notò che non aveva le racchette da neve. Come poteva non sprofondare? Il manto nevoso era molto profondo...

Nel suo cuore tornò la tristezza perché riconobbe la trappola crudele.

Non si trattava di suo figlio. Era solo uno spettro della Montagna, un'anima condannata all'eterna prigionia che si vendicava uccidendo chi si avventurasse in quel luogo d'inverno... assumendo l'aspetto dei loro cari... Se si fosse avvicinato troppo, sarebbe stato trascinato nel baratro e avrebbe subito la stessa sorte.

- Aspettami, figliolo. Riuscirò a riportarti a casa. -

disse con voce roca all'immagine di suo figlio, mentre le lacrime si congelavano sulle guance e sulla barba.

Riprese a salire mentre la neve su cui aleggiava lo spettro iniziò a franare.



Lui intervenne, obbligando la Montagna a desistere. Non aveva più senso ostacolare l'umano. Era troppo vicino.

Il sovrano aveva dunque intenzione di concedere udienza al mortale?



Anche se non ne conosceva il motivo, seppe che la Montagna aveva cessato di ostacolarlo: il vento era meno pungente e la neve si era diradata un poco, permettendogli di vedere dinanzi a sé.

Era stremato, dolorante e semi-assiderato, ma finalmente riuscì a giungere al tempio, una costruzione antichissima interamente ricavata nel ghiaccio perenne.

Ai bambini, al villaggio, nelle sere d'inverno, si raccontava che, secoli prima, vi erano stati effettuati sacrifici umani per ingraziarsi il Re della Montagna... E di una spada magica che non uccideva le persone, ma le cambiava... le rendeva diverse... fredde come il ghiaccio.

Ringraziò con una rapida preghiera il Lord Glaciale per avergli concesso di giungere fino al tempio, ma, per la prima volta, ebbe paura. Il Re era una creatura bizzarra e vendicativa... e dubitava che avrebbe accolto con benevolenza la sua richiesta. Non osava entrare... Ma non aveva abbandonato sua moglie e affrontato l'ira della Montagna per fermarsi a quel punto.

All'improvviso il vento iniziò a soffiare diversamente... come mai prima aveva udito tra le montagne.

Il suo sibilio sembrava una preghiera in una lingua arcaica... All'inizio quasi serena, divenne man mano minacciosa. La neve formò un fitto vortice di fronte all'entrata del tempio.

Il Re stava arrivando.

Si prostrò sulla neve, timoroso di alzare lo sguardo ed incurante della neve che iniziò a ricoprirlo.

- Cosa desideri, mortale? -

Una voce glaciale che il vento non poteva a soffocare. Al solo sentirla, fu avvolto da una sensazione di gelo profondo e brividi freddi lo percorsero.

- Vengo per mio figlio Glace, Signore... Tre giorni fa si è perso sulla Montagna. -

Alzò lo sguardo tanto da riuscire a scorgere le calzature del Sovrano... Stivali di un freddo azzurro...

- Non ti appartiene più. Ora è parte della Guardia Glaciale. -

Ogni speranza fu spazzata via dal suono gelido di quelle parole. La Guardia Glaciale... Storie terribili si raccontavano su di loro... Esosi o inumani balzelli, rapimenti, massacri... E suo figlio ne era divenuto un componente...

Perché aveva accettato? Era un giovane così allegro e cordiale...

Il vento diminuì lentamente la propria intensità.

Il Re se ne stava andando.

- Aspetti, Signore! -

Il vento tornò a soffiare ferocemente, adirato.

- Dunque, mortale? -

Tremò di nuovo. Il tono della voce non era cambiato, ma sapeva di mettere alla prova la pazienza di Dynast Graushella.

- Vorrei riabbracciare mio figlio... per un'ultima volta... -

Silenzio.

Il vento continuò a soffiare e per lunghi momenti non si udì altro suono.

Alla fine, la voce glaciale dell’Ha-Ou rispose:

- E sia, mortale. -

Il vento diminuì fino a placarsi completamente e smise di nevicare.



Quando finalmente decise di alzarsi, il freddo sembrava aver raggiunto il suo cuore.

Ma bastò la vista di suo figlio fermo di fronte all'entrata del tempio per riscaldarlo.

Lo abbracciò con trasporto.

- Glace! Figlio mio!... Come stai? ... Come ti senti? -

Ma quando alzò lo sguardo, non incontrò gli occhi castani di suo figlio. Incontrò gli occhi azzurro intenso di uno sconosciuto che lo osservava freddamente, come qualcosa di ostile.

Il Glace allegro, giovale e un po' testardo che aveva cresciuto non esisteva più.

Il dolore causato da questa consapevolezza fu terribile. Gli occhi si riempirono di lacrime.

- Glace... -

Fu quasi lieto che la spada di ghiaccio azzurro di quell'estraneo con l'aspetto di suo figlio gli trapassasse il cuore e ponesse fine a quella sofferenza.



La Montagna ne fu soddisfatta. Il mortale non esisteva più: aveva pagato l'affronto.



Il vento riprese a soffiare.

Di fronte al tempio solo un componente della Guardia Glaciale con ancora l'Unica Spada sguainata e un corpo steso a terra con uno squarcio sul petto.

Poi un tremito.

Un altro.

Ed il cadavere si alzò.

La sua ferita sul costato, dalla quale non era fuoriuscita alcuna goccia di sangue, si rimarginò velocemente, come le altre.

Ma gli occhi con cui osservava il mondo erano divenuti di un azzurro intenso.



Il male non muore mai
si addormenta solamente.
(Greg Keyes - Il Re degli Alberi)

  
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