Sarà per me sempre
una donna
“E’ una bambina! Perché sta con lei?”
Tutti non fanno altro che
ripetere la stessa cosa.
Parlandomi alle spalle,
naturalmente.
“Non può andarsene in giro con quella! Per uno come lui, non è adatta. E’ una vergogna!
Dovrei vergognarmi solo
perché ho scelto di non nascondermi?
“Alla fine lei farà i capricci e lo getterà via come
se fosse un abito consumato, vedrai!”
Già… Fare la fine dell’abito
consumato che non serve più, tra le ragazzine come lei è di moda.
Però…
Nonostante tutto…
- Hai capito cosa ho detto?
– mi domanda Rude, all’improvviso, riconducendomi bruscamente alla realtà. E’
come se qualcuno mi avesse afferrato il lungo codino di cavallo che ho dietro la nuca, senza darmi il tempo di emettere un
sospiro, e tirato giù a forza, su questa terra maledetta.
Lo fisso lì per lì con
un’espressione smarrita. Ho appena fatto un capitombolo dalle nuvole, quindi è
normale. Nella più completa e frastornata confusione, assento
alle sue parole. – Ma certamente, amico! – esclamo,
legando il tutto con un sorriso.
Il mio collega si slaccia la
cintura di sicurezza che lo tiene ancorato al sedile dell’auto, dopo aver
spento il motore dell’abitacolo e tirato a sé la chiave. La infila nel taschino
interno del suo completo blu notte. – Dove stai andando? – gli chiedo dubbioso, alzando il
sopracciglio sinistro.
- Mi pareva di aver capito
che tu avessi inteso.
– replica, senza scomporsi di un solo millimetro.
In realtà, non ho prestato
minimamente attenzione alle sue parole. Mi secca farglielo ripetere, solo
perché so che a lui seccherebbe ancor di più sentirselo chiedere. E così, mi impongo il silenzio, pur facendo finta di sapere ciò che
in realtà non so.
Ma che ragionamento contorto, eh?
Lo sportello della macchina
che si apre, emette un rumorino flebile ma percettibile. Quando
l’anta si spalanca, e Rude sta per posare il primo piede a terra, con le spalle
rivolte a me esclama: - Compro le sigarette e torno.
Gli sorrido, anche se lui
non può vedermi, e me ne resto buono, stravaccato comodamente sulla poltrona
dell’abitacolo, a fissare il tetto.
La radio è accesa. Il
compare ha preferito non spegnerla. Forse per non lasciarmi completamente solo,
in balia dei miei pensieri.
Rude lo avrà sicuramente
intuito. Lui riesce a capirmi alla prima occhiata.
Apprezzo il gesto, però… La
radio farà anche rumore, ma il frastuono che c’è nella mia mente, la sovrasta.
Non riesco a smettere di
pensare alle parole, o per meglio dire, alle dicerie degli altri.
La gente che mi sta intorno
è davvero infida.
La gente che mi sta intorno
è solo un agglomerato di poveri imbecilli!
Però… le parole che ho per puro caso udito l’altra sera, non me le riesco a
dimenticare.
Stavo facendo il mio solito
giretto tra quelle macerie che un tempo edificavano parte della città di Midgar, quando un gruppetto di soldier
che pattugliavano il perimetro, tra un su e giù e
un’avanti e indietro, anziché turarsi la bocca e pensare al lavoro, attirarono
la mia attenzione. Come mai?
Beh, se la
stavano spassando allegramente denigrando il sottoscritto.
E’ ovvio: qualcuno di loro,
deve avermi visto con lei.
La notizia si è propagata
velocemente. Perbacco! La cosa mi stupisce assai. Anche
perché il cervello di quei soldati, è lento come una compassionevole lumachina
zoppa.
E poi, questa mattina è successo ancora. Altri due soldier all’osteria dietro l’angolo.
Miseriaccia! Chi l’avrebbe
mai immaginato che una tranquilla passeggiata in compagnia della tua lei, avrebbe innalzato un simile
tafferuglio!
Forse dovevo stare più
attento.
Forse passeggiare mano nella
mano tra le vie di Edge, è
stata una scelta azzardata.
Forse sarei dovuto andare a
passeggiare all’Icicle Inn
o al Nothern Cave Crater?
Saremmo diventati di sicuro due grossi ghiaccioli, ma almeno nessuno ci
avrebbe notato!
Un’alternativa
allettante, che fa raggelare il sangue. E non solo
quello…
Possibile che la cotta di un
Turk, desti così scalpore?
Casomai non sarà per la cotta, che c’è lo scalpore, ma per
colei che ti ha fatto scottare.
E’ ovvio.
Però…
Perché non posso scegliere per chi il mio cuore debba
bruciare?
Perché gli altri ti devono
giudicare così malamente?
E soprattutto, perché sono costretto a diventare una
stalattite di ghiaccio, per evitare che, al contrario di me che mi trasformo in
un grosso surgelato da freezer, i pettegolezzi infiammino?
Tutto questo non lo sopporto. Non fa parte della mia etica. Mi fa imbestialire, mi fa sentire come un pennuto chiuso in
gabbia.
E’ così assurdo che io debba
vivere secondo ciò che fa comodo agli altri.
Se prendo una decisione e faccio di testa mia, seguendo
i miei impulsi, le frattaglie pettegole che mi stanno intorno iniziano a
sparlare.
Ma se seguo una vita lontano dai riflettori, e non do
da mangiare a quei pettegoli avvoltoi, loro si lamenteranno lo stesso di me,
chiedendosi del perché io non sia arzillo come gli altri.
In entrambi i casi, quelli
che ci guadagnano sono sempre i cosiddetti “altri”. Ed
in entrambi i casi, quello che ci rimette è sempre e solo il sottoscritto.
E allora, perché portare la tua dama a passeggiare
sopra le vette imbiancate di una montagna solitaria, per evitare che un vaso di
cristallo, destinato lo stesso a rompersi, non cada subito?
Tanto la gente parlerà sempre.
Sono di questa convinzione. Nel bene o nel male, sarai il bersaglio delle loro acuminate ed insulse freccette.
Però, che rabbia!
A riguardo, qualcuno in
passato mi aveva già avvertito.
“Poi non ti arrabbiare,
quando giudicheranno ciò che fai.”
Quell’antipatica di una bionda non aveva tutti i torti.
Elena non si è mai
sbilanciata apertamente con me, ma anche lei, come Rude, sa come sono fatto.
Merda! Quanto mi dà fastidio ammettere che quella streghetta platinata abbia ragione!
La gente spettegolerà
sempre, ma a me dà fastidio! Non posso sorvolare la
questione.
Anche perché riguarda me. E quello che poi vivrà male, non
sarà qualcun altro.
E’ giusto vivere la propria
vita, oppure lasciare che gli altri condizionino la tua?
Detesto rimuginare su simili
questioni!
E questo fottuto speaker che
sta alla radio, con quella sua voce squillante e baldanzosa, dovrebbe impedirmi
di pensare alle malelingue, eppure non lo fa.
Non so se mi faccia più
arrabbiare il tono della sua voce, oppure le malelingue stesse…
In questo momento mi
verrebbe da girare la manopola della radio, e cambiare stazione.
Pur di non sentire più
questo tono esuberante, mi accontenterei di sorbirmi perfino il canale che
trasmette dalla parrocchia ecclesiastica di Junon!
Sto per agguantare la
manopola e girarla, quando all’improvviso il vivace speaker radiofonico si mette a tacere. La sua voce viene
sovrastata da una sequenza di note molto delicate.
La prima cosa che mi viene
in mente, ascoltando questa canzone che d’acchito non mi
sembra conoscere affatto, è una bambina in tutù bianco che danza sulle
punte con le sue scarpette da ballerina.
Che bizzarro pensiero!
Poi mi fermo e tendo
l’orecchio, per ascoltare.
Lei può
uccidere con un sorriso.
Con i suoi occhi può ferire.
Può rovinare la tua
fede con le sue imprevedibili bugie.
Mostra solo
ciò che vuole che tu veda.
Si nasconde come una
bambina, ma per me sarà sempre una donna
La prima strofa mi lascia di
sasso.
Immobile, non riesco a
togliere le dita dalla manopola dell’ apparecchio
radiofonico per la paura che il segnale, anche se non so come, si possa
interrompere.
Ti può portare
ad amare.
Ti
può prendere o lasciare.
Può
chiederti la verità, ma non ci crederà mai.
Prenderà tutto ciò che sei disposto a darle,
purché sia gratis.
Sì, lei ruba come un
ladro, ma per me sarà sempre una donna.
Senza che me ne accorga, tolgo quelle stesse dita dall’apparecchio e
lascio che la mia schiena si distenda lungo la spalliera del sedile.
La mia immaginazione
comincia a viaggiare accompagnata dai suoni di questa melodia sconosciuta,
troppo delicata per la reputazione di un Turk.
Si prende cura di sé.
E’ capace di aspettare se
lo vuole, ma è in anticipo rispetto al suo tempo.
Non si arrende mai.
Non si dà mai per vinta.
Lei
cambia solo idea.
E la ballerina in tutù bianco che danza deliziosamente
sulle punte, si trasforma in una giovane donna che i miei occhi hanno già visto.
Ti prometterà più del
Giardino dell'Eden.
Ti ferirà per poi
ridere spensieratamente quando sanguinerai.
Ma
tirerà fuori il meglio e il peggio di te.
Non puoi incolpare che te
stesso, perché per me lei sarà sempre una donna
Nella scena che mi appare
nella mente, dal buio scorgo la sagoma di qualcuno seduto a terra che osserva
quella giovane ballerina danzare.
Si prende cura di sé.
E’ capace di aspettare se lo vuole, ma è in
anticipo rispetto al suo tempo.
Non si arrende mai.
Non si
dà mai per vinta.
Lei cambia solo idea.
E la figura seduta a terra che osserva incantata la
sua ballerina, si trasforma in un giovane uomo che i miei occhi hanno già visto.
Ha lo sguardo estremamente rapito. Lei lo ha stregato.
Spesso è gentile, poi
improvvisamente è crudele.
Fa come vuole, non è la
sciocca di nessuno, e non può essere imprigionata.
Si è guadagnata una sua posizione.
Al massimo getterà ombre su di te,
ma per me,
lei sarà sempre una
donna.
Il canto s’interrompe, le note giungono al termine. Peccato. Mi sarebbe
piaciuto fantasticare ancora un po’. Dopo la fine dell’ultimo suono, mi sembra
di vedere le dita di colui che strimpella questa
melodia, sollevarsi dal pianoforte ed appoggiarsi sulle ginocchia. Come se stesse aspettando con fiducia di ricevere degli applausi.
Se solo potesse sentirmi, si meriterebbe un battimano
solo per avermi fatto capire una cosa molto importante.
Sembra proprio che l’autore
di questo brano, la pensi esattamente come me.
Sì, lui sta dalla mia parte,
ed io, tutto sommato, non mi sento più
l’anticonformista ribelle della Shin-Ra.
“Il vice capo dei Turks è
diventato un giocattolo nelle sue mani! Tutti quelli che lo verranno a sapere lo
giudicheranno uno sciocco! Per quella lì, poi, non ne vale la pena! E’ una ladruncola!
“Già, ed è anche un demonio!”
“Concordo. Aggiungerei contestatrice!”
“E anche un tipo incostante!”
“E una bambina!”
Faccio un sorrisino che viene alla luce proprio spontaneo.
Ora i pettegolezzi di quegli
sprovveduti, non mi feriscono più.
Può darsi che io faccia la fine di un giocattolo vecchio, e può darsi che lei
mi abbandoni per strada come un orsacchiotto di pezza che ha le zampe scucite.
Può darsi che lei sia la persona meno adatta a me, che mi prenda in giro, che
sia volubile e capricciosa, che sbatta i piedi per terra perché il palloncino
le è volato in cielo e che pianga a dirotto portando a me il broncio per una
settimana, a causa di uno sbaglio che ha fatto solo lei.
Può darsi che sia un’abile ladruncola, un perfido demonio, una
contestatrice in piena regola, una persona incostante, e che sia realmente una bambina,
ma…
Io voglio provarci
ugualmente.
Voglio
gettarmi in quest’avventura, e sì, voglio rischiare.
Voglio giocare con quella
che agli altri può sembrare una bambina, ma che per me, sarà sempre una donna!
La mia.
Fine
Una piccola Reffie o più semplicemente RenoxYuffie!
L’avevo scritta un’anno fa, tuttavia ho potuto
pubblicarla soltanto ora perché faceva parte di un concorso letterario che mi
impediva di metterla in rete prima della sua conclusione.
Diciamo che, rispetto all’altra mia storia, Red Head, la piccola ninja la si
vede veramente poco, anzi, per niente! Mi incuriosiva
l’idea del “è lei o non è lei?” quindi mi ci sono lanciata in pieno!
Per quanto riguarda la
canzone, non c’è molto da spiegare: la amo, mi piace la musica e soprattutto il
testo che, secondo me, sembra per certi versi ritrarre una donna un pochino
simile a Yuffie. In particolare quando dice “Ti può portare ad amare.”
“ Ti può prendere o lasciare.” “ Fa come vuole, non è
la sciocca di nessuno, e non può essere imprigionata”, queste e anche tutte
le altre parti del testo descrivono alla perfezione la nostra adorata ragazzina
ruba Materia!
Accoglierò a braccia aperte
tutti colori che vorranno lasciarmi una recensione! Per me significa tanto!
Un bacio!
Botan