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Autore: Earine    26/07/2005    5 recensioni
Considerando che Miroku chiede un figlio a tutte le donne che incontra ho pensato che, per la legge dei grandi numeri, almeno una gli avrà detto di sì! E se fosse così, cosa succederebbe se lui si ritrovasse improvvisamente di fronte alla sua erede?
Genere: Romantico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Nuovo personaggio, Sango
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota legale: i personaggi di Inuyasha e co. non appartengono a me, (e chi l’avrebbe mai detto?!) ma, indovinate un po’, a Rumiko Takahashi.

Capitolo primo 

La giornata si annunciava limpida e senza nubi, il cielo azzurrissimo e l’aria mite e profumata facevano quasi venir voglia di mettersi a cantare. In effetti Kagome prese a canticchiare fra sé e sé, mentre spingeva la bicicletta a mano lungo un sentiero che costeggiava una risaia. Rallentò fino a fermarsi per ammirare lo scenario da cartolina che si stendeva davanti ai suoi occhi, con i campi e le montagne ancora tinte di rosa dalla luce dell’alba, e sospirò di felicità: si sentiva frizzante e piena di energia. Sango e Miroku, che venivano dopo di lei non la pensavano proprio allo stesso modo, considerato che sbadigliavano ogni due passi, mentre Shippo si era addirittura addormentato nel cestino della bici.

-Ma come fai ad essere così pimpante appena sveglia, Kagome?- gemette assonnata Sango

-Be’, io di solito a quest’ora mi alzo per andare a scuola e, credimi, è molto meglio andare a sterminare demoni!

-Se lo dici tu…-

-Si può sapere come mai vi siete fermati?!- le interruppe una voce seccata -questa non è una gita di divertimento!! Abbiamo ancora un sacco di frammenti da cercare!-

-Abbiamo capito, Inuyasha, arriviamo! Ma come fai ad essere così antipatico già di prima mattina?!-

-Tsk!-

Fu la sdegnata risposta del mezzodemone, che proseguì altezzoso alla guida del gruppo.

 

Erano trascorse diverse ore ed era ormai pomeriggio inoltrato, ma fino ad allora il viaggio era proseguito tranquillo: ciò significava che non era sbucato  nessun demone intenzionato ad ucciderli e/o a rubare i loro frammenti, e gli unici esseri umani incontrati erano stati dei contadini al lavoro. Ma ciò significava anche che Inuyasha e Shippo erano riusciti a litigare per i più diversi motivi e che le guance di Miroku erano diventate bordeaux a suon dei ceffoni di Sango per essere un “maniaco depravato”.  Kagome era così stufa che cominciava a pensare che non le sarebbe dispiaciuto poi tanto incontrare un demone, se non altro per farli smettere. Fu quindi quasi con sollievo che sentì un suono provenire da un cespuglio poco lontano dalla strada. Anche Inuyasha lo udì, e immediatamente smise di accapigliarsi con Shippo per far scivolare una mano sull’impugnatura di Tessaiga.

-L’avete sentito anche voi?- chiese Sango, avvicinandosi.

-Sì…sembrava quasi un singhiozzo.-

-Aspettatemi qui, vado a controllare.-

Inuyasha si avvicinò circospetto al cespuglio, che tremava leggermente. Lo annusò e scoprì che l’odore che sentiva apparteneva ad un essere umano, scostò un ramo e si trovò di fronte una bambina di non più di cinque anni, in lacrime. La bambina alzò su di lui due occhioni scuri, lucidi di pianto e spaventati, e riprese a piangere ancora più forte alla vista di quello strano ragazzo.

-Kagome, vieni qui!- chiamò lui allarmato.

-Cosa c’è, Inuyasha, cos’hai trovato?…Ma è una bambina!!-

-Sì, e continua a piangere! Prova tu a farla smettere, io devo averla spaventata.-

La ragazza si inginocchiò nell’erba accanto al cespuglio e iniziò a parlare con il suo tono più dolce.

-Cosa c’è, piccola, cos’è successo?-

-Tu…vuoi farmi m-male?-

-Cosa?! Certo che no, perché dovrei?-

-Per-perché qui è pieno di demoni, e io...ho p-paura!-

La bimba parlava singhiozzando, accoccolata con la testa sulle braccia incrociate, e non la guardava nemmeno in faccia. Kagome allungò una mano e le accarezzò i capelli arruffati, tentando di rassicurarla:

-Ma no, non devi aver paura! Qui c’è solo Inuyasha, ma anche se è un mezzodemone, è buono! Su, esci di lì.-

La piccola sbirciò la ragazza fra le dita e, avendo deciso che non sembrava cattiva, si alzò in piedi, uscendo dal suo nascondiglio. A parte le guance rigate di lacrime, i capelli arruffati e la veste sgualcita era molto graziosa.  Vedendo attorno a sé volti benevoli e curiosi si tranquillizzò un pochino, riuscendo perfino a sorridere.

-Come ti chiami, piccola?-

-Il mio nome è Yoko, signora.-

-Il mio è Kagome, quello strano ragazzo è Inuyasha, lui è Shippo, mentre questi sono Miroku e Sango.-

Mentre Inuyasha ringhiava il suo disappunto per essere stato definito uno “strano ragazzo” (soprattutto per il “ragazzo”!) Yoko stava raccontando la sua storia: -Io abito in un villaggio qui vicino, e questa mattina sono uscita per giocare mentre la mia mamma andava a lavorare, stavo giocando a inseguire una farfalla bellissima, ma poi lei è volata in alto e io…mi sono persa!- e si interruppe per tirare su col naso – volevo tornare dalla mamma ma avevo troppa paura dei demoni cattivi, così, quando ho sentito arrivare qualcuno, mi sono nascosta. Grazie di avermi trovata, signor Inuyasha, ma adesso vorrei tornare a casa!-

-Non preoccuparti, piccola Yoko- fece Miroku sorridendole- ti aiuteremo a trovare la tua mamma. Conosco questa zona, ci sono stato in passato, e so dove si trova il tuo villaggio.-

Gli occhi della bambina brillarono di gioia: -Davvero? Grazie mille!

Sango le sistemò affettuosamente i capelli scuri: -Certo! Non devi preoccuparti.- poi si rivolse agli altri:

-Così, forse, riusciremo a trovare un posto decente per dormire; inizio ad essere stufa di passare la notte all’aperto.

-D’accordo…- sbuffò Inuyasha con falso risentimento. Dopotutto neanche lui non ne poteva più di boschi umidi e freddi…probabilmente si stava rammollendo!

Durante il tragitto Yoko saltellava accanto a Shippo, scambiandosi occhiate curiose.

-Shippo, tu non sei umano, vero?-

-No, sono l’ultimo discendente dell’antico e valoroso clan dei demoni volpe!-

Rispose lui, tutto fiero. Poi la osservò di sottecchi.

-Yoko, posso farti una domanda? Che cos’è quel rosario che tieni avvolto sulla mano destra?-

La bimba allungò una mano di fronte a sé, osservando il rosario di piccoli grani viola attorcigliato dal suo polso sottile alle dita.

-Questo? È un sigillo.-

-E a cosa ti serve? -

-È per tenere chiuso un buco, un vortice nero che risucchia ogni cosa e che sta sul palmo della mia mano!-

Shippo sgranò gli occhi per la sorpresa: -Ma come te lo sei fatto?-

-Non sono stata io, la mamma dice che è  per colpa di una maledizione caduta su mio padre e trasmessa a me.-

A Sango, che fino ad allora aveva ascoltato solo distrattamente, gelò il sangue nelle vene. Si fermò e si abbassò fino a guardare la bambina negli occhi, il cuore improvvisamente dilatato le martellava in petto e la voce le tremava: -Piccola, chi è tuo padre?-

-Io non lo conosco per davvero, non l’ho mai neanche visto! Ha lasciato il villaggio prima che io nascessi…-

-Ma non sai nemmeno il suo nome?-

-Sì! La mia mamma mi ha detto che è un monaco, e si chiama Miroku.-

Sango si fermò in mezzo al sentiero: si sentiva svuotata e fissava la strada davanti a sé senza realmente vederla, in attesa che il suo cervello assimilasse ciò che aveva appena scoperto. Anche Shippo era rimasto senza parole, con gli occhi sgranati e la bocca dischiusa in un’esclamazione di stupore. Il resto del gruppo, che non aveva sentito la conversazione, si era fermato ed ora tre paia d’occhi si spostavano da Sango, ancora immobile, a Yoko che aveva uno strano brillio negli occhi, come se avesse appena scoperto qualcosa di meraviglioso. Esitante si avvicinò a Miroku e gli prese la mano destra, sollevandola davanti agli occhi. Poi lanciò un grido di gioia:

-LO SAPEVO!!!!!-

E dopo pochi secondi, sotto tre sguardi sempre più confusi, si fiondò addosso al monaco abbracciandolo forte alla vita e gridando:

-PAPÀ!!!!-

 

Miroku aprì la bocca, ma, non trovando nulla da dire la richiuse. Per qualche istante regnò il silenzio più assoluto, poi il monaco recuperò il dono della parola: si schiarì la gola e con voce ferma (o almeno se lo augurava) disse:

-Mi dispiace Yoko, ma qui ci dev’essere un malinteso. Vedi, io non ho figli…-

-Ma certo che sì! Tua figlia sono io! Ho anche il foro sulla mano destra della maledizione, proprio come te!-

-Ah.-

Miroku deglutì a vuoto: questa proprio non se l’aspettava.

Cioè, lui era convinto che avrebbe avuto figli, prima o poi, ma trovarsi di fronte, così all’improvviso, il frutto delle insistenti richieste a tutte le donne che incontrava…era un altro paio di maniche.

La bimba lo fissava da sotto in su con gli occhi colmi d’aspettativa, che le brillavano: evidentemente era felicissima di aver ritrovato il suo papà. Il ragazzo, guardando quegli occhioni speranzosi, realizzò una cosa: lui non si ricordava assolutamente la madre di Yoko! Frugò nei meandri della sua memoria alla ricerca di un volto, un nome, legati a quel villaggio, ma niente. Allora si rese conto che tutti i suoi amici lo stavano fissando, evidentemente in attesa di una spiegazione.

Beh, lui non ne aveva proprio, di spiegazioni da dare, così si rimise in cammino con la scusa che si stava facendo tardi, ed agli altri non restò che seguirlo, mentre la bimba lo prendeva per mano.

In effetti Miroku si era sbagliato, non tutti lo stavano fissando: Sango, infatti, teneva gli occhi bassi e faceva di tutto pur di non guardare nella sua direzione. Per un momento pensò di chiederle cosa avesse, ma poi decise che, per quel momento, aveva già abbastanza problemi: doveva ricordarsi in fretta di una donna conosciuta anni prima, e occuparsi di una bimbetta saltellante. Ben presto vennero affiancati da Shippo, che prese a fissarli di sottecchi, probabilmente alla ricerca di somiglianze. Miroku pregò silenziosamente che facesse qualche domanda a proposito della sua mamma a Yoko, così magari se ne sarebbe ricordato anche lui, ma nessuno fiatava.

Erano quasi arrivati e lui era sempre più preoccupato, anche perché, in definitiva, non poteva assolutamente presentarsi al villaggio. Insomma, aveva messo incinta una ragazza ed era sparito per quasi cinque anni (Yoko aveva detto di avere quell’età)…non poteva certo sbucare dal nulla, e magari pretendere pure che lo accogliessero a braccia aperte!

-Sapete, ho pensato ad una cosa: forse è meglio che io non venga con voi al villaggio…potrei aspettarvi nei boschi qui intorno, intanto che accompagnate Yoko a casa.-

-CHE COSA?! Niente da fare, razza di bonzo pervertito e codardo! Tu verrai con noi, è ora che ti assuma le tue responsabilità!-

-Ma Inuyasha, cerca di capire…-

-Papà- li interruppe Yoko- perché non vuoi venire a rivedere la mamma?-

Il monaco, non abituato a sentirsi chiamare in quel modo, sussultò, ma si ricompose in fretta: -Ecco, ehm, vedi piccola…è tanto tempo che non vedo più il tuo villaggio, e forse la tua mamma e gli altri abitanti non saranno molto felici di vedermi.-

-Ma se è per quello non devi preoccuparti! La mamma ha spiegato a tutti che eri partito per compiere nobili e valorose imprese, e che poi avresti abbandonato la vita da monaco e saresti tornato per sposarla!-

-Nobili e valorose imprese?!- chiese in coro tutto il gruppo,

-SPOSARLA?!?- Chiese Miroku, molto allarmato. Di colpo mollò la mano di Yoko, e si allontanò da lei, come se ne avesse paura: -Nononono, mi dispiace molto ma qui ci dev’essere un equivoco: io non sposo proprio nessuno! Spiacente, ma adesso devo andare.-

Fece per allontanarsi, ma venne interrotto da una voce bassa, ma così determinata e carica di rabbia che si faceva sentire perfettamente.

-Neanche. Per. Sogno. Tu. Ora. Accompagni. Yoko. Da. Sua. Madre.- poi la ragazza inspirò con forza, per cercare di calmarsi, e proseguì- non so cosa abbia detto a quella ragazza, e mi pare ovvio che non lo sai nemmeno tu- aggiunse sarcastica- ma il minimo che tu possa fare è andare a trovarla, considerato che l’hai lasciata crescere una figlia da sola per cinque anni.-

Sango aveva gli occhi ridotti a due fessure, che sembravano covare un fuoco al loro interno, le labbra tirate e livide e le mani che tremavano dalla rabbia. Le sue semplici parole bastarono per chiudere la bocca al ragazzo, e per fargli fare dietro front.

Per tutto il viaggio si era tenuta dietro di loro, in modo da poter osservare di nascosto la bambina, e scoprire, con una fitta al cuore, le piccole somiglianze con Miroku: la sfumatura degli occhi, i capelli neri e soffici… non che Sango sapesse che i capelli di Miroku erano soffici, ma le poche volte che concedeva a sé stessa di immaginare di accarezzarli era così che se li figurava: setosi. Per tutto il tragitto era stata preda di un doloroso conflitto interiore: parte di lei moriva dalla curiosità (e dalla rabbia) di vedere la madre di Yoko, l’altra parte, quella razionale e autoconservatrice, le gridava solo di fuggire a gambe levate. Quando poi si era trovata davanti al comportamento vigliacco del monaco, qualcosa era esploso dentro di lei: possibile che lui non avesse un minimo di rispetto, o dignità? In realtà non sapeva nemmeno perché se la prendeva tanto: cosa le importava, di quel depravato farfallone? E poi, in fondo, avrebbe dovuto sapere che prima o poi sarebbe successo, dato che quell’idiota chiedeva di fare un figlio a tutte le donne che incontrava: era logico che, prima o poi, ne avrebbe avuto uno. Sì, ma lei proprio non riusciva ad essere logica, in quel momento! Persa in quelle riflessioni Sango si accorse a mala pena che il gruppo si era fermato al limitare di un piccolo villaggio: era arrivato il momento della verità.

 

 

Ed ecco qui il primo capitolo di una breve storiella, nata per puro caso in un pomeriggio noioso...come vi sembra? Lo so, come scrittrice sono pessima, ma mi auguro che almeno la trama sia -per ora- passabile. Un ringraziamento speciale alle mia beta, Gaia e Dany, che sono davvero insostituibili, senza le quali non avrei mai postato questa fic e a Elena e Cristina che mi hanno aiutato moltissimo nella scrittura, sebbene non abbiano mai preso in mano un manga... A voi lettori una preghiera: RECENSITE! Mi fareste davvero un enorme favore... quindi sbizzarritevi pure, anche con le lamentele più crude!

  
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