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Autore: La Evans    08/03/2010    8 recensioni
Rieccomi con una storia stramba,proprio uscita da una mente pazza. Bella è una ragzza di 22 anni,chiusa,fredda,tutto ciò causato da un passato difficile e ora si ritrova a Los Angeles a fare la prostituta. Lei è la preferita,la migliore del gruppo,ma una mattina Dave,l'uomo che loro considerano un padre,ma che in realtà deve controllarle,le comunica che il capo di tutti questi traffici di prostituzione la vuole,pretende di averla. Bella non vuole perchè sa che il capo è un uomo viscido e spietato,ma tremendamente bello,ma non può fare altrimenti. E se questo capo fosse Edward... come la mettiamo? Spero vi piaccia,fatemi sapere voi un bacione TanyaCullen.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sottomissione d’ Amore

        Sottomissione d’ Amore

 

Carissime rieccomi ! Direte ma questa che vuole? Eh beh ero seduta,anzi distesa nella classica posa del relax a vedere il mio telefilm preferito “Flor” e si è accesa la lampadina. E che lampadina. Ho un’altra storia da scrivere e a finirò,sicuro! Ma questa idea malata ormai mi ha contagiata e l’ho voluta scrivere . Vi chiedo umilmente di lasciare dei commenti,anche solo due parole,per dirmi se vi piace o meno la storia,perché se non piace l’unica cosa da fare è non continuarla a scriverla.

1.      Life

 

POV Bella.

Buio,stelle,aria calda,aria estiva. Era quello che vedevo e sentivo da ormai una vita.

Quella sera in particolare ero come mio consueto seduta su una lurida sedia pieghevole di legno e aspettavo che qualcuno arrivasse.

Eravamo tutte ferme ai margini della strada e anche se il caldo afoso ci circondava avevamo accesso del fuoco per incuriosire i passanti e farli fermare.

Io mi trovavo più in disparte delle altre e assaporavo lentamente la mia sigaretta Malboro.

Il fumo acre che entrava nei polmoni e che poi espellevo dalle narici e dalle labbra era rilassante.

La tensione,la rabbia grazie a quel fumo svanivano insieme a lui. La mia di certo non era una vita felice e facile,ma era soltanto la conseguenza del male che avevo dovuto sopportare. Un tempo abitavo in una città piovosa e umida,Forks,nello stato di Washington insieme all’allegra famiglia perfetta,o così pensavano gli altri. Mia madre era la classica pettegola che amava stare al centro della situazione e mio padre lo sceriffo della città,uomo introverso e solitario. Si erano sposati giovani e io ero stata concepita quando loro avevano miseramente 18 anni.

Il loro matrimonio era stata un’unione frettolosa e negli anni si stava raffreddando. Quando infine compii sei anni i miei decisero di regalarmi per il mio compleanno il loro divorzio.

Ero già di per me una bambina chiusa,ma quella notizia mi portò a una chiusura totale. Parlavo poco,mangiavo poco e vivevo poco. Vedevo i giorni passare,il sole tramontare e la notte ritornare,i miei genitori andavano avanti e indietro tra carte varie,avvocati cinici e io sedevo da sola dinanzi a quella disgrazia,ma il colmo arrivò quando tornarono dalla loro udienza con il giudice,mio padre aveva uno sguardo afflitto,sottomesso mentre quello di mia madre era felice,contento,allegra perché poteva  tornare a essere una puttana.

Io sedevo sulle scale e guardavo la porta con uno sguardo vitreo,spento. Ero una bambina ma tutto ciò mi aveva fatto crescere,i miei compagni di classi vedendomi già matura mi chiamavano “nonnina” mentre le maestre mi osservavano pietose,quanto odiavo la pietà,niente poteva essere peggiore di tutto ciò.

Quando poi la porta di casa si aprì fu la fine.

 -Tesoro della mamma verrai a vivere con me,ce ne andremo in un paesino soleggiato pieno di bei uomini e surfisti- decretò lei allegra,mentre mio padre la guardava sempre più sofferente e io sempre più schifata. La mia risposta? Non vi furono parole,ma un sempre e complesso gesto. Mi alzai dalle scale,mi avvicinai a lei con un passo lento e misurato,la guardai con freddezza e le sputai ai piedi,con la più grande indignazione del mondo. Corsi in camera mia e mi ci chiusi per una settimana,permettendo di far entrare solo cibo e bevande.

Poi dovetti partire e contro ogni mia volontà mi trovai a Phoenix con quella che ormai consideravo un’estranea. I giorni passavano, anche gli anni e crebbi,mi allontani sempre più da mia madre e cercavo di passare più tempo con mio padre che era rimasto il mio unico amico. Nel letto di mia madre passavano ogni sera degli uomini diversi e lei definiva tutto ciò un divertimento mentre io una totale vergogna. All’età di 17 anni mi feci i primi amici,gente diciamo affidabile,i soliti teppisti;probabilmente era per infangare la buona immagine di mia madre che si era risposata  con un ricco giocatore di baseball,Phil,odiavo anche lui.

Quando una sera,dopo una notte brava all’insegna di alcol,fumo e discoteca,arrivammo dietro a dei capannoni dove una miriade di gente strana si aggirava moribonda. I miei amici comprarono della roba e mi chiesero di prenderla. Ero insicura,non ero mai arrivata a questo limite,ma pur di infangare il nome di mia madre avrei fatto di tutto,anche uccidere. Sniffai a pieno della cocaina,mista a non so cosa,e ne presi tanta,forse troppa,tanto che quando ritornai a casa ridevo sguaiatamente senza un motivo e svegliai i due coniugi perfetti.

-Bella,amore mio che ti succede?- mi chiese apprensiva,sembrava quasi che le importasse di me,tanto che un barlume di speranza nacque.

-Perché mi fai questo? Perchè mi infanghi così?- e dopo quelle parole divenni più spietata di prima presi la prima cosa che ebbi davanti,un coltello e mi lanciai su di lei con il chiaro intento di ucciderla senza pietà. Ma Phil mi fermò quando vide che avevo pugnalato l’addome di mia madre,vendetta,pura vendetta era quella che sentivo scorrere nelle vene e così incominciai a ridere spietata. Phil chiamò un’ambulanza che prese mia madre e la polizia prelevò me,portandomi in centrale. Passarono diversi giorni e così qualcuno venne a pagare la mia cauzione e mi liberò. Quando uscii vidi mio padre,corsi felice da lui,ma non ricambiò la mia stretta e vidi nei suoi occhi una rabbia intensa. Mi portò in un albergo e mi disse con voce piatta di dormire.

-Perché non mi parli? – chiesi affranta.

-Perchè Bella,perché? Perché sei diventata un mostro,un pozzo vuoto,senza sentimenti. Ti sei drogata e hai accoltellato tua madre uccidendo il bambino che portava in grembo- mi urlò arrabbiato. La difendeva? La stava difendendo? Dopo tutto quello che gli aveva fatto lei?

-Io sono un pozzo senza sentimenti? Ma ti sei sentito? E ti sei mai chiesto perché lo sono diventata? Per colpa tua e sua,la colpa è tuta vostra,se non mi aveste abbandonato,se mi aveste capita e amata non sarei arrivata a questo,ma siete uno più egoista dell’altro e non posso dire chi tra voi due è il peggiore. Mi avete sfruttata e poi depositata in uno sgabuzzino come un vecchia scopa. Avete mai pensato come sono mai stata io? Mai. Ora una vita è morta,è la punizione che si merita perché lei ha ucciso la mia vita-.

Tutta la frustrazione e la rabbia ormai l’avevo esternata,ma neanche lui capiva,nessuno capiva,ero ormai sola davvero. Scappai da lui e da tutto questo. Mi recai a Las Vegas dove un omone di nome Dave,dai capelli e occhi scuri mi salvò dalla strada e mi offrì quello che ora era la mia salvezza tra le fiamme dell’inferno.

-Bella!Bella!-mi sentì chiamare e così uscii da quella nube di ricordi,così sciocchi,così passati.

Era Chantal a chiamarmi,una ragazza nera,di origine marocchina,dai capelli folti e ricci,occhi scuri e un fisico da paura.

-Si dimmi- risposi atona,ma cortese.

-Preparati sta arrivando carne fresca- mi disse sorridente. Mi sistemai i decoltè neri e il mini vestito ( Qui il vestito -> http://fl1.shopmania.org/files/immagini/12121/vestito-a-tubino-nero-nero-jasmine-tube-dress-with-side-slits-taglia~12120328.jpg ),forse chiamarlo vestito era troppo davvero. Sistemai anche i lunghi boccoli mogano e mi misi in posizione,una gamba in fuori in una postura sexy.

Vi chiederete cosa sia io? Una puttana,prostituta come volete chiamarla voi. Sono ormai quello che era mia madre moralmente,ma per lo meno io vengo pagata.

Le macchine che correvano veloci per le autostrade di Los Angeles,ma rallentavano una volta intraviste le nostre posizioni, un paio di macchine si fermarono dinanzi ad altre mie colleghe,mentre dinanzi a me si fermò una Ferrari rossa. Stasera avrei avuto un bel po’ di soldi. Gli uomini mi richiedevano a grandi linee,tanto che quasi mai venivo in strada,ma anzi venivo prenotata ;loro amavano la mia determinazione o finta sottomissione,la mia pelle pallida e soffice,il trucco non esagerato,anzi quasi del tutto inesistente,ma ero così bella di natura,dicevano loro e Dave,lui ormai per me era un padre.

Il ragazzo della macchina suonò il clacson e io mi avvicini sinuosa.

-Dimmi- dissi con freddezza e indifferenza.

-Servizio completo- decretò lui abbassando il finestrino. Io sorrisi e entrai nella macchina per poi dirigermi verso il mio lavoro.

 

                                                                 **********

-Drinnnnnnnnnnnnnnnnn!-.

Il sonno mi abbandonò e la realtà ritornò. Mi alzai dal mio letto a baldacchino e con solo l’intimo uscì dalla mia stanza e scesi le scale. Abitavamo tutte in un enorme casa,quasi albergo,anzi un reggia,ci trattavano bene. Noi dipendevamo da un capo,un uomo che non conoscevamo e Dave era solo il suo generale. Si diceva che era un uomo dalla bellezza eterea,un dio greco e che solo poche ragazze,che adesso non vivevano più con noi e che erano passati al “grado superiore” cioè quello di soddisfare il grandissimo e onoratissimo capo,potevano vederlo. Patetiche.

Quando entrai in cucina le trovai tutte sedute intorno a una tavola ben bandita.

-Buongiorno a tutte! Buongiorno Greta!- salutai mentre davo un leggero bacio alla nostra domestica,quasi mamma,Greta,di origine tedesche.

-Buongiorno a te carissima,siediti ti porto subito la tua colazione- rispose Greta e io andai a sedermi tra Jessica e Angela,le mie migliori amiche,la prima estremamente impicciona,estroversa e pettegola,mentre la seconda timida ,chiusa e riservata. Eravamo considerate il “triangolo delle Bermuda” perché tutte e tre opposte,ma molto amiche.

-Bella! Era ora- decretò Jessica mangiando un cornetto alla crema.

-Ma lasciala stare,si starà stancata!- mi difese Angela e io le sorrisi per ringraziarla.

Greta mi servì il caffé nero,lungo e amaro accompagnato da un cornetto alla Nutella,la cosa che più amavo.

-Come è andata ieri sera?- mi chiese Jessica curiosa.

-Era davvero insaziabile, è arrivato con una Ferrari rossa- risposi stanca.

-Oddio una Ferrari e lo dici con così indifferenza? Fosse così anche a me- decretò Jessica sognate poggiando il mento sul palmo della mano e spostando lo sguardo in cielo. Sognatrice e patetica.

- E dove ti ha portata?- chiese questa volta Angela. Giusto,non potevamo portare nessuno qui e nemmeno potevamo uscire senza permesso,potrà sembrarvi un carcere,ma era molto meglio.

- A casa sua,una villa sul mare con piscina,ma se ha il mare la piscina che ci sta a fare?- dissi senza capire la voglia del superfluo della gente.

- E a letto com’era?-intervenne di nuovo Jessica.

-Passabile- risposi atona bevendo il caffé.

-Ma per te sono tutti passibili,non c’è n’è mai uno accettabile?- domandò Angela esasperata.

-Probabilmente no- dissi con ovvietà.

-Tu Jess?- chiesi questa volta io.

-Una schifezza,era un vecchio di 50 anni e ce l’aveva più moscio di una banana appassita- rispose l’interpellata annoiata.

-E tu Angela?- continuai e lei arrossì :- E’ ritornato lui!-.

Angela era da un paio di mesi che aveva conosciuto un ragazzo,Ben,e si erano innamorati,naturalmente nessuna di noi poteva avere rapporti con un cliente,ma loro si erano innamorati.

-E com’è stato?- chiese sempre quell’impicciona di Jessica.

-Come sempre Jess,magnifico- rispose Angela sognante.

Continuammo a parlare tra di noi  con le altre compagne fino quando non entrò con grande galanza nella sala Dave.

Tutte ci alzammo e lo salutammo e seppure eravamo in intimo  non ci vergognavamo affatto,l’ho detto era come un padre.

-Ehi bamboline!- rispose lui ai nostri saluti e per ultimo abbracciò  me.

-Bella come va? Ieri sera sei andata tra le belve grezze?- mi chiese ghignando.

-Si,dopotutto non avevo nient’altro da fare- risposi alzando le spalle indifferente. Il suo sguardo di solito sempre divertito e solare divenne serio.

-Bella vieni con me,devo dirti una cosa- e andammo nel suo piccolo studio,non troppo lontano dalla mia stanza.

-Cosa c’è?- chiesi apprensiva una volta seduta sul divanetto.

-Mi dispiace Bella non volevo che arrivassi a questo,ma purtroppo è un ordine- annunciò sconsolato sedendosi dietro la scrivania e prendendosi il viso tra le mani stancamente.

-Ora mi preoccupi,cos è successo?- dissi alzandomi nervosa.

-Il capo ti vuole- decretò asciutto e mi parve di cadere in un baratro.

Tutte al mio posto sarebbero saltate di gioia,le ragazze del capo venivano mandate in un vero e proprio castello dove ogni lusso era permesso,ma si sapeva anche che verme lurido e viscido fosse il capo,senza pietà,senza cuore,ma tremendamente bello. Io non volevo,ritenevo la chiusura in quel posto una prigione.

-Come?- chiesi stupida cercando un appiglio per credere di aver sentito male.

-Hai sentito bene,ho cercato in questi anni di nasconderti,da quando ne avevi 18 di anni ne sono passati 4 e ho cercato sempre di coprirti perché non ti prendesse,ma ieri per pura casualità si è ritrovato sul mio computer un tuo profilo e i suoi occhi si sono accessi dalla bramosia,ti vuole,ti pretende e ormai sei già sua. Non l’avevo mai visto così accanito e preso,ma lo immaginavo che gli facessi questo effetto-.

Vuoto. Ecco quello che provavo,cosa potevo mai fare? Rifiutarmi? E a cosa sarebbe servito se nessuna risposta né positiva né negativa poteva essere accolta,ormai il capo aveva deciso e io dovevo solo sottostare.

-Quando parto?- chiesi sottomessa.

Dave alzò gli occhi e li incrociò con i miei cioccolattosi:- Immediatamente-.

 

Angolo autrice:

Heyyyy,si lo so il capitolo fa schifo e io sono una pazza,ma che ci posso fare? Posso solo aspettare che voi commentiate,spero lo facciate,perché se ci saranno un buon numero di commenti io continuerò,sennò l’avventura finisce qui. Un bacione a tutte TanyaCullen.

Vi ricordo la mia ff: L’amore non dice bugie,andate sul mio profilo la trovate lì.    

  
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