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Autore: lullaby_89    08/03/2010    6 recensioni
“Oggi sei diversa, che succede?” domandò con il suo solito fare premuroso.
“Ti amo…ecco cosa” risposi senza badare alle conseguenze.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Indifferenza.
Meglio sentirsi dire le peggiori cose che possono uscire dalla bocca umana piuttosto che essere ignorata da qualcuno che un tempo mi aveva voluto bene, che ancora me ne vuole.
Ricordare faceva male. Quando una sera di estate mi aveva confessato che per lui ero la sua migliore amica, la prima e probabilmente l’unica in grado di capirlo veramente, il mio cuore aveva iniziato a battere forte. In quel momento avevo capito che io non la pensavo allo stesso modo. Io provavo di più.
In quella circostanza è iniziato il mio dolore.
Ironia della sorte, sono sempre loro che ti fanno soffrire. Un individuo a cui non tieni mai e poi mai ti ferirà, le sue offese e i suoi gesti ti scivolano via come se la tua pelle fosse fatta di vetro e esse non fossero che gocce di pioggia.
In questo caso il mio corpo era ricoperto di pece nera ed appiccicosa e tutto ciò che lui non mi diceva rimaneva incollato e bruciava provocandomi dolore.
Eppure continuavo a non odiarlo.
Non possiamo disprezzare colui che amiamo, nemmeno se ci fa del male.
Io, piccola inutile amica me ne restavo in disparte ed in silenzio. Il mio dolore dopotutto doveva rimanere mio.
A chi sarebbe interessato? Certamente non a lui.
Il ragazzo che sofferente veniva alla mia porta chiedendo asilo e conforto, una spalla su cui piangere e su cui scaricare i suoi problemi alle volte. L’amore che non provava per nessuna era la mia rabbia più grande. Non avrebbe mai amato me.
Osservavo e amaramente vedevo la causa della mia sofferenza trastullarsi nel peccato.
Ed io? Tacevo.
A volte approfittavo del mio ruolo di amica per stare con lui, lo ingannavo e non mi toccava minimamente perché lui faceva lo stesso con me. Sapeva benissimo che qualcosa dentro di me era cambiato e faceva finta di niente.
Pertanto interpretavo la mia parte senza lasciar trapelare niente. All’apparenza ero l’amica perfetta e lui l’amico di sempre.
È nell’animo umano la capacità di mentire ed alcuni di noi sono dei veri e propri professionisti. Non dovrebbe essere un pregio, mentendo si fa del male…ma nel mio caso era giustificato. Facevo del male solo a me stessa.
Non infrangevo nessuna legge di questo stupido mondo di falsi sorrisi, gesti, parole e promesse.
La mia maschera era quella dell’ignoranza. Non fraintendete, non quella intesa come stupidità, ma la vera etimologia della parola: colui che ignora i fatti.
Io cercavo di ignorare i miei sentimenti e ciò che inevitabilmente accadeva.
E lui che maschera indossava? Una molto simile alla mia.
Sapeva, aveva sempre saputo e faceva finta di nulla. L’ennesimo difetto dell’essere umano: preferisce distogliere la realtà piuttosto che convincersi del vero. La verità a volte ferisce, meglio vivere nella bambagia e ignorare ciò che ci circonda. La menzogna regna ovunque.
Ma qualcosa stava nascendo dentro di me e non era l’odio che avevo desiderato con tutta me stessa. Era qualcosa di diverso che avrebbe portato solo più tormento: la gelosia.
Se prima avevo cercato di ignorarlo adesso non potevo più, perché quell’esserino verde mordeva e graffiava per uscire allo scoperto, voleva rivelarsi agli altri. Per nessuna ragione glielo avrei permesso.
Sarebbe rimasto in gabbia per l’eternità.
Era una mera illusione; la mia forza di volontà non arrivava a tal punto, non ne aveva semplicemente la possibilità di sovrastare la gelosia.
Come un parassita mi divorava dall’interno non lasciandomi via di scampo.
Quando per caso lo incontravo con una delle sue tante donne nemmeno mi salutava, lanciava uno sguardo carico di scuse, ma non bastavano più.
Che fine avrei fatto se non avessi ascoltato quel rancore che si stava nutrendo di me? Non volevo saperlo e non lo seppi mai.
L’avevo nascosto a tutti, ma a se stessi non si mente, perciò ascoltai le parole della mia coscienza e feci l’unica cosa possibile. Pronunciai la verità che da tempo restava in disparte.
Più di così non potevo soffrire no?

“Oggi sei diversa, che succede?” domandò con il suo solito fare premuroso.
“Ti amo…ecco cosa” risposi senza badare alle conseguenze.


Dio, quanto è stupido l’animo umano.
Persino la fiducia, che è una cosa apprezzabilissima, può rivelarsi letale. Essa comporta aspettative, che se non vengono esaudite rischiano di infrangere qualcosa di intangibile, ma che esiste: l’amore.
Quel gesto incosciente e scriteriato fu la mia fine. A dire la verità come mi era venuto in mente?
Non rispose alla mia confessione, si limitò ad alzarsi e scappare via lasciandomi sola con l’eco delle mie parole.
La maschera non poteva più essere riparata, ero vera in mezzo alla falsità dell’universo.
Ingenuamente avevo riposto tutto in lui, avevo sperato in un miracolo a dire il vero. Avevo sognato tante volte di vederlo finalmente senza maschera, ma ciò non avvenne mai.
Lui non se la sarebbe mai tolta, aveva troppa paura di conoscere la realtà dei fatti. Meglio vivere nell’ipocrisia.
Me ne ero resa conto troppo tardi.
Una maschera in frantumi non può essere ripristinata, né ora né mai.
Ero destinata a vedere la dura realtà dei fatti. Da quel giorno percepivo la menzogna e soffrivo non potendo più mentire.
Meglio vivere in un mondo pieno di maschere.
Adesso lo avevo capito.
  
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